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Transvelebit: 4 giorni bikepacking in Croazia nel Parco Nazionale
Quattro giorni di bikepacking in Croazia, tra sterrati, faggete, orsi e panorami da urlo sulle mille isole della costa adriatica. Un viaggio nel cuore verde del paese balcanico, un percorso ad anello in bici nel parco nazionale Velebit Settentrionale.
Dati tecnici
Parco Nazionale di Velebit Settentrionale in bici
Partenza/Arrivo | Utvrda Vratnik |
Lunghezza | 208 km circa |
Tempo | 2-4 giorni |
Dislivello | 3500 m circa |
Tipologia di strada |
Asfalto 50% Sterrato 50% |
Bici consigliata |
Bici da viaggio MTB Gravel |
Difficoltà | |
Panorama |
In questo articolo
Parco Nazionale di Velebit Settentrionale: paradiso per bici e trekking
Il teatro di questo percorso bikepacking ad anello in Croazia di pochi giorni sono le Alpi Bebie (Velebit in croato) e in particolare il parco nazionale di Velebit Settentrionale, anche se l'itinerario sconfina oltre i margini dell'area protetta per scendere a Gospić, capoluogo della Lika, regione amministrativa in cui si svolge l'intero percorso.
L'area delle montagne di Velebit è la catena montuosa più estesa di Croazia ed è riconosciuta ormai da decenni come perla naturale tanto che dal 1978 è anche riserva mondiale della biosfera UNESCO. Nella regione sono presenti in realtà due parchi: il parco di Packlenica più a sud, dichiarato ancora nel 1949 e quello più giovane di Velebit Settentrionale, nato nel 1999. Con i suoi 109 km2 all'interno del quale il territorio varia dai 518m fino a 1676 m della vetta dello Zavižan, il parco costituisce un rifugio sicuro per centinaia di specie naturali, tra cui l'orso, la lince, svariate specie di pipistrelli, picchi, il gufo degli Urali e tanti altri ancora.
Il turismo è cresciuto di anno in anno e oggi sono migliaia i visitatori che si inoltrano sulla fitta rete di sentieri e strade forestali, chi in bici, chi con gli scarponi ai piedi e chi con corde e imbrago per arrampicare.
Anche noi lo abbiamo fatto quest'anno, come al nostro solito, con le bici come fedeli compagne di viaggio. Abbiamo concluso il nostro percorso di poco più di 200 km in 4 giorni, viaggiando in autonomia con tenda e carrellino per Nala al seguito. Inoltre abbiamo trovato neve in quota che ci ha rallentato (a inizio Maggio), perciò se si volesse ridurre il numero di giorni da dedicare a questo itinerario è possibile farlo: ti consiglio comunque di sostare in quota e concederti almeno tre giorni di viaggio per godere al massimo del percorso e del territorio.
Transvelebit: un anello tutto da pedalare
Il punto di partenza di questo itinerario ad anello sulle Alpi Dinariche, in gran parte su strade forestali e a basso scorrimento, ai margini del parco nazionale di Velebit Settentrionale, tra foreste di faggio patrimonio UNESCO e territori popolati dall'orso bruno, è Urvda Vratnik, il valico che divide la regione costiera di Senj dall'entroterra di Vratnik.
Il panorama dal parcheggio dove noi abbiamo lasciato l'auto per quattro giorni è davvero strepitoso: le isole del Quarnero, da Krk a Rab, si stagliano nelle acque turchesi dell'Adriatico all'orizzonte. Nude e austere, evidenziano l'asprezza di un territorio vergine che negli ultimi anni è stato scoperto dal turismo di massa. Quassù però i vacanzieri amanti della tintarella in spiaggia faticano a spingersi e nel nostro viaggio abbiamo pedalato praticamente sempre in solitudine (era inizio maggio, in estate di certo ci sarà un po' più di gente anche se sempre meno dell'affollata costa di Senj).
Il tracciato da noi seguito non presenta alcuna difficoltà tecnica e si svolge in gran parte su strade secondarie e su sterrate pedalabili, perciò è perfetto per una gravel bike, per una MTB leggera o per una bici da viaggio. La prima parte è quella più impegnativa, con la salita nel parco fino al rifugio Zavižan e poi il saliscendi per raggiungere Gospić. Nella seconda parte del percorso si pedala inizialmente in pianura nella vallata del fiume Lika prima di risalire sui pendii delle montagne di Velebit Settentrionale, passare dal villaggio di Kutarevo e chiudere l'anello. Le salite sono tutte pedalabili e piacevolmente immerse in foreste di faggio che si alternano alle conifere d'alta quota e ai pascoli dei passaggi più alti verso Zavižan.
I punti di approvigionamento sono pochi ma strategici: il rifugio Zavizan, la cittadina di Gospic e il villaggio di Kutarevo sono più o meno equidistanti e ben distribuiti anche dal punto di vista altimetrico. Ma bando alle ciance e vediamo nel dettaglio il percorso.
Fino al rifugio Zavižan
La prima giornata di questo nostro percorso prende il via dal passo Utvrda Vratnik, facilmente raggiungibile in auto dalla cittadina costiera di Senj (Segna). Il panorama da questo valico è strepitoso: si possono ammirare decine di isole e chilometri di costa croata anche se scopriremo solo più avanti che il bello deve ancora arrivare!
Appena sotto al fatiscente edificio dell'ormai abbandonato Hotel Vratnik si stacca una stradina in discesa che ben presto diventerà sterrata. La imbocchiamo, non prima di aver scattato qualche immagine al panorama, ma solo qualche centinaia di metri più sotto deviamo già a sinistra in salita. La strada prima attraversa un bel bosco di faggi e poi taglia una radura da cui si hanno ancora splendide visuali sulla costa. A nord si intuiscono le ultime propaggini dell'isola di Krk mentre a sud si intuisce l'isola di Rab. Più lontana, a chiudere l'orizzonte, Cres. Nel mezzo tante piccole isole spoglie e desolate.
Il percorso è subito affascinante, siamo soli e Nala può correre libera. Ci ritroviamo tra alcune case di montagna e seguiamo il sentiero previsto dalla traccia studiata a tavolino ma ben presto ci accorgiamo che per il carrellino di Nala è troppo smosso e sassoso. Decidiamo di rientrare sul percorso asfaltato che conduce, con una breve e veloce discesa, a Stolac. Le latifoglie hanno lasciato il posto ai pascoli e a qualche bosco di pini sparso qua e là. Le poche case di Stolac sono tutte chiuse e, a parte un paio di pastori, non incontriamo nessuno.
In lontananza si vede la bella sterrata che aggira il monte Prolog sul lato occidentale, verso il mare, mentre la nostra traccia ci condurrebbe dalla parte opposta. Decidiamo di cambiare ancora una volta percorso e non ce ne pentiremo affatto. Il fondo è ottimo, i panorami splendidi e le bici scorrono senza fatica fino a un bellissimo anfiteatro naturale che si apre sul punto panoramico di Liskovac a circa 850m di quota.
La salita si fa un po' più intensa, i fiori primaverili accompagnano la nostra lenta avanzata e sul culmine siamo raggiunti anche da due cicloviaggiatori svizzeri partiti da casa, veloci e leggeri, a cui offriamo un po' di cioccolato.
Una breve e rapida discesa ci riporta su un'altra strada che sale dal mare, a Oltari, e che condurrebbe verso Krasno, principale porta di accesso al parco di Velebit Settentrionale. La seguiamo in salita per qualche centinaia di metri prima di deviare a destra e dirigerci verso l'ingresso al parco di Babić Siča.
La strada si rituffa tra le conifere e sale dolce su asfalto per i primi quattro chilometri mentre si impenna un po' prima di superare con alcuni tornanti il dislivello necessario per raggiungere i 1350 m circa dell'ingresso al parco. L'asfalto lascia spazio allo sterrato e i faggi che più in basso erano già ricoperti di foglioline verde intenso, qui sono ancora spogli. Il percorso è bellissimo e la salita non è mai troppo dura. La prima neve a bordo strada compare poco dopo e aumenta man mano che saliamo di quota.
Giunti sopra ai 1500 m la coltre bianca inizia a coprire anche la strada e noi avanziamo scivolando fino a giungere a un ampio parcheggio tra le rocce. Uno sguardo in alto ci consente di individuare il rifugio, meta della giornata odierna. Le ultime fatiche di nuovo su asfalto ci consentono di raggiungere l'ingresso del rifugio Zavizan a 1594m, punto più alto di questo itinerario e a poche decine di metri dalla vetta più alta del parco.
Ci sistemiamo e ceniamo all'aperto con ciò che, fortunatamente, avevamo portato con noi, perché qui non c'è alcun servizio di ristorazione se non un thé o caffè caldo. Il gestore è duro ma gentile e scambiamo qualche chiacchiera nell'incerto inglese di tutti noi. Scopriamo così che proprio nei pressi del rifugio alpino si trova anche la più antica stazione meteorologica croata, risalente al 1953.
Non appena il sole cala, ci copriamo perché il freddo è pungente. Nala trova riparo nella legnaia mentre noi ci godiamo un tramonto strappalacrime sulla costa della Lika, dubbiosi sulla possibilità di proseguire l'indomani vista la neve presente sulla strada.
Ai margini del parco fino a Trnovac
La nottata è gelida ma le pesanti coperte di feltro del rifugio ci aiutano a mantenere la temperatura a livelli decenti. Un buon caffé caldo al mattino ci aiuta a prendere coraggio e ripartire verso sud. Proveremo a seguire l'itinerario prestabilito, sperando che la neve non sia troppo alta, anche perché essendo maggio si sta comunque sciogliendo e non è dura a sufficienza da pedalarci sopra.
Ripercorriamo in discesa per un chilometro circa la strada seguita il giorno precedente e nei pressi di una piccola chiesetta svoltiamo a destra. In men che non si dica raggiungiamo il Giardino Botanico che si sviluppa sul fianco della strada. Subito la neve fa capolino sulla carreggiata e noi siamo costretti a spingere, sprofondando fino allo stinco. Avanzare è faticoso e soprattutto Vero con il carrellino arranca. Nala invece è estasiata e si gode la libertà di correre sulla morbida coltre. Purtroppo i primi chilometri sono immersi nel bosco, sul crinale su cui si scontrano il clima mediterraneo costiero e quello continentale dell'entroterra.
È impossibile avanzare in sella sulla strada che è ampia e immagino sarebbe anche divertente da pedalare se sgombra. Si resta in quota per un po', poi si inizia una dolce discesa che per noi diventa un calvario: siamo costretti a spingere la bici e avanzare a 2-3 km/h per chilometri. Solo dopo 3h riusciamo ad abbassarci a sufficienza per poter provare a pedalare tra chiazze di neve e tratti di strada sgombra. Le impronte di ungulati e mammiferi ci accompagnano e di tanto in tanto Nala tende le orecchie in agguato, ma l'unica presenza che riusciamo a scorgere è quella di uno scoiattolo sfuggevole che si arrampica sul tronco di un pino.
Finalmente raggiungiamo la strada asfaltata 5126 che sale da Krasno. In sella continuiamo a scendere, ora veloci e con Nala che protesta nel carrellino, fino a Careva Kuća, un'altra capanna alpina nel parco che può essere utilizzata come buona base per un alloggio di fortuna (quando siamo passati noi era chiusa). Da qui si risale per un po' per poi perdere di nuovo quota entrando nella valle di Štirovača, in un ambiente molto più verde e ospitale di quello in roccioso attraversato finora. Un agglomerato di poche casette che appaiono abbandonate nella piana sono tutto ciò che incontriamo prima di tornare a immergerci nella natura selvaggia delle Alpi Dinariche.
Il percorso prosegue la sua corsa in discesa ancora per un po', fino a toccare i 1100m circa, prima di farci abbandonare la strada asfaltata, tenendo la destra e deviando convinto verso sud. Si incontrano anche dei cartelli ciclistici che indicano i percorsi Gospić Bike: noi stiamo seguendo il numero 4.
Il fondo torna sterrato, l'ambiente resta maestoso e un paio di tornanti ci fanno guadagnare quota per un po'. I saliscendi proseguono e il panorama è ammaliante: le formazioni rocciose che ci attorniano sono scolpite dagli agenti atmosferici e la luce del tramonto che si avvicina le riscalda. Un'altra breve e dolce ascesa anticipa il ritorno sull'asfalto ed è il preludio alla picchiata che ci fa abbassare di quota fino ai 600 m di quota di Trnovac, dove una chiesa sopra al paese, con un bel prato appena falciato, sembra essere stata messa lì apposta per ospitare la tenda di due viandanti a due ruote.
I giardinieri con ancora i decespugliatori in mano ci salutano, il profumo dell'erba fresca appena tagliata ci inebria e il sorriso del più anziano dei lavoratori che si avvicina con due bottiglie di birra in mano sono la chiusura più piacevole che potessimo aspettarci di questa meravigliosa giornata di bikepacking in Croazia.
Gospić e la valle del Lika
La giornata più facile e tranquilla di tutto il giro inizia di buon'ora, con il sole che, tiepido, filtra dal telo della tenda. Trnovac si rivela essere un piccolissimo centro campagnolo dove non è presente nemmeno un negozietto. Lasciamo subito la strada principale per inoltrarci su un percorso ancora una volta secondario che ben presto diverrà sterrato. Le forti piogge dei giorni scorsi hanno allagato i pascoli nei dintorni della vallata e anche la strada presenta pozzanghere enormi. Riusciamo a passare evitando il peggio e ritroviamo l'asfalto nei pressi di Smiljan, piccolo paesino conosciuto grazie a un suo noto cittadino: Nikola Tesla.
Ci imbattiamo, quasi per caso, nel centro e museo costruito in suo onore nei pressi di quella che si suppone fosse la sua casa natale. Tesla fu un grande inventore e fisico nato da una famiglia serba in territorio austroungarico (attualmente croato) e naturalizzato statunitense. È conosciuto soprattutto come il vincitore, assieme a George Westinghouse, della cosidetta "Guerra delle Correnti", che vide sconfitto Thomas Elva Edison.
Lasciamo Nala a riposare nel carrellino e ci dedichiamo per un po' alla scoperta del Nikola Tesla Memorial Center, scoprendo la vita quantomeno bizzarra di questo genio.
Ripresa la bici seguiamo per un po' strade secondarie prima di entrare nel traffico e raggiungere il centro principale della zona e capoluogo della Lika: Gospić. Qui riusciamo a fare una abbondante colazione dopo due giorni di pasti frugali e rimpinguiamo la dispensa per i prossimi due giorni. La cittadina non ha nulla di interessante da vedere e quindi dopo aver fatto tutte le commissioni necessarie per poter sopravvivere, risaliamo in sella e torniamo a solcare le gravel roads di Croazia in bici.
L'idea è quella di spostarci un po' più a est e seguire le sterrate di servizio dell'autostrada per riportarci a nord, di nuovo ai piedi delle montagne del Velebit Settentrionale ma questa volta sul lato orientale. I primi chilometri corrono via piacevoli ma purtroppo non appena raggiungiamo il lato dell'arteria principale, ci accorgiamo subito che le piogge devono essere state davvero torrenziali negli scorsi giorni perché gran parte dei prati è allagata. Ci proviamo lo stesso e finiamo a dover guadare un vero e proprio lago per uscire d'impaccio: Nala è costretta a nuotare per un po' e noi alziamo bici e carrellino quanto basta per evitare il peggio.
Studiamo un percorso alternativo e decidiamo di lasciar perdere lo sterrato per seguire la strada D50 che passa per Perušić. Il traffico resta comunque piuttosto esiguo e l'unica insoddisfatta di questa deviazione è Nala: noi invece sfruttiamo l'occasione per fermarci ancora una volta e concederci anche una birra alla spina prima di iniziare la ricerca del posto per la notte.
Appena oltre Perušić lasciamo il tracciato principale imboccando una strada, sempre asfaltata ma secondaria, che conduce verso Krš seguendo il percorso del treno. Il cielo si apre dopo che una velatura sottile ha celato il sole per tutto il giorno. Noi siamo di nuovo nel mezzo di infinite distese di boschi, habitat perfetto per lupi, orsi e ungulati di ogni genere. Ai piedi della salita decidiamo di fermarci e troviamo un buon posto al lato della ferrovia... solo a notte inoltrata, svegliati di soprassalto da un rumore assordante, capiremo che è ancora attiva!
Alla sera ci scaldiamo una nuova zuppa pronta mentre Nala sgranocchia vorace le sue crocchette quotidiane e poi ci corichiamo nella casa nomade che portiamo sempre con noi in queste avventure. La tenda è un'invenzione straordinaria, uno strumento di libertà e indipendenza eccezionale di cui non potrò mai fare a meno.
Kuterevo e gli orsi
Anche questa volta l'ultima giornata di viaggio è arrivata più veloce di quanto avremmo desiderato. Ma resta da pedalare ancora un bel tratto di parco del Velebit Settentrionale e forse la più suggestiva delle strade da noi percorse in questo viaggio in bici nella penisola balcanica.
Smontata la tenda e fatta una rapida colazione, ci dirigiamo subito all'imbocco di una strada sterrata che sale dolcemente ma costante verso nord-ovest. Siamo fuori dai confini del parco nazionale ma il paesaggio è ugualmente affascinante e la nebbiolina mattutina che ci avvolge rende ancor più suggestiva la nostra avanzata. Il silenzio ovattato di una giornata uggiosa ci regala un mondo che pare solo nostro. La strada sale fino a sfiorare i 1000 m di quota, per poi serpeggiare tra i panettoni verdi ricoperti di boschi.
Ai piedi del Veliki Tisovac decidiamo di mantenerci sul lato occidentale della cresta, scendendo poi sulla strada asfaltata che unisce Perušić a Krasno. L'intero percorso fin qui è maestoso, tra rocce che sembrano essere state gettate sulla terra dagli dei e boschi umidi incantati i cui piedi si scaldano sotto una densa coltre di muschio verde smeraldo. La stretta mulattiera sembra essere stata scavata a mano metro per metro. Persino il cambio di fondo, da ghiaia ad asfalto, non riduce la suggestione di un territorio che non presenta contaminazione umana per decine e decine di chilometri. Una breve risalita e un sentiero in discesa parecchio scassato e sassoso ci portano all'ingresso di Kutarevo, un paesino che sembra uscito direttamente dal XIX secolo.
Il borgo è diventato, oggi, conosciuto per il santuario degli orsi che ospita. Ci sono una ventina di esemplari su un ampio territorio, divisi in varie aree piuttosto grandi. Tutti questi animali hanno storie dolorose alle spalle: alcuni provengono da zoo o circhi, altri sono stati investiti da piccolissimi, altri ancora hanno vissuto in gabbie minuscole finché non sono stati trasportati qui.
Il territorio di Velebit ha un legame profondo con questi predatori che sono presenti in gran numero tra i boschi della zona. Lasciamo le bici e ci aggiriamo per il santuario osservando i colossi di pelo fulvo alimentarsi e rilassarsi: sono animali maestosi e meravigliosi, che vanno rispettati, preservati e temuti.
Dopo un breve spuntino riprendiamo a pedalare, percorrendo una rampa tra le più toste dell'intero giro. L'asfalto però ci viene in soccorso e riusciamo a valicare poco dopo, lasciandoci alle spalle Kutarevo, la sua vallata e i suoi abitanti speciali. Un breve tratto di discesa ci fa raggiungere l'ultima forestale che taglierà il bosco per farci ritornare verso Vratnik. Anche questa strada è sublime e fuori dal traffico. Dopo qualche chilometro di salita il percorso resta in quota per poi scendere in picchiata a Vrzići da dove un'ultima gravel road nel bosco in leggera ascesa ci riporta definitivamente a Utvrda Vratnik.
Si chiude così il nostro viaggio in bikepacking in Croazia, sulle gravel roads del parco nazionale Velebit Settentrionale e oltre. Le Alpi Dinariche ci hanno riservato un'accoglienza suggestiva e inattesa, che ricorderemo piacevolmente grazie ai paesaggi, ai panorami e alle suggestioni vissute.
- il panorama dal passo Utvrda Vratnik
- le foreste di faggi del parco di Velebit
- la strada e il punto panoramico di Liskovac
- passare una notte al rifugio Zavizan
- le formazioni rocciose della strada verso Trnovac
- il Memorial Center dedicato a Tesla a Smjlian
- Kutarevo e il bear sanctuary
- Come raggiungo Utvrda Vratnik? Per raggiungere il punto di partenza è fortemente consigliato disporre di un'auto, raggiungere Senj sulla costa e imboccare la strada verso Otočac: il passo si trova a una quindicina di chilometri dalla cittadina costiera.
- L'itinerario è segnalato? No, il percorso non è segnalato anche se verso Gospic ci sono alcune indicazioni ciclabili ma per il resto è fondamentale disporre della traccia GPS. Per questo ti consiglio di scaricare il file gpx
- Sono presenti fontane o fonti d'acqua in generale? Lungo l'itinerario si trovano poche fonti d'acqua e quindi assicurati di averne a sufficienza almeno per un'intera giornata di viaggio
- Com'è la qualità delle strade e delle ciclovie in generale? Il percorso è in buono stato. Lungo il percorso incontrerai tanti sterrati e strade secondarie, pochissimo traffico se non nei pressi di Gospic e pochissima gente in generale
- Quando è meglio percorrere la Transvelebit in bici? Consiglio di affrontare il tracciato a fine primavera o fine estate per evitare la calura in pianura oppure in luglio e agosto viaggiando nelle ore più fresche e con tanta acqua. Noi a inizio maggio abbiamo incontrato neve in quota e allagamenti in valle, meglio attendere due o tre settimane in più.
- Quanto costa dormire in Croazia? Lungo l'itinerario esistono pochi alloggi ma ci si può organizzare per fare a meno della tenda. I prezzi del rifugio Zavizan sono popolari (noi abbiamo pagato 30€ in due) anche perché le camerate sono molto spartane. Hotel e alloggi nell'entroterra costano meno che sulla costa essendo luoghi poco turistici.
- Dove dormire lungo l'itinerario? I punti di appoggio sono il rifugio Zavizan (solo pernottamento perché non fa servizio ristorazione, o almeno non a inizio stagione), la capanna Careva Kuca (non gestita), qualche alloggio a Stirovaca, Trnovac, Gospic e Kutarevo.
- Dove posso mangiare lungo l'itinerario? Il primo giorno non abbiamo incontrato alcun locale dove poter mangiare o rifornirci e nemmeno al rifugio Zavizan fanno servizio ristorazione se non qualche bevanda calda (the o caffè). Stesso discorso vale per la seconda tappa fino a Trnovac mentre il primo punto di rifornimento incontrato è Gospic, dove sono presenti ristoranti, supermercati e bar. Anche a Perusic è possibile fare rifornimento così come a Kutarevo.
- Cosa posso mangiare? Di certo questo non è stato il viaggio culinario più affascinante che abbiamo fatto perché a parte Gospic, Perusic e Kutarevo, non è possibile trovare altre cittadine dove fermarsi a mangiare. Miele e formaggi sono prodotti tipici del parco ma noi non abbiamo avuto l'occasione per trovarli e provarli.
- Croazia turismo: il sito ufficiale del turismo in Croazia
- Sjeverni Velebit: il sito del parco nazionale Velebit Settentrionale con informazioni e consigli
- MC Nikola Tesla: il sito del memorial center dedicato all'inventore Tesla
- Visit Gospic: il sito di riferimento del turismo nella regione di Gospic
- Kutarevo Volunteers: il sito del santuario degli orsi di Kutarevo
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Leo
ITA - Cicloviaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide montagne del suo Trentino e dei dintorni del lago d'Iseo dove abita. Sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, ha dedicato e dedica gran parte della vita al cicloturismo viaggiando in Europa, Asia, Sud America e Africa con Vero, compagna di viaggio e di vita e Nala.
EN - Slow cycle traveler with a passion for writing and photography. If he is not traveling, he loves to get lost along the thousands of paths that cross the splendid mountains of his Trentino and the surroundings of Lake Iseo where he lives. Both on foot and by mountain bike. Eternal Peter Pan who loves realizing his dreams without leaving them in the drawer for too long, has dedicated and dedicates a large part of his life to bicycle touring in Europe, Asia, South America and Africa with Vero, travel and life partner and Nala.
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Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico