La strada tra Nazca e Cusco incontra, all'incirca a metà del suo cammino, un canyon che è chiamato dai suoi stessi abitanti Quebrada Linda (Bella valle). Effettivamente, dopo aver percorso questa vallata del Perù in bici non possiamo che confermare le parole dei suoi abitanti.
Nottata movimentata
Un chiasso assordante, voci maschili dure ma gentili ci svegliano. Saranno le 22.00 e noi dormiamo ormai già da due ore (questi sono i ritmi che abbiamo preso in questo
viaggio in bici sulle Ande). Nella stanza a fianco alla nostra sono arrivati quattro poliziotti al termine del turno: si sistemano senza battere ciglio nell'unica stanza rimasta, in due letti matrimoniali. Al mattino condividiamo con loro il bagno e ci fa sorridere il fatto che quattro omoni grandi e grossi abbiano potuto dormire tutti in una stanza grande quanto la nostra (circa 10 mq).
Buongiorno Quebrada Linda
Lasciamo poco dopo l'alba la poco significativa
cittadina di Chalhuanca raggiunta dopo aver passato
le splendide lagune di Negromayo. L'orologio segna le 5.40 ma il sole è già alto all'orizzonte. L'aria non è fredda nonostante il nostro altimetro segni 2900 m circa… dopo il gelo di Pampamarca ci sembra impossibile!
Sappiamo che per gran parte della giornata seguiremo il corso del fiume, seguendo la corrente. Questo significa che la strada scenderà, lieve ma costante, verso le rigogliose foreste amazzoniche. Da una casa isolata poco lontana dalla strada, un fragoroso “Buongiorno” ci coglie impreparati. Ci giriamo e rispondiamo in spagnolo, senza capire chi sia stato l'autore del saluto e come abbia fatto a sapere la nostra nazionalità… ci resterà il dubbio per sempre!
Il Giapponese non concede il bis
Un ampio parcheggio ed un ristorante immenso tutto per noi. Ci concediamo una colazione a base di caffè solubile e crackers (l'immensità della sala ristorante è inversamente proporzionale alla fornitura della dispensa!). Siamo soli ed è un'ottima scusa per scambiare quattro chiacchiere con il proprietario di questo isolato locale che decide di raccontarci storie di altri cicloviaggiatori passati di qui.
Il caffè non è un granché, ma ascoltare la storia del cicloturista giapponese che suonava la chitarra e non concedeva il bis richiesto, è stato uno spasso!
Verso l'Amazzonia
La strada prosegue sul fondo del canyon e nonostante qualche cane attenti alla nostra salute ringhiandoci addosso, la pedalata prosegue fluida verso l'Amazzonia, dove il fiume finirà tra centinaia di chilometri. È curioso pensare che le acque che ci scorrono a fianco, poco distanti dall'oceano Pacifico, concluderanno invece la loro corsa nell'Atlantico, migliaia e migliaia di chilometri più ad est, dopo aver attraversato tutto il Brasile ed essere confluite nel fiume più grande della Terra.
Un ciclosognatore
Dopo ore di pedalata, con il sole che si fa sempre più cocente, raggiungiamo un piccolo paesino dove un ristorante dalle pareti colorate attira la nostra attenzione. Decidiamo di concederci un pranzo a base di pollo ed ecco una nuova occasione per quattro chiacchiere. Il cameriere, probabilmente figlio dei proprietari, è curioso e ciarliero. Ci mitraglia di domande sul nostro viaggio in bici, sulla nostra provenienza e sulle nostre prossime mete. Noi rispondiamo volentieri e notiamo nei suoi occhi un certo sguardo sognante: avremo creato un futuro cicloviaggiatore?
Di certo scopriamo che questa è una strada piuttosto battuta per il cicloturismo in Perù, dato che anche da questa locanda ne passano parecchi (sempre in termini relativi!).
Abancay, città da dimenticare
Dopo oltre 100km di pedalata, ecco il peggior nemico del cicloviaggiatore che si alza d'improvviso: il vento in faccia! Dobbiamo pedalare anche in discesa e la fatica si fa sentire. Un ponte, un bivio e si abbandona il fiume che prosegue la sua corsa verso valle. Noi invece rimettiamo il naso all'insù: gli ultimi 15 chilometri saranno di salita, per raggiungere i 2500 m della città di Abancay. Attraversiamo una zona di coltivazione della canna da zucchero ma ci perdiamo il delizioso succo.
Una tarantola sulla strada, probabilmente schiacciata da un'auto, ci fa scorrere un brivido lungo la schiena. Il resto è tutto salita fino alla periferia di Abancay: sporcizia, camion e fumo, strada pendente e buche nell'asfalto larghe metri. Un incubo!
Il centro città non è molto meglio: una delle più brutte cittadine mai attraversate in bici. Troviamo un alloggio economico, ci fiondiamo in stanza e cerchiamo di dimenticare al più presto il postaccio in cui siamo giunti… magari pensando a domani, ai 4000 m da superare ancora una volta!
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico