Parole di scherno, risate diaboliche, urla in una lingua a noi sconosciuta... risaliamo a fatica una ripida passerella di legno spingendo davanti a noi le bici cariche. Dopo sette ore di attesa siamo stanchi, veramente stanchi e basta una scintilla a far divampare il nervosismo. La maggior parte dei chiassosi passeggeri ha già conquistato il proprio cantuccio dove trascorrere la notte mentre noi, saliti in ritardo dopo l'orda barbara di indonesiani, non troviamo due posti vicini liberi. Le bici sono ingombranti e veniamo rimbalzati da un angolo all'altro finchè finalmente riusciamo a rifugiarci nei pressi della cucina, in due metri quadri liberi dove stendiamo i nostri materassini già sudici dai mesi scorsi, sul freddo pavimento della nave in partenza: il traghetto Pelni che da Tarakan nel Borneo indonesiano ci condurrà su Sulawesi e quindi su Giava.
La nave Tidar della
Pelni, compagnia di bandiera indonesiana, sta per lasciare il
porto di Tarakan, su un'isola a due passi dal confine con lo stato di Sabah, nel borneo malese, per dirigersi a sud-est sull'isola di
Sulawesi e poi su Java: Pare Pare è la nostra destinazione su Sulawesi ed in quarantotto ore dovremmo raggiungerla. Pian piano tutti i ritardatari, più ritardatari di noi, salgono a bordo e lo spazio intorno si riduce drasticamente: il suolo della nave prende vita grazie alle decine di corpi sdariati su di esso. Fin da subito destiamo la curiosità di adulti e bambini, tutti probabilmente si chiedono cosa stanno combinando questi
due bianchi, gli unici due presenti a bordo (gli unici due così matti da affrontare un viaggio simile?!?)...e dopo qualche ora ce lo chiederemo anche noi. Il
nostro campo base si trova sulla rotta verso il rubinetto che distribuisce
acqua calda così non fatichiamo ad entrare nelle grazie di tutti coloro che, passando di qui, ci fissano imbambolati aspettando un nostro "praticamete immediato" sorriso! Il compare baffuto che lavora in cucina ci prende da subito sotto la sua ala protettiva, portandoci pranzi e cene direttamente al nostro avamposto ed aggiungendo, di tanto in tanto, qualche leccornia in più all'interno del contenitore di plastica con cui ci raggiunge. Passano le ore e socializziamo con i nostri vicini di materasso:
due ragazzini simpatici che si divertono fra capriole e scherzi. Il padre con le due mogli al seguito ed i quattro figli sta viaggiando verso la nostra stessa meta, ha quarantotto anni ma il sole e il duro lavoro lo hanno fatto invecchiare precocemente. Un giovane si siede a parlare con noi facendo apprezzamenti sul mio naso... ovviamente non comunichiamo verbalmente ma con gesti ed espressioni, in questo modo scopriamo che la maggior parte degli
indonesiani non ha peli su braccia, gambe e lingua... sarebbe la rovina per i centri estetici europei!
E' incredibile come un numero così elevato di persone possa vivere per così tante ore dormendo su rigide brandine incuranti di topi e blatte. Una mattina infatti un simpatico animaletto marrone con le lunghe antenne e le zampe pelose, svolazzava ignaro delle nostre attenzioni sopra le nostre teste. Le ore passano a tratti veloci e a tratti lente e noiose, ma dopotutto se alla fine abbiamo deciso di lasciar sbarcare tutti gli altri a
Pare Pare e proseguire fino a
Surabaya, ci saremo anche divertiti, o no? In realtà il mio primo pensiero all'idea di scendere su Sulawesi è stato:
"...ma poi dobbiamo risalire su una nave del genere per lasciare l'isola?!? Noooo, mai più!" L'arrivo a Pare Pare è ormai prossimo e quasi tutti si stanno preparando, sono le 3.23 di notte. Finalmente si sente un tonfo sordo: siamo attraccati. Un'orda spiritata di portatori prima e di venditori poi si precipita su per le scale della nave a suon di spintoni e pugni...chi arriverà per primo avrà più possibilità di offrire i propri servizi ai numerosi clienti e quindi nella disputa qualche contatto agressivo con i vicini-concorrenti è lecito.
Ripartiamo ed il nostro viaggio prosegue per altre ventiquattro ore durante le quali il mare mosso ci confina sottocoperta...l'ingresso al porto di
Surabaya (alle 3.20 di notte, l'orario perfetto per entrare in porto!) decreta la fine della nostra lunga traversata a bordo di una nave incasinatissima da Tarakan a Surabaya. Settantadue ore di passeggiate sul ponte, chiacchiere a suon di gesti e dolci rollii...
Questo articolo fa parte del diario di viaggio tenuto in diretta del progetto Downwind. Se volete leggere le altre puntate, ecco qui tutti gli articoli dei nostri dieci mesi in bicicletta nel sud est asiatico
I
traghetti Pelni fanno la spola da un'isola all'altra dell'Indonesia (in realtà collegano solo le principali!) ma non ci sono partenze tutti i giorni per tutte le destinazioni. Se volete usufruire di un traghetto conviene organizzare il viaggio con un po' di anticipo e
scrivere direttamente alla compagnia Pelni (il sito è aggiornato fino al 2006)o contattare chi di dovere attraverso
il sito del ministero del turismo in Indonesia... sarà sicuramente una bella avventura!
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