Unisciti alla LiT Family
Bicitalia: viaggio in Italia in bicicletta | Gallipoli - Caprarico
Al giro di chiave sulla porta di casa, il gatto seduto sul tavolo in giardino scatta miagolando e il cane arriva sparato dalla strada a ribadire la sua supposta supremazia. Il gatto gioca un secondo poi chiarisce con una soffiata che deve smetterla. Il siparietto mi diverte per il tempo che basta per realizzare che sono le sette, che devo fare una doccia e iniziare a preparare il veicolo uomo/bici. Il gatto si rivela anche troppo intraprendente infilandosi nella busta della spesa avanzata rovistando. Soffia, lo allontano con una sberla e il cane esulta.
Lunedì 1 giugno - Verso Matera
Alle otto il caldo già si fà sentire, il vento è assente e il cielo è limpido. Mi trovo con il padrone della casa al bar Africa per un caffè e la riconsegna delle chiavi. Chiacchieriamo prima del commiato e infine si va alla ripartenza. Porto Cesareo arriva immediatamente mentre scherzo al telefono con Tiziana e, preso dalla ricerca di un bancomat, la saluto iniziando a far sul serio. Prelievo contante ed esco dal centro abitato passando per la marina, fino a immettermi sulla statale che non lascerò fino a Taranto. Si alternano tratti di asfalto liscio e altri insidiosi che non consentono distrazioni, un susseguirsi di rattoppi d'asfalto che cerco di dribblare con un occhio nello specchio e l'altro al panorama. Viaggio a 25 all'ora tra due ali di oleandri da cartolina, un canale infiorato che rallegra lo spirito, fino alle riserve naturali delle oasi saline che sostituiscono gli arbusti con i canneti, fino a quando torna secco e diventa pineta. Si apre definitivamente quando la strada lambisce il mare e la costa inizia a dar spettacolo. Le case si diradano, il fondo stradale è perfetto, il traffico inesistente. Tolgo le cuffie, ascolto il vento, odoro il salso che si mescola agli aliti dei fiori che spuntano dalla sabbia. Sulla sinistra il mare piatto si colora di tutte le gradazioni dell'azzurro, fronteggia le dune di sabbia che si ingobbiscono e stendono fermandosi su lingue di roccia occasionali. Il sole picchia, la pelle senza maglia brucia, ma il fresco dell'avanzare mitiga il caldo e tutto si integra a meraviglia. C'è una sottile filigrana che rende tutto vero, originale, genuino. Ad un certo punto mi sembra di essere in Marocco, la sabbia si prende i bordi della strada, ho le dune alte sulla sinistra e sulla destra, il mare ogni tanto occhieggia controllando dove vado.
Mi fermerei li. Ma non ho freni, sono ingordo, voglio di più, sembra che il Salento non abbia limiti e io nemmeno. Le dune durano una ventina di chilometri, lasciando il posto alle baie, mezze lune di sabbia che brillano nello Ionio. Alle due mi fermo al Cohiba, uno stabilimento che sa di Caraibi per un drink, consumo e riparto consapevole che tra poco si taglia a nord verso Taranto. Si avverte immediato il cambiamento, nell'aria, nel traffico caotico, nello sviluppo di un edilizia verticale che soffoca ogni bellezza naturale. Sparito il mare, gli olivi, le strade tranquille. Attraverso il centro storico subito dopo il ponte girevole, rimanendo deluso dall'incuria e l'abbandono. I vecchi palazzi sono per lo più disabitati, anneriti, in parte pericolanti.
Nessun negozio aperto, la cattedrale di san Cataldo è un luogo in mezzo al nulla che emerge da un odore poco piacevole. Mi allontano mesto, intimorito dalla delusione su fiocchi autostradali di difficile interpretazione, riuscendo infine a imboccare una bellissima autostrada verso Reggio dalla quale non vedo l'ora di uscire. Finalmente sceso sulla viabilità di servizio, posso dar tranquillità al mio incedere, sparisce dalla vista e dal naso l' Ilva, la raffineria e il resto della zona industriale, ricompare la campagna con la terra scura, dove l'ulivo recita il suo ruolo da protagonista. Entro a Palagiano alle cinque del pomeriggio e seduto fuori da un bar cerco sistemazioni strategiche per la notte. È stata una buona intuizione quella di guardare perchè non avrei trovato nulla se avessi proseguito e a malincuore, considerando che avevo a disposizione luce e forza, trovo una sistemazione al b&b Fiori d'Arancio per 30 euro. Dopo una doccia a levare l'attaccaticcio, scendo in piazza ad osservare le meravigliose costumanze dei locali. La chiacchiera, il brusio, gli abbigliamenti studiati con cura maniacale, gli strusci e i passaggi, i ragazzini che giocano a pallonate in mezzo alla gente, le occhiate, le parole sommesse, i commenti alla politica, gli aperitivi. Una movida senza un tempo preciso, senza un'età apparente. L'esibizione della macchina, della moto, della bici, dell'orologio, della scarpa, delle tette, del capello gellato.
Da noi la piazza ha fatto il suo tempo, è passata di moda, si è trasferita su facebook. Qui forse, le persone hanno un peso diverso. Domani si và a scalare Matera!
Martedì 2 giugno
Scene mattutine di una colazione tutta natura con una spremuta d'arance appena raccolte e le fette biscottate guarnite con la marmellata sempre di arance che lascia il retrogusto amaro.Scene di cinema a Castellaneta, luogo natio di Rodolfo Valentino che gli ha dedicato, giustamente, un monumento. Sono spot di una giornata intensa, dura, a tratti emozionante e in altri snervante. Sono partito col dubbio di riuscire a trovare una stanza a misura di stanchezza che si è concretizzato e me lo confermano le abrasioni sulle chiappe.Ho lasciato Palagiano alle otto in punto e subito si sale, lentamente, in modo impercettibile, fino a quando la strada a quattro corsie ne perde due, si restringe e alza il tiro verso l'alto. Le gambe scattano, il fiato tiene ma vado al risparmio sapendo bene quali saranno i passi successivi. Pausa caffè e di servizio nella città di Valentino, che mi spinge sull'altopiano da una rotonda nei campi. Qui si coltivano i prodotti tradizionali pugliesi, ma si aggiungono anche germogli da 60 metri che in testa portano tre pale rotanti. Si sfrutta il vento, gli si chiede di trasformare la sua corrente in quella elettrica. La sua direzione è laterale, in alcuni tratti da dietro, sull'infinito rettilineo che mi avvicina a Matera.
Da un ingresso sulla pista entra una coppia di ciclisti, mi accodo. Lui scatta per staccarmi, lei resta bloccata alla stessa velocità, la sorpasso, lo riprendo, mi incollo, si infastidisce e rallenta. Li lascio sul loro pianeta di carbonio spingendo allegramente il mio razzo di alluminio.
Matera è in cima a un colle da far fumare i quadricipiti, arrivo sulla sommità e chiedo informazioni sulle possibili strade da fare per arrivare sul Tirreno a due motociclisti. Uno dei due mi propone di fare il giro della Calabria, che anche se un po' più lunghetto (500 km), non ha tante salite brutte. Li ringrazio e mi congedo col proposito di mantener fede all'itinerario studiato a casa.
La città è divisa nettamente in due: la parte nuova e quella vecchia. Non è per niente una città morta, pulsa di vita e di idee, ha trasformato i Sassi in un officina del turismo e buona parte dell'economia trae profitto da qualcosa che vent'anni fa, non valeva niente. Ci sono locazioni per cui chiedono 300 euro a notte e, qualche fuori di testa, facilmente li spende. La piazza principale è addobbata per la festa, i turisti si muovono in branchi organizzati. Riesco a trovare un attimo libero nel terrazzo che propone un bel scorcio panoramico e autoscatto foto a manetta, prima di liberarlo per una coppia sposata di fresco. Imperiale lei nel candido di seta, esuberante lui, si atteggia languido e innamorato, sul primo gradino di una scala talvolta scivolosa. Giro veloce e scatto, inseguo inquadrature mirabili e mi sposto fino allo zenit della terrazza precedente, per altri panorami sulle case magnificamente disordinate. Mangio due tranci di focaccia al volo, e parto verso l'uscita dal borgo con l'aiuto del fido telefono che fisso sul manubrio. Ho due litri d'acqua di riserva e metto la maglia perchè oggi il sole brucia pericolosamente. È una gran discesa, mi porta giù nella valle e inizio a pedalare nella calura. Il telefono mi avverte di avere la temperatura della batteria troppo alta, sono stato incauto, sarebbe un guaio rimanerne senza. Lo svesto, lo arieggio, lo metto al riparo dal sole dentro il borsello usandolo al minimo.Si sale, è sempre più ripido, più lungo. Gestisco soste all'ombra dei ponti, mi spalmo di crema protettiva sulle braccia arrossate e sul viso aumentando l'attaccaticcio. Poi finalmente termina, supero una galleria e imbocco una discesa di 5 km al 9%. Raggiungo i settanta all'ora senza toccare pedale, le giunture sui ponti danno mazzate alle ruote, ma frenare su quel tratto è qualcosa che voglio fare se necessario, per non trovarmi inefficiente al bisogno di arrestarmi. Passo il ponte sul fiume Basento e poco dopo opero una sosta a Ferrandina. Chiacchierando con il gestore della pompa, mi fa notare di avere un raggio della ruota anteriore rotto.
Questo è il regalo degli scossoni presi. Sistemo con due fascette il raggio e riparto nonostante il benzinaio mi proponga di pernottare nel suo albergo ( il “ Diamante”) che si trova a due chilometri. Allettante l'idea, ma sono appena le cinque, ho tempo, luce e forza per fare ancora una trentina di chilometri. Arrivo alla diramazione di Pisticci e sò che dopo quella svolta sarò nella parte più selvaggia e meno abitata. Rompo gli indugi e vado.
Il panorama è stupendo, rotondo, la cura dei campi è opera che si stende nell'alternarsi di foraggio e cereali. Il sole picchia ancora quando attacco i tornanti di un passo verso la val d'Agri. Mi riprometto di non mollare, la montagna mi irride e mi costringe a smontare, a spingere a mano su un tratto dalla pendenza impossibile. Cammino a 5 all'ora, non male come velocità per un giro d'Italia! Finalmente a Caprarico, superato il passo, spossato, mi rimetto su una statale con la ferma intenzione di trovare qualcosa che assomigli a una stanza per la notte. Speranza vanificata da un uomo che interrogato sulla presenza di strutture, mi consiglia di proseguire verso Sant'Arcangelo che dista 15 Km (per un totale finale di 133 km).
Un'enormità... Mi faccio coraggio e inizio a rotolare sull'asfalto, fino al centro dove al Gattopardo Hotel mi chiedono 50 euro. Per quanto esausto, non mi va di mollare quella somma, quindi chiedo se ci sono sistemazioni più economiche in giro e il titolare della struttura, mi fissa un appuntamento con un suo amico, proprietario della pizzeria ristorante "Al solito posto" che dispone di un appartamento per 25 euro. Finalmente tra quattro mura, mi rilasso e riprendo il controllo della mente che vagheggia per la stanchezza, una doccia mi rianima e la cena al ristorante completa la revisione del mezzo. Domani, se voglio arrivare al Tirreno , devo farne altri 110 con quote da Himalaya. Ma conoscendomi, sò che farò il possibile per riuscirci.
Bicitalia è un viaggio in bici avventuroso e in solitaria: dal sud Italia al nord della nostra bella penisola in bici. La prima puntata dell'avventura di Ale si è svolta da Bari a Gallipoli, l'hai già letta?
Log in con ( Registrati ? )
o pubblica come ospite
Commenta per primo.
Alessandro67
Ultimi da Alessandro67
- Pasqua Amatriciana: viaggio in bici nelle terre del sisma
- Bicitalia: viaggio in Italia in bicicletta | Pontassieve - Trieste
- Bicitalia: viaggio in Italia in bicicletta | Terracina - Pontassieve
- Bicitalia: viaggio in Italia in bicicletta | Caprarico - Terracina
- Bicitalia: viaggio in Italia in bicicletta | Bari - Gallipoli
- Frico-grappa & sette nani: viaggio in bici in Friuli
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico