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I fiumi scendevano ad Oriente
 
 
Un libro un po' datato ( prima edizione in italiano del 1962, grazie alla segnalazione di Marco), è il diario di viaggio di uno dei più famosi esploratori moderni. Clark, ormai avviato alla carriera bancaria, un giorno decise di mollare tutto e partì, esplorando le zone più isolate dei cinque continenti (Filippine, Sumatra, Malesia, Cina, Ceylon, India, Messico, Nordafrica, Birmania, Mongolia, Amazzonia, Yucatan per citare alcuni viaggi), per terminare la sua "vita spericolata" ingoiato da un fiume durante una spedizione in Sudamerica.
 
Questo, che è il suo libro più famoso ed uno dei classici dell'esplorazione, descrive la spedizione nella jungla delle Ande peruviane alla ricerca dell'Eldorado con un solo compagno, qualche vaga informazione, uno scarno equipaggiamento e carte geografiche non certo attendibili. La narrazione è veloce, ricca di avvenimenti e "colpi di scena", tipica dell'avventura di qualche secolo prima, non sicuramente delle spedizioni scientifiche che già ad inizio '900 si stanno facendo sempre più strada. Il giaguaro, l'anaconda, i coccodrilli, i piranha sono solo alcuni degli ostacoli da superare, a cui si aggiungono gli indios, fino ad allora trattati come bestie dai cosiddetti "uomini civili", ma con cui Clark dialoga, divide il cibo ed il giacilio, pur non avendo intenzione di fare il missionario. Un classico che ben rappresenta le spedizioni "eroiche", un po' pazze di Clark ed il suo desiderio di conoscere l'ignoto.
 
 
Ultima modifica: 03 Giugno 2024
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Leo

Viaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide Dolomiti del suo Trentino, sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, dopo un anno di Working holiday in Australia e dieci mesi in bici nel Sud est asiatico, ora sogna la panamericana... sempre in bici, s'intende!

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    · 3 anni fa
    Del racconto ho l'edizione italiana originale e in buono stato, 1962, l'ho letto due volte, perché a tratti è avvincente, ma è un racconto assurdo e fantomatico. Riassumo. I suoi compagni, sarebbero stati ben più di uno solo, all'inizio sarebbe partito effettivamente solo con un altro compagno, peruviano, ma lungo il primo tratto già avrebbero assunto alcuni accompagnatori. Prima dell'arrivo a Iquitos il peruviano se ne sarebbe tornato a casa, a causa della morte padre con conseguente eredità della grande azienda di famiglia, mentre a Iquitos si sarebbe aggiunta una donna statunitense, con la quale sarebbe arrivato fino alla fine. E molti altri si sarebbero aggiunti e alternati lungo il viaggio, tutti uccisi dagli indios o spariti nei gorghi dei fiumi, lungo il tragitto. Scrivo al condizionale i verbi del riassunto perché le avventure sue e dei suo compagni sono mirabolanti, sembra un fumetto di Tex Willer, con l'aggiunta di una descrizione di tutti i possibili esantemi provocati da parassiti e insetti che vivono nella giungla amazzonica. Si trova più volte con il corpo tutto piagato, ma in poche ore tutte le "bue" spariscono... Mah, una raccolta di avventure che per viverle e sopravviverci non sarebbero stati sufficienti almeno 5/6 anni, lui le passa tutte, arriva più volte sull'orlo della morte per inedia e anche mancanza d'acqua potabile, viene massacrato da milioni di insetti e di parassiti, catturato da feroci indios, scappando dalla prigionia come nemmeno Papillon, assieme ai suoi compagni di viaggio occasionali, che poi vengono tutti uccisi, tranne il peruviano, l'americana e ovviamente lui. Finisce più volte nelle acque vorticose dei fiumi amazzonici, perdendo ogni volta tutti i viveri e tutto l'equipaggiamento, tranne la sua rivoltella, le cartucce sue e dei suoi occasionali accompagnatori, il marsupio con dollari, cartine geografiche e salvacondotti, dollari e cartine che nemmeno si bagnano (ah, certo, il marsupio era impermeabile) così come le cartucce che non si bagnano mai e funzionano sempre etc. etc. etc. Tra l'altro, non si capisce perché abbia scelto di fare un giro lunghissimo e assolutamente inutile ai fini delle sue ricerche, per arrivare a Iquitos, dove inizia la vera parte riguardante le sette città d'oro indicate molto approssimativamente nelle sue mappe, che lungo il tragitto si rivelano per nulla rispondenti a quanto trova sul territorio. Questa ultima parte occupa meno di un quarto dell'intero racconto e in un certo senso è "tagliata dritta", pochi e molto semplici particolari, ritrova 6 delle 7 città scorgendone tra la vegetazione labili tracce che lui riesce ogni volta a interpretare nel modo corretto, senza errore, che neanche Sherlock Holmes... e guarda caso, solo in questo ultimo tratto le indicazioni delle mappe sono abbastanza corrette. Mah, mi è sembrato tutt'altro che un racconto di vita vissuta, piuttosto un misto, ante litteram, tra James Bond e Indiana Jones
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    · 11 anni fa
    salve,
    volevo un informazione in merito a questo libro:
    si trova ancora in edicola con la copertina originale?
    grazie
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    · 11 anni fa
    Ciao Marco... grazie della precisazione (provvederemo a correggere) e, se ti fa piacere, pubblicheremo con piacere le immagini della copertina della prima edizione che dev'essere un vero cimelio! Se ti va puoi inviarci le foto a info.at.lifeintravel.it :lol:
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    · 11 anni fa
    Per la precisione la prima edizione de "I fiumi scendevano a oriente" non e' del 69 ma del 62 (la posseggo e posso inviare doc fotografica). Saluti.
 
 
 
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