L’idea è quella di un viaggio non solo all’insegna dell’impresa sportiva ma anche e soprattutto volto ad attirare l’attenzione sulla distruzione della Natura e sulla violazione sistematica dei Diritti Umani. Questa strada porta alla distruzione della specie umana. Gli esseri umani hanno la necessità e la possibilità di fare un salto di coscienza: o rendersi conto di essere un tutt’uno con la Natura di cui sono parte e da cui vengono o estinguersi inesorabilmente. Partiranno a breve Alberto, Paolo e Riccardo.
Tra Cile, Bolivia e Brasile sulla Transamazzonica
Il nostro viaggio vuole dare un messaggio: il salto è possibile, un’altra Umanità è possibile, un’Umanità che viva in pace con il suo ambiente e con sé stessa.
Saranno le stesse conseguenze della distruzione ambientale a insegnare alla specie umana a rispettare la Natura e sè stessa: o ciò succederà, o non ci sarà un domani per l’Homo sapiens. Il nostro viaggio vuole essere il nostro piccolo contributo a questa progressione faticosa e dolorosa.
L’Amazzonia in questo senso è il luogo dove ancora più che altrove si gioca il destino dell’Umanità e noi porteremo avanti la nostra azione dal cuore della Grande Foresta. Per dire a tutti: l’Amazzonia sono anche io, anche se vivo dall’altra parte del pianeta. Anche io ne sono responsabile, anche io voglio prendermene cura, perché amo il mio Pianeta e amo la Specie Umana.
Partiremo a Luglio 2023. La BR230 infatti è percorribile sono nella stagione secca che va da Giugno a Ottobre. Poi le abbondanti precipitazioni della stagione umida rendono pressoché impossibile il transito.
Un sogno folle. Attraversare l'Amazzonia in bici
Attraversare la Foresta Amazzonica Brasiliana in bici sulla “BR230, Rodovia Transamazonica”. Caldo equatoriale e umidità soffocante, malattie tropicali non sempre guaribili, animali e insetti potenzialmente letali, elevati rischi di rapina a mano armata.
Un percorso pericoloso di 2500 km da Belem a Labrea, la fine senza uscita della Transamazzonica. Poi retromarcia e direzione sud nella Selva Boliviana fino a salire sulle Ande a 4500 metri e scendere verso l’Oceano Pacifico. Un viaggio nella Grande Foresta per testimoniare la stretta relazione tra la conservazione della Natura e il rispetto dei Diritti Umani: la distruzione della prima si accompagna alla violazione dei secondi in una spirale folle e disumana nella direzione dell’estinzione della nostra specie. C’è solo una possibilità: “Agire come specie o morire come singoli” Noi siamo Amazzonia!
I protagonisti
Siamo tre ciclo-viaggiatori solitari e abbiamo deciso di unire le forze per questo sogno. Siamo pronti!
Alberto Vaona Ciclo-viaggiatore Il medico.
Alberto Vaona, nato nel 1975, vive a Verona. Medico, oltre che di clinica si è occupato di ricerca, formazione, sindacato, impresa, cooperazione internazionale. È una figura poliedrica, vulcanica, estrosa e “controversa”, è mosso dalla passione in ogni impresa che intraprende con una predilezione per la costruzione di “gruppi che funzionano”. Di sé è solito dire “C’è chi mi invoca come un santo e chi mi considera un mascalzone. Chi dice che ho sette vite e chi dice che ho sette code”. Amante del rischio, è stato da subito in prima linea contro il Covid, quando la grande pandemia faceva paura e anche i medici morivano.
Nel 2023 tornerà in America Latina, dopo 8 anni dalla Lima-Buenos Aires in bici, per realizzare il sogno di attraversare la Grande Foresta Amazzonica nello stesso modo. In stile ciclo camping viaggia dal 2008, in solitaria, in coppia, in gruppo. Oltre a tutte le regioni italiane, ha attraversato paesi come Argentina (Ruta 40, 2500 km in solitaria), Cile (Carretera Austral, 2200 km), Perù, Bolivia, Spagna (Cammini di Santiago e Bordeaux-Valencia sul Camino del Cid), Portogallo, Polonia (Green Velo, 2000 km in solitaria), Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Norvegia (Via di Sant’Olaf, 1000 km), Balcani (Slovenia. Croazia, Bosnia, Albania, Montenegro, Kosovo), Turchia (Istanbul-Patrasso in solitaria).
Nel 2018 ha viaggiato in bici anche nella lontana Mongolia (Moron-Ulanbataar, 1000 km) ed è da poco tornato da oltre 600 km in Romania.
Paolo Simone Ciclo-viaggiatore Il pilota aereo
Paolo Simone nato a Novara nel 1959 è il boomer del gruppo. Appassionato di aeronautica dall’infanzia dopo una gioventù trascorsa tra sport in montagna e in moto fuori strada, si diploma perito costruttore aeronautico. Militare di leva come alpino sciatore e poi volontario come ufficiale pilota in Aeronautica Militare si brevetta su velivolo ad elica e poi jet. Abilitato su elicottero si occupa di soccorso in mare e quindi in montagna anche in teatri di guerra. Nel corso della carriera qualificato istruttore su ala rotante e fissa, collaudatore di produzione per la linea elicotteri, istruttore di sopravvivenza in montagna, comandante della Squadriglia Collegamenti e Soccorso di Linate.
Lo sport non è mai mancato: dal running amatoriale sulle lunghe distanze (un paio di maratone, una 100 km del Passatore, 240 km nel deserto tunisino in 4 giorni di autonomia solitaria, Novara Narbonne 700 km in 10 g con rimorchio). Enduro e moto rally in Tunisia, Libia, Egitto, Algeria, Marocco, Mauritania e Senegal.
Amante dei viaggi, estroverso e cacciatore d’avventura ha una famiglia meravigliosa che lo supporta con entusiasmo. Scopre la bicicletta dopo il congedo dall’Aeronautica ed è subito il nuovo mezzo per viaggiare, Cammino di Santiago, giro d’Italia, giro d’Islanda, Balcani e nuovo tour a Santiago. Il sogno della Caretera Austral è stato bloccato dalla pandemia ma ecco affacciarsi la meravigliosa Transamazzonica: unire due oceani attraverso Brasile, Bolivia e Cile occasione per scoprire popoli ed ambienti affascinanti.
Riccardo Bonazzo Ciclo-viaggiatore
Il forestale Carabiniere Forestale, nato nel 1960, ex atleta del Corpo Forestale dello Stato, pluridecorato, ha all’attivo 40 maratone internazionali in tutti 5 i continenti con un record personale di 2h20m, alterna corsa, ciclismo, nuoto. Ha sempre lavorato in ambito ambientale contro i tagli boschivi indiscriminati e gli abusi edilizi in zone vincolate, oltre che in operazioni anti-bracconaggio e nel sequestro di animali maltrattati. Alla tutela della flora e della fauna, ha affiancato anche l’impegno nel soccorso alle popolazioni colpite dai terremoti dell’Aquila e Amatrice.
Dice di sè: “La Transamazzonica significherà porre all‘attenzione dei mass-media lo sfruttamento devastante della Foresta, con tagli indiscriminati, uccisione o induzione allo spostamento della fauna ma anche lo sfruttamento umano e la violazione dei diritti di migliaia di indios. Quest’impresa, unica nel suo genere, ha un incredibile potenziale sportivo ma anche scientifico e umano. Non sarà facile da portare a termine, le difficoltà saranno molteplici e potrebbero essere anche molto pericolose. L’importanza di un team affiatato e con varie competenze sarà fondamentale.”
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