Se avete scelto di leggere questo articolo è perché qualcosa nel titolo vi ha colpito; se fosse anche solo uno dei tre elementi, questo è il momento di far vagare la vostra immaginazione. Tutto ciò che riassume in modo completo il nostro viaggio lo trovate proprio nel titolo: si parte convinti di intraprendere un normale viaggio in bici ma ben presto, con occhio attento, si scopre di essere immersi in un’atmosfera medievale.
Cammino di Santiago del Nord: è uno dei più lunghi e duri tracciati affrontati dai pellegrini lungo tutta la costa atlantica spagnola; si parte da Irun, al confine con la Francia, e si raggiunge Santiago. In quanto tempo? Il tempo che serve.
In questo articolo
Gli ingredienti del viaggio sul cammino di Santiago del Norte
Dopo soli pochi chilometri si possono già assaporare tutti e tre gli ingredienti che ci accompagneranno per il resto della vacanza.
Fatica: pianura se ne vede poca, anzi non se ne vede proprio; rampe in salita che fanno invidia allo Zoncolan, per di più, la maggior parte le troviamo su fondo sterrato.
Bellezza: una cosa mi colpisce, paesaggi simili a coste ed entroterra italiane ma è la vastità di questi, la vera bellezza. Luoghi semplici e risoluti che ti riempiono il cuore.
Riflessioni: case immerse in campagne sconfinate, ma neanche una disabitata, paesi e servizi distanti chilometri eppure la gente qui sceglie di rimanere a viverci; ma di cosa vivono queste persone? Un po’ di orto curato e coccolato, e qualche bestia che vaga allo stato brado; ecco perché definirla atmosfera medievale.
Nove giorni di viaggio verso Santiago de Compostela
Come di consueto nei nostri viaggi le uniche certezze sono le date di partenza e ritorno, stop!
Quindi fate come volete, decidete quando fermarvi, pedalate di notte, fate tutte le foto che volete ma quel giorno dovrete essereall’aeroporto.
Carichiamo le bici sul volo per Bilbao, facendo delle modifiche all’imballaggio a pochi metri dall’aereo (troppo grande per la stiva), la nostra avventura parte già a bomba. Il primo giorno partiamo a metà pomeriggio ed arrivati a San Sebastian, dopo appena 25km, ci chiediamo del perché non fermarci lì per nove giorni a bere spritz e giocare a racchettoni sulla spiaggia; città spettacolare, la più bella da cui siamo passati direi.
Arriviamo verso le dieci di sera in un piccolo paese con forse 50 abitanti, di cui 49 in piazza a bere e guardare Italia-Spagna. Dopo essere stati respinti da un paio di albergue, troviamo finalmente da dormire e ci sediamo a mangiare; cerchiamo di far capire il meno possibile che siamo italiani, triste sconfitta anche stavolta: finisce 2-1 per gli spagnoli.
Anche la comunione va conquistata
Proseguiamo la nostra marcia all’indomani e decidiamo di fermarci quando le nostre gambe ce lo ordineranno. Fosse per loro ne avremmo fatta poca di strada. Dopo qualche chilometro, lasciamo il comodo asfalto per imboccare una salita in ciottolato, talmente ripida che impenna l’anteriore. E’ la prima vera rampa della “vacanza”, da lì in poi saranno praticamente tutte così. Facciamo un paio di soste tra cui una ad ammirare un dipinto del Picasso a Gernikara e l’altra a bere un caffè con hielo.
Balliamo e cantiamo canzoni country sulle salite più pedalabili convinti che la tappa più dura stia volgendo al termine. Ovviamente non sarà così, né perché stavamo per arrivare dove auspicato né tantomeno sul fatto che fosse la tappa più dura.
Arriviamo a Larrabetzu, un borghetto nell’entroterra basca in cui non c’è muro sul quale non ci siano le parole Amnistia e Indipendentzia.
La tappa successiva attraversiamo e visitiamo Bilbao; l’intera giornata la passo chiedendomi del perché una volta atterrato non abbia scelto di aspettare lì i miei soci, mangiando pinxto e bevendo birra a 2,40€ (si avete capito bene!).
Entriamo nella cattedrale per un timbro sulla Compostela (la carta sulla quale arrivati a dieci timbri non ti viene abbonata una tappa, resta però il ricordo di esser passato per quel luogo o città) e qui non capisco se la mia testa pensi ancora che io stia pedalando o se davvero anche il pavimento della chiesa sia in salita. Ebbene sì, anche la comunione va conquistata.
Sulla costa in un clima atlantico
Raggiungiamo la costa e passiamo da fantastiche spiagge solcate dai surfisti e a volte ci tocca spingere la due ruote sulla sabbia che impasta la catena e riempie le scarpe. Dopodiché il paesaggio cambia e abbiamo come l’impressione di essere finiti sul litorale romagnolo. Cittadine con enormi palazzi, costruite praticamente sulla spiaggia con un’architettura da boom economico; scopriremo il giorno seguente che son proprio paesi abitati solo d’estate dai villeggianti che dalle campagne si riversano sul mare.
La sera a Noja, l’atmosfera è tutta tranne che il valore semantico italiano della parola; nonostante ci troviamo ben al di là di Greenwich la Spagna ha il nostro stesso fuso orario, le giornate sono quindi infinite con luce fin quasi alle undici di sera. Le persone rimangono in piazza fino le 21.30 / 22 per poi cenare al tramonto.
La tappa che ci aspetta, sulla carta non dovrebbe essere così dura ma dopo qualche decina di chilometri, ecco che si fa sentire il vero clima atlantico: piove. Ci portiamo dietro la pioggia per una quarantina di chilometri, ma una volta uscito il sole impieghiamo poco ad asciugarci e ci fermiamo a Santillana del Mar. Del mare neanche l’ombra, in compenso questo borgo medievale sembra uscito da una qualche fiaba; immerso nelle campagne, in gran parte desolate, troviamo una fila di pullman di turisti all’ingresso del paese.
Ci sediamo in un ristorante e, dopo aver sparpagliato calze e magliette puzzolenti ad asciugare su gran parte delle sedie, ci rifocilliamo con una stupenda tortilla.
La sera, a San Viciente de la Barquera, faccio scorta di limoni; neanche la proprietaria dell’ostello sapeva di quella pianta che aveva in giardino, così faccio un po’ di volontariato.
Calamares e plaja da sogno
Siamo a lunedì, ormai è qualche giorno che si pedala e la catena comincia a gracchiare, è ora di ungerla per bene; viste le previsioni per il pomeriggio si abbonda.
Tappa che più faccio fatica a ricordare e descrivere, mi sono rimaste impresse solo due cose: acqua e freddo. Sì, perché a 35 chilometri dall’arrivo prendiamo tanta di quell’acqua che i secchi contro Fantozzi erano goccioline nebulizzate a confronto. Arrivati, doccia calda e mi precipito al supermercato a mangiare porcherie per reintegrare le calorie bruciate; quella sera ricordo di essermi limitato ad una birra, infreddolito ancora dal diluvio.
Il giorno dopo arrivati a Gijon decidiamo di barare: visto il meteo (ancora pioggia) e i successivi 25 chilometri fra acciaierie ed industrie, saltiamo sul primo treno. Scesi, si riparte, il meteo migliora e da lì a poco ci si aprirà uno dei posti che più mi rimarranno impressi: scogliere verdissime, con pascoli o campi coltivati, a picco sull’oceano. Ci fermiamo a fare il bagno alla Plaja del Silencio… giudicate voi dalla foto.
All’albergue, in mezzo al nulla, solo noi e qualche camionista di passaggio; quei calamares in umido della cena li sogno tutt’ora.
Ultima tappa sulla costa! A Ribadeo il cammino svolta nell’entroterra, in direzione Santiago, così decidiamo di passare qui la notte. Dopo aver cavalcato le infinite scogliere giungiamo alla cittadina. La sera mi regala una delle migliori cene di sempre; seduto di fianco al faro, con l’oceano di fronte, mi godo gli ultimi giochi di luce del sole, prima di congedarsi definitivamente all’orizzonte.
Arrivo a Santiago in grande stile
Ecco che arriviamo alla tappa decisiva, la penultima. Ci aspettano più di 100 chilometri e alla fine della giornata il dislivello positivo sarà di 2600 metri, ma a noi questo non importa e con la nostra classica flemma riusciremo ad arrivare prima che faccia buio. Le salite sono impegnative, il caldo comincia a farsi sentire ma soprattutto gran parte del percorso è sterrato. Ci fermiamo per un ristoro a Mondoñedo, bellissimo paese nel cuore della Galluria; la facciata della cattedrale è un’opera d’arte. Dopodiché si ritorna a salire, ed è qui che due ragazzini in motorino decidono di sfidarci; alla fine non vincerà nessuno perché le nostre strade si divideranno, ma sono convinto che qualche metro in più di sfida ci avrebbe regalato la vittoria.
Arriviamo all’ultimo albergue del nostro viaggio, l’ultima notte; una struttura in Spagna, gestita da Inglesi a cui io volevo lasciare l’offerta in franchi Svizzeri, che spettacolo.
Sembra impossibile ma solo qualche decina di chilometri ci separa da Santiago; molliamo completamente di testa, tant’è che ad ogni indicazione controlliamo quanto manchi all’arrivo. A 35 chilometri buco, ma un po’ di pressione comunque rimane e quindi decido di non cambiare camera d'aria, troppa fatica!
A 10 chilometri tolgo anche le scarpe e decido di pedalare in ciabatte; ecco che entriamo a Santiago, si comincia ad intravedere la Cattedrale. Difficile dire cosa si prova, forse ognuno reagisce e sogna cose troppo diverse per poterle riassumere in pochi concetti; qualcuno piange, qualcuno si abbraccia, altri invece urlano di gioia. Io mi sdraio in un angolino della piazza e decido che il modo migliore per festeggiare sia dormire un’oretta sul pavimento.
La sera è una festa infinita; gente proveniente da ogni parte del pianeta che canta e balla soddisfatta per ciò che ha compiuto.
Parto per questo viaggio come un qualunque tour in bici, ma rientro pieno di spunti e luoghi carichi di significato, in cui la tua mente ondeggia e trova motivazione.
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