Una delle immagini che conservo con più piacere nei ricordi degli ultimi mesi è quella di Marco Banchelli che pedala sorridente su una barca-bici (o una bici-barca!) a due passi da Ponte Vecchio, in occasione del BiciFi a Firenze. Ma chi è questo brillante cicloviaggiatore? Marco è un ciclista per caso, un amante delle avventure, un pedalatore di quelli tosti, un appassionato del Nepal, un esploratore sulle due ruote e... facciamocelo raccontare direttamente da lui!!!
Ciao Marco, quando hai iniziato a viaggiare in bicicletta e com’è nato il tuo primo cicloviaggio?
"Ufficialmente", anche scorrendo
la mia storia ciclistica,
il primo viaggio risulta quello del 1989: con la mia prima
"traversata solitaria" del Nepal, dal confine con il Tibet di Kodari a quello con l'India di Sanauli. Anche se già dal 1985, in occasione di un trekking (Campo Base Annapurna) era come scoccata in me una scintilla di
vero e proprio amore per quelle terre e le sue genti che mi avrebbe portato ad eleggerlo senza ombra di dubbio come la mia "destinazione preferita".
Per cui potrei sicuramente affermare che nacque... "per Amore"! Per andare a ritrovare persone e luoghi che già erano entrati in me e scoprirne nuovi. Eleggere la mia bicicletta a straordinario e magico strumento di conoscenza e rispetto, allo stesso tempo appendice del corpo dove mi trovavo e del mio mondo e della mia vita rimasta a casa. In Italia...
Insostituibile equilibrio tra una voglia di incontro senza limiti e quello che pareva "sicurezza" sempre meno importante nel "viaggio" verso le destinazioni più importanti del vivere... Certo però che anche le prime esplorazioni della Piana di Firenze, con la bicicletta che avevo trovato sotto l'albero di Natale verso i primi anni sessanta, mi erano rimaste molto ben impresse nella mente e nell'anima di bambino...
Passare dai 5250 metri del lago più alto del mondo ai -410 metri del punto più basso del Mar Morto non è cosa da poco, come ti è venuta questa idea e qual è stata la maggiore difficoltà?
Quell'idea nacque poi "per Caso"... Da intendersi anche come variante talvolta, e per certe occasioni, meno importante del "per Amore". Ci furono anche "sponsorizzazioni amiche", diciamo così, che dettero un indispensabile in-put: Antonio Nencini che mi propose di "testare" una bicicletta acquatica (Shuttle Bike) progettata da un inventore di Vigevano, Roberto Siviero, di cui lui aveva preso l'esclusiva per i suoi negozi della Toscana.
Ebbe anche un ruolo, in quel momento, il mio grande (e mitico) amico Alfredo Martini, che, in un certo senso, cancellò ogni mia titubanza... Poi le prime pedalate in una piscina, in dei laghetti di Signa, in Arno, a Firenze.
Dopo le prime pedalate "miracolose" diventò la cosa più logica del mondo sviluppare l'idea in Himalaya, nel "mio" Nepal. "Pedalare" sul lago più alto del mondo, non suonava poi tanto male! Ecco quindi un laghetto glaciale in zona Tilicho che cartoline e mappe di Kathmandu definivano come "the highest in the world" e "metà" del gioco era fatto! Poi, quando un paio di anni dopo mi fu data l'opportunità di pedalare in Terra Santa con un Comitato per la Pace, l'altra "metà" diventò quasi ovvia... E ti assicuro che, a parte numeri e quote, quella discesa da Gerusalemme a Gerico e poi sul Mar Morto, è ancora un'emozione che rivivo e non semplicissima da spiegare e descrivere...
Sei stato testimonial di molte iniziative solidali, in quale ti sei sentito maggiormente coinvolto?
Come "coinvolgimento", ovviamente, non posso che ricordare "Un PIANO per l'HIMALAYA", un progetto sempre aperto che da qualche anno stiamo portando avanti anche con la collaborazione della band molisana NOFLAIZON e che racchiude e proietta tutta la mia storia con il Nepal di oramai quasi trent'anni di rapporti ( www.marcobanchelli.com/himalaya2010.htm ). Ma parlando di Solidarietà non posso negarti che TUTTE mi hanno coinvolto molto. Tutte. Anche quelle di cui non sono stato testimonial! Quando sento la parola "solidarietà", va tutto bene... (o quasi). Da sempre sostengo che non occorre certo andare nei paesi che ci paiono più poveri per fare del bene. Sempre di più, basta semplicemente uscire dalla propria casa. Ovunque sia... E poi, come diceva mia madre, "fare del bene non costa nulla!"
Marco, ci dici tre cose che non possono proprio mancare nelle tue borse da bici?
Un diario, un libro, una foto... (magari poi, queste "cose", te le spiego un'altra volta...!!!)
Il paese più bello da girare in bicicletta?
Assolutamente impossibile risponderti... almeno per me! Tra l'altro abbiamo la fortuna di essere italiani... e se ci guardiamo intorno, ovunque ci troviamo, il bello non manca di certo... Ma "bello" come lo intenderei io è un concetto molto più ampio dell'aggettivo. Facciamo così: di sicuro ho visto (e vedo) "cose brutte"... ma non c'è stato un solo viaggio dove, e per fortuna, non abbia saputo cogliere un qualche "bello" dallo spaziare di uno qualunque dei miei sensi.
Il paese più pericoloso per praticare cicloturismo?
Quello dove è più probabile incappare in episodi di guerra e lotte varie. Quello con traffico veicolare (e conducenti) privo di ogni logica. Quello dove ti vai a cercare complicazioni. Appena esci, se non porti con te le dosi più importanti che puoi di "buon senso"...
Quali sono le tre emozioni più belle di un viaggio in bicicletta?
L'emozione è il viaggio. Ogni "tappa" ha avuto le sue che sono state molto più di tre e comunque mai le solite! Anche se torni in uno stesso posto, raggiungi una stessa destinazione in un momento diverso, le tue emozioni cambiano... Ti dico però una "sensazione" importante e che spesso ricerco in me chiudendo gli occhi, quando ne ho bisogno: torno con la mente alla strada tra Pokhara e Kathmandu, alla discesa all'ora del tramonto verso le pagode della Valle... Oramai è per me non solo ricordo, ma una specie vera e propria "dipendenza"...
Dagli anni 80 ad oggi cos’è cambiato nel tuo viaggiare in bicicletta?
Tanto e poco. Tutto e niente. Di sicuro sono cambiato io... La bicicletta mi ha aiutato a diventare uomo. Ad essere un padre migliore..
Fra tutte le numerose sfide in cui ti sei cimentato, ci racconti la più difficile per te?!?
Non c'è mai stata una "sfida difficile". Ci sono stati dei momenti, più difficili che solamente per il fatto di averli affrontati hanno reso poi il "viaggio" ancora più prezioso. Di questi momenti potrei scrivere per ore ed ore, come immaginerai... Anche se adesso la sfida più difficile quotidiana pare proprio quella di continuare ad usare la bicicletta ogni giorno, per le nostre strade, con troppi che non si accorgono di chi pedala e con tanti che sempre più usano la bicicletta come fosse un'automobile. Nel senso peggiore: "guidando" in maniera aggressiva, magari anche con stress... Della serie "avvelenare la medicina" o che sempre e comunque "non è l'abito (o il mezzo che si usa) a fare il monaco"...
Ci confidi la tua prossima avventura sulle due ruote ed i tuoi prossimi progetti?
Come prossima "avventura" te ne dico una vicina e normalissima a cui però tengo molto e che ancora mai siamo riusciti a combinare:
riuscire ad andare al mare con mia figlia, in un giorno. Circa km. 120 verso la meraviglia della costa del Tirreno tra Livorno e Castiglioncello... Una delle mie "mete" preferite, la "mia" prima destinazione un po' più lontana, quella che poi ha in fondo dato il via a tutte le altre, da quando,
verso il 1980, cominciai a raggiungerla pedalando con mio padre... Ma
il prossimo progetto, già avviato da qualche anno,
riguarda sempre il Nepal, nella mia veste di organizzatore e guida. Si chiama
"NATURALmente NEPAL" e si avvale dell'Organizzazione Tecnica di Frigerio Viaggi con esperienze individuali e di gruppo da programmare e costruire veramente "su misura" ( www.mbnew.ea29.com/res/site137561/res779082_NEPAL_rivista_WOW_frigerio_banchelli.pdf ). Ma,
se qualche amico di "Life in Travel" fosse interessato, ne approfitto anche per segnalare una grande opportunità:
il viaggio con partenza alla fine di settembre. Forse potrebbe anche essere il momento per qualche ciclista (e non solo!), di entrare nel "mio" Nepal.
Posso assicurare che al ritorno sarà anche un po' "vostro"... Parola di Marco Banchelli!
Marco Banchelli, toscano, classe 1956 è un cicloviaggiatore che non si ferma mai. Sul suo sito personale trovate informazioni sui progetti ai quali ha partecipato, ai viaggi ed alle avventure in bicicletta per il mondo!!! Se siete curiosi... fateci un salto!!!
http://www.marcobanchelli.com/
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico