L'aria, fino a pochi istanti prima immota ed opprimente, si ridesta sferzando le palme da cocco che si inarcano come catapulte pronte a colpire. Il vento si alza e l'orizzonte scuro incede veloce; chi può ripara in casa ritirando l'immancabile mercanzia esposta sul marciapiede, gli altri si preparano come possono a ricevere la pioggia benedetta, a volte dannata. E' ottobre in Thailandia e la stagione delle piogge sta volgendo al termine ma il monsone vuole dare un assaggio della sua veemenza e generosità anche a noi.
Questo articolo è apparso integralmente sul numero 87 di Aprile della rivista Vivere la montagna!
Seduti sulla riva ad ammirare un'opera di dubbia stabilità ingegneristica qual è il ponte Mon che unisce Sagkhlaburi ai villaggi dell'etnia birmana sulla sponda opposta del fiume, ci accorgiamo dell'elettricità presente nell'aria e decidiamo di risalire per ripararci sotto una tettoia: il diluvio sta per iniziare. Facciamo appena in tempo a giungere in cima alla scalinata che conduce in paese quando le prime grosse gocce toccano terra. In poco più di un minuto lo scroscio diviene potente quanto un temporale estivo dopo una giornata particolarmente afosa. La temperatura si abbassa repentinamente di qualche grado creando sollievo dall'arsura pomeridiana ed un bambino scalzo decide che è il momento ideale per inforcare la vecchia bicicletta di cui dispone: attraversare a tutta velocità le pozzanghere che si sono create in pochi minuti è un divertimento che va colto al volo! La tecnica che utilizza dimostra quanto ormai sia un esperto in materia; pedalare a più non posso fino all'ingresso della pozza per poi alzare i piedi e lasciare i pedali e le ruote in balia dell'acqua. Questo è il trucco per ottenere il massimo divertimento. Lo fissiamo e fotografiamo per un pò, finchè la pioggia diminuisce e poi si quieta, il tutto nell'arco di circa 15 minuti.
Le piogge monsoniche sono un evento atteso e benedetto per le popolazioni del sud est asiatico, perchè portano refrigerio e sollievo alle campagne riarse dal sole, allagando le risaie e bagnando i campi di granoturco e soia, ma possono divenire anche nemiche come è capitato quest'anno nelle zone delle pianure centrali thailandesi. L'eccessiva quantità di acqua scesa nell'ultimo periodo ha causato il sovraccarico di una diga nella zona centro-settentrionale ed essa ha scaricato nel fiume Chao Phraya migliaia di metri cubi d'acqua che in breve hanno raggiunto le abitazioni. Cittadine come Lopburi ed Ayutthaya sono finite sott'acqua e le campagne circostanti, con tutte le abitazioni rurali, sono state allagate. La gente è fuggita a bordo strada, l'unico maufatto leggermente rialzato rispetto al livello del terreno. Da pioggia benedetta ed attesa per lungo tempo, essa si è trasformata in disastro ambientale di proporzioni enormi ed ha costretto alla fuga centinaia di migliaia di persone rimaste senza un tetto.
Pedalando, abbiamo subìto il monsone soltanto per qualche giornata in cui la pioggia ci ha accompagnato lungo la nostra avanzata quotidiana. Un giorno, dirigendoci verso est, ci siamo riparati dal solito acquazzone sotto la tettoia di un distributore di benzina in disuso. Esso era divenuto la casa di una famiglia composta da padre, madre, tre bambini e la nonna. Per mantenere la famiglia la donna di casa ha acquistato un motorino facendovi costruire, come molte altre persone qui, un cassone stile sidecar su cui disporre una bombola, una piastra ed un telo ad imitazione delle bancarelle dei nostri mercati. Sulla piastra bollente, la giovane mamma prepara crepes riempiendole di zucchero di canna grezzo in filamenti e vendendole per strada. Con la pioggia però è costretta a rimanere a "casa" con il marito e le bambine. Il suo viso però non è rammaricato per la giornata di lavoro perso anzi, l'occasione trasforma il pomeriggio in festa, di cui noi diveniamo nostro malgrado gli ospiti d'onore. L'uomo fa gli onori di casa offrendoci prima due bicchieri di acqua ghiacciata e servendoceli tra le pompe di benzina arrugginite che fungevano da poggia testa temporaneo, donandoci poi una piccola icona del buddha intagliata nella pietra. Lo scambio di gentilezze è proseguito: Veronica ha regalato un paio di barrette di cioccolato alle bambine spaventate da questi uomini alti dalla pelle chiara e senza occhi a mandorla; per avere l'ultima parola la coppia ci ha offerto una crepes fatta dalla donna al momento. Incontri come questo sono all'ordine del giorno ma non finiamo di stupirci di quanto sia rispettato e venerato l'ospite da queste parti...un'usanza spesso andata persa nel nostro paese.
I monsoni si rivelano fonte di vita e di morte, occasione di festa e di lutto, portatori di raccolti rigogliosi e distruttori devastanti. Gli abitanti di queste terre sono legati ad essi imprescindibilmente e li attendono, pregando Buddha di concedere per un anno ancora prosperità ed abbondanza.
Questo articolo fa parte del diario di viaggio del Progetto Downwind. Se volete leggere altri racconti, potete dare un'occhiata nella sezione dedicata ai nostri dieci mesi in bici nel sud est asiatico.
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