La notte nel bungalow mi ha ristorato e quando mi sono svegliato ero in piene forze. Ho preparato colazione ed una volta pronto ho lasciato la casetta per andare a pagare, pronto per ripartire per il viaggio in bici tra Croazia, Bosnia e Montenegro. Quando mi sono avvicinato il cameriere mi ha fatto cenno di sedermi ad un tavolo per avere la mia colazione evidentemente compresa nel prezzo a mia insaputa. Mi sono a malincuore fatto una ragione dell'incomprensione e per la seconda volta in pochi minuti il mio stomaco è entrato in azione trovandosi ad affrontare un'enorme omelette col prosciutto ed una tazza di caffelatte. Salto in bici appesantito e pronto per affrontare la discesa che mi conduce in poco tempo sulle sponde del lago Pliva. Le seguo fino ad entrare in Jajce.
6° Tappa |
Mrkonjic grad-Prozor |
Distanza |
105 km |
Dislivello |
2255 m |
Questa cittadina è graziosa, tutta infagottata attorno alle mura della sua fortezza al cui interno è piacevole camminare per le strette vie. La particolarità del villaggio è nel fatto che ai piedi della rocca su cui sorge, il
fiume Pliva forma delle alte cascate per immettersi nel
Vrbas che scorre una decina di metri più in basso. Sfortuna vuole che vi siano dei lavori di sistemazione degli argini e le cascate non siano nel pieno della loro forza. Inoltre il punto panoramico che permetterebbe la vista globale delle cascate e della cittadina sovrastante è chiuso per non so bene qual motivo... In ogni caso vago per un pò per le stradine del centro per poi risaltare in bicicletta e riprendere la marcia deviando decisamente verso sud. La giornata odierna trascorrerà risalendo il corso del fiume Vrbas inizialmente in una stretta vallata dalla vegetazione lussureggiante interrotta soltanto qua e là da sparuti centri abitati. Una variazione di pendenza mi costringe a fare scattare il cambio che mette in allarme un grosso rapace (aquila?!?) accovacciato fino ad allora placidamente su un ramo di un albero al fianco del fiume. A sua volta il suo volo maestoso allerta un airone che si leva in aria e mi accompagna per un paio di chilometri prima di rimettersi tanquillo in cerca di cibo. Poco oltre raggiungo la cittadina di
Donji Vakuf dove, oltre il ponte, è in corso di svolgimento un mercato e pare che tutta la cittadina vi si stia recando... ed allora ci vado pure io! Faccio una breve passeggiata tra le bancarelle ma ciò che più attira la mia attenzione è un albero e l'ombra che esso proietta in un angolo del piazzale.
Mi ci fiondo e mi concedo un pranzo leggero ed una siesta.
Nel frattempo il sole s'è fatto cocente anche oggi e quando riparto salutato dal muezzin che si diffonde dal minareto della moschea con le coperture blu acceso, sento le forze ridursi al lumicino. Una fontana sotto cui immergo la testa mi appare come un tesoro scoperto sull'isola segreta. Riparto rinvigorito ma l'effetto magico dura solo qualche minuto. E' la mia giornata fortunata ed un nuovo zampillo d'acqua fuoriesce da una roccia a bordo strada: questa volta oltre alla testa immergo pure le braccia e lascio che l'acqua scorra lungo la colonna vertebrale regalandomi un brivido di sollievo. La frescura mi fa giungere prima alla cittadina di Bugojno ed in seguito a quella di Gonji Vakuf. Tra l'una e l'altra un gruppetto di bambini mi si è avvicinato mentre facevo una breve pausa e nonostante non parlassero una singola parola di italiano o inglese, mi hanno intervistato gesticolando ed ancora una volta il calcio ha acceso la discussione e rotto il ghiaccio. Questo sport che ho tanto amato e che ora faccio fatica a sopportare unisce il mondo (o per lo meno l'europa) e accende gli animi di qualsiasi bambino. Ovunque si vada, li si incontra con la maglia del Brasile o del Barcellona che ti parlano di Kakà o Ronaldo (qui l'idolo locale è Dzeko).
Quando entro in Gonji Vakuf resto impressionato dalla quantità di bar e pub presenti. Tutta la via principale è costellata da terrazzine rialzate coperte di ombrelloni con le scritte della Coca Cola o della Karlovacko, birra locale. Nemmeno uno dei locali è vuoto! Mi fermo poco oltre il centro e chiedo informazioni riguardo ad eventuali campeggi presenti più avanti. Il giovane a cui mi rivolgo parla bene il tedesco ma io faccio fatica ad esprimermi e a capire: dodici anni di studio buttati al vento! Ancora una volta comunque riusciamo a intenderci e ne deduco che circa 30km più avanti c'è un lago sulle sponde del quale (forse) c'è un "Auto Kamp". Provo ad informarmi sull'altimetria della strada ma il giovane non capisce o, più probabilmente, finge di non capire per evitare di mettermi in allarme: da lì inizia un calvario di oltre dieci chilometri che mi porteranno a circa 1100m di quota.
Poco prima di scollinare, pensando ormai di essere preda di allucinazioni, credo di vedere l'insegna di una baita in cui è possibile pernottare. Sicuro che essa sia solo una sistemazione invernale (mi trovo in un'area sciistica) decido di tirare dritto ma quando vedo un paio di auto parcheggiate in fondo alla stradina, svolto senza esitazione. L'oste e sua moglie stanno mangiando una fetta di anguria nel giardino e mi guardano come fossi un extraterrestre. Chiedo se sia possibile pernottare e quanto mi venga a costare. L'uomo, alto e robusto, rimane un pò spiazzato da tale richiesta, non so se per via della prima o della seconda richiesta. Ci pensa un pò su e poi in un tedesco stentato dice:"Ja, zen Euro!"...aggiudicato.
Ecco come sono finito a scrivere il mio diario in una baita a 1100m, in solitudine quasi ascetica, splendida conclusione di un'altra splendida giornata.
Per scoprire il percorso seguito durante il viaggio nei Balcani potete leggere il riassunto del viaggio in bici da Trieste a Sarajevo tra Croazia, Bosnia e Montenegro.
Se vi siete persi la puntata precedente tornate al racconto della quinta tappa del diario del viaggio in bici in Croazia, Bosnia e Montenegro. Se invece volete continuare l'avventura, leggete il resoconto della settima tappa.
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