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Dentro al viaggio in bici di Jovanotti: Cile, Atacama, Argentina
Non voglio cambiare pianeta, la docu-serie disponibile in streaming su RaiPlay e dal 19 novembre 2021 sul canale YouTube di Jovanotti, racconta il cicloviaggio di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti da La Serena a Buenos Aires passando per il tostissimo deserto di Atacama e il Paso Jama. Sulla base delle immagini della serie ho volato con la fantasia nel suo viaggio giocando al toto-attrezzatura e al toto-percorso, trascrivendo la traccia del collega cicloviaggiatore Jovanotti.
Nella primavera 2023 è uscita la nuova docu-serie su raiplay Aracataca: non voglio cambiare pianeta 2 dedicata a un altro viaggio di Jovanotti in sudamerica.
In questo articolo
Non voglio cambiare pianeta
Musicalmente non sono un fanboy di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, né vado a cercare le sue playlist. Certo, sono cresciuto nel periodo storico in cui sono usciti i suoi più grandi successi e se capita un suo "classicone" non mi tiro indietro. Ma qui non siamo su Rolling Stone, non parliamo di gusti e generi musicali e quindi non ci interessa la sua occupazione principale. Siamo su Life in Travel e parliamo di sogni, di viaggi; ci interessano le avventure dei cicloviaggiatori nel mondo, e in questo caso una delle occupazioni secondarie di Lorenzo, la sua grande passione per i cicloviaggi.
In particolare il suo ultimo viaggio in bici, da La Serena in Cile a Buenos Aires, passando da Antofagasta, il deserto di Atacama e Salta, da cui è nato un interessante docu-trip disponibile su Rai Play e sul canale YouTube del cantautore, Non voglio cambiare pianeta, montato e diretto da Michele Luganesi e realizzato insieme a Federico Taddia. La serie prende il titolo da un verso di una poesia del cileno Pablo Neruda, letta con visibile commozione da Jovanotti su una spiaggia al tramonto, e racconta il viaggio in bicicletta alla sua maniera con immagini semplici ma suggestive, citazioni, cover, riflessioni e gli occhi pieni di stupore di chi esplora nuovi mondi.
Lorenzo si innamorò del viaggio in bicicletta già nel gennaio del 1998, quando percorse la Patagonia e partorì Il grande boh, una raccolta di materiale autobiografico stesa durante la preparazione dell’album L’albero. Poi, come accade a molti, non smise di esplorare il pianeta in bicicletta: ricorda con piacere l’avventura ispirata dall’opera Viaggio in Armenia di Mandel’štam, partendo da Erevan e attraversando l’Iran passando anche per il Kurdistan. Solo pochi anni fa ci aveva deliziato con il road-movie Vado a farmi un giro – Jova Zelanda, attraversando la Nuova Zelanda per 3000 km…
Pier Bergonzi su Sportweek lo definisce “un ambasciatore, o meglio un evangelizzatore della bici” (Sportweek #19 del 9 Maggio 2020). E sicuramente grazie al fatto di essere un personaggio pubblico, Jovanotti è il perfetto testimonial involontario dell'avventura a pedali. Proprio in questo periodo (come al solito qui su Life in Travel arriviamo con i tempi lenti dei pedalatori) il collega cicloviaggiatore Jova ha sfornato la serie Non voglio cambiare pianeta per Rai Play, una dichiarazione d’amore per la Terra e al tempo stesso un inno alla scoperta della stessa in sella al suo destriero a due ruote. Lorenzo non nasconde anche la voglia matta di ripartire a scoprire il pianeta.
L'artista condisce la storia con racconti, aneddoti, balletti, una colonna sonora registrata in quarantena ad hoc e tanti monologhi – anche deliranti – sulla potente macchina del corpo umano, su personaggi illustri, letterati, musicisti. Il tuttto narrato con l’allegria tipica del poliedrico Jova, con citazioni di Cortazar, Neruda, Primo Levi, Bertolucci, Mariangela Gualtieri, Bukowski e con una richiesta a tutti i pedalatori che sanno mantenere un ritmo costante (definiti frullatori) di unirsi e partire...
Limitarci ai numeri per un viaggio emozionale di così grande portata è sterile e li abbiamo già visti un po’ ovunque… ma almeno questi ci permettono di inquadrare l’avventura: 3000 km, quasi 20000 metri di dislivello positivo, 40 giorni di viaggio, più di 200 ore sulla bici, 60 ore di girato che hanno portato alla realizzazione di 16 episodi da circa 15 minuti ciascuno, tutti da gustare, disponibili gratuitamente su YouTube.
Non voglio però limitarmi a fare da agenzia stampa di Jovanotti nel riportare la notizia, perché userò il suo viaggio come scusa per addentrarmi a fondo soprattutto sul mezzo di trasporto e sulla traccia. Questo gran classico dei viaggi in Sud America, che potrebbe sembrare sempre uguale e riproposto in più salse, è vissuto da ognuno a proprio modo, insomma “un trip”, come lo definisce Lorenzo stesso. Oltre alla mini serie di cui sto parlando, ti consiglio di leggere il diario di viaggio di Simona, da poco rientrata in Italia dal suo viaggio in Sud America (di cui ci racconta per immagini anche nel recentissimo video), oppure la traversata di Leo e Vero da Nazca a Salta, che a tratti passano negli stessi luoghi del cantautore italiano.
Jovanotti, qualche informazione sul cantante
Prima di addentrarci nelle informazioni più interessanti per noi cicloviaggiatori, cerchiamo di capire un po' di chi stiamo parlando anche se il personaggio probabilmente si presenta da solo. In ogni caso, Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, è nato a Roma nel 1966 ed è sposato dal 2008 con Francesca, da cui hanno avuto una figlia nel 1998, Teresa.
Jovanotti è davvero uno stangone dato che la sua altezza è 1.93 cm ed è sempre stato molto magro (85kg circa). Andiamo però ora a vedere le cose davvero interessanti di questo suo viaggio. Bici, setup, percorso.
La bicicletta di Jova
Dopo aver letto qualsiasi assurdità sui social (“eri seguito dalla troupe televisiva”, “avevi la bici a pedalata assistita”, “non eri allenato per fare 150 km al giorno”…), ho voluto giocare al toto-bicicletta, a indovinare le caratteristiche della sua bicicletta, Ippogrifo, e il suo setup da cicloturismo. Poche settimane dopo questa scommessa, il meccanico Gus ci ha rivelato tutte le componenti del mezzo usato sulle Ande.
Come un abile alchimista, Augusto “Gus” Baldoni, meccanico e rivenditore di biciclette definito da Jova “il mio pusher di felicità” nonché già compagno di Jovanotti nell’avventura sulla Karakorum Highway in Pakistan anni fa – avventura che tra l’altro diede proprio la spinta al Baldoni di lasciare l’occupazione del tempo e aprirsi il proprio negozio di biciclette -, ha creato un interessante ibrido.
Jova la presenta come Hippogriff Adventure Bike, per richiamare le caratteristiche dell’ippogrifo, questo animale mitologico in forma di cavallo alato con testa d’uccello, creato dalla fantasia di L. Ariosto nell’Orlando Furioso, dov’è così descritto:
Non è finto il destrier, ma naturale,
ch’una giumenta generò d’un grifo:
simile al padre avea la piuma e l’ale,
li piedi anteriori, il capo e il grifo;
in tutte l’altre membra parea quale
era la madre, e chiamasi ippogrifo
(IV, 18).
Prima della dichiarazione ufficiale da parte di Gus nei primi giorni di giugno, è stato parzialmente confermato ciò che fu inzialmente il mio personale tentativo di intuire le caratteristiche tecniche della bici basandomi sulle immagini del docu-trip e sui post Instagram e Facebook di Jovanotti, di Baldoni Bike Shop e di Hippogriff Adventure Bike. Ora che il video promesso dallo stesso Baldoni per parlare dei due mezzi usati per il viaggio è stato realizzato, ecco ciò che si sa delle Hippogriff.
In soldoni si tratta di un telaio Locomotive Scotsman in acciaio inox (taglia XL che sembra addirittura piccolo data l’immensa altezza di Jovanotti, 1.93 m), una forcella in carbonio Salsa Firestarter, un molto interessante manubrio Surly Moloko con aggiunta di prolunghe, che offre svariate posizioni, il rivoluzionario sistema sospensore pipa Redshift SchockStop, un reggisella Specialized SWORKS Roubaix con elastomeri, una sella Specialized Power Comp, il cambio Sram GX con monocorona anteriore e 12 velocità, cerchi Stan's Notubes Flow EX3 da enduro e coperture da 28" Maxxis Re-Volt 700x47c.
Hippogriff monta due portapacchi Tubus, il Tara nella zona anteriore e il Cargo nella posteriore, sfruttati per ancorare le numerose borse da cicloturismo classico che sono le intramontabili Ortlieb Front e Back Roller Pro Plus rispettivamente da 12,5 e 40 L oltre a una borsa manubrio Ortlieb Ultimate Six Pro per gli oggetti di primaria importanza e con spazio per l’intramontabile cartina cartacea (anche se si intravede un GPS Garmin Edge 1030 usato principalmente come bussola e informazioni sulle “prestazioni”).
Oltre alle borse più capienti per i ricambi, le scorte di cibo, gli attrezzi per eventuali riparazioni e un i-pad, Jova trasporta 10 litri di acqua, suddivisi in 3 borracce Camelback, 1 bisaccia da 3 L e uno zaino Camelback da 4 litri, oltre a una immensa tenda da 3 persone, un materassino e un sacco a pelo The North Face, trasportati sopra al portapacchi posteriore. Completano il setup due borse da bikepacking Miss Grape, una top tube chiamata Node per le barrette o altri oggetti di rapida reperibilità, una food pouch chiamata Bud usata come porta thermos per l'immancabile mate e la firma di ogni cicloturista delle grandi distanze, la mini asta con bandiere italiana e cilena che sventolano felici.
Non sta a noi giudicare se il materiale trasportato sia troppo o troppo poco, anche se è Lorenzo stesso a dichiarare di avere con sé 50kg tra bici e bagagli, ma soprattutto di essere rientrato a casa con vestiti rimasti intonsi... e nel corso delle 16 puntate gli contiamo almeno 4 cambi di maglie da ciclismo. Di certo non lo si può biasimare per aver trasportato un set di preparazione del mate, che ama sorseggiare durante le pause all’ombra per sfuggire alla “stufa che qualcuno esce ad accendere appena il sole accenna un saluto”.
Avrà esagerato? Se è tornato a Cortona per registrare la colonna sonora e raccontarcelo, vuol dire che è riuscito nell'impresa!
Hippogriff in breve
Ecco nel dettaglio Hippogriff, con l’elenco delle caratteristiche tecniche:
- Telaio Locomotive Scotsman XL in acciaio inox
- Forcella in carbonio Salsa Firestarter
- Manubrio Surly Moloko con aggiunta di prolunghe verticali
- Attacco manubrio con sospensione Redshift ShockStop, +/-6 °
- Reggisella Specialized SWorks Roubaix con elastomeri
- Sella Specialized Power Comp
- Comandi SRAM GX Trigger
- Guarnitura SRAM GX Eagle 32T (GX Eagle 1x12V) con cassetta Sandrace
- Pacco pignoni 10-50 12V (GX Eagle 1x12V)
- Freni a disco meccanici Avid BB7
- Pedali Shimano XT flat/SPD
- Cerchi 700c Stan's NoTubes ZTR Flow EX3
- Copertoni Maxxis Re-Volt 700x47c
Ed ecco un elenco (probabilmente incompleto) delle borse e dell’attrezzatura trasportata:
- Portapacchi frontale Tubus Tara Lowrider
- Portapacchi posteriore Tubus Cargo
- Borse anteriori Ortlieb Front Roller Classic 12,5 L
- Borse posteriori Ortlieb Back Roller City Pro Plus 40L
- Borsa frontale manubrio Ortlieb Ultimate Six Pro E 7L
- Borsa toptube Miss Grape Node
- Borsa portaborraccia MissGrape Bud
- Tenda 3 posti
- 3 Borracce Camelback 1L + 1 Borraccia 3L + Zaino Camelback 4L
- Sacco a Pelo The North Face Blue Kazoo High Rise
- Materassino
- Medicine
- Vestiti leggeri
- Vestiti anti-vento e waterproof
- Vestiti ciclismo ASSOS e SPORTFUL (fondello 8mm)
- Sacca per trasporto bici EVOC
- GPS Garmin Edge 1030
- Cartina
- GoPro 8 Black
- Iphone
- Casco Oakley Helmet Aro 5 MIPS
- Cappellino
- Luce frontale e posteriore
Il percorso di Jova
Passiamo al cuore del viaggio, il percorso affrontato dal cicloviaggiatore Jovanotti. Il suo viaggio ad U rovesciata può essere spezzato in tre parti: nella prima lascia in solitaria La Serena in Cile, 500 km a nord di Santiago, pedalando verso nord a tratti lungo la costa e in parte sulla Panamericana, fino a raggiungere Antofagasta. Qui inizia la seconda parte del viaggio, quando viene raggiunto in aereo proprio da Augusto “Gus” Baldoni. Insieme percorrono circa 900 km, da Antofagasta a Salta, in Argentina, passando dalla tostissima salita delle Ande e l’affascinante Deserto di Atacama, da San Pedro a Paso Jama e poi oltre verso il confine con l’Argentina. A Salta Jovanotti saluta il compagno di pedalate per dedicarsi alla terza parte dell’avventura, l’attraversamento della pampa argentina, toccando Cafayate, Cordoba e raggiungere, dopo quasi 3000 km, Alta Gracia per poi trasferirsi a Buenos Aires, dove il viaggio si conclude. Basandoci sui 16 episodi di Non voglio cambiare pianeta ho cercato di tracciare il suo percorso e le principali città attraversate.
Dati tecnici
Dentro al viaggio di Jovanotti da La Serena a Buenos Aires
Partenza/Arrivo | La Serena/Buenos Aires |
Tempo | 40 giorni |
Dislivello | 18000 m circa |
Lunghezza | 2800 km circa |
Bici consigliata |
Bici da viaggio
|
Difficoltà | Alta, ma per i dettagli chiedete a Jova! |
Panorama | Super, ma per i dettagli chiedete a Jova! |
Files GPS
Dentro al viaggio di Jovanotti da La Serena a Cordoba (e B. Aires)
Questa traccia è stata realizzata a tavolino da noi di Life in Travel sulla base delle informazioni reperite guardando il docutrip "Non voglio cambiare pianeta" ed è un percorso indicativo simile a quello seguito da Jovanotti. Come tale va preso con le pinze e considerato solo come un filo conduttore, utile per seguire il discorso dell'articolo e comprendere indicativamente i luoghi attraversati dal cantautore.
PS: Jova, se vuoi girarci il tuo file corretto e riveduto... saremo più che felici di pubblicarlo!
Da La Serena ad Antofagasta: la Panamericana e l’Oceano Pacifico
Seguiteranno a viaggiaretra gli astri oggetti metallicicon dentro uomini stanchi,violenteranno la lunaaprendovi farmacie.È il tempo dell’uva pienae il vino comincia a viveretra le montagne e il mare.In Cile ballano le ciliegie,cantano le ragazze brune,l’acqua nelle chitarre luccica.Il sole bacia ogni portae col grano fa miracoli.Il primo vino è rosato,dolce come un bimbo tenero;il secondo vino è robustocome voce di marinaio;e il terzo vino è un topazio,un papavero e un incendio.La mia casa ha mare e terra,la mia donna ha grandi occhicolor nocciola selvatica,quando si fa notte il maresi veste di bianco e di verde,e la luna tra le schiumesogna come una sposa marina.Non voglio cambiare pianeta.Il pigro - P. Neruda
Sulle note della cover di Montagne verdi inizia il viaggio in bicicletta di Jovanotti, partendo dalla cittadina de La Serena in Cile, verso nord rimbalzando tra la famosa Panamericana e le meno trafficate strade costiere. I primi due giorni sono un po’ soft, circa 70 km al giorno, perché Jova deve sperimentare se c’è affinità con il mezzo. Lascia l’albergo dopo il rimontaggio della bici e la spedizione della borsa per il trasporto in aereo alla città di destinazione, Buenos Aires, per immettersi quasi subito sulla cilena Ruta 5.
Anche nota come Panamericana, questa strada leggendaria di 25.750 km collega Ushuaia con Prudhoe Bay, l’Argentina con il Canada, passando per Cile, Perù, Ecuador, Colombia, Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, El Salvador, Guatemala, Messico e Stati Uniti con un’interruzione nella zona di selva tropicale tra Panama e Colombia lunga 87 km, tanto fitta e selvaggia che per attraversare il confine si passa via mare.
Purtroppo durante i primi giorni inizia a combattere vane battaglie. La prima contro il sole, seguendo lo sfortunato consiglio del produttore e amico Rick Rubin, che gli ha consigliato di non mettersi la crema solare e di esporsi al sole gradualmente, 5 minuti il primo giorno, 10 il secondo e così via. Peccato che Jova pedali per almeno 10 ore al giorno al sole cocente del sud America, e alla sera anche la piccola GoPro 8 che usa per registrare il video non sappia identificare la tonalità di rosso/viola delle sue gambe, del volto e delle braccia.
Il secondo elemento contro cui combatte è il forte vento, “come un lupo è il vento” (A. Bertolucci), che tutti i cicloviaggiatori che hanno percorso le Americhe del sud hanno conosciuto: per cercare di limitarne l’azione opta per far partire le sue 10 ore di pedalata molto presto al mattino, prima del sorgere del sole, per evitare almeno 2 ore di forte vento, spesso contrario ma alcune volte incredibilmente a favore.
Il Jovanotti documentarista e turista, ustionato e spettinato dal vento, ci conduce sull’Isla Damas, nel comune di La Higuera, dove nidificano il cormorano, il pinguino di Humboldt e la sula del Perù. Dopo una piacevole parentesi di visita all’isoletta ed esilaranti dialoghi con i volatili, passa la notte al particolarissimo Lodge Punta de Domos, dove gli appartamenti sono delle tenso-strutture a forma di igloo sulla spiaggia.
Lorenzo entra nella regione di Atacama, poi pedala verso Vallenar, Huasco, per poi campeggiare sulla poetica Playa Agua de Luna al tramonto mentre legge versi di Neruda. Una strada interrotta e deserta lo fa riflettere al contrasto tra il recente periodo dei bagni di folla del Jova Beach Party, per poi condurlo alla Riserva naturale Pan de Azucar, a Caldera, Chañaral e Taltal, e dopo una settimana di viaggio raggiunge Antofagasta, dove termina la prima parentesi dell'avventura.
Da Antofagasta a Salta con Gus: Il Deserto di Atacama
Tu che sei in viaggio,sono le tue ormela strada, nient’altro;tu che sei in viaggio,non sei su una strada,la strada la fai tu andando.Mentre vai si fa la stradae girandoti indietrovedrai il sentiero che maipiù calpesterai.Tu che sei in viaggio,non hai una strada,ma solo scie nel mare.A. Machado
Seconda parte di viaggio, non più in solitaria. Entra in scena Augusto “Gus” Baldoni, amico e compagno di viaggi passati e presenti di Jovanotti, che pedala su una Locomotive Westlander in assetto da cicloturismo classico proprio come Jova. Oltre a essere un cicloviaggiatore, Gus è un meccanico competente e uno dei primi incarichi una volta raggiunto l’amico è aiutarlo nella sostituzione della catena, le cui maglie dopo 1500 km sul monocorona “si sono rilassate”.
Il giorno successivo, dopo aver fatto scorta di cibo e acqua, inizia la scalata verso le Ande, che vedrà i due viaggiatori passare dal livello del mare a 5000 metri di altezza. È un crescendo emozionante che include numerosi balletti, abbuffate della colazione, esilaranti momenti di pedalata in solitaria, attese, foglie di coca, l’attraversamento della linea del Tropico del Capricorno, saluti ai numerosi Guanaco e Lama, con una tappa di un paio di giorni per acclimatarsi all’altezza di San Pedro de Atacama prima di entrare nel deserto e affrontare la salita di 2000 m di dislivello.
L’ossigeno scarseggia, la pendenza costante si fa sentire e raggiungere il Paso Jama risulta una vera impresa. I giorni più duri di tutti, un “trip”, una crescita personale. In questa seconda parte del viaggio la poesia prende il sopravvento, gli occhi si fanno lucidi, lo stupore cresce. Molto evocativa è l’immagine di Lorenzo sdraiato in mezzo alla carretera proprio sulla doppia riga gialla centrale, schiacciato da un cielo azzurro all’inverosimile e annullato dalla terra rossa che lo circonda. O ancora, i due amici accasciati su un muretto a interpretare la forma delle nuvole e a salutare “i ragazzi”, i lama in lontananza.
Mentre nella prima parte del viaggio Jovanotti ci mostra un incontro con una sola cicloviaggiatrice, l'olandese Hilse, in viaggio da tre mesi in Colombia e Cile, insieme a Gus incontrano altri viandanti, tra cui il brasiliano Rafael, in viaggio da San Paolo al Messico e l’esuberante Jorge di Rodando por America, che li delizia con una perla indimenticabile: “Los que amamos la bicicleta, quieremos un mondo mejor” (noi che amiamo la bicicletta vogliamo un mondo migliore), che è un po’ la sintesi del viaggiatore.
Dopo questi incontri e superato il punto più alto, il Paso de Jama, si prosegue in cresta per circa 300 km e si raggiunge la frontiera con l’Argentina, per poi ridiscendere verso Salta, dove Jova saluta l’amico Gus e riprende la strada in solitaria a cavallo di Hippogriff.
Un'alternativa alla scalata di Jova è fare come Vero e Leo: raggiungere San Pedro de Atacama dalla Bolivia, passando per la strada delle lagune, con una picchiata di 2000 metri negativi lunga 40 km e risalire il Paso Sico più a Sud per entrare in Argentina poco lontano da San Antonio de Los Cobres.
Da Salta a Buenos Aires: la pampa e i rettilinei infiniti
Bene, gatto. Ci siamo riusciti – disse sospirandoSì, sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante – miagolò ZorbaAh sì? E cosa ha capito? – chiese l’umanoChe vola solo chi osa farlo – miagolò Zorba.Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare – L. Sepulveda
Nella terza e ultima parte delle puntate dedicate a questa sezione dell'avventura si perde la concezione spazio-temporale, proprio come quando durante un viaggio queste dimensioni sembrano sparire, sopraffatte dalle sensazioni e dalle riflessioni (questa immagine poetica non è di Jovanotti e nemmeno mia, è di Stefano Scapitta, un altro cicloviaggiatore che ama filosofeggiare a cavallo della sua bici, come durante l'ultima avventura in Laos).
Lorenzo è rimasto da solo: avendo presente la meta finale (Buenos Aires) attraversa la pampa argentina, tra i cactus e le vigne “di un verde psichedelico, gonfio di vita”, passa da Cafayate, Tafi del Valle (definita "la Desenzano del Garda argentina"), la pianura di Tucuman (dove ci ricorda che “la pampa è questa pianura dritta, senza un cambio di ritmo. Non è meno faticosa della salita, anzi è diversamente faticosa, bisogna mantenersi lucidi, fare attenzione, mantenere lo stesso passo”) e ancora Monteros, Taco Ralo, Recreo e Cordoba. Quest’ultima, definita “una città punk”, lo affascina “per il suo carattere selvatico anche nell’architettura, un po’ sovietica, un po’ audace anni ’80, elementi bruttissimi, alcuni post-coloniali, un bel mischione, come se fosse la sorella bruttina di Buenos Aires, bruttina ma che se la gode, perché si fa i fatti suoi”.
Sotto la pioggia, respirando un intenso petricore e accompagnato da un piacevole mashup (un mix tra le cover della sua Piove e Hasta siempre, Comandante di Carlos Puebla) parte per un’escursione ad Alta Gracia, per rendere omaggio alla madre di Che Guevara, presso la Casa-Museo del Che. Qui si conclude, dopo 3000 km, anche la pedalata di Jovanotti che si sposta in bus per l'ultima tappa e destinazione finale di questo viaggio fisico e introspettivo: Buenos Aires.
Qui ha modo di girare tra le vie e i quartieri a mezzo scarico (per stupirsi di quanto sia leggero il mezzo senza bagagli), attraversare la zona del tango e il museo di Cardel, passare tra il blu e il giallo della zona del Boca, proprio di fianco allo stadio e ancora davanti alla Casa Rosada, prendere un caffè nello stesso Bar London City dove lo scrittore Cortazar amava sedersi al tavolino d’angolo, per concludere ufficialmente il suo viaggio in un edificio simbolico, il Palazzo Barolo, ispirato alla Divina Commedia di Dante.
In un ultimo episodio bonus di questa piacevole serie, Jovanotti spiega il processo creativo dell’intero prodotto televisivo, della registrazione dei voice-over e della colonna sonora interamente cantata e suonata da lui. Non manca l’aneddoto legato alla conoscenza di Augusto, che l’ha assistito nella realizzazione della bici da viaggio adatta e l’invito a tutti a continuare a cercare la felicità “viaggiando, una condizione di movimento, breve, che dura un attimo ma che noi continuiamo a cercare, la sensazione in cui ti senti in divenire verso qualcosa migliore, una sensazione forte”.
Sazi di immagini, descrizioni, citazioni e ispirazioni che il collega Jovanotti ci ha offerto col suo trip (corsivo) ma affamati di sensazioni autentiche e nostre, non ci resta che inforcare il mezzo, qualsiasi esso sia... e cercare il nostro personale attimo di felicità. Buon viaggio!
"Fate viaggi in bici, è meraviglioso!"
Dove guardare gli episodi della serie Non voglio cambiare pianeta di Jovanotti
A questo link puoi guardare tutti gli episodi della serie Non voglio cambiare pianeta di Jovanotti.
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Francesco G
ITA - Ho 33 anni e sono piemontese, anche se da qualche anno vivo e lavoro in Lombardia. Dopo un inizio da totale inesperto in questo campo, mi sono avvicinato al mondo dei cicloviaggi e della bicicletta sempre più. Oggi posso definirmi "cicloviaggiatore", e assieme all'altra mia passione - il videomaking - non mi fermerei mai! Cyclo ergo sum, pedalo quindi sono, per cercare di capire perché andare in bici sia così bello, terapeutico, ricco... E ogni volta che provo a capirlo, non ce la faccio, e sono costretto a ripartire sui pedali!
ENG - I'm from Piedmont and I'm 33 years old, I have been living and working in Lombardy for a few years. After a start without any competence in this field, I then approached the bicycle world more and more. Today I can call myself a bicycle traveller and videomaker who would never ever stop. Cyclo ergo sum, I cycle therefore I am. I ride my bike trying to understand why it is so beautiful, rich, therapeutic. And every time I try, I do not understand it. So I must leave again...
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico