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Salita al Sasso Piatto in combinata: bicicletta – sci con partenza da Appiano
Idea di avventura
Le Dolomiti di inverno non possono che ispirare la voglia di immergersi nel modo più completo e totale possibile in un ambiente fiabesco fatto di boschi incantati e di pareti dorate e verticali sulle quali la neve ha disegnato in modo sapiente una miriade di ricami quasi inestricabile.
L'idea di attraversare in piena libertà queste nostre meravigliose montagne facendo affidamento unicamente sulle mie forze, ovvero senza ricorrere all’uso dell’automobile, per arrivare su una delle cime delle Dolomiti partendo direttamente dalla porta del mio appartamento ad Appiano mi girava in testa già da parecchie settimane.
Il progetto aveva preso forma sulle cartine geografiche dove avevo cominciato a valutare distanze, dislivelli, tempi di percorrenza; la salita che avevo in mente è una classica sci alpinistica nel cuore delle Dolomiti: il Sasso Piatto (
Con l’arrivo della primavera finalmente le condizioni della neve hanno reso sicuro il pendio finale ed è giunto il momento di passare all’azione. Devo dire, ad onor del vero, che quando arriva l’occasione propizia, con le previsioni meteorologiche favorevoli, il piano ben delineato nella mia mente e tutto sembra dire: “Vai!”, la sera prima della partenza vengo quasi sempre preso da un senso di pigrizia e di stanchezza apparenti che mi suggeriscono di non mettere la sveglia alle tre del mattino, che sotto le coperte si sta bene, che arrivato il fine settimana finalmente potrei dormire un po' di più…
Quel venerdì pomeriggio di fine marzo, seriamente intenzionato a partire la mattina successiva, già in ufficio avevo cominciato a ripensare mentalmente tutto il percorso per convincermi che era giunto il momento di mettere in pratica il mio progetto; questo esercizio lo faccio tutte le volte che mi propongo di affrontare un’uscita un po' più impegnativa del solito per raccogliere tutte le energie, concentrarmi e convincermi che ce la potrò fare.
Sceso verso le 17 nel parcheggio delle biciclette dell’azienda dove lavoro trovo la sorpresa: la gomma anteriore completamente a terra! Con santa pazienza mi accingo a cambiare la camera d’aria e dopo una mezz’ora (confesso che è la prima volta che mi capita di dover cambiare la camera d’aria alla mia bicicletta) mi avvio verso casa. Faccio ancora in tempo ad acquistare una nuova camera d’aria di scorta e poi, arrivato a casa ad Appiano mi metto all’opera per legare gli sci già corredati dalle pelli di foca alla canna della bicicletta. La padrona di casa mi scopre mentre effettuo queste manovre e, colta dallo stupore, vuole immortalarmi a fianco del mio velocipede con sci al seguito!
Preparo le borse con gli scarponi da sci, la pala, la sonda l’ARTVA, vestiti vari, un po' di cibo e le borracce, faccio il pieno di carboidrati divorando un bel piatto di pasta in bianco e vado a letto presto dopo aver puntato la sveglia alle 3 del mattino.
In bicicletta verso il Sasso Piatto?
Il fine settimana successivo, la prima di aprile, le previsioni meteorologiche non sono perfette, soprattutto per il sabato e opto per riprovarci nella giornata di domenica. Per evitare di accumulare troppa tensione, sabato mattina, forse rischiando di stancarmi troppo, decido comunque di non stare fermo e parto per una sgambata: il giro ad anello Appiano - Passo della Mendola - Fondo - Passo delle Palade - Appiano; alla fine, in circa quattro ore e dieci minuti, percorro i quasi
Appiano - Saltria in bicicletta
Dopo i primi sette chilometri di discesa svolto a sinistra ed inizio a percorrere il tratto in falso piano che attraversa la città di Bolzano; mi rendo subito conto di quanto sia pesante la bicicletta ed il pensiero non può che andare subito alle ripide rampe che mi aspettano. La città è pressoché deserta: incontro solo un paio di persone a spasso con il cane nei viali lungo l’Isarco illuminati dai lampioni e qualche gruppo di ragazzi che rientra a casa dopo una serata finita alle ore piccole passata tra amici. Faccio una brevissima sosta di fronte al campo sportivo per togliere le maniche alla corazza antivento: con la fatica il caldo comincia a farsi sentire. Cerco in ogni caso di non forzare l’andatura e mi accontento di procedere intorno ai
Superato il centro urbano, la valle dell’Isarco appare completamente avvolta nell’oscurità; solamente lo scintillio dell’acqua illuminata dal chiarore di qualche stella ed il suo fruscio accompagnano il ritmo cadenzato delle mie pedalate e del mio respiro. Questo tratto della pista ciclabile lungo il fiume Isarco lo conosco ormai a memoria per averlo già percorso numerose volte in precedenza; non ho quindi nessuna difficoltà ad individuare le due o tre svolte in mezzo alle case in corrispondenza di Ponte Isarco.
Alle cinque e mezza circa giungo a Campodazzo dove mi concedo una breve pausa prima di affrontare la ripidissima rampa che in circa cinque o sei chilometri porta alle porte di Siusi con un dislivello di circa
I pedali sono durissimi da spingere, cerco di mantenere la concentrazione evitando di pensare a quanto manca alla fine della rampa. La stradina si srotola tra vigneti sospesi sulla valle ed alcuni masi che intravedo appena alla fioca luce del faro. Tornante dopo tornante in breve guadagno quota ed il serpente nero che costituisce l’autostrada del Brennero con le luci striscianti delle automobili appare sempre più infossato sul fondo della tortuosa vallata. Supero una prima balza e, all’uscita da una curva sulla destra, intravedo la sagoma scura ed inconfondibile dello Sciliar con la Punta Santner che si staglia sulla sinistra; sta cominciando a fare chiaro e le chiazze di neve attaccate alle sue pareti verticali iniziano ad emanare una fioca luce azzurrina.
Poco prima delle sette faccio il mio ingresso a Siusi, dove mi fermo a fotografare la chiesetta alle prime luci dell’alba; ho in mente un bar dove qualche mese fa, durante la traversata del Passo Pinei, Passo Sella e Passo di Costalunga in invernale, mi ero fermato a bere un tè caldo. Mi auguro che sia aperto, ma le mie speranze vengono ben presto deluse: la stagione sciistica è ormai quasi terminata e gli albergatori si concedono in questo periodo qualche settimana di riposo. Non mi resta che proseguire verso l’Alpe di Siusi: da qui in avanti la strada è per me completamente nuova: so solo che dal bivio sulla destra poco sopra Siusi, mi aspettano nove chilometri e mezzo di salita per passare dai circa
Esaurita la lunga serie di tornanti e giunto ormai al margine superiore del bosco intravedo la fine della salita; affronto le ultime curve e finalmente raggiungo Compatsch, il punto più alto della strada che attraversa l’Alpe di Siusi, da dove le inconfondibili sagome del Sasso Lungo e del Sasso Piatto si stagliano all’orizzonte controluce. A lato della strada un metro di neve fa mostra di sé e incornicia il mio procedere in discesa verso Saltria, dove lascerò la mia bicicletta legata ad un palo per affrontare la salita alla vetta del Sasso Piatto con gli sci ai piedi.
Dalle due ruote agli sci
Alle otto e mezza del mattino, dopo un ripido tratto in discesa che dovrò riaffrontare in salita al ritorno, raggiungo l’hotel Saltria a
Al termine di numerose inversioni affronto l’ultimo traverso che conduce alla vetta invernale del Sasso Piatto costeggiando la cresta affacciata sullo strapiombo che separa la mia montagna dal Sasso Lungo e dalle Cinque Dita. L’ambiente dolomitico mi appare in tutta la sua maestosità circondato da sbuffi di nuvole che minacciano neve; la verticalità è padrona assoluta dell’anfiteatro che si apre ai miei piedi in direzione est.
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Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico