Unisciti alla LiT Family
Tornare in Italia da Barcellona in bici+treno in epoca Covid-19
In questo articolo
Così, visto che hai pochi giorni a disposizione, disegni un itinerario di 5 giorni in combinazione col treno... e il tuo mini-viaggio verso casa può iniziare.
Day 0 - Barcellona - Portbou - Avignon
Lo chiamo Day 0 perchè si tratta solo di prendere un paio di treni per arrivare ad Avignon. Io sono una grande amante delle salite e l'idea di percorrere tutta la costa catalana e poi quella francese non mi attira. Proprio perchè ho pochi giorni a disposizione, percorrere quel tragitto in treno mi sembra la cosa migliore! Qualche giorno prima in stazione mi dicono che il treno non può ancora oltrepassare il confine. Devo scendere all'ultima stazione Catalana (Portbou), fare un pezzo in bici e risalire alla prima stazione francese. "È vicino, ma c'è una bella salita, sono 2-3 km, poi tutta discesa".
Mica mi spaventa la salita e mi sembra così romantica l'idea di oltrepassare il confine pedalando. Prendere i treni in Catalunya con la bici è molto semplice. Le bici non pagano, ma tendenzialmente possono salire su qualsiasi treno. Non sempre uno spazio dedicato, ma non è mai un problema. E soprattutto è un'occasione per scambiare 4 chiacchiere con altri ciclisti.
Incontro un signore inizia a parlarmi: "Potevi prendere la nave"
"Eh si, avrei voluto ma..."
Anche lui viaggia in bici, ha attraversato tutto il nord Italia, ma oggi fa solo un giro con amici, è fermo da un po'. "Buon viaggio".
Arrivo a Portbou e la spiaggia è così bella che invita a un bagno, ma io preferisco partire subito così da rompere il ghiaccio col cicloturismo post-confinamento. Inizio la salita e mi rendo conto del forte vento contro, così forte che quando arrivo in cima non riesco nemmeno a scattare delle foto degne del momento. È un po' me lo chiedo: "Ma chi me la fatto fare?"
Eppure il paesaggio e il senso di libertà sono così forti, che non vedo l'ora di cominciare questa nuova avventura. Attraversare il confine è strano. È il primo giorno in cui Francia e Spagna hanno deciso di aprire le frontiere. Assaporo la discesa lentamente e vado a cercare la stazione di Cerbère. Non sembra molto comoda da raggiungere e ho ancora 3 ore di attesa. Nonostante il vento contro, quei primi chilometri mi sono piaciuti così tanto e penso che, anziché rilassarmi in spiaggia, potrei allungare giusto di 50 km e arrivare fino a Perpignan per prendere il treno da lì. Non male come idea, no? Arrivata a Perpignan è il momento di salire su un treno francese. Anche qui le bici non pagano, ma il biglietto è decisamente più caro! Se possiamo equiparare il costo dei biglietti fra Spagna e Italia, per la Francia la questione è totalmente diversa, i prezzi sono almeno il doppio. Il giorno dopo mi aspetta una tappa impegnativa, ma non mi importa. Quello che conta è adesso.
Day 1 - Il Mont Ventoux
Il Mont Ventoux era un passo che volevo scalare da tempo e per questo che ho scelto di iniziare il mio viaggio da Avignon; iniziare per modo di dire, visti i 60 km controvento non previsti del giorno prima. Dopo mesi di fermo era fra le due tappe più temute di questo microviaggio: da tempo non scalavo un passo così alto, così lungo, così impegnativo e sopratutto con la bici carica.
Ce l'avrei fatta? Per forza. A costo di spingere la bici.
La sera prima dormo ad Avignon a casa di Pauline e della sua famiglia. Mi accolgono come una figlia, mi danno un sacco di cibo: "Hai pedalato e ti serve energia". Guardo fuori dalla finestra e il vento è ancora molto forte "C'est le mistral. Qui è abbastanza frequente". Ah, perfetto, scalare il Monte Ventoso con il vento. Non aspettavo altro. "Domani non c'è più" Si ma io ci devo andare oggi lassù, ho i giorni contati. "Vedrai, la parte iniziale nel bosco sarà protetta, in cima... beh li c'è sempre vento!"
Anche al supermercato un uomo mi fa notare che c'è il Mistral e che domani non ci sarà. Eh, pazienza, quando si è in viaggio dobbiamo imparare ad affrontare quello che troviamo. Inizio a pedalare piano: la strada è lunga, mi separano quasi 60 km alla cima, circa 35 all'inizio della salita, voglio dosare le energie. Lui è lì, all'orizzonte, con la sua cima alta e bianca. Pare che il suo nome in lingua occitana significhi "colui che si vede da lontano".
Quando arrivo a Bedoin sono circa le 12. Non è andata poi così male, incrocio le dita. Dei 3 versanti scelgo questo perché il più celebre, ma anche il più duro. Io come sempre guardo distrattamente l'altimetria: preferisco non sapere in anticipo quanto dovrò soffrire, quindi se non ci sono troppi tratti in rosso, non mi preoccupo, in qualche modo arrivo. Dopo 1 km sono già ferma. Il sole è caldissimo; forse non ho mangiato abbastanza, forse la bici è troppo pesante, avrei dovuto svegliarmi prima! Le mie braccia tremano, non posso proseguire.
C'è una fontana all'ombra, mi siedo, mi sdraio, mangio, aspetto, le forze torneranno. Aspetto quasi un'ora, mi dico che tanto ho tutta la giornata davanti e posso prenderla comoda, l'importante è arrivare. Riprendo a pedalare. Ogni tratto d'ombra è una benedizione, ma la pendenza non molla mai. Pedalo continuamente sotto sforzo, maledicendo i miei bagagli e la mia impreparazione. Mi fermo una, due volte, tre volte. Non mi importa. Se c'è bisogno mi fermo anche 20 volte, ma in cima ci voglio arrivare. Intravedo lo Chalet Reynard, un ristorante che segna la fine della parte boschiva e l'inizio del tratto più famoso, gli ultimi 6 km, quelli che sembra di essere sulla luna. Mi fermo, prendo dell'acqua e superando la mia timidezza vado a chiedere se posso lasciare lì le borse: l'uomo guarda l'orologio, mi dice: "Si dai, però fra un'ora chiudiamo. Se sei arrivata fin qui così, ce la fai tranquillamente... altrimenti... noi chiudiamo" .
Sorrido e riparto; senza borse, oltre che essere sulla luna mi sembra anche di volare e non c’é un filo di vento!! Mi fermerei a ogni curva a fare foto, ma non ho tempo e faccio giusto qualche scatto. Un ultimo cartello mi avvisa che per gli ultimi 500 m la pendenza media è del 11%: grazie. Rammento a me stessa di non commuovermi prima di arrivare in cima, altrimenti non riesco a respirare, tanto manca poco. L'ultima rampa e lì il cartello, spostato dalla sua sede originale per dei lavori in corso. Ci siamo io e un paio di turisti, quindi mi preparo per il mio solito selfie con autoscatto. Adesso si che posso piangere.
«E vanno gli uomini a contemplare le cime dei monti, i vasti flutti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l'immensità dell'oceano, il corso degli astri e trascurano sé stessi»
Tratto da Le Confessioni di Sant'Agostino, frase letta da Petrarca in cima al Mont Ventoux.
Day 2 - Un po' di Relax - Gorges de la Méouge
Dopo la mistica ascesa al Mont Ventoux, mi aspetta la prima notte in tenda. Pauline mi ha consigliato un posto dove metterla, vicino a un vecchio lavatoio. È quasi un anno che non dormo in tenda, ma per me è il modo più affascinante per viaggiare: mi piace svegliarmi con la luce del sole e sentirmi cosí vicina alla natura. Al mattino posso svegliarmi con calma. Sono stanchissima, ma non ho molti chilometri da fare, solo una breve salita e Surinami che mi aspetta verso le 18 a Tallard. Inizio a pedalare fra i campi di lavanda: era tanto che volevo vederli, anche se qui la fioritura non è ancora nel suo momento di picco. Il passo di oggi è il Col de l’Homme Mort: spero che la salita non sia inquietante come il suo nome, ma a occhio e croce non sembra affatto impegnativa. Sono io che patisco il caldo e la mia testa ha cosí poca motivazione che mi sembra di non farcela. Poi, grazie alla discesa, il mio umore cambia.
Si apre una vallata incredibile, una strada che si snoda fra campi gialli e verdi e il Mont Ventoux che si allontana: la felicità. La strada poi prosegue costeggiando le Gorges de la Méouge: beh, non sarà come il Verdon, ma non è per niente male. Per il giorno successivo devo decidere cosa fare. La prima scelta è il Colle dell’Agnello, un gigante alpino: è un po’ più lontano, ci vorrebbe più tempo, la strada per arrivarci da Tallard è quasi un'autostrada e il meteo è troppo incerto. Non so se posso farcela. Cerco un'alternativa e trovo il piú semplice Col de Larche (o Colle della Maddalena dal lato Italiano). Non sono molto convinta, ho una gran voglia di tornare oltre i 2000 m e riempirmi gli occhi di quelle cime maestose. Mi lascio il tempo di decidere, aspetterò sera.
Day 3 - L'arrivo in Italia - Col de Larche - Vinadio
Decido attraverso quale passo varcare il confine solo prima di andare a dormire. A parte i consigli di Surinami, a casa mi avvisano che troverò i nipotini quando arrivo e così la scelta diventa ancora più semplice. Vada per il Col de Larche. Il Colle dell'Agnello non scappa, lo farò un'altra volta! Surinami mi descrive la strada: ci sarà prima una salita, una discesa e poi la salita vera. Visto che ho rinunciato al colle dell'Agnello, voglio almeno arrivare in Italia lo stesso giorno. Sono circa 125 km e io sono distrutta, ma voglio farcela. La strada purtroppo non è granché, non tanto per i paesaggi visto che si iniziano a intravedere le Alpi, ma per i TIR che saranno i miei compagni di strada fino a Barcelonette. All’inizio della salita del Larche un cartello di divieto a pedoni e ciclisti. "E adesso? Non ci sono altre alternative"
Per fortuna vedo scendere altri ciclisti e così proseguo senza troppi pensieri. La salita è molto dolce, ma come al solito fa caldissimo e la stanchezza accumulata si fa sentire. Proseguo a rilento, mi fermo spesso dove trovo un po' di ombra o delle fonti di acqua. E più mi avvicino all'obiettivo, più inizio ad apprezzare questa lentezza. È cosí bello essere lí che non voglio che stasera sia già finito. Vorrei che durasse ancora quella strada, i tornanti; il cielo blu, le marmotte; il viaggio. Che strani questi cicloviaggiatori, prima sono stanchi e poi non vorrebbero più che finisse il loro viaggio! Arrivo in cima e sono così spossata dal caldo e dalla strada percorsa che non vedo nemmeno il cartello per la classica foto. Ma poco più avanti si apre un lago, un panorama mozzafiato e una scritta: ITALIA... e allora mi sciolgo.
Dopo 4 mesi e 5 giorni di un lento e romantico viaggio, non potevo desiderare un rientro più maestoso. Faccio un sacco di foto e inizio la discesa. Sono arrivata in Italia e voglio godermi ogni tornante, ogni cima, i raggi del sole che sta iniziando a calare. Arrivo a Vinadio e la mia serata si conclude in un campeggio del paese.
Day 4 - Da Vinadio a Cuneo + Treno fino a casa
É l'ultimo giorno e la sensazione è strana. Dopo tutti questi mesi di fermo riassaporare l'essenza del viaggio riaccende in me tanti sogni. Ma è anche il momento di tornare a casa e riabbracciare la mia famiglia, come aspettavo da tempo. Guardo maps.me per vedere il percorso che mi condurrà alla stazione. C'è una strada secondaria che mi fa evitare la provinciale (e i TIR). Scopro che è la ciclovia della Valle Stura, un percorso molto carino che passa attraverso campi e boschi e che molto dolcemente (a parte qualche strappo), mi conduce in discesa verso Cuneo. Da qui mi aspettano ben 4 treni e quasi 4 ore di viaggio. In Italia più o meno lo sappiamo come vanno le cose con i treni. Ma fila tutto liscio e nel primo pomeriggio sono già a casa, fra peluche e macchinine a godermi la mia famiglia.
Riassunto delle tappe
- Barcellona-PortBou in treno: 2h08 18€ bici gratis
- Port-Bou Perpignan: 62 km in bici
- Perpignan-Avignon: 3h12 in treno - 39€ bici gratis
- Avignon-Cuneo: 341 km
- Cuneo-Busto Arsizio: 4 treni, quasi 4 ore. 16.75€ + bici 3.50€
Log in con ( Registrati ? )
o pubblica come ospite
Commenta per primo.
Angela Bonaccorso
Mi chiamo Angela, e fra le mie svariate passioni sono anche una graphic designer e consulente di comunicazione.
All’alba dei 32 anni, seppur con mille paure, ho lasciato il mio lavoro per sei mesi per realizzare un sogno: un viaggio in solitaria alla scoperta del mondo. E sopratutto di me.
Ad Agosto 2018 ho attraversato tutto l'arco Alpino in bici, in solitaria: un viaggio di incredibile forza e coraggio che mi ha insegnato ad affrontare le mie paure e superare i miei limiti fisici e mentali. Posso dire che la bici ha cambiato la mia vita.
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico