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Pedalata sugli Appennini | Tappa 8: quasi cento ma di meno
Scritto da jimmy
Avrebbe dovuto chiamarsi una cosa tipo “viaggio attraverso le tenebre", oppure “il record delle vacanze”. Invece sì chiama come i chilometri che ho percorso, sì perché alla fine, anche volendo, i 100 km non sono riuscito a superarli nemmeno in una tappa. E questo è giusto perché, alla fine, questa è stata la Pedalata sugli Appennini non la Traversata delle Alpi. Altra esperienza, altri ritmi.
Martedì 18 agosto 2015, Castelnuovo della Garfagnana (LU) 438 m.s.l.m. ——> La Spezia (SP) 3 m.s.l.m
99,9 km | 5:48 culo in sella | 6 km con pioggia
1781 m dislivello | 1 passo (Passo del Vestito 1151 m.s.l.m.) | 1030 cal | 10,5 € spesi
Non mi sento molto divertente al momento, magari mi viene qualcosa di bello dopo. Intanto vi spiego come è funzionava l’ultima tappa di questo breve e bel giro. Anzitutto mi sono svegliato. Difficile fare tutto senza svegliarsi. Freddo, niente sole (sveglia e partenza più mattiniera della vacanza), tenda umidiccia. Ma tanto era l'ultimo giorno, quindi la necessità di avere la tenda asciutta la sera non c’era. Avrebbe anche dovuto piovere secondo le previsioni, ma fortunatamente sono stato graziato. La colazione è stata la peggiore di sempre, fatta in piedi o ranicchiato, senza alcun supporto dove appoggiare le cose, tutto di fretta mentre preparavo i pacchi per la partenza.
Dopo un paio di voli da supereroe avanti e indietro per il campeggio con i teli superiore e inferiore della tenda per garantire una sufficiente asciugatura (per fortuna che era presto e non mi ha visto nessuno), ho chiuso tutto il set e iniziato a pedalare. La crostata delle mamme a 1€ era buona ma si sentiva che la marmellata era quella del supermercato, a differenze delle crostate fatte in casa che sono tutta un’altra cosa. Anche i biscotti erano così così ma tutto sommato andavano bene.
Poco dopo la partenza mi sono subito reso conto che quella che stavo prendendo era una strada spettrale. Si tratta di una gola che si inoltrava seguendo un fiume nel bel mezzo delle Alpi Apuane.
La cosa non era negativa, anzi. Assomigliava alla tappa del Col de la Bonette dell’anno scorso, con leggerissima pioggerellina e musica eterea come piace a me. Anzi, dato che ci siamo vi consiglio un album come ho fatto l’anno scorso. È uno di quelli che ascoltavo durante l’intervallarsi di "scenografie dark” durante questa ultima tappa.
L’album si chiama Apollo Atmospheres & Soundtracks di Brian Eno With Daniel Lanois & Roger Eno. È una pietra miliare, i musicolfili noteranno che uno dei pezzi è diventato abbastanza famoso per via di un film.
Comunque la conferma dell’entrata nelle tenebre è arrivata dopo il passaggio in questo corridoio di piante scure.
Nel mezzo, come si può vedere, ci ho perso pure la cartina quindi sono dovuto tornare indietro terrorizzato e rimetterla sul mio borsello da manubrio.
Poco dopo ho trovato una paese che non ero sicuro esistesse veramente ma poi ho scoperto che esisteva eccome. Era la versione dark di Verrucola e si chiamava Isola qualcosa. Incredibilmente affascinante in quell’atmosfera nuvolosa e piovosa, scavato nel fondo della valle.
La sfilata spettrale delle Alpi Apuane, però, non è finita, dato che poco prima di salire verso il paese di Arni, il villaggio fantasma con saloon e ufficio dello sceriffo, si è presentato più cadavere che mai nel bel mezzo della strada.
Potrebbe essere tutto, ma dobbiamo ancora arrivare al top del top.
Il top del top è una cosa semplicissima. Talmente semplice che di più non si può. Pensate a una cosa talmente semplice che non c’è. Pura e semplice assenza. Come il buio. Il buio di una galleria (2 gallerie in realtà) lunga centinaia di metri e presentata al suo ingresso come “Galleria senza illuminazione”. Allora pensi va beh dai pedalo un attimo e poi sono fuori.
Eh no invece! Anzitutto le gallerie erano belle lunghe, ma cosa più importante, il buio era talmente buio, ma così buio, che non vedevi assolutamente nulla. Anche il faretto davanti alla bici illuminava pochissimo e comunque ci volevano almeno 30-40 secondi prima che la vista si adattasse a quella condizione e facesse della torcetta la sua primaria fonte di illuminazione.
Quando è così completamente buio e non vedi i segnalatori ai lati della strada come invece ha tracciato leggermente la macchina fotografica, non ti resta che affidarti all’equilibrio, mirando a quel minuscolo puntino di luce che c’è davanti a te. Ad un certo punto, nella seconda galleria ho dovuto frenare perché sentivo di aver perso un po’ di orientamento e infatti stavo andando a sbattere sulla parete di roccia alla mia destra.
Dopo le gallerie tenebrose, la ciliegina sulla torta: le cave del famosissimo marmo di Carrara che mostravano un attacco alla montagna, proprio come una carie avanzata distrugge un dente. La carie è nera, qui no ma è lo stesso.
Ma noi trentini ci siamo abituati perché abbiamo le cave di porfido di Albiano…
Ma ecco che fra una tenebra e l’altra si apre uno spiraglio di sole verso il mare e un bel paesino che non ricordo come si chiama
Quindi Massa e poi Carrara. E poi su e giù e su e giù e su e giù. E finalmente la colazione per i prossimi giorni…
Ah, se non si capisce, queste sono tutte more…
Uno dei più bei panorami del viaggio, quello su Fosdinovo,
chiude il viaggio che termina a La Spezia per salire sul treno e portare al mio innamorato il regalo d’amore per le nostre colazioni
Mi rendo conto di essere stato super noioso in questo ultimo diario e mi dispiace, ma purtroppo con la testa sono già nel mondo del lavoro e non posso farci nulla. Dannato lavoro. Odio il lavoro e odio lavorare.
Qualche dato delle ferie:
- 577,5 km
- 12.910 mt dislivello
- 36h44 minuti di pedalata
- 8 tappe
- Record di gelati mangiati: oggi 5 gelati + 1 serale dopo la cena - macrobiotica! - a Genova
Ciao a tutti ancora, ci sentiamo per la prossima avventura!
Ecco tutte le tappe della pedalata sugli Appennini di "Jimmy e Gino":
Tappa 0: compitini pre-partenza Tappa 1: mezza tappa e riso gratis Tappa 2: tappa intera e gambe a pezzi Tappa 3: il Cayenne, la crostata assassina e boia chi molla Tappa 4: sì, sì... ma gli Appennini? Tappa 5: ultima cena Tappa 6: anche gli Appennini nel loro piccolo si alzano Tappa 6,5: shopping, ozio e dormite infinite Tappa 7: a volte ritornano Tappa 8: quasi 100 ma di meno
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Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico