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Val Zebrù e Rifugio Quinto Alpini in MTB

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“Ma quanto è bello andare al Quinto Alpini passando per la Val Zebrù in MTB?”
Questo percorso in MTB appagherà sicuramente la tua voglia di pedalare e persino tutti i sensi: vista, udito, olfatto, tatto e anche gusto saranno continuamente sollecitati. Ti sembra troppo? Prova e ti ricrederai.
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Si sale sale sale al Quinto Alpini

Appena fuori Bormio inizia questo nostro itinerario in MTB in Valtellina: in direzione di Santa Caterina troviamo un comodo parcheggio. Seguiamo la strada provinciale 27 per circa 2,5 km fino alla frazione San Niccolò dove svoltiamo sulla sinistra seguendo la segnaletica Val Zebrù/Quinto Alpini/Madonna dei Monti.

Già questi primi chilometri ci hanno scaldato i muscoli e nemmeno per i prossimi ci sarà il tempo per rifiatare. In breve, con una serie di tornanti e drittoni, guadagniamo quota fino ai 1600 m di Niblogo. Finalmente qui inizia lo sterrato. Nonostante sia agosto il termometro del conta-km segna 14° per arrivare in breve a 12° e dopo un tratto pianeggiante, ci addentriamo nel bosco e la strada ricomincia a salire. Il freddo non si fa più sentire e anzi si comincia a sudare.

Val Zebrù2

Nulla di meglio per alleggerirsi un po' e con la vista cercare di avvistare qualche stambecco che cerca di abbeverarsi nei ruscelli che hanno scavato diverse piccole vallette.

Dopo pochi tornanti su ampia carrareccia inizia la magia della Val Zebrù: prati verdi ben curati, gruppi di piccole baite (che si possono ancora chiamare tali) curate con i camini che fumano, greggi di pecore e capre e alcuni cavalli che pascolano.

Senza troppa fatica arrivo al Rifugio Campo (2000 m) e nell'aria c'è un odore di torta calda appena sfornata. In verità poi scopro che alcune sono ancora in forno. In questa pace e tranquillità farei colazione tutte le mattine per tutta l'estate. La mia scelta cade su quella al grano saraceno; un must della Valtellina.

colazione

In un paio di chilometri arriviamo ad un'area pic-nic dove riempio, oramai come sempre, la borraccia con buonissima e abbastanza fresca acqua di montagna. I tavolini sono già occupati da parecchi escursionisti, che poi, chi prima e chi dopo rivedrò al Quinto Alpini.

Un cartello ci indica che mancano 2,10 ore per raggiungere la nostra meta. Seguiamo sulla sinistra il sentiero 526 dapprima tra pascoli, e qui ancora pedalabile anche se per poco, per poi proseguire tra ghiaioni (a spinta o come meglio preferisci portare la MTB). Poco sopra, fermo al tornante, un altro biker motorizzato ironizza sulla pendenza e le difficoltà della salita. Ci facciamo quattro risate ma non mi fermo pensando che mi seguirà. Da li non ho più visto nessuno in MTB fino al tardo pomeriggio.

La frana scesa nel 2004 dalla Thurwieser si mostra in tutta la sua grandezza. Sulla sinistra si intravede un sentiero interrotto da essa; credo che si tratti della Via degli Alpini, percorso realizzato dalle penne nere durante la Prima Guerra Mondiale. Il tracciato non presenta grosse difficoltà ma in molti tratti il ghiaione è infame, si scivola che è un piacere.

La cima della Manzina e il monte Confinale ci guardano le spalle per tutto il tragitto mentre lassù, su uno sperone di roccia eccolo il famoso “rifugio dal tetto giallo”.

In circa 1,40 ore dalla baita del pastore eccomi finalmente ai 2877 m. Da qui la vista spazia fino al gruppo del Bernina e Piz Palù. Mentre mangio qualcosa sento dire che stanno salendo due a cavallo. Da questo punto non vedo il sentiero e inizialmente penso a uno scherzo. Non sento più nulla. Mi fermo a scattare qualche foto e quando risalgo mi trovo di fronte veramente due cavalli.

Il bello della montagna. C'è chi è arrivato a piedi, chi in MTB e chi a cavallo ma qui siamo tutti uguali, accomunati dalla passione per la montagna.

In cinque minuti a piedi si può arrivare alla vedretta Zebrù. Che spettacolo. Il ghiacciaio ci mostra le sue rughe. Pensare che “qui dietro” c'è anche il Re Ortles. Il tempo perde valore, i minuti si dilatano e nei luoghi dove si arriva con le proprie forze non si vede nessuno camminare sui ghiacciai in infradito e tacchi. Dove non arriva il business, non nascono le polemiche.

ghiacciaio

Entro in rifugio e come la scorsa volta ritrovo il fantastico caffè del Commercio Equo e Solidale più una fettona di torta alle mandorle. Bellissimi i sorrisi delle rifugiste. Bella la “mentalità” con cui è gestito. Persino l'Internazionale vedo su un tavolo. Ampia disponibilità di tè del Commercio Equo e Solidale. Woowww.

Per me le torte sono come la pizza, vanno mangiate con le mani. Un po' uso la forchetta ma poi via di mani. Mi riempio le dita di cacao e glassa di cioccolato con cui erano decorati il piatto e la torta. Passerò per troglodita ma mi succhio anche le dita tutte appiccicaticce. Dalla finestra si vedono grossi nuvoloni sopra Bormio. Probabilmente li piove già. Quei nuvoloni mi dovrebbero dare la sveglia per muovermi ma rimango fermo, rilassato, posseduto dall'atmosfera del rifugio.

All'esterno mi fermo a far quattro chiacchiere e qualche foto di rito. Nemmeno quest'anno ho visto la famosa Fox. Non posso ritardarmi ancora, non tanto per la pioggia, ma di prendere i tuoni in montagna non mi va.

V Alpini

La discesa fino a Bormio

Con la front-ina anche la discesa fino a circa 2400 m sarà pedalabile in pochissimi tratti. Superato un tornante con il fondo a lastroni in sasso finalmente si sale in sella e giù.

Ho sempre sostenuto che la Val Zebrù merita di essere assaporata e gustata con calma e quindi fatta in salita (e ancora lo penso) ma anche in discesa è un paradiso. Ti fa godere la discesa per nulla tecnica e mi fa venir voglia di non mettere subito le gomme sull'asfalto per scendere a Bormio.

Alle Tre croci non seguiamo la strada dell'andata ma prendiamo il sentiero 547, in salita, sulla destra che porta al parcheggio Fantelle. Si prosegue per circa 1 km su strada asfaltata e dopo un tornante si gira a destra su stradina sterrata che poi lasceremo per continuare mantenendo la quota su sentiero (cartello indicatore Stravalfurva).

Alcuni tuoni in lontananza mi fanno dubitare sulla scelta di allungare la via di ritorno ma oramai l'abbiamo imboccata e non si torna indietro. Alla fine del sentiero sbuchiamo dove solitamente si parcheggia per prendere la bellissima Strada militare dell'Ables e scendiamo per circa 200 m prima imboccare una carrareccia sulla destra (sempre cartello indicatore Stravalfurva) e al primo bivio eccoci sulla Pedemontana della Reit.

Andando sulla sinistra si scende a Teregua. Noi andiamo a destra, destinazione Bormio. Ho sempre sostenuto che la Pedemontana è piana ma oggi mi rimangio tutto. Subito una salita che non è molto lunga fa sentire la stanchezza e sinceramente preferisco farla a spinta. Attraversiamo un ponte e, dopo un breve tratto erboso, ci ri-addentriamo nel bosco.

pedemontana

Poco dopo, quando si arriva a una panchina e una struttura per cibare i cervi durante l'inverno, bisogna fare attenzione a prendere il sentiero sulla destra. Lasciamo scorrere le ruote, ignorando le varie deviazioni e prestando attenzione agli escursionisti, in 3,5 km arriviamo alla strada statale dello Stelvio.

Il soffice sottobosco della Pedemontana della Reit è sempre un piacere da pedalare, ma ancora una volta mi conferma che il suo massimo splendore è in autunno. In poco meno di 4 km su noiosissimo asfalto ritorniamo al punto di partenza passando per la pedonabile Via Roma. Che giro!! Bellissimo. Mi è rimasta l'adrenalina in corpo per giorni. Spero che anche l'anno prossimo possa arrivare al Quinto Alpini perchè questo posto ti entra dentro e non ti lascia più.

 
 
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kiescro

Classe '82 e da sempre amante della montagna e della bici. Negli ultimi anni nasce la passione per la fotografia e tra alti e bassi le tre cose si sono unite permettendomi di vedere e vivere la tranquilla natura con occhi e tempi diversi. Persona di poche parole quindi meglio far due pedalate che descriversi ci vediamo in montagna e ricordate... non esiste nulla di più buono delle torte dei rifugi alpini ;)