Parlare della Karakorum Highway significa anche parlare dell'antica via della Seta e dei suoi numerosi pellegrini e viaggiatori a cavallo, a piedi, in bicicletta... Bicicletta?!? Ebbene si, in epoca più moderna la Via della seta è stata percorsa anche a cavallo di velocipedi di acciaio che, a suon di faticose pedalate, hanno scalato e superato le salite più impervie per raggiungere Kashgar da Havelian o viceversa. Vincenzo è uno di quei viaggiatori romantici che hanno percorso la strada più alta del mondo lentamente, sfidando vento e pioggia, dormendo in tenda sotto le vette più alte del mondo senza badare al freddo ma più che altro alla luminosità delle stelle. Vincenzo ci ha raccontato la sua incredibile avventura sulla Karakorum Highway... in bicicletta!!!
La Karakorum Highway è conosciuta anche come la strada asfaltata più alta del mondo, ma spesso, durante i periodi monsonici, è soggetta a frane e cadute improvvise di massi, tu Vincenzo in che anno l'hai percorsa e in che stagione? Le condizioni del manto stradale erano buone?
Come ho raccontato nelle prime email di contatto con Vero di Life in Travel io feci il viaggio sulla Karakorum Highway nell'ormai ahimè lontano 1999, parliamo quindi di 14 anni fa. Nonostante ciò credo che le condizioni delle strade e la difficoltà delle salite non siano cambiate da allora. Il mio passaggio sulla Karakorum fu uno degli "Highlights" del lungo cammino che a maggio di quell'anno decisi di fare via terra: Bangkok - Trieste. In bicicletta percorsi "solamente" il tragitto da Kashgar, in Cina, fino a Peshawar, Pakistan. In questo contesto mi sono trovato a pedalare quasi per caso all'inizio di settembre e nonostante non programmai nulla, credo sia uno dei periodi migliori per affrontare questo viaggio. Più tardi comincia ad essere difficile per l'arrivo del freddo e prima fa molto caldo. In confronto ad altre esperienze fatte in bicicletta posso dire che le strade sono molto buone, sempre asfaltate e poco trafficate, zero stress.
Hai affrontato il viaggio da solo o in compagnia? Quali sono i pro ed i contro di affrontare un cicloviaggio così impegnativo in solitaria o con qualcun'altro?
Il mio viaggio overland fu dall'inizio programmato in solitario, viaggiare da soli è molto introspettivo, io lo considero una meditazione continua, inoltre c'è il vantaggio di poter decidere più facilmente ogni tipo di cambiamento repentino. Il viaggio in solitaria è qualcosa di molto personale, c'è chi preferisce viaggiare con il compagno/a o un amico/a per condividere le emozioni, non dico che non sia importante e meraviglioso anzi, però quando si viaggia da soli il contatto con le genti locali è molto più profondo. La persona che incontra un viandante solitario lo riceve con un altro tipo approccio, forse si tratta di rispetto e ammirazione, non saprei dire. Non ci sono dubbi che quando sei "only one", come dicono i Birmani, le cose cambiano. Non ci sono dei pro e dei contro nei due modi di affrontare questo viaggio, solo o in compagnia, dipende da quello che uno cerca e vuole vivere, dal suo carattere, dall'esperienza che ha, detto questo nei momenti difficili in due è sempre più facile…
In quanti giorni hai percorso l'intera Karakorum Highway? Hai incontrato altri viaggiatori lungo il cammino?
Io partii senza una data di ritorno obbligatoria, il mio viaggio fra le alte montagne della Karakorum fu pensato come a una ricerca della bellezza da gustare lentamente e quindi me la presi molto comodamente. Feci vari trekking lungo il cammino, deviazioni improvvise per inoltrarmi in valli parallele, fu un vero e proprio omaggio allo "Slow Travel". Incontrai altri ciclisti, impossibile non farlo su una delle più belle strade del mondo, i soliti immancabili tedeschi super attrezzati con bici high tech e poi Olandesi, Canadesi, nessun italiano…. La solidarietà fra cicloviaggiatori e l'inevitabile empatia fu una delle chicche di quel viaggio, condivisi mille racconti sulle difficoltà fisiche ed emotive di quel viaggiare su due ruote, pedalando a quelle altezze. Nonostante la mia memoria sia pessima non dimenticherò mai quei visi, le risate e le avventure passate assieme a quei compagni di viaggio occasionali.
Qual'è stato il tratto più bello della Karakorum Highway che hai pedalato e quale il più difficile?
Ci sono molti tratti davvero spettacolari di questa lunga strada fra i giganti dell' Hindukush, ricordo molto bene i paesaggi salendo verso in Kunjerab pass dal lato cinese, la lunga strada senza fine sull'altipiano che sale dolcemente fino ai 4693 metri del passo. Ho ancora davanti agli occhi quelle montagne innevate in lontananza, le Yurte dei nomadi locali, i dromedari sostando sul cammino. Purtroppo da Kashgar fino al confine con il Pakistan non ci sono dei villaggi veri e propri dove fermarsi, quindi la delizia di qui paesaggi me la godetti giusto il tempo di passarci davanti. In Pakistan si attraversano molti centri abitati lungo la Karakorum Highway ed al primo posto non ho dubbi nel posizionare Karimabad nella valle Hunza. Il monte Rakaposhi con i suoi 5200 domina la valle, nei dintorni ci sono dei trekking molto belli da fare e la gente è davvero molto ospitale. La difficoltà maggiore è l'altitudine, da 3000 metri in poi manca l'ossigeno e la pedalata si fa molto lenta, è raccomandabile allenarsi prima di fare una strada del genere.
Durante il ciclo-viaggio avevi con te l'occorrente per campeggiare o ti sei affidato agli alloggi presenti ed all'ospitalità delle persone?
Vista la mia improvvisata non comprai una tenda per campeggiare, caricai un fornellino a cherosene comprato in India ed una pentola che fu la risposta vincente alle necessita dello stomaco. Dal lato cinese fu un po' più complicato trovar da dormire lungo il cammino ma si parla di due notti una volta partiti da Kashgar. In Pakistan non incontrai nessun problema visto che i paesi non sono molto distanti l'uno dall'altro e le Guest House abbondano. Per i trekking noleggiai per alcuni giorni una tenda o altre volte, inconsciamente, mi avventurai solo con il sacco a pelo dormendo direttamente all'aperto.
Ad un cicloviaggiatore che intende partire per la Via della Seta che bicicletta consiglieresti di usare?
Sulla bicicletta da usare... Qui devo premettere che io feci il viaggio con una Giant taroccata made in China con solo sei cambi, comprata ad Urumqui per 80 euro. L'adesivo sulla bici diceva city bike, non era nemmeno una mountain bike... Nelle dure salite del passo mi spezzai le gambe, certo. Le sacche me le costruii io con della pelle che comprai a Kashgar, davanti al manubrio c'era il cestino per la macchina fotografica e le mappe, un vero turista del cicloturismo, non per incompetenza ma per limitazione di liquidi ed un viaggio lungo da affrontare. Nonostante ciò tutto andò bene, certo che i tedeschi con le loro super High Tech Bicycle in salita soffrivano meno e la stabilità in discesa era maggiore. Morale della favola con una buona touring bike le cose sono molto più semplici, dei buoni pneumatici tutto terreno, borse impermeabili, ma quel che voglio dire è che tutto si può fare senza per forza incaponirsi nell'avere sempre il meglio. Ora se uno decide di fare un viaggio molto più lungo ovviamente le cose cambiano…
Perchè hai scelto la bici e non l'autostop o un altro mezzo si trasporto?
Sulle domande del perché decisi di viaggiare in bici e cosa significa viaggiare in bici, con sola risposta risolvo le due questioni…. Prima ho citato lo "Slow Travel", il viaggiare piano, poi ho parlato della meditazione del viaggio in solitario, a queste due cose aggiungo libertà. L'autobus attraversa le zone più isolate della Karakorum Hihgway in un giorno, dal finestrino tutto passa veloce davanti agli occhi del passeggero che perde così la sensazione della pendenza, gli odori, gli incontri ed è condizionato dagli orari decisi da altri. In bici uno si ferma quando come e dove vuole, gli incontri sono un'incognita ed ogni pedalata è una piccola conquista. La bici permette di attraversare zone rurali dove pochi viaggiatori si son fermati, si incontrano persone che a volte fino a quel momento non hanno mai parlato con uno straniero. Il cicloviaggiatore, seduto su un sellino, pedalando il suo cavallo a due ruote sperimenta le emozioni e le avventure di in un Marco Polo moderno. Albert Hoffman, quando inventò l'acido lisergico, sperimentò gli effetti allucinogeni dell'LSD mentre tornava a casa in bicicletta.
Viaggiare su due ruote è un trip nel trip senza la necessita di mangiarsi alcun tipo di allucinogeno.
Tu sei uno di quegli italiani che si è stufato della nostra nazione ed è emigrato in Thailandia, qual'è la differenza più importante fra i due paesi?
La mia "fuga" dall'Italia è stata graduale ed è cominciata molti anni fa, sicuramente non sono un cervello in fuga… come molte cose della mia vita il mio arrivo in Thailandia è frutto del caso e del vivere seguendo i cammini che mi sono apparsi davanti man mano che avanzavo, come ha scritto il poeta spagnolo Antonio Machado "Camminante no hay camino, se hace camino al andar". Dopo anni di viaggi e permanenze più o meno lunghe nei quattro punti cardinali del globo, da alcuni anni vivo in Thailandia dove il basso costo della vita e l'atmosfera rilassata in cui vive questa popolo mi fanno sentire a casa. Le differenze fra la Thailandia e l'Italia ovviamente sono moltissime e non mi sono mai posto la domanda di quale fosse la più importante…. Così a bruciapelo, senza pensarci troppo, e rispondendo d'intuito direi che una differenza importante è l'influenza che la religione ha sulla vita di tutti i giorni. Nonostante in Italia la gente sia sempre meno praticante, la chiesa cattolica ha sempre un peso molto forte sulla politica del paese ed il condizionamento culturale nella vita di tutti i giorni è molto pesante. La religione Buddista non è così invadente nella vita privata del cittadino e ad ogni modo non è altrettando "castrante" come quella cattolica. Non voglio offendere nessuno, essendo io ateo faccio solo una constatazione da "esterno". Il Buddista non è ossessionato dal futuro e non programma la sua vita a lungo termine, credo che ciò renda gli asiatici molto più rilassati e positivi. Nelle mie brevissime visite in Italia ho notato molta negatività, certo è che questo dipende molto anche dall'odierna crisi, ma vivendo qui ho visto persone che sono eternamente in crisi economica e non per questo il sorriso manca sulle loro labbra.
Questo tema necessita di un approfondimento maggiore e non vorrei sembrare superficiale, la mia è una risposta "Bignami" su un argomento molto complesso.
Hai più viaggiato in bici dopo l'avventura lungo la Karakorum Highway?
Dopo il viaggio sulla Karakorum Highway ebbi la certezza che viaggiare in bici era il top, il bis era inevitabile. Non mi sono mai reputato un indovino ma effettivamente nel 2002 mi ritrovai assieme alla mia compagna Annaick in un negozio di biciclette di Freemantle in Australia per comprare due buone Mountain Bike con accessori vari per un lungo viaggio. Nel luglio del 2002 atterrammo con le due bici nuove di zecca a Johannesburg e sette mesi dopo con il contachilometri a 7500 km arrivammo a Kampala. Sud Africa, Mozambico, Malawi, Tanzania, Uganda.
Ci dici con tre parole cos'è per te il viaggio in bicicletta?
A questa domanda mi sa che ho già risposto ma per chi non avesse fatto attenzione: Slow Travel, Meditazione, Libertà.
Un'ultima domanda... gastronomica: ti ricordi il piatto più buono mangiato sotto il tetto del mondo?
Ricordo benissimo, ero nel mezzo del nulla con una fame da lupo quando vidi una casa bassa fatta di fango, mi rimanevano solo degli indigesti instant noodles. Non avevo acqua con me quindi mi diressi verso quella specie di miraggio. Una ragazza con il velo uscì dalla casa, mi guardò stupita e allo stesso tempo con molta curiosità. Gesticolando le feci capire che avevo bisogno dell'acqua calda, lei mi portò un termos pieno di tè verde. Non esitai un attimo e nel pentolino che trasportavo nelle borse versai quel liquido verdastro e ci misi dentro i noodles. La ragazza si avvicinò ad una specie di braciere posto nel mezzo del giardino e vidi che cominciò a rimuovere il carbone ardente. Ne uscì una specie di teglia con coperchio dalla quale la ragazza tirò fuori un pane rotondo che ricordava una focaccia al forno. Me la mise su un piatto e me la offrì così calda e croccante come la vidi. I noodles al tè verde accompagnati da quella inaspettata prelibatezza restano ancor oggi registrati nella memoria delle mie pupille gustative.
Grazie Vincenzo per questi racconti di viaggio, ora mi è venuta una grande voglia di partire in bicicletta... a voi no?!?
Vincenzo Floramo vive da diversi anni in Thailandia dove fa il fotografo. Prima di giungere nella sua attuale "casa" ha girato mezzo mondo, pedalato in diversi continenti, viaggiato ed incontrato tantissime persone. In questi giorni Vincenzo si trova in Birmania per realizzare dei reportages fotografici. Se volete conoscerlo meglio e curiosare fra le sue suggestive fotografie, il suo sito è www.floramo.it
Nelle ultime settimane abbiamo parlato della Karakorum Highway anche con Marco che l'ha percorsa a piedi ed in autostop, avete già letto la sua intervista?!?
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