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Sosta in bici
Downwind Photographers
 
 
Viaggiare tutto il giorno in sella ad una bicicletta non dà respiro: non si può leggere un libro, non si può schiacciare un pisolino, non si può scrivere qualche osservazione sulla giornata appena trascorsa, la nostra attenzione deve essere indirizzata sulla strada che percorriamo, ma, fortunatamente, è concesso anche il privilegio di osservare particolarità e curiosità che a chi si sposta in altro modo non viene dato.

 

Pedalando per la Thailandia il primo senso interpellato è senza dubbio l'olfatto. É incredibile quanti e quali odori si incontrino e si miscelino nell'aria che tagliamo a grandi pedalate. Il più nauseante è quello della carne in putrefazione, soprattutto quella dei cani morti sul ciglio della strada investiti da un'auto in corsa. Qui nel Sud est asiatico i fedeli amici a quattro zampe sono identificabili dalla classica medaglietta lucente, ma vivono come randagi riproducendosi di continuo e sfornando nuova prole che si unisce al già carico bastimento di quadrupedi selvatici. Il fetore della decomposizione in corso è così intenso su certe carreggiate da farti sbandare, ecco perchè è indispensabile tenersi sempre ben saldi al manubrio. Ai lati della strada, la vegetazione è folta e verdeggiante, profumi delicati di fiori appena sbocciati si librano leggeri attirando i sedotti insetti impollinatori già ubriachi e catturando la mia attenzione. L'odore è inebriante e si alterna, nei dintorni dei centri abitati, al pungente effluvio di riso fritto, noodles fritti, uova fritte, pollo fritto...quella nuvola vaporosa che sale dai carretti dei cuochi ambulanti thailandesi è peggio della carta moschicida su pelle e vestiti. Durante la stagione monsonica, l'olezzo dell'umidità regna sovrana e nonostante si continuino a lavare due, tre, quattro volte gli stessi indumenti, sembra proprio che non se ne voglia andare, quindi rassegnatevi, come un po' abbiamo fatto noi, sperando che arrivi quanto prima la stagione secca.

Con le continue piogge giornaliere, la natura è verdeggiante: i bizzarri frutti tropicali dai colori più improbabili iniziano a maturare quando il sole si degna di regalar loro qualche raggio, i boccioli floreali si aprono vanitosi, mostrando le più austere forme in un exploit di colori brillanti e gli animali, scossi da tutto questo trambusto naturale, bighellonano alla ricerca di cibo e di un fortuito riparo sicuro per non bagnarsi di continuo.Ogni tanto ci fermiamo a lato della strada per osservare meglio tutte le diversità che convivono in questo luogo così intrigante ed al tempo stesso così differente da dove viviamo. Per esempio quella cosa posata sul quel tronco è un volatile? si deve essere per forza un uccello. Frenata con stile, recupero dell'equilibrio dopo aver posato i piedi, torsione a mezzo busto per recuperare la macchina fotografica che è super fissata sotto il copripioggia.Togli la tela, alza gli elastici, sfila la camera, togli il copriobiettivo, inquadra il soggetto e... non c'è più nulla! Ma dov'è finito? Eh si forse era proprio un uccello! Delusione. Si riparte, dopo dieci minuti si vede nuovamente qualcosa su un albero. Solita trafila per recuperare la fotocamera e fortunatamente il soggetto è ancora lì, inquadro e.. è incredibile, una specie di simil martin pescatore con il becco decisamente sproporzionato rispetto all'esile corpicino si stiracchia annoiato guardandosi intorno di tanto in tanto . Riesco a premere il pulsante di scatto due volte e poi, stufo del luogo scelto, svolazza via rapido. Questo può accadere quando si viaggia in bici, l'approccio con il mondo circostante è più diretto, più naturale, più intimo, più lento e l'occhio riesce a catturare molti particolari che su un automobile scorrerebbero via troppo veloci. L'occhio vuole la sua parte, beh diamogliela!

Cos'è questo rumore?, credo sia il mio stomaco che brontola. Ma che ore sono? forse è il caso di fermarsi a mangiare qualcosa , chissà cosa prevede il menù! Pad Thai con neua, già la sola presentazione del piatto ti rapisce e la fame ti assale invitandoti, senza troppa cortesia, ad impugnare la forchetta ed ad abbuffarti. Questa pasta è un po' viscida, ma non è niente male e poi i germogli freschi di soia e questa specie di erba cipollina sono proprio freschi, chissà forse sono stati raccolti solo stamattina nei campi. La carne è saporita al punto da non sovrastare gli altri ingredienti, le arachidi tostate e tritate sono la cigliegina sulla torta. Con il loro gusto dolciastro danno quel tocco di fantasia alla pietanza rendendola decisamente gustosa al mio palato. La birra Chang è quello che manca per completare il pranzo: è corposa, ma non troppo, ha bassa gradazione alcolica quindi poi non rischio di sbandare in bici ed è decisamente adatta al cibo thailandese così speziato e piccante.Cerco di capire come sono stati cotti questi Pad thai e l'unico modo è quello di osservare l'artista all'opera: acqua, oyster sauce, pasta, soia, uova,carne, verdure e.. tutto qui? dov'è l'ingrediente segreto? Squisiti!

E' quasi il tramonto e poi sarà la notte più nera senza luna nè stelle, dobbiamo trovare un posto dove coricarci, ma di resort e hotel in giro neanche l'ombra e campeggiare qui nei dintorni sarebbe un po' azzardato. Fortunatamente a pochi passi dalle nostre ruote e dai nostri pensieri sorge un tempio buddista, perchè non provare? Cerchiamo di schiedere ad un monaco in sarong arancione se sia possibile fermarsi per la notte. Dopo qualche minuto di dibattito in doppia lingua, ci conduce in una stanza spoglia con due finestre dotate di inferriate, ma senza vetri. Ringraziamo, montiamo la tenda e ci sdraiamo sotto un cielo cementato, ma qui inizia l'incubo. Strilla acute, tonfi sordi, miagolii spettrali animano le ore più lunghe della mia esistenza, impedendomi di dormire. Ma che cosa vive in questo paese? Anche quando la stanchezza stà per prendere il sopravvento sulle mie paure, un suono fortissimo echeggia nella stanza, forse il verso di un uccello esotico che mi scuote facedomi sobbalzare dallo spavento. Rinuncio ad una notte serena e mi accontento di sapere con certezza che il ronfare regolare del mio compagno di tenda sia segno di un dolce sonno. Verso le cinque di mattina i monaci iniziano a pregare: le loro litanie e i canti risuonano anche nella stanzetta degli orrori sonori, unendosi alla moltitudine di rumori uditi in questa infinita notte senza stelle.

Chicchirichiiiiiiiiiii, penso subito che il telefono cellulare di Leonardo stia squillando, ma poi ricordo che non lo ha con sè, quindi questo suono cosa può essere? Chicchirichiiiiiiiiiii Che sia un gallo? Mi affaccio alla finestra socchiusa della stanza d'ostello e scorgo solamente delle gabbie tonde sotto le quali, a tratti, si riescono ad intravedere dei movimenti. La Thailandia è un paese pieno di galli, e non galli qualsiasi, ma pollastri che cantano a qualunque ora della giornata come se fosse l'alba confondentoti le idee. Molti verranno cucinati in tutte le salse thai, altri combatterranno per sconfiggere l'avversario, altri ancora, i più audaci, riusciranno a ritrovare la propria libertà, magari aiutati da un padrone sbadato o da una bimba curiosa che aprirà la gabbia.

Ci muoviamo a gran velocità verso la prossima cittadina, non abbiamo tempo di fermarci a fotografare o a comprare dell'acqua fresca perchè il cielo si stà annuvolando rapidamente e l'aria odora di pioggia, meglio affrettarsi. Nel sud est asiatico, in particolare durante la stagione dei monsoni, se la pioggia vuole bagnarti, ci riesce sempre! Ad ogni ora del giorno, soprattutto quando meno te lo aspetti, le nuvole si addensano oscurando la giornata e quell'odiosa pioggerellina fitta e pungente comincia a cadere ordinata, seguendo un suo ritmo. La pelle, bruciata pochi attimi prima dal sole, prova inizialmente sollievo sotto il tocco dell'acqua, ma poi tutto cambia. I vestiti si appiccano all'addome e alle gambe, dalla testa l'acqua scorre lungo il volto trascinando il sudore come una palla da golf direttamente in buca, l'incavo degli occhi togliendoti temporaneamente il dono della vista e facendoti ulteriormente maledire il temporaneo refrigerio del momento. La pioggia, cadendo, si insinua nella fessura tra i piedi e le scarpe, riempendo ogni singolo spazio. Se non copri bene i bagagli e le borse da bici, la sera stessa troverai tutto umido ed inutilizzabile, insomma come un bimbo dispettoso, la pioggia si diverte con te finchè non è satura e tu non puoi far altro che viverla con filosofia, pedalando con il sorriso sulle labbra e canticchiando I'm singing in the rain

Questo articolo fa parte del diario di viaggio tenuto in diretta del progetto Downwind. Se volete leggere le altre puntate, ecco qui tutti gli articoli dei nostri dieci mesi in bicicletta nel sud est asiatico

 
 
Ultima modifica: 16 Giugno 2024
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Vero

Correva l'anno 1983: anch'io vidi per la prima volta la luce del sole estivo e sorrisi.  Nel 2007 ho provato per la prima volta l'esperienza di un'avventura a due ruote e, da quel momento, non ne ho potuto più fare a meno... nel 2010 sono partita con Leo per un lungo viaggio in bicicletta nel Sud Est asiatico, la nostra prima vera grande avventura insieme! All'Asia sono seguite le Ande, il Marocco, Il Sudafrica e Lesotho... e il #noplansjourney...

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