Questo articolo è la prosecuzione del post La riserva di Ang Trapeang: dalle fosse comuni al turismo sostenibile
Dal paese di Phnom Srok uno sterrato da hard test alle sospensioni avanza fra stagni e canali lungo i 7 km che separano l'abitato dal bacino artificiale voluto da Pol Pot (Cambogia nord occidentale - anni '70) a costo di molte vite durante la sanguinosa "epoca d'oro" dei Khmer Rossi e divenuto oggi il rifugio ideale per molte specie di avifauna.
Il sole stà lentamente scomparendo all'orizzonte sulla riserva di Ang Trapeang Thmor ed alcuni pescatori sono in attesa che la loro preda abbocchi all'amo. Centinaia di uccelli acquatici si librano nel cielo in formazioni artistiche di tutto rispetto, la pace regna in questo luogo... Mangiamo anatra e pollo spendendo 1,5$ a testa mentre una Babele di parole accompagna a ritmo le nostre forchette. Il cielo, ormai stellato, veglia su di noi impassibile ed i racconti della presenza dei terribili gangsters fra i villaggi e la riserva provocano un brivido lungo la schiena.
Il ritorno verso la nostra casa temporanea ci catapulta nel mezzo di una festa popolare dove anche i più impacciati si improvvisano ballerini. Serata esilarante che termina sdraiati su una stuoia sotto una zanzariera nella casa di legno aperta su due lati dove siamo ospitati. La gentilezza e l'affabilità cambogiane ci hanno davvero sorpreso, peccato sia giunto per noi il momento di ripartire... prima però vogliamo dedicarci un pò al birdwatching.
La riserva è davvero grande e per poter osservare i rari Sarus Crane ci vorrebbe un colpo di fortuna: decidiamo di affidarci alla Wildlife Conservation Society (WCS), sezione cambogiana ovviamente, per un'escursione nell'area. Il costo è eccessivo ma dopo una lunga discussione telefonica in inglese con il responsabile, Leo riesce a spuntarla a metà prezzo. Seduta dietro la guida su un motorino con 150000 chilometri sulle sospensioni, urlo in silenzio ad ogni buca non evitata. Leo, inizialmente in seria difficoltà con le marce del mezzo, si lascia pian piano trasportare dalle due ruote, riuscendo ad imitare le manovre folli da pilota di motomondiale dell'ornitologo.
In una radura di sterpaglie da poco bruciate avvistiamo diversi rapaci e il raro cervo di Eld, ma di sarus crane nemmeno l'ombra. Fa caldo ed in questo scorcio di palude non ci sono alberi sotto i quali ripararsi, diverse anatre attraversano la volta celeste sopra di noi ed il nostro Cicerone imbarazzato e mortificato ci riporta alla sede dove ci viene offerto un pranzo da reali.
E' già mezzogiorno passato e dobbiamo raggiungere Sisophon prima che faccia buio. Un intricato labirinto sterrato si smarrisce fra villaggi e campi coltivati e tra una pedalata ed una sosta per chiedere informazioni, dopo qualche ora sbuchiamo a soli 9 km dalla meta sulla strada principale, l'unica asfaltata di Cambogia. L'aria è più respirabile ora e possiamo permetterci di rallentare un pò per goderci il volo di qualche garzetta al nostro passaggio. Stasera si festeggia il capodanno cinese nel regno cambogiano ma il nostro unico pensiero è rivolto ad un comodo letto che ci stà aspettando lì da qualche parte!
Questo articolo racconta la nostra esperienza e l'eredità di Pol Pot in una Cambogia rinata dopo i tremendi anni dei Khmer Rossi. Se volete leggere le altre nostre avventure in Asia potete trovare i nostri articoli nella sezione dedicata ai dieci mesi di viaggio in bicicletta nel sud est asiatico
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