Luca, ciclista e pedalatore appassionato, è partito da Torino alla volta di Capo Nord in sella alla sua bici. In questa breve intervista ci racconta chi è e perché lo ha fatto.
Luca, a Capo Nord in bici "con" la mamma
Ciao mi chiamo Luca Occhialini, ho 42 anni. Sono un papà iperattivo come mio figlio di 10 anni (Lorenzo) e marito, della splendida Valentina.
Sono un atleta amatore, la mia vocazione è la MTB. Gareggio in gare di XC, Granfondo e quelle Marathon che ti mettono alla prova. Dopo la perdita della mia cara mamma Anna, a seguito di una devastante malattia, mi sono dovuto prendere una pausa dalle competizioni. Il suo ultimo gesto fu il dono delle cornee alla Fondazione Banca degli occhi veneto onlus, una di queste fu utilizzata per un trapianto, andato a buon fine.
Ricevuta la lettera dalla Fondazione dove mi comunicava il buon esito della donazione e ringraziandomi, dentro di me è scattato il desiderio di fare del bene, onorare il gesto di Mamma. Nel modo che mi riesce meglio, la cosa che piu mi fa stare bene. PEDALARE...
Cosi ho deciso di sostenere la Fondazione con una raccolta fondi legata a questa incredibile avventura, la Northcape4000.
Sono partito da Torino il 27 Luglio, con mille difficoltà tecniche ma sopratutto fisiche il 14 agosto alle 23 circa con un clima assurdo sono arrivato a Capo Nord
Dedico alla mia cara Mamma questo viaggio, ma lei è partita con me a Torino e come le avevo promesso un anno fà, l'avrei portata a Capo Nord.
Certamente i primi 3/4 giorni. Scavallato il Gran San Bernardo mi sono trovato nel pieno di una perturbazione che non mi ha dato tregua per giorni. Pioggia battente, gelida, vento fortissimo durante l'attraversamento della Svizzera. Con la pioggia, la continua umidità, nonostante i cambi di vestiario e le soste piu o meno asciutte, mi sono insorte delle fastidiose piaghe nel sottosella, che mi hanno tormentato per 14 giorni: un calvario, credimi. Solo verso Strasburgo (primo gate) il tempo è migliorato.
Il bello di questo viaggio è stato il viaggio nel viaggio. Si, mi sono riscoperto, come uomo, anzi come essere umano, facendomi un sacco di domande e trovando molte risposte. Altra cosa sono stati alcuni compagni di viaggio con cui ho condiviso alcune giornate, chiacchierando e affrontando difficoltà che la routine di ogni giorno ci riservava. Pedalare, mangiare, dormire, pedalare. I paesaggi e i luoghi visitati. Si sa, con la bici, magari pedalando 12-14 ore al giorno, il mondo e la natura che ti circonda ti riserva dettagli che sono difficili da carpire dal finestrino di un'automobile o un treno.
Con rabbia ricordo quelle maledette piaghe che mi hanno tormentato per giorni e in parte rovinato questo viaggio pazzesco. Ma l'obbiettivo era fisso nella mia mente, e sappiamo quanto sia importante il ruolo della mente e l'equlibrio che si deve trovare in queste situazioni. Quindi il ritiro era un'opzione non ammessa. Strisciando se necessario, sarei arrivato li, a 71°10'21'' Nordkapp.
Sì molto. venivo con una buona base atletica, ci sono voluti circa 9 mesi per le prove tecniche di asset della bike. Prove infinite di materiali, per capire quali fossero i migliori. La parte difficile è stata abituare mente e corpo allo stress cui li avrei sottoposti. Ore e ore in sella in tutte le condizioni meteo, dormire poco, mangiare poco e male. Ho fatto week end davvero assurdi, pedalando sotto il diluvio per ore, ricordo di un week end di maggio dove pedalai per 18 ore sotto la pioggia, percorrendo circa 500 km... il corpo era sfinito, ma la mente stava bene. quindi tutto andava bene (piu o meno).
L'Europa è magica, tutta.
Il maestoso Gran san bernardo, gli altipiani svizzeri, l'Alsazia, le devastanti e snervanti Ardenne. Bastogne e le sue indelebili ferite di guerra. La Germania e le sue campagne infinite . La Danimarca e i suoi incredibili "lunghi su e giu". La Svezia, le sue foreste, i laghi. L'infinita E45. E poi lei, loro. La Norvegia e le Lofoten, paesaggi difficili persino da fotografare, figurati da raccontare. Io l'ho adorata anche sotto la pioggia. La popolazione Sami. Davvero un popolo che vive per gli altri. Ricordo una notte trascorsa a casa di due vechietti, pastori di renne. Mi ospitarono nella loro capanna-casa come un figlio.
Sicuramente un'esperienza impegnativa dal punto di vista fisico, ma ripeto, soprattutto da quello mentale. Le privazioni sono molte nonostante si possa pianificare nel minimo dettaglio. Ma tutto questo viene ripagato da qualcosa che solo chi arriva può capire. La traccia è stata perfetta, nessuna strada pericolosa e nessun problema riscontrato. Davvero un'ottima organizzazione.
Consiglio di fare questo viaggio, credetemi ne vale la pena.
Con questo viaggio ho scoperto un nuovo modo di vivere la bici. Diciamo che il mondo del bikepacking mi ha letteralmente stregato.
Molto bolle in pentola... vedremo cosa combinerò prossimamente.
Ultima modifica:
15 Gennaio 2025
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