Non ci aspettavamo di iniziare questo nostro percorso lungo la via Francigena in Piemonte con un itinerario così divertente e vario. Anzi, a dirla tutta, nelle lunghe serate trascorse a scandagliare ogni singolo paragrafo del sito della via Francigena del Piemonte, il percorso Morenico Canavesano era quello che ci aveva fatto sussultare e sognare meno. Ed invece, vuoi per merito dei nostri accompagnatori, vuoi perché il bello dei viaggi in bici (ed in generale del viaggiare) è stravolgere le proprie aspettative, la prima tappa lungo la via Francigena piemontese ci ha fatto subito amare questo territorio e la sua storia!
Dati tecnici
Piemonte - Canavese
DETTAGLI ITINERARIO
Partenza/Arrivo |
Pont Saint Martin/Santhià |
Tempo |
1 - 2 giorni
|
Dislivello |
700 m + 50 m |
Lunghezza |
43 km + 16 km |
VALUTAZIONE
Difficoltà |
|
Panorama |
|
Pellegrini a due ruote
"Ma questi sono pellegrini o comodini (ndr - nel senso di comodi comodi)?"
Sì, perchè ci hanno visto arrivare a Pont Saint Martin in treno e ripartire in bici... di camminare, nemmeno una pallida idea!
A prescindere dai loro pensieri però, Alessandro, Paolo e la presidente Riccarda ci hanno coccolato ed erudito a tal punto da strapparci, al termine della giornata insieme, una promessa: quella di ritornare. Per questa volta abbiamo pedalato insieme ed apprezzato località, curiosità, storia e costumi del territorio Canavese che fa da cornice allo storico percorso della
via Francigena di Sigerico, descritta dall'arcivescovo di rientro da Roma verso Canterbury, ma in futuro vorremmo davvero ritornare sulle nostre pedalate per camminare e vivere, se possibile, ancor più lentamente e pienamente questo angolo di Piemonte ai piedi delle grandi vette valdostane.
Sconfinamento in Valle d'Aosta
La Valle d'Aosta è a due passi, anzi meno: Pont Saint Martin è proprio l'ultimo paese della valle d'Aosta lungo la via Francigena prima di entrare in Piemonte ed è da qui che inizia il nostro tragitto. Non facciamo in tempo a scendere dal treno che ci immergiamo subito nella storia: con due ciceroni d'eccellenza percorriamo l'antica via delle Gallie proprio in mezzo al paese per salire fin sul ponte romano (ponte del diavolo) sul torrente Lys. Le profonde ferite nella roccia lasciate dal passaggio continuo dei carri e visibili ancor più distintamente poco più a monte, in un tratto ottimamente conservato dell'antica strada, fungono da canali spazio-temporali che ci fanno fare un salto a ritroso di 2000 anni: pensare alle difficoltà vissute dai viaggiatori d'epoca romana e, più tardi, dai pellegrini e dai mercanti che passarono di qui centinaia di anni orsono, ci conforta e ci carica in previsione della giornata che ci aspetta.
Ci rintaniamo nella Foresteria-Ostello dove, affacciandoci alla finestra possiamo ammirare i terrazzamenti con muri a secco sui quali sono coltivati vitigni pregiati.
Via Francigena Morenico Canavesana
Il mattino successivo sulla soglia della Foresteria Ale e Paolo sono già in attesa, pronti a scortarci lungo il tratto di via Francigena del Piemonte che attraversa la conca morenica del Canavese, splendido anfiteatro lasciato dal ritiro dei ghiacci. Non facciamo in tempo a saltare in sella che subito la strada si impenna sotto le ruote, entrando in territorio piemontese nel comune di Carema. Alcuni tratti della via Francigena moderna, studiata appositamente per i pellegrini a piedi, non sono adatti a cicloviaggiatori con borse e portapacchi ma si possono facilmente eludere restando su strade secondarie poco trafficate. La salita alla chiesetta di San Rocco (una delle tante presenti nella zona, erette dai superstiti a riconoscenza della protezione dalla peste fornita dal Santo) è una di queste e noi ci addentriamo per le vie strette e ripide di Carema raggiungendo la chiesa recentemente ristrutturata e passando per la torre degli Ugoni, signorotti del paese, poco più avanti. Il passaggio più suggestivo di questi primi chilometri è però quello tra i vitigni del nebbiolo pregiato di questa conca che forma il Carema, un vino D.O.C. dal gusto "ruvido" e ricercato ottenuto solo in questo comune. Le pergole ed i terrazzamenti costruiti in quest'area sono un'opera ingegneristica di valore assoluto e la presenza dei "Pilun", pali tronco-conici che sorreggono il pergolato e rilasciano di notte il calore assorbito durante il giorno, rendono il paesaggio attraente anche in una giornata grigia come quella odierna. Scendiamo lungo la statale per una rapida visita alla cantina dove il Carema invecchia e, nonostante siano soltanto le dieci del mattino, in cantina si sa: non si può non degustare il prodotto!
Risaliamo in sella e poco dopo giungiamo a
Torre Daniele, un piccolo borgo con le strade ciottolate ed una torre a fare da guardiano. Tra una chiacchierata e l'altra fuori dal traffico su strade sterrate, si raggiunge
Settimo Vittone e la sua chiesa Madonna delle Grazie su un tornante. Proseguendo si raggiunge un
monumento segnalato dal FAI, la
Pieve di San Lorenzo risalente adirittura al IX secolo. Passando dietro al castello nei pressi della Pieve inizia il tratto forse più divertente del percorso, con passaggi tecnici ma divertenti in cui si è costretti a scendere e spingere la bici. Oltrepassiamo il
castello di Montestrutto scendendo lungo una via lastricata per raggiungere l'omonimo borgo e proseguire fino all'
Area Sportiva La Turna (dove sono presenti belle falesie per gli amanti dell'arrampicata): una sosta è d'obbligo al
Vertical Rock per un ristoro che ci riscaldi un po'.
Andiam per Balmetti
Prima di raggiungere Ivrea dobbiamo attraversare la zona dei laghi ed ancor prima c'è Borgofranco d'Ivrea... e voi direte:
"E allora? Che cosa ci sarà mai a Borgofranco?"
Ale e Paolo ci conducono tra le strade di campagna e di fronte ad una grande struttura abbandonata (scopriremo essere stata una birreria) entriamo nel cancello di quella che all'apparenza sembra una casa disabitata. In realtà, ad osservare attentamente, questo piccolo borgo abbarbicato sul fianco della montagna circa un chilometro a nord del centro sembra essere tutto un paese fantasma: la conferma ci arriva poco più tardi quando Emilio, il gentilissimo proprietario, ci apre le porte del suo Balmetto, spiegandoci che anche tutti gli altri caseggiati di questa zona sono edifici di questo tipo.
I Balmetti, che all'apparenza sembrano semplici cascine, nascondono al loro interno un fenomeno unico al mondo che viene sfruttato per la maturazione del vino del Balmèt: una particolare conformazione geologica della zona garantisce, attraverso svariate fenditure nel terreno, la fuoriuscita dalla roccia di una brezza a temperatura costante, abilmente incanalata all'interno dei Balmetti (dal ligure Balma, grotta) per conservare il vino. Sopra alle cantine, da tradizione, è presente una sorta di taverna in cui la gente del posto viene soltanto nei giorni di festa per stare in compagnia e degustare una buona fetta di pane e salame bagnata con del buon vino... e volete che non ci fermassimo anche noi?
Ivrea, la zona dei laghi e le chiese di Bollengo e Piverone
Ormai in ritardo mostruoso sulla tabella di marcia (se mi avessero detto che in questa zona c'erano così tante attrazioni e curiosità non ci avrei creduto), ripartiamo sotto la pioggia per attraversare, di sfuggita, la zona dei laghi:
Nero, Pistono, Sirio, San Michele, Campagna ed altri minori. Questi laghi si trovano tutti poco a nord-est di Ivrea, la maggiore cittadina attraversata in questo tratto, famosa per lo
storico carnevale di Ivrea con la battaglia delle arance. Noi ci concediamo una sosta alla sede dell'associazione Via Francigena del Sigerico dove ci accolgono la presidente Riccarda che ci ha preparato un thè caldo e Raffaella
dell'ufficio turistico di Ivrea. Salutiamo rapidamente e ci immergiamo nuovamente nel fango che ormai regna sovrano! Ma dopo un primo approccio schizzinoso e diffidente, ormai completamente inzuppati ci divertiamo a cavalcare pozzanghere e fanghiglia come surfisti nell'oceano. Passiamo per il lago di San Michele per poi spostarci verso Burolo e Bollengo dove ci fermiamo per una rapida visita della chiesa romanica di SS. Pietro e Paolo: è incredibile pensare a quanti anni hanno le pietre che costituiscono questi edifici! Quando ormai sono quasi le tre del pomeriggio raggiungiamo Palazzo Canavese dove ci fermiamo per il pranzo... sembra impossibile ma a Pasqua siamo costretti a mangiare davanti ad una stufa accesa e facciamo a gara per accaparrarci il posto più vicino. Appesantiti ma ritemprati, salutiamo Alessandro che rientra verso casa mentre Paolo, stoico fino in fondo, decide di accompagnarci fino a Roppolo, nostro obiettivo di giornata, per percorrere poi a ritroso il tragitto fino ad Ivrea. Non manca molto e sulla strada riusciamo a fermarci al Gesiun di Piverone, risalente al IX-X secolo. Gesiun in dialetto locale significa "Chiesone" ma nella realtà questa è una piccola chiesetta in parte diroccata, dedicata a San Pietro. Dopo una giornata davvero intensa, raggiungiamo Roppolo dove sulla soglia del suo B&B Villa Emilia ci attende Loretta che ci accoglie calorosamente. Un abbraccio a Paolo e ci fiondiamo sotto una doccia calda. Concludiamo la giornata decidendo di lasciare al giorno successivo la scoperta del castello medievale di Roppolo e, dopo una buona cena, facciamo quattro chiacchiere con gli amici di Sphimm's trip, Gian e Lele, che ci sono venuti a trovare da Biella: si parla di viaggi e progetti davanti ad una buona birra... quale miglior conclusione per la nostra prima giornata sulla via Francigena in Piemonte !
Per scoprire tutte le avventure su questo grande itinerario potete accedere alla sezione del sito relativa alla
via Francigena... se avete percorso tutto o solo un tratto di questo itinerario raccontateci la vostra storia
contattandoci o registrandovi al sito.
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico