La giornata nasce storta. Al risveglio una pioggerellina fina ma insistente ci accompagna. La nostra idea di visitare il complesso monastico di Zelve quindi viene bocciata. Ci spostiamo a Cavusin dove volevamo visitare la chiesa rupestre superstite, ma anche qui ci viene chiesto l'ennesimo biglietto d'ingresso e quindi rinunciamo: ogni singola località qui in Cappadocia richiede un prezzo da pagare e questo, a lungo andare, diviene piuttosto frustrante. Ci addentriamo nel paese per visitare la rocca franata a causa di un terremoto e subito veniamo assaliti da un personaggio del luogo che pretende di farci da Cicerone. Nonostante i nostri rifiuti lui ci segue fin sotto le rovine continuando a disturbarci insistentemente finché non mi scoccio (sarà stato il cattivo tempo a mettermi di malumore!) e lo tratto a male parole. Ritorniamo all'auto infastiditi e senza aver potuto godere del paesaggio ripartiamo alla volta di Uchisar. La presenza di pretendenti guide turistiche ci assilla e inizia a divenire davvero difficile visitare luoghi e paesi in tranquillità: alcuni dei personaggi che ci offrono il loro servizio sono gentili e cordiali ed una volta rifiutati salutano e non insistono eccessivamente, ma la maggior parte diviene pedante e pedissequa. Nel salire da Goreme verso Uchisar facciamo una sosta ad un punto panoramico. Sferzato dal vento ci si avvicina un cicloviaggiatore ed iniziamo a fare due chiacchiere. Scopriamo che è uno spagnolo partito da Istanbul e diretto in Nepal, resterà in viaggio per sette mesi: che invidia!!!
Salutiamo il nostro estemporaneo amico, visitiamo Uchisar e quindi risaliamo in auto passando Nevsehir verso le città sotterranee di Derinkuyu e Kaymakli. Ci fermiamo alla prima sotto un diluvio ed entriamo tra gli stretti anfratti. Questa città, che si dice potesse ospitare fino ad 8000 persone, è costruita su otto livelli e risale al 1900-1500 a.C. Faccio fatica a credere che possa essere stata opera umana: è immensa ed impressionante. Fortunatamente abbiamo l'aiuto di lampade e frecce, altrimenti in 5 minuti saremmo dispersi e sepolti vivi in questo labirinto di cunicoli.
A Kaymakli facciamo una sosta per pranzo ed anche qui siamo assaliti da guide turistiche che ci propongono un tour guidato della valle di Soganli, dove abbiamo confessato di dirigerci nel pomeriggio. Ci muoviamo quando la pioggia finalmente ci concede un pò di tregua ma sbagliamo subito strada portandoci verso Nidge. Rientrati sulla retta via, velocemente ci addentriamo nella gola che ci conduce a Soganli. Giungendo dall'alto dell'altipiano, sembra impossibile possa esistere una vallata del genere. Anche qui sono presenti numerose chiese rupestri, ma ciò da cui più rimaniamo impressionati è il villaggio all'imbocco della vallata: sembra una ricostruzione di un villaggio del XIX secolo. Strade sterrate popolate da galline razzolanti, una serie di casupole tutte uguali con mattoni e tetti di lamiera. Donne con il velo che contrattano sulla nuda terra per qualche verdura raggrinzita e uomini vestiti scuro appena usciti dall'immancabile moschea. Ovunque bestie e bambini circolano liberamente...non si sa bene se le une più sporche degli altri o viceversa!
Restiamo nella valle fino al tramonto riprendendo la via per Guzelyurt poco dopo. Giungiamo nei pressi della valle di Ilhara quando ormai è buio pesto: nessun lampione illumina le vie cittadine e all'ingresso del paese una fioca luce attira la nostra attenzione. Solo quando siamo a pochi metri da essa ci accorgiamo delle pecore in mezzo alla strada: soltanto una brusca frenata ci previene dall'investire il gregge ed i pastori dotati di minuscola torcia.
L'aria è fresca, per non dire gelida, ma nella pensione dove troviamo alloggio siamo costretti a spalancare le finestre durante la notte a causa del clima tropicale (36-37°C) nella nostra stanza prodotto da una stufa a legna presente a mezzo metro dal letto!
Domani faremo un'escursione nella valle di Ilhara, un canyon ricco di storia e fascino.
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