Unisciti alla LiT Family
Ciclovia dei Parchi di Sicilia
Un percorso selvaggio, capace di emozionare e allo stesso tempo mettere alla prova se stessi. Un itinerario tra parchi, monti e riserve naturali. Un tracciato guidabile ma da domare. Se cerchi un'esperienza bikepacking indimenticabile su sentieri e sterrate d'alta quota, la ciclovia dei Parchi della Sicilia è quello che fa per te.
Dati tecnici
Ciclovia dei parchi della Sicilia in bici, percorso MTB
Partenza/Arrivo | Catania/Cefalù |
Tempo | 6 giorni |
Dislivello | 7000 m circa |
Lunghezza | 296 km circa |
Tipologia di strada |
Asfalto: 30% |
Bici consigliata |
MTB |
Difficoltà | |
Panorama |
In questo articolo
- Ciclovia dei Parchi di Sicilia: i percorsi
- Il tracciato MTB della ciclovia dei parchi di Sicilia
- Pista Altomontana dell'Etna
- La Valle dell'Alcantara e il Bosco di Malabotta
- La Dorsale dei Nebrodi
- Monte Soprano e la riserva di Sambughetti
- Gangi e le Madonie
- Un tuffo verso Cefalù
- Come nasce la Ciclovia dei Parchi della Sicilia?
- Ciclovia in Sicilia: i 4 parchi attraversati
Ciclovia dei Parchi di Sicilia: i percorsi
Il progetto della ciclovia dei Parchi di Sicilia nasce l'anno scorso per promuovere il cicloturismo nelle aree montane dell'entroterra siciliano grazie a un'intuizione di Massimo Scalia di Etna Bike Tribe.
In realtà i percorsi sono molteplici: c'è l'itinerario Standard più classico e semplice; c'è quello Expert per chi ha voglia di spingersi oltre; c'è il tracciato Visconti-Alberati seguito dai due atleti di casa e c'è il tracciato MTB che noi abbiamo seguito per la maggior parte del tempo, con alcune varianti.
Non importa quale sarà la tua scelta, sappi che ognuno di questi itinerari ti lascerà senza fiato.
Per avere maggiori dettagli su tutti i percorsi della ciclovia dei Parchi di Sicilia, accedi al sito ufficiale www.cicloviaparchisicilia.it
Il tracciato MTB della ciclovia dei parchi di Sicilia
A settembre abbiamo affrontato il percorso mountain bike della ciclovia dei parchi di Sicilia, pedalando dall'Etna ai Nebrodi, passando nel parco dell'Alcantara per concludere con la salita nelle Madonie. Quattro parchi, altrettanti ecosistemi diversi e un tracciato ininterrotto a fare da unione.
Pista Altomontana dell'Etna
Già qualche anno fa avevamo attraversato l'entroterra della Sicilia pedalando alcune strade dei parchi montuosi dell'isola.
La più particolare e una delle più suggestive è di certo la pista Altomontana dell'Etna che cinge il lato occidentale del vulcano, permettendo a escursionisti, biker e cicloturisti di spostarsi da sud a nord o viceversa.
Anche in questo caso la nostra partenza è il rifugio Sapienza, poco sotto i 2000 m di quota. Orde di turisti si accalcano per salire ai crateri sommitali con gli impianti di risalita.
Noi lasciamo la ressa scendendo qualche centinaia di metri lungo la strada provinciale 92 verso Nicolosi. Piano Vetore è il punto di partenza della pista Altomontana etnea. Si lascia l'asfalto inoltrandosi nel bosco sulla destra e oltrepassando un paio di stanghe non sempre aperte.
La pista si inoltra nel parco dell'Etna, in un continuo alternarsi di colate laviche, boschi d'alta quota e praterie. Una prima salita riporta in quota dolcemente verso uno dei numerosi bivacchi presenti sulle pendici del vulcano.
Il cono fumante inscena il suo spettacolo alla nostra destra mentre avanziamo, ora in discesa. La picchiata modifica l'ambiente, i faggi sostituiscono i pini, la ginestra si mostra ancora in fiore, i crateri secondari s'ingrigiscono. Un tratto più accidentato dei precedenti ci fa passare la colata del 1981, su pietre ancora taglienti e giovani. La risalita è già iniziata da un po' quando giungiamo al passo dei Dammusi, ultima fatica sulla pista Altomontana.
Da qui al rifugio Ragabo è una passeggiata in discesa ma ormai le ultime luci del giorno ci stanno salutando e così decidiamo di seguire la strada per giungere a Linguaglossa (il percorso ufficiale MTB segue un sentiero enduristico che taglia la strada dritto per dritto).
Le stelle illuminano la volta celeste e il colosso di pietra e fuoco riposa davanti a noi. Come ci ha detto il nostro oste: "L'Etna nell'ultima estate si è fumato un bel sigaro, ora l'ha finito e si prende una pausa prima del successivo."
La Valle dell'Alcantara e il Bosco di Malabotta
Lasciamo Linguaglossa percorrendo la vecchia ferrovia fino a Castiglione di Sicilia che avevamo già seguito anni orsono. Meravigliosamente incastonata tra le rocce, regala scorci unici sul borgo nonostante sia trascurata e senza manutenzione.
La picchiata nella valle dell'Alcantara ci porta lungo il fiume che a valle ha scavato canyon unici nelle colate laviche dell'Etna. Risaliamo la corrente fino a raggiungere una cuba Bizantina ben conservata prima di spostarci verso Mojo Alcantara. Il percorso fuori dal traffico segue sterrate e vie secondarie tra muri a secco e vitigni.
Passando per Malvagna, iniziamo l'ascesa che ci condurrà alle alture del Bosco di Malabotta. La strada inizialmente è ampia e asfaltata, poi lascia spazio ai ciottoli e infine alla nuda terra. Le pendenze aumentano, il fondo è accidentato e rovinato dalle piogge e noi siamo costretti a scendere di sella e spingere i nostri cavalli d'acciaio carichi come muli.
I panorami si aprono man mano che saliamo e l'Etna di fronte a noi si mostra in tutta la sua imponenza. Solo negli ultimi chilometri ci si inoltra in un'ariosa foresta di lecci. Colossi centenari si ergono verso l'infinito, la strada spiana e noi pedaliamo tra le fronde di questi pilastri giganteschi i cui rami si allungano a proteggerci dai raggi solari ancora forti di settmebre.
Risaliamo l'altopiano costeggiando i megaliti di Argimusco quando ormai il sole si sta nascondendo all'orizzonte e il lungo saliscendi verso Floresta diventa un lento benvenuto alla luna.
La cena tra caponata e salumi di maialino nero è una dolce tortura a cui non ci sottraiamo.
La Dorsale dei Nebrodi
L'indomani il cielo turchese ci accompagna verso occidente. Portella Mitta è la porta d'accesso alla Dorsale dei Nebrodi. Imbocchiamo la strada, dapprima asfaltata, che solca la cresta sommitale di questa catena montuosa che taglia longitudinalmente la provincia di Messina.
Assieme ai Peloritani a est e alle Madonie più a ovest, le Caronie (così sono anche conosciuti i Nebrodi) costituiscono l'Appennino Siculo, prosecuzione isolana dei rilievi spina dorsale della penisola.
Il manto bituminoso lascia presto spazio al fondo naturale che segue il profilo montano in un continuo saliscendi spaccagambe.
Le faggete si alternano ad ampie radure, passando al fianco di ambienti umidi d'alta quota unici in Sicilia. Il lago Biviere e le sue sponde panoramiche anticipano il lago Maulazzo e la portella Femmina Morta dove si incrocia la strada statale 289 che unisce Cesarò a San Fratello.
Proseguendo lungo la dorsale si possono incontrare maialini che grufolano ovunque. Le gambe iniziano a sentire la stanchezza quando si raggiunge la Caserma Mafauda per poi ritrovare l'asfalto e giungere alla strada provinciale poco prima della Portella dell'Obolo.
Il tramonto incombe su di noi ed essendo sprovvisti di tenda decidiamo di lasciare la dorsale senza completarla fino a Mistretta: ci tuffiamo in discesa fino a giungere a Capizzi per un meritato riposo.
Monte Soprano e la riserva di Sambughetti
Il sole splende ancora sulla terra di Trinacria. Un cannolo chilometrico è la giusta carica per affrontare la giornata, ma prima di lasciare Capizzi un profumo inebriante ci attrae come il pifferaio magico fece con i ratti. Entriamo da una stretta porticina in un forno caldo e angusto, in men che non si dica le nostre bisacce sono piene di pizza e pane che divoreremo al momento del bisogno.
Riusciamo infine a lasciare la cittadina arroccata ai piedi dei Nebrodi per intraprendere una strada incognita che prima si inabissa nelle profondità della valle e poi risale altrettanto repentina sul versante opposto. Di nuovo l'asfalto si fa ricordo, ghiaia e terra lo sostituiscono nel nostro incedere verso e oltre il monte Soprano. Paesaggi austeri; ocra dell'erba secca di fine estate; nero delle more mature che trangugiamo senza sosta.
Le ruote scorrono lente sul fondo sconnesso e il sole alle meridie picchia ancora forte su noi ciclisti indifesi. Poche centinaia di metri sulla statale 117 che scende da Mistretta e inizia il percorso nella riserva naturale orientata di Sambughetti, area di insediamento più meridionale di alcune splendide faggete che oltre non si spingono. La cincia bigia di Sicilia si nasconde tra le fresche fronde e noi la imitiamo volentieri godendoci l'ombra della meravigliosa sterrata che sale dolce verso il sole che abbassa già le sue ali verso occidente.
Fuori dalla riserva un paio di rampe che gridano vendetta ci fanno inerpicare ai piedi di giganteschi mulini a vento moderni. Il parco eolico che attraversiamo ha un nonsoché di romantico nella luce del tramonto. Laggiù all'orizzonte intanto la montagna pare lavorata come un legno intagliato dalla mano abile di un falegname artista.
Avvicinandoci ci accorgiamo che i tagli sono finestre, tetti e strade. Gangi è lì, aggrappata ai pendii del monte Marone.
Risaliamo le arzigogolate vie del paese fino alla sua sommità. Dal belvedere di piazza del Popolo si ammira la vallata sottostante mentre volgendo l'occhio a oriente l'orizzonte è ancora dominato dall'inconfondibile profilo conico dell'Etna fumante.
Gangi e le Madonie
Gangi è tra i borghi più belli d'Italia e lo sforzo per raggiungere il centro storico arroccato è ripagato abbondantemente dall'atmosfera rilassata e lenta tipica dei borghi di qualsiasi entroterra. Ci perdiamo tra i suoi vicoli, scorgendo la torre dei Ventimiglia, la Chiesa Madre, il palazzo Bongiorno e i tanti altri edifici caratteristici del centro storico.
La picchiata dal paese ci riporta sulla statale 120 ed è la prima volta in questo viaggio che una giornata inizia con così tanto asfalto. Ci mancherà senza ombra di dubbio più avanti. Il percorso sinuoso della strada che segue il profilo delle colline ci conduce alle due Petralie. Soprana e Sottana.
La prima si staglia su uno sperone roccioso ed è il più alto comune delle Madonie. Notevole la piazza del Popolo con il municipio, già convento dei Carmelitani scalzi. Una granita ci ridà energia e proseguiamo il nostro viaggio verso l'altra Petralia, aggirando ciò che resta del castello.
Un ciottolato al 2000% ci fa rituffare nel cuore della terra, tra le pieghe della Sottana. Attraversiamo il centro senza quasi accorgercene e siamo già in salita sul versante opposto della valle. Le pendenze sono identiche a quelle di discesa e siamo subito in sofferenza. Girandoci, ci accorgiamo di quanto anche la più bassa delle Petralie sia affascinante, ancorata al versante opposto, dominata dalla sagoma fuori scala della chiesa Madre Maria SS. Assunta.
L’asfalto si spinge, testardo e stoico, fino a Contrada Gisa, tra uliveti e piccoli casali sparsi, ma poi deve chinarsi a terra e ghiaia. Il fondo è instabile e le pendenze non accennano a diminuire. Il posteriore carico aiuta la tenuta ma di tanto in tanto anche le mie gomme extralarge si fanno ingannare dal fondo sdrucciolevole.
I panorami si aprono: dietro di noi, in basso, le Petralie sembrano presepi sovrapposti. Più lontana, Gangi scivola verso valle, come una coperta che ricopre il monte Marone e dietro, oltre i campi ingialliti d’autunno il verde smeraldo dei boschi dei Nebrodi salva lo sguardo dall’impoverimento cromatico dei tanti incendi che ogni anno devastano questo magico territorio.
Siamo ormai oltre i 1500 m di quota quando un guizzo nella boscaglia ci allerta. Sarà il primo di una serie infinita. Pelo fulvo, passo svelto e specchio bianco tagliato dalla coda nera. I daini sono diventati uno dei simboli delle Madonie: centinaia di esemplari vivono tra i boschi e le radure del parco.
L’ascesa prosegue ma le pendenze si addolciscono grazie a una serie di tornanti che ci porta a toccare il punto di maggior quota di questa giornata, sul monte Alto (1819 m), dal quale domina incontrastato il santuario della Madonna dell’Alto.
Riprendiamo fiato prima di gettarci in una breve e illusoria discesa nel bosco che subito viene sostituita da una risalita sulla quale siamo costretti a scendere di sella e spingere. Il sole ormai getta i suoi raggi su di noi dall’orizzonte e la luce calda del tramonto ci accompagna nella successiva discesa. La vallata che scende sul versante occidentale delle Madonie è una meraviglia inaspettata. Pedaliamo tra gruppi di daini, cinghiali fuggevoli e guglie rocciose che ricordano le vette dolomitiche. La strada si insinua nella roccia fino a ricondurci sulla strada provinciale 119 che sale da Polizzi Generosa.
Non appena ripresa la salita verso la nostra meta odierna, uno spettacolo straordinario ci si manifesta: ai piedi della cresta che ci protegge a oriente capitanata dal monte Quacella, prima di piano Trifoglio, centinaia, se non migliaia, di daini pascolano nelle radure a bordo strada.
Risaliamo la provinciale in compagnia solo degli animali, visto che di auto non c’è neppure l’ombra. Solo quando imbocchiamo il bivio sulla SP54 incontriamo qualche visitatore che scende. L’imbrunire ci sorprende e così siamo costretti ad accendere, per l’ennesima volta, le luci che ci preparano a un arrivo in notturna. Mancano pochi chilometri e lo sforzo non è eccessivo. Il rifugio Marini, protetto tra i faggi di pian Battaglia, sorge in un luogo incantevole che oggi sarà quasi solo per noi. L’accoglienza a cinque stelle ci fa sentire a casa e ancora una volta la gastronomia sicula non ci fa pentire di aver consumato un po’ di calorie durante il giorno!
Nella notte una coppia di daini maschi combatte a suon di cornate fuori dalla nostra finestra e noi restiamo per un po’ a goderci lo spettacolo, illuminato da una luna piena gigante.
Un tuffo verso Cefalù
Il risveglio è agrodolce: oggi sarà l’ultima giornata di pedalate sulla ciclovia dei Parchi di Sicilia e chiudere un percorso ha sempre un sapore duplice. Da un lato la gioia di aver portato a termine un tragitto a lungo studiato e sognato, dall’altro la tristezza di sapere che l’indomani non ci sarà più da pedalare e andare alla scoperta di luoghi e angoli di mondo nuovi.
La colazione abbondante ci ritempra e dà morale. Sappiamo che oggi ci sarà tanta discesa e questo sarà il giorno, sulla carta, più agevole di questa ciclovia dei parchi siciliani. In fondo siamo in montagna e la meta è il mare!
Ripercorriamo con la luce i chilometri finali fatti al buio il giorno precedente, ma subito la traccia si infila su un sentiero nel bosco divertente e non troppo tecnico. Scendiamo ancora con la fuggevole compagnia di gruppi di daini che di tanto in tanto ci tagliano la strada. Passiamo il laghetto Mandria del Conte prima di giungere a Piano Zucchi.
Dal parcheggio dell’ormai abbandonato rifugio Luigi Orestano si stacca un sentiero che imbocchiamo. Il primo tratto è piuttosto tecnico e con le bici rigide ci districhiamo come meglio possiamo tra le rocce, ma poi, passato il vallone Madonie, la traccia si fa più larga e battuta entrando nel bosco. La discesa è divertente anche se non la si può definire rilassante: i saliscendi non mancano e ci tengono caldi.
Ritroviamo la SP54 poco prima di raggiungere contrada Munciaratti dove inizia l’ultima vera asperità di questo viaggio: una salita tosta fuoristrada di circa due chilometri che ci concede il privilegio di avere i primi panorami sul mar Tirreno. Aggiriamo il pizzo Giammarusa per iniziare una veloce discesa verso le rovine dell’Abbazia di San Giorgio, di epoca normanna, di cui oggi restano visibili solo le mura perimetrali e poco altro.
Gratteri è poco distante e la strada per raggiungerla è meravigliosamente esposta. La piccola cittadina sorge in una conca ai piedi delle alte vette del parco e il luogo più suggestivo è la grotta Grattara da cui probabilmente il borgo prende il nome. Nella leggenda la grotta fu casa della Befana (“a Vecchia Strina”) che nell’ultima notte dell’anno scendeva in paese passando per i comignoli delle case a lasciar doni e dolci per i più piccini.
Una sosta ristoratrice nell’unico bar aperto del paese ci rimette in forze ma la strada verso Cefalù ormai è breve e quasi tutta su asfalto. Una piccola risalita infatti ci riporta sul percorso principale che scende a tornanti sul rio Campanella. Pochi chilometri di risalita e il mare si avvicina. I panorami su Cefalù in lontananza si susseguono nell’ultima picchiata verso la costa.
Finisce così, di nuovo nel traffico e nella civiltà costiera questo viaggio attraverso i parchi montani della Sicilia nord-orientale. La ciclovia dei Parchi di Sicilia è un itinerario che ti farà assaporare luoghi autentici, gusti veraci e profumi inattesi, conducendoti nel cuore più selvaggio dell’isola del Mediterraneo.
Come nasce la Ciclovia dei Parchi della Sicilia?
La Ciclovia dei Parchi della Sicilia è un percorso inedito, meraviglioso e avventuroso che unisce i due elementi cardine dell'isola del Mediterraneo: la montagna e il mare e l'itinerario che parte dal mar Ionio per raggiungere il mar Tirreno, nel mezzo sale le alte quote dei parchi montani regalando a noi cicloviaggiatori panorami unici e indimenticabili dell'isola. È nata nel 2022 sotto la regia dei ragazzi di Etna Bike Tribe che hanno ideato e progettato il percorso della ciclovia Parchi Sicilia.
È un percorso che ti svelerà diverse anime della Sicilia. Esplorerai in bicicletta scenari naturalistici unici e suggestivi e visiterai alcuni dei borghi più belli respirandone tutta l’atmosfera ricca di tradizione e storia.
Non ti resta che organizzarti e farti trovare pronto... la Sicilia in bici, te lo assicuro per esperienza, è meravigliosa e coinvolgente.
Ciclovia in Sicilia: i 4 parchi attraversati
I parchi naturali attraversati dalla ciclovia dei Parchi della Sicilia sono 4. Si inizia dal parco fluviale dell'Alcantara, reso celebre dalle gole attraversabili in cui sono ben visibili le strutture laviche colonnari a base prismatica. Queste formazioni rocciose che generano un vero e proprio canyon percorso dalle acque gelide del fiume sono una testimonianza straordinaria della forza della Natura, modellate prima dal fuoco del vulcano e poi dall'acqua del fiume.
In bici lungo il percorso standard, si seguirà il fiume a ritroso dalla sua foce nei pressi di Giardini Naxos fino a entrare nel cuore del parco e lasciare il corso d'acqua a Francavilla di Sicilia.
Abbandonato l'Alcantara ci si sposterà a Linguaglossa per iniziare ad arrampicarsi sulle pendici del vulcano attivo più alto d'Europa, entrando nel parco dell'Etna. Dominato dalla cima che attualmente ragginge i 3.357 m di quota, il parco nasconde però numerose altre attrattive anche a quote più basse. Dai borghi pedemontani che conservano ancora tratti medievali e sono caratterizzati dalla presenza di svariati edifici realizzati in pietra lavica, ai diversi endemismi naturali (nel parco ne sono stati mappati 92). Anche solo sfiorando la parte settentrionale della riserva si respirerà l'eccezionalità del luogo.
Randazzo è incastrato tra due parchi: a sud quello dell'Etna e a nord quello dei Nebrodi. Facenti parte della catena dell'Appennino siculo insieme ai Peloritani a est e alle Madonia a ovest, questi monti sono protetti dal '93 dalla riserva naturale più estesa della Sicilia. Il parco naturale dei Nebrodi viene attraversato dalla Ciclovia dei Parchi della Sicilia nella sua parte più occidentale ed è caratterizzato da una notevole varietà vegetale. Sughere, querce e faggi sono l'habitat ideale per il celebre suino nero dei Nebrodi che si potrà facilmente avvistare durante la pedalata.
L'ultimo dei parchi che si attraverseranno nel viaggio lungo la ciclovia dei Parchi della Sicilia è il parco delle Madonie che protegge i rilievi più antichi della Sicilia originatisi nel Triassico. Aggirando l'intero perimetro del parco ci si troverà ad ammirare paesaggi variegati, dalle alte sporgenze del pizzo Carbonara, del monte San Salvatore e del monte Ferro nell'entroterra, fino all'orizzonte costiero del Tirreno ben visibile nell'ultima tappa del viaggio.
Nessuno degli itinerari è banale. I dislivelli a volte sono impegnativi anche nel percorso standard, ma i paesaggi e borghi attraversati, insieme agli incontri che sicuramente si faranno, renderanno indelebili i ricordi di queste giornate in bicicletta nel cuore della Sicilia lungo la ciclovia dei Parchi della Sicilia.
- Arancino in quota vista Etna
- Un bicchiere di rosso d’Etna a Linguaglossa
- La vecchia ferrovia tra Linguaglossa e Castiglione di Sicilia
- Relax con i piedi a mollo nelle piccole gole dell’Alcantara
- Passaggio alla Cuba Bizantina
- Le querce secolari del bosco di Malabotta
- Le suggestive rocce dell’Argimusco al tramonto
- Gli sterrati della Dorsale dei Nebrodi
- Una granita al Bar Lombardo di Petralia Soprana, uno dei borghi più belli d’Italia
- La discesa panoramica dal Santuario del Monte Alto, nelle Madonie
- Notte tra daini e cinghiali al rifugio Marini
- Un tuffo nel mare di Cefalù
- Come raggiungo la Sicilia in bicicletta?
La Sicilia è l'isola più grande d'Italia e del Mediterraneo e il suo territorio variegato risulta essere la destinazione perfetta per i pionieri di sterrati inaspettati e di meraviglie celate al turismo di massa.
Per raggiungere la Sicilia si può decidere di pedalare l'intera lunghezza della penisola italica per poi imbarcarsi a Villa San Giovanni e ritrovarsi in terra isolana, a Messina, oppure optare per un viaggio via mare più lungo, per esempio partendo dal porto di Genova, da quello di Civitavecchia o da Napoli, per approdare sull'isola nella sua città più grande, l'ammaliante Palermo.
Un'alternativa, probabilmente più scomoda e dispendiosa per l'obbligo di imballare la bici, è quella di volare in uno degli aeroporti siciliani che ogni giorno vengono raggiunti da diversi vettori provenienti da tutta Italia e dal resto d'Europa.
Puoi anche scegliere di acquistare un volo senza il trasporto della bici e poi noleggiarla in loco. Noi abbiamo acquistato un volo Ryanair da Orio al Serio con bici al seguito atterrando a Catania e ripartendo poi da Palermo.
- Come raggiungo il Rifugio Sapienza?
Il rifugio Sapienza è il punto di partenza di questo viaggio in MTB nel nord est della Sicilia. Per raggiungerlo esistono alcune alternative.
La prima possibilità è quella di affrontare l’ascesa ai 2000 metri dell’Etna, dove sorge il rifugio, direttamente in sella, pedalandoli.
La seconda opzione è quella di affidarsi al buonumore dell’autista del bus dell’azienda siciliana trasporti che effettua la corsa da Piazza Giovanni XXIII al rifugio alle 8:15 di mattina. La possibilità di trasportare la bici è a discrezione del conducente. Il tragitto ha un costo di 6,6€ e dura due ore.
La terza alternativa è quella di affidarsi a un trasporto privato come quello dei ragazzi di Etnatribe che sono gli ideatori del tracciato e dispongono di un truck per manutenzione o noleggio bici direttamente al rifugio.
- L'itinerario è segnalato? L'itinerario della ciclovia dei parchi di Sicilia – versione MTB - non è segnalato, quindi consigliamo di scaricare la traccia GPS.
- Sono presenti fontane o fonti d'acqua in generale? Lungo l'itinerario si trovano diverse fonti d'acqua, soprattutto nei paesi e nel parco delle Madonie (quelle incontrate sui Nebrodi erano purtroppo secche)
- Com'è la qualità delle strade lungo l'itinerario? Gli sterrati sono spesso aggressivi e sassosi ed è per questo che consigliamo l’utilizzo di pneumatici da almeno 2,2” e soprattutto una buona tecnica di discesa per i trail più insidiosi
- Consiglio di percorrere la ciclovia dei parchi siciliani dal Rifugio Sapienza a Cefalù, in Aprile, Maggio, Settembre e Ottobre per avere giornate ancora lunghe e non troppo calde
- Dove abbiamo dormito lungo la ciclovia dei parchi della Sicilia
- Le nostre tappe, per concederci del tempo e trovare un alloggio per la notte, lungo l'itinerario della Sicilia in bicicletta ci hanno portato a dormire a:
- Linguaglossa – B&B Il Corbezzolo
- Floresta – Hotel Sant’Anna (possibilità anche di cenare)
- Capizzi – Affittacamere Nebrodi
- Gangi – B&B Baglio Tramontana (possibilità anche di cenare)
- Piano Battaglia – Rifugio Marini (possibilità anche di cenare)
- Cefalù – Alloggio di Giulia su AirBnB
- Cosa mangiare in Sicilia? La tradizione enogastronomica siciliana lascia a bocca aperta per varietà e sapori. Durante un viaggio in bici in Sicilia dovrai assaggiare assolutamente: gli arancini (o le arancine, a seconda della città), la bomba, la cartocciata, la granita con briosche, il cannolo siciliano, i frutti di mare appena pescati, la pasta alla norma, la pasta al pistacchio, la carne di cavallo e la cipollata (questo elenco potrebbe essere quasi infinito). In zona alcuni dei prodotti tipici sono per esempio: il maialino nero dei Nebrodi e lo sfoglio delle Madonie
- Dove mangiare lungo la ciclovia dei parchi Sicilia? In alcuni alloggi scelti abbiamo usufruito della mezza pensione. A Linguaglossa abbiamo cenato alla Trattoria Linguagrossa (posto gustoso ma un pochino caro). A Floresta all’hotel Sant’Anna gli antipasti misti sono buonissimi e abbondanti. La caponata è super! A Capizzi ci siamo concessi una pizza da Antichi Sapori, mentre pane fresco e pizza da asporto si possono acquistare al forno di Michele, il Panificio Fascetto. Al Baglio Tramontana e al Rifugio Marini si mangia benissimo mentre a Cefalù abbiamo cenato nel vicolo con vista cattedrale al Mandralisca Bistrot (delizioso!)
- Visit Sicily: dove trovare informazioni su tutta la Sicilia
- Ciclovia dei Parchi Sicilia: il sito ufficiale del tracciato proposto in tre versioni
- Trinacria Bike trail: il sito ufficiale del trail nella Sicilia sterrata ideato da Daniele Maugeri
Log in con ( Registrati ? )
o pubblica come ospite
Leo
ITA - Cicloviaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide montagne del suo Trentino e dei dintorni del lago d'Iseo dove abita. Sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, ha dedicato e dedica gran parte della vita al cicloturismo viaggiando in Europa, Asia, Sud America e Africa con Vero, compagna di viaggio e di vita e Nala.
EN - Slow cycle traveler with a passion for writing and photography. If he is not traveling, he loves to get lost along the thousands of paths that cross the splendid mountains of his Trentino and the surroundings of Lake Iseo where he lives. Both on foot and by mountain bike. Eternal Peter Pan who loves realizing his dreams without leaving them in the drawer for too long, has dedicated and dedicates a large part of his life to bicycle touring in Europe, Asia, South America and Africa with Vero, travel and life partner and Nala.
Ultimi da Leo
- Portaborracce alternativi per viaggiare
- Intervista a Alberto Murgia: a Capo Nord in inverno
- Gonfiare le gomme? Scegli la pompa giusta! Guida completa per ciclisti
- Orso del Pradel da Andalo in MTB
- Cosa sono le eSIM e vanno bene per viaggiare?
- Bosnia e Serbia in bici: anello di 400 km 'attorno' alla Drina
Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico