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I to Eye project: Roma - Pechino in tandem
I to eye è un progetto di inclusione sociale attraverso lo sport, e in particolare attraverso il tandem, rivolto nello specifico ai disabili visivi, ma di valore universalistico, nel senso che chiunque può trovarvi nuovi stimoli o motivazioni per migliorare la propria qualità di vita.
All’inizio del 2018 decisi di intraprendere un lungo viaggio in tandem dall’Italia a Pechino, con l’obiettivo di fare un’esperienza che sognavo da anni e di portare un messaggio di inclusione attraverso l’utilizzo del tandem nella vita quotidiana dei disabili visivi. Nel nostro primo viaggio abbiamo incontrato i non vedenti e i comitati sportivi di dodici paesi dell’Europa e dell’Asia e abbiamo donato il nostro tandem al Comitato Paralimpico del Tagikistan, un paese molto povero dell’Asia centrale dove speriamo che la nostra Baghera stia regalando entusiasmanti emozioni come le ha regalate a noi per otto mesi e 12.000 km.
Prima della partenza
I mesi precedenti alla partenza furono vibranti, caratterizzati dalla ricerca dei compagni di viaggio, dalla pianificazione dell’itinerario, dalla scelta delle attrezzature più idonee e dall’avvicinamento ad un mondo fino a quel momento solo sognato ma mai toccato con mano e vissuto direttamente. Alla fine la scelta dei compagni di viaggio è caduta su due miei amici, anche se la ricerca si era estesa anche tra perfetti sconosciuti. Ormai avevo deciso di partire e niente mi avrebbe fermato, a costo di pedalare con qualcuno mai incontrato prima! I due compagni di viaggio si sono proposti spontaneamente, decidendo di guidare il tandem il primo da Roma a Teheran, il secondo dalla capitale iraniana in poi. Si tratta di Michele, cuoco bolognese di 38 anni, e Samuele, istruttore di arti marziali varesino di 26 anni. Due persone estremamente diverse tra di loro e alla prima esperienza alla guida di un tandem, ma entrambi con una gran voglia di sposare il progetto di I to eye e di stravolgere la propria quotidianità per partire alla volta di territori nuovi e sconosciuti, mettendo alla prova il loro corpo e soprattutto il loro spirito di adattamento.
Il grande viaggio
Innanzitutto qualche numero. Il nostro viaggio è iniziato a Roma l’8 marzo e si è concluso a Bishkek, capitale del Kirghizistan, il 12 ottobre, anche se il tandem lo abbiamo donato a Dushanbe, capitale del Tagikistan, il 17 ottobre. 230 giorni in totale on the road, 12.000 km percorsi, 12 paesi attraversati, migliaia di incontri, decine di rotture al mezzo ed emozioni indescrivibili che hanno imparato a volare sui pedali avanzando faticosamente sotto le piogge primaverili della Bulgaria, solcando il rovente deserto del Turkmenistan e la sconfinata steppa kazaca, inerpicandosi sulle alte e aride montagne di Turchia, Iran ma soprattutto del Pamir, il luogo che più di ogni altro ci è entrato nel cuore.
Viaggiare su un tandem è un’esperienza estremamente inusuale: gli averi di due persone sono sistemati su un solo mezzo e quando si pedala per mesi, attraverso ambienti tra loro molto diversi e durante tutte le stagioni, è difficile contenere peso e ingombro dei bagagli. Per questo motivo oltre alle consuete borse da cicloturismo, sistemate sui portapacchi anteriore e posteriore, ci siamo trascinati dietro un carrello. Sicuramente non passavamo inosservati dal momento che il nostro mezzo era lungo circa 4 metri e arrivava a pesare fino a 230 kg nelle giornate in cui eravamo costretti a caricare più acqua e cibo per mancanza di villaggi per tanti chilometri.
Il nostro aspetto ha contribuito non poco a moltiplicare gli incontri con i tantissimi curiosi che ci fermavano per invitarci a mangiare o dormire nelle loro case, dimostrandoci un’ospitalità e una solidarietà che aumentavano man mano che ci inoltravamo in territori più poveri e isolati. Le tante notti passate in tenda e i pasti cucinati sul fornello da campeggio ci hanno allontanati dai confort e abituati ad una vita più semplice, tanto che al nostro ritorno siamo rimasti frastornati dalla quantità di materia e di comodità che ci accompagnano nella nostra società moderna e occidentale.
La convivenza 24 ore su 24 in condizioni talvolta difficili ci ha messi a confronto con i nostri limiti fisici e caratteriali.
La condivisione della tenda, del cibo e dell’acqua a disposizione e l’indispensabile sintonia per pedalare sul tandem hanno rafforzato la nostra amicizia. Ci siamo impegnati a trovare le mansioni attraverso cui io, che da non vedente non potevo dare il mio contributo in tutto, potessi risultare utile. Così mentre io montavo e smontavo l’accampamento Michele e Samuele cucinavano o sistemavano la bici; mentre io studiavo il percorso del giorno successivo gli altri andavano a fare la spesa o cercavano un po' di legna per accendere il fuocherello con cui scaldarsi prima di infilarsi nei sacchi a pelo. Adesso il tandem su cui abbiamo viaggiato è nelle mani di Siyovush, un intraprendente ragazzo non vedente tagico costantemente impegnato nel diffondere il verbo dell’autonomia tra i disabili visivi del paese.
Abbiamo in programma altri viaggi e tra non molto partiremo di nuovo…
Una volta fatta la prima esperienza on the road è impossibile smettere!
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Itoeye
Mi chiamo Davide, ho 29 anni e sono non vedente. Sono nato ad Ascoli Piceno ma da più di 5 anni mi sono trasferito a Bologna, dove vivo da solo in un monolocale in centro cercando di condurre una vita più autonoma e indipendente possibile nonostante la mia disabilità.
Sono laureato in psicologia clinica e le mie grandi passioni sono coltivare le relazioni umane e la vita all’aria aperta. Negli ultimi anni ho scoperto che viaggiare in bicicletta, e nel mio caso specifico in tandem dal momento che necessito di qualcuno che guidi per me, è il modo migliore per realizzare i miei sogni e soddisfare le mie esigenze di autonomia e scoperta.
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico