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Ladakh in mountain bike | In cima al mondo a due ruote 1° parte
Scritto da Gionata
Atterrato, dopo 7 ore di volo da Roma a Nuova Delhi, sono talmente carico di adrenalina da non essere riuscito a chiudere occhio neanche un minuto nonostante abbia tentato più volte il suicidio cerebrale con i vari giochini e film presenti, fortunatamente, nel display del mio sedile.
L’impatto è fortissimo, non tanto con l’aereoporto che è moderno e confortevole, quanto con l’ambiente esterno…. 35°C con il 95% di umidità. Devo abituarmi a respirare!
Benvenuto in India!
Mi aspetta un taxi guidato da un indiano molto assonnato e dal nome assolutamente impronunciabile che l’agenzia ha inviato a prendermi per portarmi in albergo. Non dormo da oramai 23 ore ed ho paura che me ne aspettino altrettante prima di poter riposare veramente.
Il viaggio dall’aereoporto alla mia provvisoria sistemazione dura circa un’ora ed un quarto, è abbastanza per rendermi conto dell’incredibile contraddizione della città in cui mi trovo. Povertà da me mai vista in periferia, case diroccate, gente che dorme per strada e ricchezza in centro con palazzi e macchine di lusso. Quello che più mi colpisce sono i volti delle persone, volti sereni e spesso anche sorridenti, nonostante l’evidente stato di povertà assoluta.
Il mio assonnato tassista mi spiega che mangiare costa veramente poco anche per i locali e quindi, per quanto povero tu possa essere, non ti mancherà mai il cibo, per questo non si legge la disperazione sui loro visi. Il mio tour dura poco, arriviamo in albergo.
Rimango colpito dalle vie della città che sono affollate oltre l’immaginazione, penso alle nostre città nel periodo di Natale dove si chiede permesso per passare sui marciapiedi. Oltre la folla spicca anche l’apparente degrado del luogo che, ad un'occhiata più attenta, non è affatto tale.
Mi riposo un’oretta nella mia stanza e poi decido di cimentarmi in un giro turistico in taxi: passo 4 ore per Nuova Delhi a fare il turista standard, mentre il mio nuovo tassista racconta aneddoti dei luoghi e di sè stesso…in un inglese che faccio fatica a decifrare; il mio, probabilmente, è indecifrabile anche per lui.
Mi spiega che la città è sicura e che se voglio posso fare una passeggiata di notte senza che nessuno mi importuni. E’ vero, dopo cena mi avvio per le strade della città, alcune buie e deserte ed altre affollatissime, ancor più che di giorno, mi sento tranquillo e mi “godo” il bagno di folla.
In viaggio verso il Piccolo Tibet, il Ladakh
Sveglia!!! E’ l'una e mezza del mattino e il telefono squilla: il mio assonnato tassista del mattino, sempre più assonnato (comincio a preoccuparmi), mi richiama all’ordine per andare in aeroporto. Mi ero addormentato mezz’ora prima, probabilmente la mia faccia è peggiore della sua.
L'imbarco è veloce ed indolore. Quello che salta subito all’occhio sono le differenze tra i voli locali e quelli internazionali: qui la gente è rilassata, tutti in piedi o al telefono, anche durante il decollo, mi sembra strano ma... paese che vai usanza che trovi.
Mi aspetta un’ora e mezza di volo fino a Leh, la capitale della regione del Ladakh, il piccolo Tibet, la mia destinazione finale.
L’impatto con l’Himalaya è incredibile, l’aereo vola a 9 km di altitudine, sopra un manto uniforme di nubi che, ad un tratto, viene rotto da qualcosa che non riesco ad identificare, è lontana, ma passano solo pochi minuti e la cima di una montagna appare appena sotto di noi, è davvero incredibile!
Più ci addentriamo nella regione, più frequenti sono le cime delle montagne che, bucando la coltre di nubi, si affacciano sul tetto del mondo.
L’aereo inizia la sua discesa e mi rendo conto che, essendo la città di Leh a 3500m slm, dovremo passare tra quelle montagne maestose che la circondano. La realtà supera l’immaginazione quando il nostro Boeing fa slalom tra le valli come un piccolo aereo da turismo. L’eccitazione è tanta che non mi preoccupo delle manovre del mastodonte e in più gli altri passeggeri sono tranquilli, passeggiano e telefonano come se niente fosse fino all’apertura delle porte.
L’effetto è quello di un pugno nel petto, siamo partiti da 210m slm fino a 3500 volando su un aereo pressurizzato e la prima impressione è di non riuscire a gonfiare i polmoni abbastanza per riempirli d’aria. Il fisico si abitua in pochi minuti e la sensazione sparisce. E’ un’ambiente quasi alieno, esco dal terminal e trovo il mio capo ad aspettarmi. Naomi è nel piccolo Tibet da 8 giorni, si è acclimatata e sta bene; io non dormo da 40 ore, sono appena sbarcato e faccio schifo. Siamo a 3500 m e ci sono 35°C, l’aria è secca e le nuvole assenti. Il sole d'alta montagna picchia duro.
Il fascino di Leh
Saliamo sul taxi che ci porta vicino alla guesthouse che sarà la nostra casa per i prossimi 7 giorni, prima che arrivi il gruppo di coraggiosi che affronteranno il Kardung la in bicicletta, uno dei passi più alti del mondo (5608 m). Son tornato indietro nel tempo. Questo è il primo pensiero che ha attraversato la mia mente appena arrivato in “città”. L’impressione è quella di vivere in un paradosso temporale, uno di quei romanzi steam punk dove la civiltà si è fermata, per molti versi al 1800, ma sono presenti mezzi come moto ed auto. Vedo macchine mai viste, autobus con persone sul tetto ed appese ai lati, automobili con 10 persone dentro ed un paio fuori, motociclette bellissime anni ’70, insomma un mix tra presente e passato che mi ha affascinato dal primo istante che l’ho vissuto.
Passeggiare per Leh è incredibile, la gente è molto particolare, la città è particolare. I negozi si aprono sulle strade, sono negozi antichi, anche quelli che vendono attrezzature da trekking modernissime, sono i bazar di sempre, solo con merce diversa. Ogni giorno cammino per circa 7 km tra andare a pranzo, andare a comprare l’acqua bollita (per noi occidentali la loro acqua è micidiale) ed andare a cena. Trovo diversi ristoranti da proporre poi al gruppo in arrivo, nessuno mi delude, sono tutti ottimi, particolari, incredibilmente economici. La città è piena di trekker e bikers e motociclisti, persone che, come noi, vogliono vivere questa esperienza unica e coinvolgente. Gli internet point sono numerosissimi, ognuno con la sua particolarità. Io mi affeziono subito ad un IP in centro dove i proprietari sono fantastici, passo diverso tempo a chiacchierare con loro che mi raccontano della loro vita in quella incredibile città. In giro per le strade ci sono tantissimi cani che si godono la vita, nel vero senso della parola, girano tranquillamente per le strade del centro assieme a mucche, asini e qualche Yak.
Parola d'ordine: manutenzione mountain bike
La mattina dopo il mio arrivo inizio il mio lavoro di manutenzione alle nostre MTB, che aspettano da un anno. Sostituzione cavetti e guaine, manutenzione movimenti centrali e serie sterzo, qualche ruota libera e tutte le manopole ed i freni da spurgare. Un lavoraccio. Io e Naomi lavoriamo per 2 giorni prima che lei vada a prendere a Delhi i ragazzi. Io proseguo senza sosta fino a quando anche l’ultima MTB non suona come uno strumento musicale ben accordato…. Che soddisfazione. Prima che Naomi parta per la sua missione ci concediamo una passeggiata per riposarci e chiarire gli ultimi punti. Vediamo un certo fermento intorno a noi e chiediamo informazioni, un personaggio legato al Dalai lama è a Leh, si trova nel tempio buddista nel centro della città e noi ne approfittiamo per seguire la cerimonia. E’ affascinante, mi spiegano che la gente è venuta anche da molto lontano.
Vedo volti che appartengono ad un passato remoto, segnati dalla vita, ma non tristi o derelitti, semplicemente vecchi, segnati da una vita dura ma sana, senza le frenesie e le brame che caratterizzano la nostra realtà o il nostro piano dimensionale... mi viene sovente da pensare.
Sei curioso di saperne di più sul viaggio in bicicletta di Gionata? Continua a leggere la seconda parte del suo racconto in Ladakh!
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Gionata
Il giorno in cui nacqui mi resi subito conto di essere un bambino fuori dalla norma, il che fu confermato subito dal medico che aiutò mia madre. Guardandomi attentamente stabilì due cose: 1) avevo delle mani gigantesche, 2) avevo immediato bisogno di 4 trasfusioni di sangue... La questione del sangue si è risolta in una settimana di tribolazioni, durante la quale tante facce sconosciute vennero ad affacciarsi al vetro che dava sulla mia culla. Imparai, in seguito, che quelle facce appartenevano alle persone più importanti della mia infanzia... padre, madre (mai vista dall'esterno), prozii ed amici dei miei genitori. Per le mani non ci fu nulla da fare, grandi erano e grandi sono rimaste. A quattro anni e mezzo ho iniziato a praticare il mio primo sport riconosciuto dal coni il pattinaggio; il tiro alla bottiglia e la scalata del noce non sono attualmente ancora stati inseriti negli elenchi ufficiali. Ad oggi posso dire di aver praticato gli sport più disparati, dimostrando allo stesso tempo una grande attitudine per lo sport (sopratutto quelli pericolosi) ed una fisiologica incostanza. Ho praticato, oltre al pattinaggio, la pallavolo, il basket, lo skateboard, il windsurf, il free climbing, immersioni in apnea, tuffi, hockey sia su rotelle che su ghiaccio, snowboard ed equitazione... poi venne il trekking che mi diede la direzione. Giorni immerso nella natura a camminare per chilometri in completa autosufficienza. Nella mountain bike ho trovato la mia dimensione: la Natura meravigliosa, lo sforzo fisico e l'adrenalina... Da tutta questa attività sportiva ho imparato una fondamentale verità su me stesso... se mi chiudo in un ufficio divento un leone in gabbia... GRRR.
Per questo ed altri motivi ho trasformato la mia passione per l'outdoor in un lavoro, il lavoro più bello del mondo... IO FACCIO LA GUIDA!!!
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico