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Con il VTTE verso il West | 8° tappa ritorno ai box
Scritto da Girumin
Non pensavo di arrivare fino a qua, devo riconoscere che le prestazione del VTTE sono superiori alle mie aspettative, e dire che lo presento sempre come una bici vecchia, non come una bici “Vintage”.
Ho passato la notte nell’ostello di Nicorvo, un luogo pensato con lo stile degli ostelli classici per pellegrini.
Ti indicano le cose poi tu lasci offerta e chiavi al bar alla persona incaricata. Gli ostelli fuori dai grandi centri abitati sono forse i meno ambiti perché non offrono molto da visitare, ma sono i più tranquilli e meno affollati.
Giorni di collaudo del VTTE... verso Pavia con rientro ai box!
Oggi il viaggio prosegue verso Est, punto a superare Pavia per entrare nella Via degli Abati, voglio avvicinarmi il più possibile alla Val Tidone per poi superare il passo del Penice e arrivare a Bobbio.
Se supero Pavia, e magari supero il Po, mi posso ritenere più che soddisfatto, credo si possa fare. Voglio passare ancora lungo l’argine maestro del Ticino per imparare bene la strada. Comincio a prepararmi per uscire, forse però… Forse posso cambiare destinazione per oggi, visto che il mio obbiettivo è collaudare il mezzo forse ha più senso che rientri ai box e faccia qualche modifica. Il sistema che impedisce al carrello di sballottare di qua e di là, di qua e di là funziona, ma lo vorrei migliorare. Nei giorni scorsi ho elaborato un’ideauzza che ho poi confrontato con Luigi, lui ha poi suggerito un’altra soluzione. Devo capire se posso metterne in pratica una o tutte e due. Potrei farlo a casa con calma, ma sono questi i giorni di collaudo e sono l’occasione in cui mettere veramente alla prova le soluzioni. Un buon collaudatore di VTTE deve saper trovare le soluzioni e metterle in pratica al più presto!!! Decido quindi di rientrare ai box, proseguo però il percorso tenendo lo stesso stile, sarebbe più comodo buttarsi in una strada principale per arrivare velocemente, ma la modifica al carrello non deve stravolgere lo stile del viaggio.
Resterò quindi su strade secondarie, possibilmente non percorse all’andata. Mi metto in marcia e vado da un paese all’altro, ogni volta mi fermo a controllare il percorso sulla carta, sarebbe più facile con una carta più dettagliata e con la bussola, ma non li ho… GPS? Qualcuno ha detto GPS?!? Chi lo ha detto? No, il collaudatore VTTE non gira con il GPS.
C’è forse una scelta di fondo che glielo impedisce? No, non c’è, semplicemente perché ha deciso che non gli serve ancora, ma un giorno, forse, si piegherà al dominio della tecnologia…
Studio il percorso per passare da Pavia, ma forse… forse potrei passare dal ponte di barche. Sì, dai, passo da Bereguardo. Mortara, Gambolò, Borgo San Siro, Parasacco. Arrivo al Ponte di barche, il Ticino è tranquillo, prendo il VTTE per il manubrio e lo accompagno sul marciapiede del ponte.
La pavimentazione farebbe tremare un po’ troppo il VTTE e io voglio evitare inutili sollecitazioni meccaniche al mezzo e anche al medesimo sottoscritto. Sono sull’altra riva, la dolce salita mi porta a Bereguardo, ora devo studiarmi bene il percorso, devo superare l’autostrada, il Naviglio e la ferrovia. A ogni incrocio ricontrollo il percorso, il paesaggio passa dal riso al mais. Devo capire dove attraversare il Lambro, ovviamente io mi trovo in un punto in cui ho un ponte a nord e uno a sud, scelgo di passare a nord, punto verso Salerano sul Lambro.
Imbocco la pista ciclabile che termina nel nulla, che scherzone!!! Mi metto in carreggiata e arrivo ai box. Non ho molto tempo a disposizione, voglio ripartire domani mattina, mi è già capitato lo scorso anno di rientrare ai box una volta partito, non era indispensabile farlo, ma una zolla di terra mi aveva fatto ribaltare il carrello della GOAT e lo aveva stortato. Avrei potuto andare avanti con il gancio storto, infatti ero andato da Orio Litta a Pavia in gran parte sull’argine maestro senza problemi, ma lo spirito del viaggiatore GOAT mi aveva fatto tornare indietro.
Tengo a specificare che si era ribaltato solo il carrello, qualcuno dice che in un’altra occasione la GOAT si è ribaltata, ma non è così. Il carrello si è ribaltato in diverse occasioni, ma la bici no! Ovvero, si è ribaltata un sacco di volte, soprattutto nei tentativi di parcheggio o mentre scattavo delle foto, ma non con qualcuno seduto sopra. Devo preparare dei pezzi, smontare e rimontare il carrello con i pezzi nuovi, ci vorranno alcune ore. Scarico bici e carrello, mi concedo una sosta in casa per bere. Comincio a smontare, prendo le misure delle barre filettate da tagliare. Ci metto parecchio a fare tutto, il carrello è facile da realizzare, non ci sono pezzi piegati e saldature, ma svitare tutti i dadi chiede molto tempo. Arrivano le dieci di sera, conviene che smetta per mangiare qualcosa. Non ho voglia di mettermi a cucinare e soprattutto non voglio sporcare nulla, ho i minuti contati e non posso permettermi di cucinare e lavare. Tre uova crude sono una buona soluzione. Mi metto a letto puntando la sveglia presto, ma so che non sarà facile alzarsi domani mattina. In viaggio si tiene un certo livello di tensione che è poi difficile riprendere. Anche nei viaggi tradizionali se si termina la salita di una montagna, ci si ferma in una città per qualche giorno e poi si parte per salirne un’altra, la ripresa è veramente dura. Nel mio caso io sono addirittura passato da casa: peggio di così! Arriva, arriva la vocina che dice: «Non partire, stai a casa, hai altre cose da fare…».
Ma il collaudatore VTTE sa resistere alle tentazioni che gli vogliono impedire di partire e partirà!
Girumin ha ripreso il suo viaggio verso la Via degli Abati, ma in questa tappa ha fatto una sosta a casa per sistemare il carrello del VTTE, se vi siete persi le scorse tappe, fate un salto indietro alla settima!
Per maggiore chiarezza nella lettura del testo, qui di seguito la "traduzione" dei due mezzi di trasporto usati in vari viaggi da Girumin: VTTE ossia Velocipede Tradizionale Tipico Essenziale e GOAT ossia Graziella Operativa Alternativa Tattica!
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Girumin
La mia voglia di camminare parte dall’esigenza di vivere il rapporto con la natura. Ho avuto la fortuna di camminare su lunghi percorsi e di viaggiare in diversi paesi, anche meno conosciuti dal turismo tradizionale e ho vissuto alcune esperienze internazionali.
Sono forse stato inesorabilmente spinto dall’istinto naturale che porta a muoversi, a esplorare e a conoscere. Attratto dal bisogno di esserci in prima persona, di arrivare da qualche parte con le mie gambe. Qualche volta ho cercato di giocare con idee meno consuete e magari non sempre garantite.
Penso che il viaggio non sia solo andare lontano geograficamente, ma sia l’occasione per provare ad affrontare le cose in maniera diversa. Spesso per trovare il nuovo basta guardare le cose da un altro punto di vista.
Apprezzo la tecnologia più recente, ma anche le tecniche tradizionali e credo più nella voglia di fare che nella strumentazione più sofisticata.
Partendo da questa idea mi piace preparare un viaggio anche con le mani, per i lunghi cammini ho realizzato dei carrelli per portare il bagaglio e ho fatto qualche giretto con una Graziella e un carrello, ho poi sistemato una vecchia bici da uomo e ho costruito un altro carrello. Cerco idee nuove, ma esploro tecniche del passato come i bastoni di legno.
Nel corso del tempo ho raccolto molti appunti su equipaggiamento, abbigliamento, abitudini, tecniche ed esperienze varie che ho inserito in un libro scritto per la casa editrice “Terre di mezzo”.
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Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico