Nei nostri sogni di bambino, il Borneo malese era sinonimo di terre inesplorate e selvagge, patria di pirati ed animali spaventosi, come quelli narrati nei racconti di Salgari. Era una chimera lontana che esisteva solo nella fantasia creata dalla mano di Morfeo. Ora che il sogno si è avverato, come spesso accade, la visione è mutata evolvendo in un disegno più concreto e meno romantico, ma non per questo meno affascinante e coinvolgente. Questo è ciò che è divenuto dopo il nostro percorso in bicicletta nello stato di Sabah, uno dei due del Borneo malese.
Sognando il monte Kinabalu
Kota Kinabalu, 300000 abitanti ed un'aria da villaggio di campagna. Atterriamo nella
capitale di Sabah, il
Borneo malese più occidentalizzato
, e subito apriamo gli scatoloni che hanno protetto le nostre Viner durante il trasferimento da
Kuala Lumpur. Mentre fissiamo viti e bulloni che ricompongono il puzzle delle nostre biciclette appena fuori dal terminal, un gruppo di tassisti si aggrega intorno ai due strani personaggi con le mani nere di olio raffermo e polveroso.
Molti ridono sotto i baffi, altri alzano il pollice in segno di approvazione, il più intraprendente si fa avanti chiedendo dove, come e perchè... la risposta impiega un po' a circolare ma quando sedimenta nel gruppo, bisbigli di stupore si diffondono rapidamente:
Tawau è un altro mondo, laggiù sono lontani, oltre il
Monte Kinabalu che domina incontrastato i cieli dell'isola.
Restiamo in città qualche giorno per esplorare l'area ed attendere che la pioggia ci conceda una tregua, quindi saltiamo in sella ormai arrugginiti da troppe giornate fermi in città (tra Kuala Lumpur e Kota Kinabalu in totale siamo stati fermi oltre 10 giorni).
La tappa è di quelle da sottolineare in rosso: si sale verso il
parco nazionale del monte Kinabalu, fino a quota 1600 metri. Di lì proveremo la vetta (4095 metri) a piedi...o almeno queste sono le intenzioni, ma subito ci rendiamo conto di come qui, nel Borneo Malese, la protezione ambientale sia completamente subordinata al dio denaro: nel parco non è possibile
campeggiare ma giganteschi resort sorgono ad uso e consumo di ricchi stranieri, turisti mordi e fuggi.
Per salire la vetta, una lunga lista di spese è richiesta:
permesso, guida obbligatoria, trasporto fino all'inizio del sentiero, assicurazione... e se si volesse salire in due giorni, anche la sistemazione in rifugio. Insomma, roba da nababbi: conserviamo i 250€ totali ed abbandoniamo i nostri sogni di fare il trekking sul Kinabalu ed ammirare l'alba da una quota che non abbiamo mai raggiunto...
l'Himalaya entra definitivamente nelle mete del nostro prossimo futuro!
Tra scimmie nasica e orang-utans
Ci tuffiamo in discesa e scopriamo che la pianura non esiste. Saliscendi continui in bicicletta tra sconfinate
piantagioni di palme da olio feriscono le nostre gambe fino a
Sepilok, centro di recupero degli animali simbolo dell'isola, gli orang-utans. Questi giganti buoni vengono riabilitati (se feriti) ed allevati (se orfani) per essere rilasciati nella foresta adiacente. Non distante la costa sulla
baia di Labuk è ricoperta da una fitta
foresta di mangrovie, habitat del Borneo malese ideale alle nasica, scimmie curiose i cui maschi hanno un gigantesco naso ed una pancia prorompente.
Un paio di giorni di scatti ed avvistamenti ci convincono ad un'ulteriore deviazione verso
Sukau: il
basso corso del fiume Kinabatangan è l'ultimo baluardo protetto tra le palme e sulle sue sponde prosperano, in numero elevatissimo, gli animali selvatici: elefanti pigmei, orang-utan, scimmie nasica, varani, coccodrilli marini, macachi, slow loris, leopardi nebulosi ed un numero infinito di insetti ed uccelli, tra cui 14 specie di martin pescatore, 8 di bucero e molti altri.
Campeggiamo dove un paio di giorni prima un gruppo di elefanti ha lasciato impronte giganti nel fango (per non parlare delle loro fatte!) ma non abbiamo la fortuna di vederli.
Un paio di ore in barca sul fiume però ci permettono di ammirare alcuni orang-utans, una mamma e un piccolo abbracciati teneramente, varie specie di scimmie, i rari oriental darter e i
buceri rinoceronte, un'esperienza naturalistica da lasciare il segno. Il
Borneo malese andrebbe preservato maggiormente perchè dove la Natura ha ancora i suoi spazi ci si sente davvero in paradiso!
Snorkeling a Semporna
Proseguiamo in bici verso sud, intenzionati a raggiungere il
santuario naturalistico di Tabin, ma ancora una volta non abbiamo fatto i conti con il dio denaro: un unico resort (privato) è presente nell'area e il campeggio, da quanto abbiamo appreso a Lahad Datu, non è previsto... il prezzo è addirittura superiore alla scalata del Kinabalu e così evitiamo la deviazione verso la riserva scendendo verso
Semporna e le sue isole accerchiate da coralli: lo
snorkeling sarà l'ultimo atto del vagabondaggio nella terra dei nostri sogni di bambino, un ultimo atto eccitante e meraviglioso perchè il mare, con le sue acque a noi sconosciute e la sua aura di mistero profondo, regala sempre qualche sorpresa...
Lo stato di Sabah, Borneo Malese, ci ha conquistato e deluso: la sua
natura esuberante e il business che dietro ad essa è nato, sono i più grandi contrasti di un territorio in cui ormai le aree di foresta primaria restano confinate a piccole e meravigliose isole compresse tra immani distese di palme da olio. Gli animali, dai buceri agli oran-utan agli elefanti hanno sempre meno spazio a disposizione per riprodursi e continuare il ciclo della vita... riuscirà mai l'uomo a dare la giusta importanza alla natura e alla sua preservazione? Noi, nel nostro piccolo, possiamo continuare ad essere il più rispettosi possibili: a non inquinare (la bici è il mezzo perfetto per viaggiare!), a non sporcare, a non raccogliere ciò che è protetto, a raccontare le storie del mondo a chi non le conosce...
Tawau è sul confine con l
'Indonesia, la nostra prossima meta in questo magico sud-est asiatico! Lasciamo la Malesia per imbarcarci presto verso Sulawesi e l'isola di Giava per proseguire il nostro viaggio in bici verso l'equatore.
Questo articolo fa parte del diario di viaggio tenuto in diretta del progetto Downwind. Se volete leggere le altre puntate, ecco qui tutti gli articoli dei nostri dieci mesi in bicicletta nel sud est asiatico
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