Colline infinite di savana e sprazzi di foresta accompagnano la pedalata attraverso il Capo Orientale. Da una parte la costa si allontana e dall'altra le alte vette del Lesotho iniziano a prendere forma all'orizzonte. Il paesaggio cambia, insieme all'architettura e al tessuto sociale mentre noi cerchiamo di non farci sopraffare dai pregiudizi instillati nel nostro inconscio da decine di conversazioni.
Pedalate senza sosta
Due giorni lontano dalle bici, dedicati a
visitare l'Addo Elephant Park, ci hanno ritemprato nel fisico e nella mente: siamo freschi e pronti a riprendere la pedalata. Per evitare spiacevoli incontri con animali che solo ieri cercavamo di avvistare, aggiriamo il parco ed imbocchiamo una strada secondaria che ne segue il confine occidentale. Lo sterrato attraversa decine di agrumeti per poi seguire il fiume Sundays fino all'insignificante cittadina di Colchester. Il tramonto sull'estuario ci dà la carica per la giornata successiva.
Pedaliamo sulla N2, strada nazionale che attraversa diverse riserve private, e questo ci permette di avvistare da lontano giraffe, bufali e varie antilopi.
Il vento spira rigorosamente contro e Grahamstown si fa sempre più lontana quando l'asfalto si impenna sotto le nostre ruote. Ancora una volta troviamo conforto tra le illusorie pareti della nostra tenda prima di entrare in città. Al mattino attraversiamo la cittadina dall'aria molto inglese. La giornata scivola lenta pedalando su e giù per le colline dell'entroterra del Capo Orientale, lungo un percorso più gradevole del giorno precedente. L'itinerario segue il corso del
Great Fish river, conosciuto da tutti i pescatori sudafricani per le sue acque generose.
Fort Beaufort è un altro anonimo centro della regione: la popolazione è a netta maggioranza nera ma finora, a dispetto dei molti avvertimenti ricevuti dai bianchi nei giorni precedenti, l'atmosfera è accogliente e curiosa. In alcuni casi prevale la diffidenza, ma non percepiamo la pericolosità preannunciata.
Hogsback, la foresta e le Amathola mountains
Una salsiccia alle 9.00 del mattino è un toccasana per il cicloviaggiatore e poi si dice o no: “Paese che vai, usanza che trovi!”?
Ci adeguiamo, pentendocene nei successivi trenta chilometri di pedalate e digestione difficile!
Alice (è una cittadina, non una dolce donzella sudafricana!), oltre che per la versione sudafricana dell'”Unto”, il paninaro da cui andavo in gioventù, è nota per la
mitica università di Fort Hare dove hanno studiato praticamente tutti i maggiori leader anti-apartheid dell'A.N.C., partito di Mandela. I cancelli sono chiusi e l'unico ingresso è presidiato da due guardie armate che controllano tutti gli zaini degli studenti.
Lasciata la strada principale il traffico si dimezza e ci rilassiamo un po'… la vallata verde, lussureggiante e l'aria rurale ci trasmettono un senso di tranquillità. Una coppia di buceri sorvola le nostre teste poco prima di iniziare l'ascesa finale: Hogsback è un villaggio di poche case nel bel mezzo della foresta subtropicale montana, un angolo di quiete e relax lontano da tutto e tutti.
Monopolizziamo un balcone panoramico al tramonto e ci godiamo il lento scendere del sole dalla parte opposta della valle, mentre i suoni della foresta pervadono l'aria frizzante. I rari pappagalli del Capo popolano gli alberi sotto i quali abbiamo piantato la tenda ma al mattino gli unici animali a farci visita sono un gruppo di cercopitechi curiosi e affamati: fortunatamente siamo già svegli ed abbiamo già messo in salvo le nostre provviste.
Riprendiamo da dove avevamo interrotto il giorno precedente: in salita!
Dopo pochi chilometri di foresta la strada, divenuta sterrata, si apre su un
altopiano meraviglioso che attraversa le Amathola mountains.
Il traffico è inesistente, il percorso serpeggia tra verdi vallate tagliate da piccoli torrenti e sullo sfondo le dolci cime interrompono l'orizzonte. Le discese sono troppo veloci per farci riprendere fiato dopo salite pendenti e scoscese, ma ne approfittiamo per concederci molte pause. Il sole splende e scalda l'aria montana.
La strada sale fin oltre i 1500 m e le fotogeniche nuvolette bianche in lontananza vengono lentamente sostituite da più minacciosi nembi grigi.
Lampi e tuoni ci inseguono ed il nostro ingresso a Cathcart e piuttosto “umido” ma troviamo rifugio in una bellissima caffetteria. Dopo il torrido sole di mezzogiorno ci sembra impossibile dover prendere una cioccolata calda per riscaldarci un po'. Troviamo una sistemazione arredata in maniera adorabile e
ci concediamo una notte in un letto vero e proprio anche perché nel paese non c'è l'alternativa del campeggio.
Queenstown e l'ingresso nei Drakensberg
Al mattino, dopo il lusso di una tazza di tè in giardino, ripartiamo verso Queenstown, la principale città della zona. In fondo alla prima discesa un'insegna attira la nostra attenzione e non possiamo tirarci indietro dopo la promessa fatta qualche settimana fa di “timbrare il cartellino” ad ogni “Farm Stall” incontrata lungo il percorso. Questi locali non sono altro che delle piccole stazioni di servizio a gestione familiare in cui vengono preparate colazioni o pasti veloci con prodotti delle fattorie presenti nei dintorni. In questo caso ci concediamo una seconda colazione con uova, bacon e salsiccia.
La ripartenza è dolorosa: il bacon si fa sentire sulle lievi rampe ed il vento inizia a spirare forte. Il traffico è sostenuto ma l'ampia corsia d'emergenza della N6 ci fa viaggiare in tranquillità.
Una coppia cammina a bordo strada con due sacchi enormi sulla testa, contenenti probabilmente legna da ardere per la sera. Lui ricurvo sotto il peso, lei più leggiadra nei suoi abiti sgargianti, trasporta un figlio sulla schiena e riesce anche a fare un cenno con la mano per salutare.
Sotto un cavalcavia un sussulto ci ridesta dalla quiete della giornata:
centinaia di rondini fuggono al nostro passaggio e ci sembra di essere parte di una sceneggiatura di Hitchcock. Passiamo ai margini di Queenstown e facciamo provviste prima di raggiungere il campeggio sul lago creato dalla
diga di Bonkolo.
Purtroppo il livello dell'acqua è bassissimo a causa della forte siccità degli ultimi quattro anni ed il campeggio, molto suggestivo e ben tenuto, è deserto e sarà tutto per noi questa notte!
La
strada verso i Drakensberg meridionali è piacevole: attraversa aree rurali che contrastano fortemente con l'opulenza ed il benessere
della costa del Capo Occidentale. I villaggi sono poveri ma dignitosi. I rondavel e le casette adiacenti hanno tutte molto spazio intorno e non c'è sporcizia in giro.
La gente saluta e sorride al nostro passaggio e la vita si svolge tranquilla lungo la strada. C'è la corrente elettrica mentre l'acqua è assicurata da pozzi che alcune famiglie hanno nel giardino. Altre devono camminare qualche centinaio di metri con secchi e taniche per fare rifornimento. Le donne sono vestite con coloratissimi abiti dalle variegate decorazioni.
Da una taverna si diffonde una musica tipicamente africana e noi pedaliamo lasciandoci trasportare dalle note. Il paesaggio continua a mutare e dopo l'ennesima curva tutte le abitazioni spariscono lasciando spazio alla Natura. È il territorio del “Vedova codalunga”, uccello dal piumaggio eccezionale: il maschio durante la stagione degli amori “indossa” una lunga coda per sedurre le femmine con un volo inconfondibile e suadente... una volta raggiunto lo scopo ne resterà privo.
Un serpentello attraversa la strada indifferente al nostro passaggio mentre due antilopi in lontananza si allarmano e fuggono: scolliniamo prima di scendere a Dordrecht per trascorrere questa ennesima notte africana nella guest house di due reporter freelance amanti del ciclismo.
Dai prossimi giorni si inizierà a fare sul serio, su strade sterrate e isolate come piacciono a noi.
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico