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Australia
Downwind Photographers
 
 

Sono le tre del mattino e non riesco ancora a prendere sonno. Rigirandomi tra le lenzuola mi scorrono davanti agli occhi centinaia di immagini che generano in me sensazioni contrastanti: paura, felicità, stupore, tristezza, delusione, entusiasmo, meraviglia...

Tutte queste emozioni mi tengono sveglio rincorrendosi nella mente. Il filo conduttore di questo arruffato gomitolo emotivo è unico: il viaggio! Non tanto questo ma il viaggio. Mi trovo nel letto di un ostello australiano, di cui la terra dei canguri è stracolma, ma potrei benissimo essere sdraiato su un giacilio di una posada patagonica o sul materassino di una tenda nel west americano. Non è tanto il quando e il dove, infatti, ad incidere sulla scelta di partire, quanto la pura e semplice necessità di farlo. Partire significa tagliare quel filo invisibile e sottile che spesso ci tiene legati tanto saldamente alla nostra terra e agli affetti a noi più cari. Significa lasciare certezze per andare incontro ad incognite, abbandonare la stabilità della terraferma per salire su una barca in balia dell'oceano....

Spesso succede che il viaggio sia poco confortevole, addirittura scomodo. A volte capitano contrattempi e gli eventi non si svolgono come avremmo voluto: inizialmente si cerca di combattere queste situazioni, le si respinge e ci si ingegna per evitarle ma lentamente si capisce che esse sono ineluttabili, insite nell'azione stessa del viaggiare. E' allora che ci si lascia condurre senza cercare di confinare le situazioni dentro schemi precompilati ed è allora che il viaggio assume il suo significato più profondo, facendo perdere importanza alla propria meta, trasformandola da fine a mezzo con il quale giustificare il proprio nomadismo.

Avevo già effettuato lunghi viaggi intercontinentali, ma non avevo mai lasciato casa per più di un mese: avevo già viaggiato da solo, ma non per più di una settimana: un bel salto nel buio partire senza alcun programma preciso con la sola idea di restare "Down Under" nove o più mesi. Certo non si è trattato di scalare l'Everest senza ossigeno o scendere il Rio delle Amazzoni a nuoto, ma un po' di coraggio mi ci è voluto. La decisione non è stata facile. Si trattava di scegliere tra il lavoro, la famiglia, gli amici ed una routine tutto sommato consolidata da una parte, ed un biglietto aereo per una città a 25.000 km di distanza dall'altra.

Alla fine ha prevalso la volontà di spostarsi, di scoprire e di conoscere. Spesso per paura o per pigrizia rinunciamo a fare ciò che realmente vorremo, nascondendoci dietro giustificazioni di comodo, mantenendoci sulla strada in pianura pur sapendo che la salita porta verso paessaggi e panorami splendidi. Dopo anni di indecisione sono finalmente riuscito a levare l'ancora ed iniziare la navigazione ed ora che ho scoperto quant'è emozionante veleggiare in questo immenso oceano costituito dal pianeta Terra, non vorrei più rientrare in porto, anche se a volte è necesssario farlo, almeno per riposare, riprendere fiato e fare provviste.

Sono trascorsi ormai sette mesi da quando sono giunto in Australia carico di timori e paure ma anche di speranze e promesse. Le prime si sono dissolte nel giro di qualche giorno, le seconde si stanno realizzando con il trascorrere del tempo. Ora che i due terzi di quest'avventura sono alle spalle, il timore è soltanto quello che il tempo rimasto trascorra troppo velocemente. Le diapositive che mi scorrono davanti agli occhi in questa notte primaverile australiana sono quelle di Sydney, della Great Ocean road, della Great Barrier reef, di Uluru e della West coast, ma si confondono quasi immediatamente con le pianure patagoniche, il Perito Moreno ed il Cerro Torre, le cascate di Iguacu ed il Pantanal brasiliano, le immense pareti rocciose del Grand Canyon e la rossa terra della Monument Valley, le Calanches corse, i templi di Segesta e Selinunte in Sicilia, le dolci colline toscane e le decine di edifici storici delle città europee, dal Colosseo di Roma alla Moschea Blu di Istanbul: ed infine mi riportano a casa, a camminare tra le splendide vette dolomitiche del mio trentino. Ogni luogo che prima era una promessa, ora è divenuto memoria, emozione. Indelebili nella mia mente queste immagini si uniscono a costruire la forbice con cui ho tagliato quel filo, tuffandomi in questo oceano per l'ennesima avventura perchè, come disse Leopardi... il naufragar m'è dolce in questo mare!

Questi pensieri sconnessi sono usciti dalla mia mente durante una notte particolarmente afosa e noiosa trascorsa in un ostello durante i miei dieci mesi in Australia prima di scendere per due mesi e mezzo in bici in Nuova Zelanda.

 
 
Ultima modifica: 13 Gennaio 2025
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Leo

Viaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide Dolomiti del suo Trentino, sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, dopo un anno di Working holiday in Australia e dieci mesi in bici nel Sud est asiatico, ora sogna la panamericana... sempre in bici, s'intende!

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