Tappa breve ma tosta fino a Niksic. Come previsto al mattino rientro a Kotor e valico le sue mura per una visita. Ancora una volta mi perdo per i vicoli della cittadina per ritrovarmi sulla scalinata (1500 gradini) che conduce alla fortezza che domina la baia. Vista la tappa che mi aspetta, mi fermo alla chiesetta a metà strada senza raggiungere l'estrema sommità delle antiche mura. Il panorama è comunque mozzafiato sull'intera cittadina e su parte della baia di Kotor. Ridiscendo nell'imbuto della città vecchia (ha questa strana forma) e vagabondo ancora un pò per i vicoli tra chiese, piazzette e negozietti. Soddisfatto della visita, risalgo in sella e riparto alla volta di Pergast, tra lo strombazzare dei clacson di un matrimonio. Velocemente raggiungo il bivio e dopo essermi rifornito di acqua in abbondanza, inizio l'ascesa lasciando la strada costiera.
11° Tappa |
Stoliv-Niksic
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Distanza |
104 km |
Dislivello |
1464 m
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Contrariamente a quanto pensassi, gli alberi presenti su questo versante mi garantiscono
parecchia ombra per i primi chilometri e la temperatura è piacevole: molto più fresco di un paio di giorni orsono. Mano a mano che passano i tornanti, la baia si apre sotto di me svelandosi nella sua maestosità. Sono fermo ogni pochi metri per scattare qualche foto. La strada sale inesorabile finchè si raggiunge un bivio sprovvisto di segnaletica. Chiedere informazioni a qualcuno è da escludere: in un paio d'ore di ascesa avrò incrociato più o meno tre auto! Consulto la mappa e decido di svoltare a destra. Nonostante la manutenzione della strada inizi a peggiorare, mi convinco che la direzione presa sia corretta quando incontro un vecchio intento a sistemare il manico del proprio rastrello come se stesse lucidando il bene più prezioso di famiglia. Tra
qualche parola e molti gesti mi sembra di intuire che la strada conduca effettivamente a
Grahovo, l'abitato più vicino che devo raggiungere. Solo quando sull'altro versante della valle vedo sfrecciare alcune rare auto su una strada molto più scorrevole di quella che sto percorrendo, intuisco di essere finito sulla vecchia via verso l'interno del paese che nel frattempo è sempre più invasa da erbe e ghiaia. Sul culmine della collina le due strade si incrociano e la principale passa
sotto il mio naso infilandosi in un tunnel. Poichè l'asfalto su cui pedalo si fa sempre più rado e la salita prosegue (se non ho capito male il vecchio mi ha indicato 6km ulteriori di salita!), decido di rischiare ed imboccare un sentiero tutt'altro che battuto che sembra condurre verso la nuova strada. Spingo la bici ed il suo carico
tra fatiche e rovi che si fanno sentire su caviglie e stinchi e dopo mezz'ora sotto il sole di nuovo arroventato, sbuco sulla strada. Prima vi giungo con le due borse e solo al secondo viaggio porto con me la bici abbandonata in precedenza qualche decina di metri più a monte.
La gioia di essere rientrati sulla retta via dura soltanto una decina di chilometri a seguito dei quali i lavori in corso per ampliare la strada che qui è davvero stretta ed impervia, mi costringono a pedalare quattro lunghissimi chilometri di ghiaioso sterrato rigorosamente in salita. La mia
citybike si comporta benissimo superando anche questo ostacolo imprevisto e posso riprendere la normale conduzione del mezzo. Quando pensavo di aver concluso le mie fatiche, ecco che la strada riprende a salire sempre più stretta e tortuosa. In questo caso l'ascesa è piacevole e dolce ed una volta giunti sull'altopiano si prova una profonda sensazione di pace e relax. Solo
le cicale dominano il silenzio e pare di salire tra due ali di folla intenta ad incitarmi come se stessi affrontando una tappa alpina del tour de France. La quiete è interrotta di tanto in tanto dal rombo del motore di una vecchia automobile che arranca tra curve e controcurve. Sfondati i 1000 m di altitudine, la strada si fa piana e dopo tre chilometri di impegnativa discesa, si passano le quattro case che costituiscono l'abitato di
Vilusi.
Di qui imbocco una strada molto più ampia ma soltanto leggermente più trafficata che in una trentina di chilometri veloci anche grazie al vento a favore, mi conduce a Niksic dove si entra dopo aver affrontato una discesa con panoramica vista su un lago poco distante. La città è una delle più tristi che io abbia visto da un pò di anni: le case popolari più simili a casermoni stile sovietico-comunista sono le attrazioni più ammirevoli di una cittadina che sembra deserta. Le enormi vie sono sovradimensionate per il poco traffico presente (non che ne sia deluso). Solo alla sera quando esco dall'albergo decadente dove sono sistemato, i bambini si gettano in strada a giocare, gli anziani chiacchierano da un balcone all'altro anche a decine di metri l'uno dall'altro e qualche giovane frequenta i bar del centro.
Fortunatamente domani ritroverò salita e natura, quello che più mi piace!
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