Il mare dalla montagna, la montagna dal mare; sono scenari mozzafiato quelli che la Sicilia regala al viaggiatore, paesaggi che non ci si stanca mai di ammirare e che lasciano un ricordo indelebile nei ricordi, nell'anima, negli occhi di chi le osserva. Il mare dalla montagna è quello che vedremo, che percorreremo, durante il cammino alla scoperta di uno dei luoghi più affascinanti dell'isola, vero e proprio paradiso in terra ed essenza vera della vera Sicilia. Stiamo parlando della Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, che lungo un sentiero che parte da Scopello, può essere attraversata in tutta la sua ampiezza fino a raggiungere San Vito lo Capo, con i due paesi ad incorniciare e “limitare” un territorio di sconfinata bellezza.
L'accesso alla riserva lato sud, quello appunto dalla parte di Scopello, permette di lasciare eventualmente il proprio mezzo nell'ampio parcheggio, ove si colloca anche la biglietteria.
Viaggiare informati: qualche piccola precauzione
AGGIORNAMENTO 2022 - Grazie a Davide che ci ha segnalato l'attuale divieto di accesso alla riserva in bicicletta. Il presente percorso resta comunque fattibile a piedi
É strettamente necessario, prima di guadagnare l'ingresso, assicurarsi di avere nello zaino crema protettiva per il sole e, soprattutto, sufficiente acqua. Il percorso infatti si snoda tra macchia mediterranea che non ripara dai raggi solari, ed i km da percorrere sono circa 6, solo andata, per cui è imprescindibile una discreta riserva d'acqua. Naturalmente, le scarpe devono essere idonee. Non sono necessarie particolari scarpe da trekking, vanno benissimo anche delle comode scarpe da ginnastica.
Fatto ciò, si può finalmente imboccare il sentiero, un tracciato che sul finire degli anni 70 era destinato a diventare una strada litoranea. Lo spettacolo sta per iniziare, infatti subito dopo aver abbandonato il sentieri sulla destra, si passa sotto una galleria scavata nella nuda roccia, e di colpo si viene travolti non soltanto dallo spettacolo naturalistico, ma anche dal rumore assordante degli uccelli in frenetico volo, tra rondini, passeri, e cinguettii non identificabili ma che, superato l'impatto iniziale, è il primo graditissimo segnale del fatto che si sta abbandonando la civiltà per entrare in piena e mistica fusione con la natura incontaminata. La galleria comunque è un tratto molto breve, seguita da un sentiero decisamente agevole e facilmente percorribile che tra tenui salite e discese, procede in direzione Capreria. A lasciare di stucco è la magia che si respira all'interno della riserva, con frequenti incontri con lepri e conigli, incroci e fusioni di colori e numerosissime specie vegetali da trasmettere l'impressione che da un momento all'altro si possa cascare nella tana del Bianconiglio e incontrare il Cappellaio Matto. E la sensazione di respirare aria salmastra, il forte odore di salsedine ed i profumi del più bel mare di Sicilia si fondono con le fragranze caratteristiche della montagna, in un connubio perfetto a circa 80-100 metri sul livello del mare.
Musei, calette e... casette
Ad infittire la passeggiata di caratteri fiabeschi ci pensano una piccola casetta rurale, chissà se la dimora di Cappuccetto Rosso, ed un'area adibita alla realizzazione ed esposizione di prodotti artigianali come panieri, ceste, realizzati da vecchi artigiani depositari delle più antiche tecniche tradizionali, in grado di intrecciare fili di palme, porzioni di canne e rami di ulivo in maniera assolutamente unica e magistrale. Non poteva mancare, in un percorso siffatto, il
museo naturalistico; a dire
il vero, già tutta l'area potrebbe essere considerata un museo della natura, ma per trovare comunque informazioni dettagliate, schede circa le tantissime specie di flora e fauna, si può dedicare una sosta al museo prendendo la breve diramazione che si incontra sulla destra lungo il sentiero.
Di ritorno lungo il cammino, manca poco per giungere alla prima caletta, scendendo i circa 80 metri di altezza fino a Cala Capreria, con acque limpide e cristalline come in tutta l'area marina della riserva. Tempo permettendo, non tuffarsi in queste acque è un vero e proprio sacrilegio. Tornando sul tracciato, le indicazioni da seguire sono in direzione dell'ingresso Nord, che poi sarebbe la nostra uscita. La vegetazione assume connotati differenti, diventando più rada e mostrando un po' quella che è la protagonista e il simbolo della vegetazione dello Zingaro, ovvero la Palma Nana, unico esemplare in Europa che nasce in modo spontaneo. Si raggiunge così Punta di Capreria Grande e ci si prepara (mancherebbero solo i rulli di tamburi) a quello che sicuramente è uno dei panorami più impressionanti del percorso: Cala del Varo, raggiungibile solo in barca, con un tratto di costa da stropicciarsi gli occhi.
Piccoli compagni di viaggio
Superata Cala del Varo, è un breve susseguirsi di casette, zone d'ombra con alberi ad alto fusto, il Museo della Manna e piccole aree adibite a uliveti, frutteti e, naturalmente, palme nane, che in taluni casi di “nane” hanno davvero poco. Spesso, poggiate sulle ringhiere di legno che di tanto in tanto costeggiano il tracciato, si incontrano simpatici esemplari intenti a prendere il sole, come inebriati dal calore della Sicilia. Si tratta di lucertole, talvolta se si è fortunati anche ramarri, con il dorso dai mille colori cangianti sotto i riflessi del sole. Meno simpatici sicuramente sono alcune specie di serpenti che si possono incontrare, come la biscia, o “serpi nivura” nel dialetto locale. Non c'è da aver paura, non sono velenose, non mordono, e fuggono via in fretta.
Seguono Cala Disa, che prende il nome dal tipo di flora che qui si infittisce, l'ampelodesma, in dialetto appunto “ddisa”; poi Cala Berretta e il bivio per Cala Marinella. Risalendo verso sinistra si va in quota, raggiungendo gli oltre 100 metri sul livello del mare, e ritornano i versi assordanti e striduli degli uccelli, sopportabili se ci si rivolge verso il mare e si ammira il fascino di Cala Torre dell'Uzzo, che da questa altezza sembra provenire da un mondo fantastico. Ed invece si raggiunge attraverso uno stretto sentiero, ed ancora una grotta segna l'ingresso, la Grotta dell'Uzzo, purtroppo non accessibile per motivi di sicurezza. Di fronte la grotta vi è un altro museo, sempre all'intero di strutture rurali che ben si fondono e confondono con il contorno natuale della riserva. Si tratta del Museo della Civiltà Contadina, ed il tripudio di alberi da frutto, di gelsi bianchi e neri, di fichi, mandorli e melograni, garantisce la giusta cornice a tale unicità.
Arrivati a destinazione. Ciò che conta però...
Il percorso sta per terminare, per buona pace dei piedi e delle gambe che chiedono riposo, ed è possibile scegliere tra due diramazioni: il sentiero principale procede a monte, mentre una biforcazione scende verso Cala Torre dell'Uzzo, magari per fare un altro tuffo prima di giungere a destinazione costeggiando il mare.
Quando alla fine del viaggio si raggiunge l'uscita, vien subito da pensare a quella famosa frase che recita “non è importante la meta, ma è il viaggio ciò che conta”. Chiunque sia stato a dirlo, non ha mai avuto tanta ragione.
Note: Il periodo ideale per visitare la riserva è la Primavera. Innanzitutto per la temperatura e le condizioni climatiche in generale. D'estate fa davvero troppo caldo, d'inverno se piove e fa freddo diventa un problema.
Dove dormire: dal momento che ingresso ed uscita della riserva sono due paesi, sta a voi decidere di prenotare un b&b San Vito lo Capo o Scopello.
Informazioni utili
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico