Quando si pensa alla guerra in Vietnam ciò che viene in mente sono le immagini dei coraggiosi fotografi di guerra che a rischio della propria vita hanno documentato sofferenze e tragedie di Vietcong ed Americani in uno tra i conflitti più tristemente famosi del secolo scorso. Tra di essi sicuramente uno dei più bravi e professionali era Horst Faas che vinse il prestigioso premio Pulizer nel 1964 per aver documentato quel conflitto (Faas si ripetè per aver documentato la guerra in Bangladesh). Oggi, all'età di settantanove anni, Faas è morto e con lui se ne va una leggenda del fotogiornalismo di guerra.
Horst Faas, leggendario fotografo di guerra, è morto all'età di settantanove anni. Tedesco di Berlino, nato nel 1933, fece parte della gioventù hitleriana durante il conflitto mondiale. Al termine della guerra la sua famiglia si trasferì a Monaco di Baviera (Germania Ovest) e lui iniziò la carriera di batterista per un gruppo jazz all'età di 15 anni. Faas iniziò a lavorare per l'Associated Press nel 1956 e venne inviato in Congo ed Algeria a documentare i conflitti africani. Proseguì la carriera coprendo eventi e guerre in tutto il mondo, concentrandosi sul conflitto in Vietnam dal 1964 al 1970, quando lasciò Saigon per diventare capo dell'Associated Press per l'Asia, trasferendosi a Singapore. Nel 1967 venne ferito alle gambe da un razzo nel Vietnam del Sud e non potè seguire l'offensiva Tet nel 1968. Il 1972 fu un grande anno per Faas, autore di importanti scatti alle Olimpiadi di Monaco in cui documentò il sequestro di atleti israeliani da parte di alcuni terroristi palestinesi. Nello stesso anno vinse il suo secondo Pulizer grazie ad alcuni scatti delle torture e delle esecuzioni in Bangladesh. Dal 1976 lavorò a Londra fino al 2004.
I suoi scatti rimarranno a memoria indelebile della barbarie umana in tutto il mondo e per questo dobbiamo a lui un grande ringraziamento (così come a tutti i coraggiosi fotografi di guerra che rischiano la pelle ogni giorno), nella speranza che prima o poi l'uomo prenda consapevolezza dell'inutilità dei conflitti.
Grazie Horst!
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