Questo articolo fa parte del diario di viaggio tenuto in diretta del progetto Downwind. Se volete leggere le altre puntate, ecco qui tutti gli articoli dei nostri dieci mesi in bicicletta nel sud est asiatico
La strada dalle 1864 curve in Thailandia
Non è il nome di un aereo militare vietnamita o quello in codice di una spia della C.I.A., ma soltanto la marca di una bevanda energetica thailandese. M-150, una sigla che ci resterà impressa nella mente per qualche tempo. Siamo a pochi chilometri dal villaggio di Soppong, (Pang Mapha), sulla vetta dell'ennesima collina che questa strada tortuosa ed intricata scavalca. Spossati, ammiriamo le vaste distese di foreste che ricoprono il paesaggio a perdita d'occhio fin oltre il confine birmano. Il pomeriggio è già inoltrato ed il sole abbassandosi inizia a colorare d'oro foglie e tronchi, mentre noi sorseggiamo estasiati la dolce bevanda.
La giornata è stata una tra le più impegnative fino ad ora, non solo per le ardue pendenze affrontate, ma soprattutto per il caldo umido che ci ha sorpreso sui pendii tra Mae Hong Song e Pai ed è per questo che bere qualche cosa di fresco e dolce ci sembra un dono divino. L'incontro con Ken ci dà fiducia dopo tanta fatica e sudore: questo grosso canadese dalla voce rauca e dalla lingua sciolta ci abborda mentre siamo seduti a chiederci se proseguire o meno verso il paese. Inizialmente un pò sospettosi e scocciati per la quiete interrotta, Ken ci conquista con la sua simpatia e con le preziose informazioni che elargisce rincuorandoci sul prossimo tratto di strada da affrontare. Lo re-incontreremo qualche ora più tardi a Soppong ad attenderci con la moglie thailandese nella loro minuscola ed incantevole guest house, mentre pianifica la prosecuzione dei lavori di costruzione della scuola di cucina che è intenzionato ad aprire con la consorte. Oltre all'emigrante canadese, sulla nostra rotta verso Chiang Mai, siamo sorpresi da un evento inatteso di cui oramai avevamo perso il ricordo dai tempi di Lopburi ed Ayutthaya: la pioggia. Questa volta il nostro amico d'oltreoceano non ha avuto una grande lungimiranza:"Siamo nella stagione secca, prova a piovere ogni tanto ma non lo fa per 5 mesi!", ci aveva detto... e puntualmente nei due giorni successivi un temporale in quota ci ha sorpreso rinfrescandoci non poco. Dopo la fatica del primo giorno, nonostante la strada salga in continuazione e la discesa sia troppo veloce per poterne godere a sufficienza, le gambe girano più agili e riusciamo ad assaporare fino in fondo gli incantevoli panorami che il percorso ci regala, restando estasiati al mattino di fronte ad un mare di nuvole che copre le vallate antistanti cosiccome alla sera davanti ad una cascata incastonata in un anfiteatro naturale nel mezzo di un parco nazionale. Paesaggi e persone, famiglie di tribù ancora isolate sulle colline dove solo un sentiero li raggiunge, discopub con musica di Bob Dylan e birra europea servita alla spina tra le vie di sole guest house di Pai: questa cittadina hippy è troppo popolata di visi simili ai nostri per meritare una sosta più lunga di un giorno. Il turismo di massa ha oramai raggiunto anche quest'angolo di mondo incastonato tra le colline e purtroppo capita che andando a visitare un villaggio Karen dove vivono le donne Paduang (donne giraffa) si entri in un circo dove per scattare qualche foto si deve pagare. Cercando un pò sotto la superfice però si possono ancora trovare luoghi isolati ed incontaminati che riconciliano lo spirito e trasmettono emozioni forti e durature.
Ultima modifica:
16 Giugno 2024
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