Il 20 febbraio è la data che ci vede varcare nuovamente un confine: quello fra la Cambogia e la Thailandia, 8 km ad ovest di Krong Koh Kong. Proprio ieri la nostra eccitazione per l'ormai prossimo ritorno in bicicletta in Thailandia è sfociata in disperazione quando ci siamo accorti della scadenza del nostro visto cambogiano il 19 febbraio 2011...da domani siamo ufficialmente clandestini!
Temiamo una multa salata per questa svista ed il clima serena dell'ultima serata nella
democratica Kampuchea è completamente guastato. La sorte comunque, sarà colpita dal nostro attaccamento alla terra khmer e ci premierà evitandoci sperpero monetario in assurde multe e facendoci apporre sul passaporto un
visto per due mesi in Thailandia: non potevamo chiedere di meglio!
Il passaggio da una nazione all'altra è un salto repentino nella modernità ed i continui dolci saliscendi lungo la strada stretta fra le
ultime propaggini dei Cardamomi ed il
golfo di Thailandia ci accompagnano fino alla spiaggia di Ban Cheun dove stà per abbattersi un violento temporale. Primo pomeriggio di mare in cinque mesi, primo vero e proprio acquazzone della stagione secca...senza parole... Un bel
resort con bungalows forniti di bagno senza soffitto a pochi passi dal mare ci ospita per la notte ed una scorpacciata di riso fritto con granchio ci togli l'amaro di bocca!

Lungo la strada incontriamo nuovamente i cinque bikers estoni con panza al vento e caschetto slacciato in testa, si dirigono verso l'imbarco per l'isola di Koh Chang, mentre noi ci fermeremo a Trat, pittoresco e turistico capoluogo dell'area ideale per rilassarsi lungo il fiume o in uno dei tanti locali site ai bordi degli stretti vicoli del centro.
La sera un altro temporale ci sorprende mentre siamo stipati sotto un tendone con altre venti persone a gustarci il nostro abbondante piatto di fried noodles. Il fuggi fuggi generale innescato dal fenomeno metereologico ci fà sorridere: il potere della Natura.

Il giorno successivo riprendiamo la via verso la capitale dove cinque mesi fà è iniziato il nostro viaggio. Sostiamo a
Chantaburi, città delle gemme divisa in due: la parte vecchia molto caratteristica e la parte moderna con alti palazzi, a
Klaeng dove ci smarriamo per un'intera serata fra le variopinte mercanzie del bazar notturno ed a
Chonburi, dove un ragazzo thailandese ci ferma per strada per regalarci due bottiglie d'acqua. L'ospitalità in oriente non ha davvero eguali.

Passiamo cinque giornate
viaggiando in bicicletta sulla strada prima di trovarci nel
traffico inconfondibile di Bangkok, la frenetica
capitale del regno di Thailandia: tre ore e mezza per percorrere i 72 km da Chonburi, tre ore per riuscire a raggiungere la stazione di
Hua Lampong dalla periferia della megalopoli.

Guesthouse care, pietanze gustose ma servite in porzioni minuscole, caos continuo, smog e povertà ma anche un estremo fascino riflettuto dai numerosi templi, dalle vie commerciali del centro, dalle vie colorate di
China town e del quartiere indiano.
Bangkok, una fra le città più controverse e discusse del mondo, è il luogo appropriato per perdere e ritrovare se stessi cambiati, perchè non si può restare indifferenti alla Signora d'Asia.
Questo articolo fa parte del diario di viaggio tenuto in diretta del progetto Downwind. Se volete leggere le altre puntate, ecco qui tutti gli articoli del nostro viaggio in bici di dieci mesi nel sud est asiatico
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