Viaggiare in bicicletta non è sempre stato una questione di scelta, fino a pochi anni fa dipendeva solamente dalle possibilità. Pensa ai tuoi nonni o ai tuoi genitori, i miei non si sarebbero mai sognati di partire per affrontare il giro del mondo in bici come fece Louise Sutherland alla fine degli anni '40, dopotutto la priorità era quella di riuscire ad arrivare a sera con la pancia che non brontolasse per la fame...
Una bici non si ferma mai...
Louise Sutherland nacque a Dunedin, nella idilliaca isola del sud della Nuova Zelanda. Dopo gli studi divenne infermiera e cominciò a lavorare presso l'ospedale di Oamaru. Un giorno, forse per scherzo,volle recarsi a Dunedin per visitare i genitori e lo fece in bicicletta superando la distanza di 100 km in 7 ore. Il piacere di una giornata in bicicletta cominciò a stuzzicarle l'umore: era solare e orgogliosa della sua piccola impresa. Decise di riprovarci: nel 1945 viaggiò da Dunedin ad Invercargil (e ritorno) per incontrare lo zio superando i 700 km che dividono le due località.
Inghilterra e i primi viaggi
Per lavoro Louise Sutherland si trasferì ben presto a Londra e durante le vacanze decise di raggiungere la Cornovaglia e Land's End (il punto più a sud ovest della nazione) a pedali.
La voglia di scoprire e di farlo in bicicletta, anche a bordo di un mezzo usato che aveva acquistato ad un mercatino delle pulci, era indomabile. Raleigh e, successivamente Peugeot credettero in lei fornendole un mezzo robusto per viaggiare ma questo avvenne dopo la sua grande avventura per il mondo.
Viaggiò in Francia e per la testa balenò un'idea: "Se sono arrivata fino a qui perchè non spingersi oltre?". Con il certificato da infermiera per poter lavorare quando finivano i soldi, pochi bagagli e una grande forza interiore iniziò l'esplorazione dell'Europa in bici partendo da Lapland e giungendo fino in Yugoslavia. In Svizzera acquistò un carrellino che riempì con l'equipaggiamento da campeggio, il fedele trailer, a Trieste esplose una bomba in un caffè e prestò soccorso ai feriti, raggiunse Cipro e poi Israele.
A Nazareth lavorò qualche mese all'ospedale prima di riprendere la sua avventura. Il giro del mondo in bici di Louise Sutherland era cominciato. Pedalò lungo la valle del Giordano arrivando a Beirut dove si fermò per prestare aiuto in un sanatorio.
Incontri pericolosi
Nella capitale del Libano non riuscì ad ottenere un visto per attraversare il deserto così utilizzò il treno per raggiungere Baghdad. Cercò di acquistare un biglietto di terza classe per navigare fino in India ma si rifiutarono di venderlo:
"Non vendiamo biglietti a uomini bianchi, figuriamoci a donne bianche! Alle donne sole non è permesso viaggiare in terza classe". Riuscì ugualamente a navigare fino in India dove decise di attraversare la nazione: un giorno mentre pedalava tranquillamente su una strada deserta, incontrò due rapinatori decisi e portarle via tutto. La fortuna giocò a favore di Louise ed un bus giunse sul posto proprio in quell'istante. I rapinatori furono arrestati e la giovane potè riprendere il suo
viaggio in bici. Dalla Nuova Zelanda ebbe notizia della malattia del padre così decise di interrompere il viaggio e tornare a casa per un anno.
Sei anni in bici
Dalla Nuova Zelanda si imbarcò per il Canada passando da Fiji e Hawaii scendendo poi con le sue sole forze fino a New York. Un giorno, sulla strada, mentre attraversava un'area incontaminata del Nord America, si ritrovò a pedalare nel bel mezzo di una famiglia di grizzly, ma se la cavò senza conseguenze! Sei anni dopo la partenza dall'Inghilterra raggiunse la Grande Mela con solo 25$ in tasca, non abbastanza per acquistare il biglietto della nave per Londra. La fortuna fu ancora una volta dalla parte di Louise: fu invitata a partecipare ad un gioco televisivo "Strike it rich" e vinse abbastanza soldi (200$) per attraversare l'oceano e tornare a Londra... in tutto pedalò 20000 km senza neanche una foratura!
La foresta amazzonica in bicicletta
Nessuno lo avrebbe creduto possibile: indios pericolosi, animali velenosi, l'assenza di strade, bande di briganti e le eterne distese di fango e palude... attraversare l'Amazzonia in bicicletta era un'impresa impossibile. Louise non era della stessa idea e dimostrò quanto tutti si sbagliassero: percorse 4400 km in solitaria attraverso uno dei luoghi più remoti della Terra. Ma non si sentì mai sola? Louise Sutherland dichiarò di non temere la solitudine: aveva un'ottima compagna di viaggio con cui parlare, la bicicletta. Al ritorno dall'impresa impossibile, scrisse un libro che potesse ispirare altri avventurosi pedalatori "The impossible ride".
Quando il cuore comanda...
Louise nella vita attraversò più di 54 nazioni in bicicletta pedalando oltre 60000 km. In molti dei suoi viaggi raccolse fondi per aiutare le popolazioni dell'Amazzonia e del Sud America. Non smise mai di scoprire il mondo a due ruote finchè un aneurisma al cervello la portò via all'età di 68 anni.
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico