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Con il VTTE verso il West | 11° tappa Cinghiali, pecore e zecche
Scritto da Girumin
Si parte da Coli, si parte subito in salita. Salto in sella e attraverso la piazza pedalando, ma all’inizio della strada mi rendo conto che oggi camminerò per un bel pezzo, avevo provato a crederci… Forse avevo pensato che al mattino le gambe ce l’avrebbero fatta, invece no! Anche se siamo nella seconda metà di Settembre la giornata è calda, mi fermo spesso a prendere fiato. Colgo le ultime more rimaste sui cespugli sono un po’ dure, ma è sempre piacevole approfittare dei frutti della natura. Poco dopo passo dalla chiesa dedicata a Sant’Agostino...
In viaggio con il VTTE... un fischietto è indispensabile!
La salita è dolce, ma il VTTE è pesante, sulla strada non passa quasi nessuno, solo un paio di macchine in tutta la mattina.
Cammino tranquillo e silenzioso, sento solo le ruote sullo sterrato e i miei passi. Un forte rumore interrompe il silenzio, è un grugnito, un forte grugnito. Dev’essere un cinghiale, non lo vedo, ma lo sento e capisco che non è molto distante. Non ho ragione di aver paura, non ho ragione di temere che mi possa attaccare, ma se lui se ne va per la sua strada e io per la mia io sono più contento. Mi fermo per un istante, non torno indietro, lancio qualche urlo e mi metto a fischiare. Un buon fischietto va sempre tenuto a portata di mano e un buon collaudatore VTTE ce l’ha pronto all’uso. Ancora qualche grugnito, ma continuo a urlare e fischiare, poco dopo non sento più nulla, ma continuo a farmi sentire, campanello e fischietto sono molto utili. Fischio ancora per qualche centinaio di metri lungo la strada nel bosco, più avanti, durante la discesa, mi limiterò a scampanellare.
Arrivo al primo passo, il passo dell’Angelone. In realtà non si chiama così, in realtà è il Passo Santa Barbara, ma c’è una enorme statua di un angelo: L’Angelone. Il passo è quindi diventato “Dell’Angelone”. A questo punto la strada sale dolcemente, arrivo in quota e davanti a me appare un immenso pianoro. Poco distante c’è un gregge di pecore.
Le pecore sono sempre belle da vedere, portano sempre con loro una certa poesia. Con loro però portano anche un cane da pastore che io vedo sempre poco volentieri. Il cane è là, ai piedi del pastore, e non si cura di me. Quando il cane è tranquillo e pacifico ai piedi del pastore ben distante da me io lo vedo più volentieri di quando si mette a correre e punta contro le mie caviglie… Non conosco le vostre emozioni, ma le mie sono queste…
Capita che nelle zone attraversate dalle pecore ci vivano volentieri anche le zecche. Siccome quelli del pronto soccorso sono stufi di vedermi per punzecchiature e traumi vari, io, almeno stavolta, vorrei evitare di andarci per farmi prescrivere l’ennesimo antibiotico, meglio che stia lontano. Purtroppo le zecche non sono solo brutte e schifose, sono anche pericolose, si sono avventate su di me in diverse occasioni senza danni, ma se posso evitare…
Sella dei generali e oltre
A mezzogiorno in punto arrivo alla Sella dei Generali. Bella coincidenza questa, arrivare nel punto più alto di tutto il viaggio l’ultimo giorno a mezzogiorno, neppure se l’avessi programmata avrei ottenuto una simile coincidenza. C’è un buon segnale e ne approfitto per fare qualche telefonata agli amici in questo momento sul punto più alto. Potrei fermarmi per mandare il diario di ieri e cercare un numero di telefono, ma visto che c’è un buon segnale potrò connettermi più avanti. Vado avanti ancora un po' e controllo se c’è segnale, ovviamente non c’è più. Arrivo alla fontana, è un buon posto per fermarsi. Ok, c’è segnale, vado due metri più in là, non c’è più, mi sposto ancora, qui c’è, ancora due passi, non c’è più.
Risalgo in sella… La strada è piana a tratti, sono tratti in cui posso pedalare, ma spesso diventa una discesa decisa. Non posso permettermi le frenate su asfalto ne tanto meno quelle su sterrato dove le vibrazioni vengono amplificate all’ennesima potenza. Vado camminando con i freni tirati. Controllo il segnale: è buono. Sì, ma questo è un posto orrendo per fermarsi, vado oltre. Controllo ancora, dai, mi fermo qua. Stavolta mi fermo bene e per davvero, stavolta faccio una sostanziosa, una sosta lunga. Devo accendere il PC, connettermi, spedire il diario, cercare u numero di telefono. È la prima volta che in questo viaggio mi consento una sosta così lunga per pranzo. Accendo il PC ed estraggo il cibo.
Il menu prevede la salsiccia comprata ieri sera a Coli e i Crackers. Sono piatti che non tutti sanno apprezzare, la salsiccia tenuta almeno mezza giornata nelle borse della bici sotto il sole assume un aroma del tutto particolare che non tutti comprendono. Purtroppo non tutti hanno un palato così raffinato. Se poi la salsiccia, ma vale anche per altri salumi grassi, è stata nello zaino o nelle borse per più giorni l’aroma è ancor più sopraffino.
Come diceva Guido Angeli: «Provare per credere!». Chiamo il campeggio, anche se non temo di trovarlo affollato, c’è posto per me. Sistemo le mie cose e riparto, i chilometri non sono molti, ma sono in discesa e io me li farò quasi tutti a piedi con le mani sul manubrio e i freni tirati. Arrivo a Mareto, la strada torna ad essere asfaltata. La volta scorsa appena dopo Mareto è scoppiata una gomma del carrello della GOAT con un bello squarcio sul copertone, l’altro era scoppiato prima di Pavia, ma io avevo due copertoni e diverse camere d’aria di scorta. Avrei potuto cambiare subito camera d’aria e copertone, ma dopo una giornata di fine Maggio passata a camminare con i sandali nella neve non avevo molta voglia di fermarmi.
«Si rovina il cerchione!» «Poco male, ne ho altri recuperati fra i rottami, ora non mi fermo per nessun motivo, la GOAT può andare avanti anche con una ruota del carrello scoppiata!». Mi ero quindi fatto un bel po’ di chilometri con la ruota del carrello bucata, ma senza problemi. Arrivo al campeggio alle quattro, la tappa di oggi è stata più breve delle altre. Non è il caso di andare oltre, potrei provare ad arrivare a Groppallo, ma per tornare verso casa dovrei comunque scendere lungo la Val Nure.
Girumin prosegue il suo viaggio in bici anche se si sta velocemente avvicinando al termine. Se vi siete persi le altre tappe tornate indietro alla decima oppure... aspettate la pubblicazione dell'ultimo giorno di viaggio!
Per maggiore chiarezza nella lettura del testo, qui di seguito la "traduzione" dei due mezzi di trasporto usati in vari viaggi da Girumin: VTTE ossia Velocipede Tradizionale Tipico Essenziale e GOAT ossia Graziella Operativa Alternativa Tattica!
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Girumin
La mia voglia di camminare parte dall’esigenza di vivere il rapporto con la natura. Ho avuto la fortuna di camminare su lunghi percorsi e di viaggiare in diversi paesi, anche meno conosciuti dal turismo tradizionale e ho vissuto alcune esperienze internazionali.
Sono forse stato inesorabilmente spinto dall’istinto naturale che porta a muoversi, a esplorare e a conoscere. Attratto dal bisogno di esserci in prima persona, di arrivare da qualche parte con le mie gambe. Qualche volta ho cercato di giocare con idee meno consuete e magari non sempre garantite.
Penso che il viaggio non sia solo andare lontano geograficamente, ma sia l’occasione per provare ad affrontare le cose in maniera diversa. Spesso per trovare il nuovo basta guardare le cose da un altro punto di vista.
Apprezzo la tecnologia più recente, ma anche le tecniche tradizionali e credo più nella voglia di fare che nella strumentazione più sofisticata.
Partendo da questa idea mi piace preparare un viaggio anche con le mani, per i lunghi cammini ho realizzato dei carrelli per portare il bagaglio e ho fatto qualche giretto con una Graziella e un carrello, ho poi sistemato una vecchia bici da uomo e ho costruito un altro carrello. Cerco idee nuove, ma esploro tecniche del passato come i bastoni di legno.
Nel corso del tempo ho raccolto molti appunti su equipaggiamento, abbigliamento, abitudini, tecniche ed esperienze varie che ho inserito in un libro scritto per la casa editrice “Terre di mezzo”.
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Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico