Ritornati sui nostri passi trovare la via per riuscire ad uscire da questo dedalo di sentieri e stradine è un'impresa degna degli esploratori cinquecenteschi e solo le indicazioni disegnate sulla sabbia da un venditore ambulante di granite dal gusto indecifrabile, ci indirizzano correttamente.
Il sedere grida imprecazioni in 150 lingue diverse nei nostri confronti e noi prontamente le rigiriamo alla strada, avanzando a 7 km/h in pianura tra una buca e l'altra: solo i costanti sorrisi ed incoraggiamenti dello splendido popolo cambogiano ci aiutano a ritornare su un lembo di asfalto per cui oggi (ma solo oggi!) proviamo un po' più di simpatia. Tre succhi di canna da zucchero con ghiaccio bevuti l'uno in fila all'altro ci tolgono la polvere di bocca e l'arsura dalle vene, permettendoci di proseguire.
Finalmente il lago Tonle Sap e la sua vita: Kampong Luong è un villaggio galleggiante abitato per lo più da gente di etnia vietnamita; si sposta con il susseguirsi delle stagioni, avanti e indietro al ritmo del Tonle Sap e la sua distanza dal più vicino agglomerato su terraferma varia da 7 a 12 km. Un giro in barca tra i suoi canali regala visioni straordinarie nella loro ordinarietà: negozi di telefonia sorgono ovunque, barche cariche di verdura sono spinte a remi da anziane donne che vendono porta a porta, banche, scuole e pompe di benzina si alternano a semplici abitazioni. Tutto è come in un altro villaggio di campagna, solo che qui gli edifici sono galleggianti e auto e carretti vengono rimpiazzati da barche a motore o a remi.
Più a sud, ormai fuori dalle tenere braccia avvolgenti del lago ma pur sempre a stretto contatto con esso, Kompong Chhnang è una grande cittadina che sonnecchia sulle rive del Tonle Sap (il fiume) e di cui ancora una volta non si può fare a meno di apprezzare i mercati (sia quello centrale che quello portuale) ed i villaggi galleggianti poco a monte e a valle dell'imbarcadero.
D'ora in avanti siamo risucchiati nel traffico che fino ad ora avevamo solo intuito ed Oudong, vecchia capitale e sede di numerose tombe reali, ci scorre a fianco come un soffio di vento. Il forte odore di pesce proveniente dagli allevamenti periferici ci accompagna fino al quartiere musulmano della capitale cambogiana Phnom Penh, caotico centro alla confluenza del fiume Mekong e del Tonle Sap, i due principali architetti naturali della piccola nazione.
Questo articolo fa parte del diario di viaggio tenuto in diretta del progetto Downwind. Se volete leggere le altre puntate, ecco qui tutti gli articoli dei nostri dieci mesi in bicicletta nel sud est asiatico
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