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Tre cime di Lavaredo e Leo
Downwind Photographers
 
 
Ragazzi, io sono della vecchia generazione e l'evoluzione della fotografia dalla pellicola al digitale l'ho più subita che vissuta! Quando un rullino, tra acquisto e sviluppo, mi costava venti mila lire ed ero uno studente squattrinato (non che ora sia messo molto meglio... a parte l'essere passato dall'altra parte della cattedra), ogni singolo scatto era studiato, meditato, sofferto. Oggi scatto mediamente molto più di allora, ma raccolgo più o meno lo stesso in termini di qualità. E adesso mi si vuol far credere che con un telefonino si possano fare scatti degni di essere chiamate fotografie? No, piano... ne ha da passare di acqua sotto i ponti!
Proprio l'altro giorno, in una sessione fotografica (la prima da tempo immemore che ci siamo concessi) al lago di Tovel, abbiamo incontrato Emilio di Reggio Emilia (vabbè... i genitori son proprio bastardi a volte nel scegliere i nomi). Emilio era lì, seduto nel “mio posto”, l'angolo del lago dove una piccola roccia affiora e sembra stare lì a dire: “Guarda come sono bella, mi son messa qui perchè tu mi fotografassi! Dai scatta...”. Sono arrivato ed ero un po' scocciato per il fatto di non avere l'esclusiva. Poi abbiamo iniziato a fare due chiacchiere mentre Emilio maneggiava i suoi due corpi macchina Leica e le ottiche fisse che sono ormai oggetto d'antiquariato. Emilio era lì da qualche ora, fermo a studiare la luce, l'inquadratura, i colori... ed ha iniziato a parlare della fotografia, di come si sia evoluta, di come abbia perso la sua funzione terapeutica anti-stress da quando il digitale ha fatto la sua comparsa. Io ascoltavo ed annuivo, condividendo ogni singola parola. La fotografia digitale ha un sacco di pregi che non sto qui ad elencare perchè li conoscete: uno su tutti, ha reso la passione per la fotografia accessibile a tutti o quasi. Ma uno dei più grandi difetti che il digitale ha e che riflette la società in cui viviamo, è la velocità. Velocità di scatto, velocità di elaborazione, velocità di visualizzazione. Emilio parlava di quella sensazione che io ho ormai perduto e che lui preserva gelosamente continuando a scattare diapositive... quell'attesa spasmodica ma eccitante che intercorreva tra la sessione fotografica ed il giorno in cui si andava a ritirare le diapositive sviluppate. Oggi si scatta e già sullo schermo della fotocamera si può avere un'anteprima dell'immagine. Si perde gran parte della poesia. Con il tempo ci si abitua, si dimentica e non ci si può nemmeno più attaccare alla scusa che la qualità delle fotografie su pellicola sia migliore. Però ora è troppo. Li odio, si chiamano smartphone! Ma non mi venite a raccontare che quello che fanno quegli aggeggi malefici che fino ad ora sono ancora riuscito ad evitare come la peste (grazie Vero di esistere, se non ti occupassi tu di tutti sti social di qui e social di là, di smart di qui e twit di là, io sarei perso), si possa definire fotografia? Per favore, se non è ancora stato fatto, che si inventi un nome, si dica che sono immagini elaborate della realtà, che sono fermo-immagini di vita vissuta, che sono... che ne so io. Ma non le chiamate, per favore, fotografie! Ragazzi, ne deve passare di acqua sotto i ponti (con i tempi della tecnologia moderna nemmeno molta, probabilmente, ma questo è un altro discorso) prima di poter definire Fotografie quelle cose che si pubblicano su Instagram. Sia chiaro, sono un fotografo digitalizzato ormai completamente convertito (anche se emotivamente ancora legato alla mia vecchia F70) e sono consapevole che prima o poi probabilmente con un telefono si potrà raggiungere una qualità e una tecnica forse pari alla fotografia tradizionale, ma così come ci misi sei-sette anni a passare al digitale, ce ne metterò altrettanti se non il doppio ad adeguarmi all'idea di poter fare fotografie di qualità con un telefono. E non mi si dica che le porcate che permette di fare instagram non facciano altro se non mascherare la bruttezza di una foto.
Detto questo, buone fotografie a tutti!

Chi mi conosce sa che non sono solito dare giudizi polemici o dissacranti, sono molto conciliante e aperto alle nuove tecnologie (e credetemi che anche in questo articolo c'è più ironia che polemica, anche se non si legge) ma non toccatemi la fotografia perché è una delle più grandi passioni che ho e mi infastidisce parecchio vedere che viene così maltrattata.

 
 
Ultima modifica: 12 Agosto 2024
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Leo

Viaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide Dolomiti del suo Trentino, sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, dopo un anno di Working holiday in Australia e dieci mesi in bici nel Sud est asiatico, ora sogna la panamericana... sempre in bici, s'intende!

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