Un altro grandissimo libro di uno dei miei autori preferiti, Ryszard Kapuscinski.
Sarò poco obiettivo nella valutazione dei suoi lavori, ma a mio parere anche Cristo con il fucile in spalla dimostra quanto Kapuscinski sia stato forse il più grande reporter del novecento. Racconti mai banali, lineari, semplici ma allo stesso tempo profondi, ricercati, studiati. Si parla di ribelli, di giovani, come sempre nei suoi libri... si parla di oppressi ed oppressori.
E' un libro di viaggio, questo. Si parte dal Libano per finire in Mozambico, passando per i martoriati stati dell'america latina. Ma è anche un libro che non c'entra nulla con i viaggi: i suoi personaggi, anzi, lottano per poter sopravvivere a casa propria, nei confini del proprio paese, nelle mura della propria casa. E' un reportage sulla lotta impari combattuta dai ribelli in molti paesi del sud del mondo. Un reportage che narra con gli occhi degli oppressi la storia di una decina di paesi a cavallo tra gli anni sessanta e settanta.
Lo leggi tutto d'un fiato, condividendo le sofferenze, la speranza, la vita e la morte con i suoi personaggi, mai banali e mai scontati. Insomma, il solito Kapuscinski che ti conquista raccontando la semplice e nuda verità. Cristo con il fucile in spalla è un libro che ha quasi quarant'anni e nonostante questo, in alcuni suoi aspetti è un libro attualissimo. Tradotto in italiano soltanto di recente, tocca argomenti e paesi di rado trattati in altri libri dello stesso autore polacco (mi viene in mente La prima guerra del football..) e questo, almeno ai miei occhi, lo ha reso ancor più interessante. Consigliatissimo!
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