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Passo Gavia e Val di Rezzalo in MTB

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Hai voglia di passare un'indimenticabile giornata in alta montagna immerso nella storia del ciclismo e nella natura?
Questo itinerario MTB sul Passo Gavia e Val di Rezzalo allora appagherà le tue aspettative. Si farà una salita storica su strada per poi immergersi sui sentieri di montagna in luoghi rimasti ancora quasi incontaminati.
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Salendo il Passo Gavia

Ad inizio e fine stagione lungo la strada del Passo Gavia non troviamo particolare traffico automobilistico, soprattutto nei giorni feriali. Nei mesi di luglio e agosto il traffico è sostenuto e il fondo stradale non è messo per nulla bene quindi consiglio di prestare la massima attenzione o cercar di pianificare per un altro periodo. Partiamo da Santa Caterina sulla Strada Provinciale numero 29 (ex statale 300) in direzione Passo Gavia. Salendo Gavia1Iniziamo subito in salita ma la pendenza è costante e non ci sono strappi terribili. Metto subito un rapporto abbastanza agile, faccio frullare le gambe e mi godo il paesaggio. Dopo poco tornanti compare uno scoiattolo che zampetta a destra a sinistra per tutta la sede stradale, per un paio di volte finchè il rumore di una moto che sopraggiunge lo spaventa e scompare in mezzo al bosco. Improvvisamente sulla destra si mostra l'imponente parete della Reit e sul versante opposto abbiamo l'illusione ottica di toccar con un dito Bormio 3000. Intorno al chilometro 7,5 le pendenze si fanno più importanti e la sensazione di essere già saliti parecchio di quota mi fanno credere che dopo ogni semi curva vedrò in lontananza il passo. Falsa speranza. Poco prima del rifugio Berni la strada diventa praticamente pianeggiante e anche gli ultimi chilometri hanno pendenze intorno al 4% di media. L'ideale per godersi il paesaggio circondati dal Pizzo Tresero, dal Corno dei Tre signori, dal Gaviola e dal Monte Gavia. Salendo GaviaIl lago Bianco poco prima del passo Gavia è ancora parzialmente ghiacciato ed è bellissimo il gioco delle montagne che si specchiano sulla sua superficie interrotte dallo strato di ghiaccio. Il paesaggio del genere ti costringe a fermarti a contemplarlo, ad ammirarlo, a scattar foto e a mettere i piedi a mollo nell'acqua ghiacciata. E ecco anche comparire i parcheggi, gente ferma a chiacchierare, fare pic-nic, delle costruzioni e il cartello che indica Passo Gavia. Poco sopra al laghetto, seguendo un sentiero che parte di fronte al Rifugio Bonetta, è collocata la statua della Madonna delle vette, protettrice dei ciclisti (opera di Guglielmo Bertarelli). Mi ricorda la Madonna della Neve posta allo Stelvio anche se qui la Madonna è presente, mentre quella sullo Stelvio è molto più spirituale. Se mi seguite da un po' sapete che sono goloso quindi prima di scendere sosta torta al Rifugio Bonetta; un rifugio che odora di ciclismo. Son cresciuto con la mentalità che il rifugio è un luogo per alpinisti ed escursionisti, soprattutto in luoghi come questi, e trovare appese le magliette dei vari campioni, detentori di record, foto... è suggestivo. Mi preparo per la discesa e mentre sono tutti impegnati nelle foto di rito passa inosservato un giovane stambecco. Controlla dall'alto un po' la situazione e poi, spaventato da una famiglia di escursionisti, se ne ritorna nelle terre alte. Ciclisti, ogni tanto alzate lo sguardo.
lago

Verso il Passo dell'Alpe

Ritorniamo sui nostri passi per poco più di 5 km fino a raggiungere quota 2296 m. La discesa è tecnica, strada stretta e manto stradale pieno di buche (che a dir il vero in MTB non ci disturbano troppo però richiedono qualche attenzione in più) che mostrano il limite di bici da corsa super top di gamma. Il Monte Zebrù e il Gran Zebrù ci accompagnano durante la discesa guardandoci da lontano. Appena dopo un ponte, al cartello segnaletico, svoltiamo sulla sinistra su strada sterrata. Il primo strappo di circa 80 metri toglie il fiato e taglia le gambe. Tempo di rifiatare ed eccone un altro. Sotto di noi scorre il torrente dell'Alpe e in pochi sanno che è bellissimo osservare da vicino il suo canyon. Il marmo colorato e levigato dal passaggio dell'acqua crea fantastici effetti. In circa 50 minuti siamo al Passo dell'Alpe 2461m.
Ci sono ancora tratti che mi rallentano quindi credo che si possa raggiungere tranquillamente in meno tempo.passo dell alpe

La val di Rezzalo

Dopo una breve siesta, ci aspetta solo discesa. Una lunga, lunghissima discesa. Dai 2461 M ai 952 M della frazione di Le Prese. I primi chilometri sono su singletrack per poi diventare una larga mulattiera. Il single track fatto con una front è abbastanza impegnativo: il primissimo tratto è sassono e sconesso.
Poi diventa più compatto e le vibrazioni si sentono tutte. Il paesaggio si alterna passando dalla pietraia iniziale ad ampie radure con le baite ad ombreggiati tratti nel bosco. Dopo le Baite di Clevaccio superiamo una serie di tornanti e mi sembra di essere in paradiso. La valle ha ancora un'anima antica; le baite mantengono il loro aspetto caratteristico e originario. Non ci sono eccessivi sfarzi e baite che sembrano ville principesche. Poco prima della chiesetta di San Bernardo (direi uno dei simboli della valle e posto tra i più fotografati) troviamo il Rifugio La Baita. Attraversiamo alcuni divertenti tratti nel bosco e la storia di Sondalo si palesa sulla nostra sinistra: l'antico acquedotto di proprietà dell'ospedale Eugenio Morelli. Struttura costruita in epoca fascista come sanatorio nella cura della tbc. Recentemente è stato allestito un museo che ripercorre la storia della turbercolosi e del Villaggio Sanatoriale. Intorno ai 1500 m inizia l'asfalto e la strada tra le Frazione di Fumero (1450m) e Frontale richiede attenzione perchè è parecchio stretta. Dopo alcuni tornanti e un breve tratto siamo a Le preseVal di Rezzalo

Note per completare l'anello

Se non ti sei organizzato precedentemente con due macchine e lasciata una a Le Prese mentre si saliva verso Santa Caterina o non vuoi prendere il pullman per il ritorno non ti resta che pedalare seguendo le indicazioni della statale 38 fino a Bormio e poi provinciale 39. Son circa 33 km con 800 m di dislivello. In quest'ultimo caso la difficoltà complessiva del giro sale al massimo.
 
 
 
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kiescro

Classe '82 e da sempre amante della montagna e della bici. Negli ultimi anni nasce la passione per la fotografia e tra alti e bassi le tre cose si sono unite permettendomi di vedere e vivere la tranquilla natura con occhi e tempi diversi. Persona di poche parole quindi meglio far due pedalate che descriversi ci vediamo in montagna e ricordate... non esiste nulla di più buono delle torte dei rifugi alpini ;)