Come dicevo, soltanto raggiungere Nazca, punto di partenza del nostro viaggio in bici sulle Ande, è stata un'avventura.
Lasciata Milano alle 20.00, per una volta senza complicazioni nell'imbarco delle bici, abbiamo fatto scalo a San Paolo prima di atterrare a Lima alle 11.00 locali (le 17.00 in Italia) del giorno seguente. Dall'aeroporto un taxi ci ha condotto, con le bici ancora imballate nei cartoni, alla stazione dei bus da dove abbiamo viaggiato per sette ore fino a Nazca giungendovi alle 22.00.
Stremati, abbiamo trovato un alloggio ed il giorno seguente, dopo aver sbrigato le pratiche di cambio denaro e acquisto viveri per i primi giorni, siamo partiti.
Nel mezzo, una tessera del bancomat inghiottita (e poi fortunatamente restituita dopo mezz'oretta di panico), un montaggio bici nel corridoio minuscolo del nostro albergo e una coda estenuante per riuscire a ottenere contanti peruviani in banca, dato che tutte le carte in nostro possesso non funzionavano alla cassa automatica.
Partenza col botto
Le linee di Nazca, quelle pazzesche figure realizzate dalla civiltà Nazca tra il 300 a.C. e il 500 d.C. (Colibrì, Condor, Ragno...) nel bel mezzo del deserto, non sono state in questo caso il motivo della nostra presenza nell'assonnata cittadina. Nazca è stato solo un punto di partenza comodo, non troppo trafficato e ideale per iniziare a quote "umane" il nostro viaggio in bici in Perù.
Verso mezzogiorno, con il sole a picco, abbiamo caricato le bici e lasciato la piazza principale per dirigerci verso l'entroterra. Abituati all'autunno italiano e alle MTB scariche, caldo e peso ci hanno subito steso!
La strada ci ha concesso una decina di chilometri di lieve falsopiano prima di cominciare a salire più decisa. C'è da dire che le salite andine sono eterne ma mai troppo pendenti: la media è del 5-6%. Cinque ore di pedalata e soste prolungate per il fiato corto ci hanno convinto ad accamparci un po' appartati sulla strada dopo poco più di trenta chilometri percorsi.
L'indomani il ritornello è lo stesso: la strada sale arzigogolata e contorta, lieve ma costante ed oltre i 3000 m la testa si fa più pesante e le gambe più deboli. Il miraggio di un ristorante nel nulla è manna per i nostri occhi e la bistecca nodosa e nervosa che ci viene servita dopo 1700 m di dislivello, diventa una delle più buone mai mangiate.
R.N. Pampa Galeras: condor e non solo
Ripartiamo con nuove energie e dopo un secondo accampamento attorno ai 3500 m, in un vecchio ovile abbandonato, il mattino successivo la natura selvaggia ed arida della
riserva nazionale Pampa Galeras si mostra in tutto il suo splendore. Prima un gruppo di condor sorvola le nostre teste a bassa quota, poi alcuni guanachi pascolano indisturbati sulle rive del fiume che scorre sotto di noi ed infine, una volta raggiunta la pampa ad alta quota, numerosi gruppi di vigogne scorrazzano libere a bordo strada.
Facciamo appena in tempo a raggiungere il museo nei pressi del santuario istituito qui negli anni cinquanta da alcuni tedeschi che pioggia e grandine si abbattono su di noi. Sandra, volontaria della riserva nazionale Pampa Galeras, ci guida nel museo e ci invita a rimanere nel loro dormitorio per la notte, mentre Ada nel ristorantino/emporio oltre la strada ci offre il primo mate de coca di una lunga serie.
Dolce Abra
Al mattino Sandra, che è qui per realizzare una tesi sui condor, ci mostra (a debita distanza) il loro dormitorio. Purtroppo la pioggia di ieri li ha tenuti lontani e si notano solo le pareti rocciose imbiancate dai loro escrementi. Salutiamo e ci ritroviamo a pedalare in un ambiente lunare, alla prima "Abra" (valico) del nostro viaggio in bici in Perù: 4150 m!
La picchiata verso valle ha un sapore agrodolce perché sappiamo che la discesa è sempre seguita da una salita. L'ambiente ed i panorami ci cullano e distraggono.
A mezzogiorno, in un paesino sperduto sui pendii di una vallata incantata, ci concediamo un pranzo pantagruelico a base di "trucha fritta", pesce d'acqua dolce che in Perù si trova ovunque e "chicharron de pollo", bocconcini fritti untissimi di pollo serviti con riso e patate fritte. I restanti chilometri per giungere a Puquio, prima vera cittadina incontrata, ci servono per smaltire il pasto!
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico