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Campo Imperatore: in bici sul tetto del centro Italia
Buongiorno a tutti siamo Roberto e Alessandro, veniamo da Faleria (un piccolo borgo al confine tra le province di Roma e Viterbo) e siamo i protagonisti di questo viaggio in bici: nel marzo del 2018, seduti comodamente al bar, tra una birra e l'altra esce fuori dal nulla un' idea curiosa "Andiamo a Campo Imperatore in bicicletta quest’estate?" Al primo momento sembrava una di quelle innumerevoli promesse che uno fa tra un discorso e l'altro, invece il progetto, giorno dopo giorno, ha iniziato a prendere piede, fino alla data del 28 Luglio, il giorno in cui siamo partiti!
Con due vecchie mountain bike cariche di borse da 15lt e due tende della decathlon eravamo pronti a partire anche perché le cosa principali sono la volontà e l’entusiasmo e sotto quel punto di vista eravamo carichi a mille! Con 4 giorni a disposizione abbiamo deciso di allungare un po’ il piacere di pedalare visitando l'Umbria e parti dell'Abruzzo.
L'itinerario completo è stato il seguente:
Tappa 1 - Da Faleria a Terni
96 km | 1550 m
Ecco quindi il 28 luglio, giorno della partenza, siamo molto carichi ma allo tempo stesso percepiamo con quel pizzico di timore che affiora ogni qual volta si affronta un evento preparato da tempo. Partiamo, la mattina alle 8:00, con nebbia e tempo incerto, ciavviamo lungo la via flaminia che conosciamo alla perfezione. Passiamo Civita Castellana (cittadina famosa per le ceramiche), Otricoli (antico borgo pre-romano), con la strada che man mano sale fino ad arrivare al bivio di Narni. Nel frattempo il classico sole di fine luglio inizia a farsi sentire tanto che alla domanda “Passiamo per Narni o allunghiamo qualche chilometro fino alle gole?” non abbiamo dubbi: scendendo dalla discesa del capitone arriviamo alle Gole di Narni (piscine naturali con l’acqua limpidissima e ghiacciata che si dissolve in splendide sfumature turchesi e smeraldo, è l’ideale nelle afose giornate estive). Giunti nel suggestivo luogo ci cambiamo al volo e ci rilassiamo un'oretta per poi ripartire in direzione di Terni dove, in centro, ci fermiamo a mangiare qualcosa velocemente.Siamo pronti: ci aspetta il valico della Somma che ci porterà salendo per 6 km fino ai 650 m s.l.m. per poi fiondarsi completamente in discesa fino a Spoleto. La Somma non presenta grandi difficolta altimetriche ma sfiorando i 40° C abbiamo accusato un po’ la fatica. A Spoleto, dopo aver superato il valico, ci siamo sistemati in centro in una stanza precedentemente prenotata: doccia al volo e via a visitare la città e a rilassarci con una cena nella piazza principale.
Tappa 2 - Da Spoleto al Lago di Campotosto via Norcia
111 km | 2800 m
La mattina, appena usciti da Spoleto, prendiamo la vecchia ferrovia Spoleto – Norcia (percorso che richiama la vecchia ferrovia con i suoi paesaggi mozzafiato e le splendide gallerie elicoidali), fino a dove è aperta, questo sarà l’unico tratto sterrato di tutto il giro. In prossimità della galleria della Caprareccia la strada è chiusa e cosi ci buttiamo sulla provinciale per scollinare a Forca di Cerro 760 m s.l.m., non male come riscaldamento mattutino. Una volta terminata la discesa ci entriamo in Valnerina fino al bivio di Cerreto di Spoleto (pittoresco borgo umbro) dove giriamo a destra in direzione di Norcia. Bisogna fare molta attenzione a questo tratto perché pieno di gallerie; dopo un'oretta circa arriviamo a Norcia, la splendida cittadina di San Benedetto ai piedi dei monti Sibillini ancora in parte, ahimè, distrutta dallo sconvolgente terremoto che colpì queste zone nel 2016. La nostra pausa pranzo non può che essere a base di panini con salumi tipici locali, una delizia per i nostri palati e benzina per le nostre gambe. Nel frattempo, dopo aver chiesto consiglio agli abitanti del posto, decidiamo che è meglio evitare il passaggio dalle forche canapine, per via della chiusura di alcune strade. L’itinerario originale prevedeva il passaggio sui monti Sibillini fino ad Arquata del Tronto, poi Amatrice e infine Campotosto. Modifichiamo il tutto dirigendoci a sud verso Cittareale e, per fare ciò, dobbiamo scollinare al passo della Forca 1250 m s.l.m. (il primo 1000 del viaggio). Costeggiamo il Monte Pozzoni alla nostra sinistra, zona poco conosciuta anche se è una sorta di balcone sul Velino e sulla piana di Norcia; inoltre con buona visibilità si vedono il Sirente, il Gran Sasso, i Sibillini e i Monti della Laga. Passiamo rapidamente da Cittareale e ci ricolleghiamo con la via Salaria, qua il secondo cambio di percorso di giornata: originariamente dovevamo arrivare ad Amatrice e poi risalire a Campotosto ma, per non vedere più le devastazioni provocate dal terremoto, decidiamo di imboccare la SP19 fino a Capitignano. Da lì mancano “solo” 3 km per arrivare al lago; solo 3 miseri chilometri, una sorta di defaticamento, poveri illusi, 3 km di una fatica incredibile. 3 km che ti fanno passare dai 900 m s.l.m. ai 1450 del lago, la cosiddetta via del lago, con pendenze decisamente superiori al 20%. Ovviamente l’abbiamo fatta tutta a piedi ma, una volta arrivati sopra, siamo stati catapultati in una sorta di scenario paradisiaco con ai nostri piedi il tramonto con il lago e poi il Gran Sasso. Abbiamo campeggiato e la sera, come si fa all’abruzzese, ci siamo abbuffati di pecora in tutti i modi. E domani è il gran giorno...
Tappa 3 - Dal Lago di Campotosto all'Aquila via Campo Imperatore
110 km | 2100 m
Eccoci qua pronti per affrontare il Gigante. Dopo un'abbondante colazione si parte con una piccola discesa e poi il vero e proprio riscaldamento scavalcando il Passo delle Capannelle, una delle più belle strade del centro Italia, dove è la vegetazione silenziosa a farla da padrone, con i monti della Laga sempre più alle nostre spalle e la comparsa del Gran Sasso davanti a noi. Iniziamo una rapida discesa verso Fonte Cerreto e da quel momento ci mancano “solo” 26 km per arrivare al nostro obiettivo. Dopo esserci rifocillati e ammirato il cartello che inneggia al pirata abbiamo iniziato la scalata con molta tranquillità e una grandissima gioia in fondo al cuore. Ogni colpo di pedale ci trasmetteva un briciolo di energia in più, ognuno di noi, solitario con i propri pensieri nella testa. Ogni tanto veniamo superati da qualche ciclista con la bici da corsa che ci guarda meravigliato e ci incoraggia con gesti piacevoli. Più di una volta un gruppo di francesi ci affianca dicendo “chapeau”. Dopo 3 h circa siamo arrivati a Campo Imperatore provando una soddisfazione mista ad una leggera delusione che quella meraviglia fosse finita. Avremmo voluto salire e salire ancora per ore ormai rapiti da quel paradiso. Panino un po’ di relax e giù a tutta: direzione L’Aquila! Arriviamo nella splendida città abbruzzese dove una vastità di palazzi, castelli, fontane sono poesia per i turisti. In serata ci godiamo una passeggiata e un'eccellente mangiata a spasso per il centro con la spensieratezza e la consapevolezzadi aver portato a termine la nostra piccola “impresa”.
Tappa 4 - Dall'Aquila a Faleria via Rieti
128 km | 1625 m
Il giorno conclusivo. Le gambe vanno alla grande, è vero quindi che la condizione cresce day by day. Facciamo colazione e stranamente siamo un po’ più silenziosi del solito: quando fai una cosa bella vuoi che non finisca mai. Usciamo dall’Aquila e scolliniamo la Sella di Corno (ultimo 1000del viaggio) e giù verso Antrodoco, il bel borgo in provincia di Rieti circondato da maestose vette su tutti i versanti, eccezion fatta per il lato sud che va con la via Salaria (già di nuovo lei) in direzione della piana reatina.Dopo circa una ventina di chilometri, poco prima delle Terme di origine romana di Cotilia, individuiamo il Lago di Paterno - “perché non farci un bagno rigenerante?” -. Questo laghetto, famoso gia in epoca pre-romana, da sempre ritenuto sacro e mistico, incantò più di un imperatore romano tanto che Vespasiano ci fece costruire la sua dimora estiva le quali rovine sono ben visibili tuttora. Rimane comunque un luogo piacevole, ancora abbastanza incontaminato, dove rilassarsi per una giornata in mezzo alla natura. Dopo un'oretta ripartiamo per pranzare a Rieti: pedaliamo su e giù per la salaria e, ad un certo punto, scorgiamo il Monte Soratte che per noi significa casa. Penso tra me e me: un po’ come quando gli achei nella mitologia dopo un lunghissimo peregrinare vedono il mare e si sentono a casa. A Passo Corese 50 m s.l.m., tocchiamo il punto più basso del nostro viaggio in bici (ieri eravamo a 2100!!) e via 30 km spediti per rientrare a casa. Nel film della mia mente tutto il paese in festa che ci aspetta come dei trionfatori con la banda in piazza... nella realtà una gioia pazzesca che scoppia in una risata di quelle che difficilmente riesci a contenere.
Conclusioni
Se hai una passione non esistono scogli tanto grandi da impedirti di farla, devi essere sempre più forte della tua scusa migliore. Basta veramente un minimo di preparazione fisica per affrontare un viaggio in bici, si chiama cicloturismo proprio perché deve essere un piacere e no un massacro fisico. Per quanto riguarda l'equipaggiamento, tra borse, zainetto, sacco a pelo e tenda non siamo arrivati neanche a 100€ ciascuno di spesa; invece, per quanto riguarda le bici, consiglio un minimo di conoscenza del mezzo per adattarlo al percorso che si vuole fare. In definitiva un'esperienza fantastica e in futuro cercheremo di ritagliarci più tempo e condividere qualche altra esperienza con voi.
Roberto e Alessandro
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Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico