Luglio con il cielo terso e la pelle esposta al calore del sole. Casco in testa, piedi sui pedali, macchina fotografica adagiata con cautela nello zaino...
In Valle d'Aosta è finalmente arrivata l'estate e le e-bike (in realtà e-mtb!) del progetto Iter della Fondation Grand Paradis fremono dalla voglia di partire per le valli verdi e silenziose dei dintorni.
Siamo nel parco nazionale del Gran Paradiso, un'area immensa dove osano ancora i leggendari gipeti, gli avvoltoi delle Alpi.
Con ardue salite, strade poco trafficate e Natura incontaminata è un posto incredibile per pedalare in piena libertà vivendo appieno la bellezza dei luoghi attraversati... pensavate forse che mi sarei persa l'occasione di farlo?
La Valle di Rhĕmes e Introd
Nella Valle di Rhĕmes è stato aperto uno dei tre centri visita del Parco Nazionale del Gran Paradiso, il parco più antico d'Italia insieme a quello di Abruzzo (la sua creazione risale al 1922). Grazie al progetto Iter, la Fondation Gran Paradis che gestisce svariate attività culturali, naturalistiche e di sviluppo sostenibile all'interno della riserva, sono state acquistate un buon numero di biciclette a pedalata assistita alcune delle quali ideali per affrontare anche facili sterrati oltre alle salite impegnative che dai paesi della valle salgono verso i passi alpini.
Il nostro viaggio in bici prende vita da un luogo simbolico del parco, un luogo come il centro visite del parco.
Da qualche anno è stato confermato il ritorno del gipeto nei cieli valdostani e questa istituzione informativa è stato dedicato al grande volatile.
Dopo una visita veloce, con lo sguardo rivolto al cielo sperando di scorgere un puntino nero (forse proprio un gipeto?) parto insieme ai miei compagni di avventura in direzione delle due grandi piramidi di neve e roccia che dominano l'orizzonte. La dora di Rhĕmes ci accompagna fragorosa nella lenta ascesa fino al momento di tornare sui nostri passi... non c'è abbastanza tempo per risalire tutta la valle perchè la prima tappa del nostro programma di viaggio prevede una visita al castello di Introd.
Che bella sensazione sentire l'aria in volto (nonostante ogni tanto qualche insetto rimbalzi sulla pelle facendoti sobbalzare), lasciar andare la bici, impostarne la direzione e farsi guidare solo dalla passione per quell'incredibile mezzo che è la bicicletta. Percorrere le strade del Parco nazionale del Gran Paradiso in bicicletta però non è cosa da tutti senza un piccolo aiuto... un motore elettrico che può trasmettere energia ulteriore alla pedalata con tre gradi di supporto è forse la soluzione per far avvicinare anche i più pigri alle due ruote?
Dalla dimora dei Caracciolo all'acquedotto romano
Il castello di Introd dista un paio di pedalate dalla strada principale che attraversa il paese. Circondato da un giardino curato, è uno di quegli edifici fiabeschi dove, da piccoli, si sogna di andare a vivere prima o poi. Ampi saloni, soffitti lignei, affreschi, spazi, silenzio.
Salendo i gradini della torre si riesce a scorgere anche il re delle Alpi: il Monte Bianco! Con le sue nevi perenni decreta il confine tra Italia e Francia lasciando a bocca aperta ogni viaggiatore o cicloviaggiatore che ne intraveda il profilo in lontananza.
Da Introd il nostro itinerario ciclabile segue strade secondarie tra vigneti e villaggi regalando scorci sullo scenografico castello di Saint Pierre e su quello più imponente di Sarriod de la Tour. Imbocchiamo la valle di Cogne per raggiungere il suggestivo acquedotto romano di Pont d'Ael che da secoli resiste al tempo, alla forza dell'acqua e alle pazzie dell'uomo. Le salite iniziano a farsi sentire ma alla e-mtb non fanno neanche il solletico.
Con energia inaspettata da chi, come me, stà viaggiando per la prima volta su una bicicletta a pedalata assistita, il motorino mi avvicina secondo dopo secondo all'acquedotto romano senza facendomi fare pochissima fatica.
Inutile raccontare quanto sia imponente l'opera ingegneristica di uno dei più grandi popoli mai esistiti.
Mentre lo osservo immagino decine di centurioni marciare in fila indiana sull'acquedotto, penso al lavoro di centinaia di uomini, ai morti, ai feriti, alla soddisfazione di fronte ad una realizzazione così perfetta. Pedalare sulla ghiaia della muraglia che separa le due estremità del profondo canyon è faticoso ma che magia guardare giù dal parapetto fino all'acqua cangiante che corre verso valle investendo l'acquedotto con tutta la sua furia.
Aosta a due ruote
Il lardo di Arnad è una di quelle prelibatezze locali da assaggiare durante un viaggio in Valle d'Aosta, magari su un pezzetto di pane appena scaldato... il vino rosso valdostano, dal gusto intenso non può ovviamente mancare a tavola.
Il dopo pranzo si rivela come la parte più impegnativa del tracciato ma anche la più interessante dal punto di vista paesaggistico e di puro divertimento a due ruote! Su strade asfaltate mai troppo pericolose raggiungiamo la perla di questa piccola regione italiana: Aosta.
Romana, elegante, orgogliosa e troppo spesso trascurata dal turismo, Aosta è uno di quei luoghi che ti colpiscono come un pugno allo stomaco lasciandoti per un attimo senza fiato. Il teatro romano con le finestre sul cielo, la collegiata dell'Orso e il chiostro del XII secolo, i 37 capitelli di marmo sopravvissuti ai secoli, la porta Pretoria e l'arco di Augusto, la città ha senza dubbio un'anima romana.
Visitare Aosta in bicicletta è caldamente consigliato: si possono raggiungere tutti i luoghi di maggiore interesse storico-naturalistico-culturale in poche pedalate, non si inquina e non si rischia di rimanere imbottigliati nel traffico, in bici si passa ovunque.
Nella Valle del Gran San Bernardo
Aosta è la città più grande della regione, il punto di riferimento per orientarsi e decidere quali altre valli minore scoprire.
Dal centro storico la strada ci ha condotto verso il Passo del Gran San Bernardo, uno dei valichi alpini tra Italia e Svizzera.
La salita inizia su asfalto alzandosi velocemente di quota e concedendoci, fin dalle prime pedalate, un punto di vista privilegiato sulle montagne a guardia della città. Per evitare la strada principale decidiamo di tagliare i paesi... in verticale!
Rampe e strappi che toccano il 15% si intromettono con irruenza tra i nostri pneumatici e Sant-Oyen, l'arrivo di tappa, 20 km più in alto.
La fatica a tratti attanaglia le gambe tese nello sforzo. La e-mtb fa degnamente il suo lavoro aiutandomi a salire con maggiore costanza e rapidità pendenze dure ma affrontabili anche con una bici qualsiasi.
Il Grand Combin ci guarda sornione, si gode anche lui la giornata estiva rinfrescandosi, di tanto in tanto, tra la neve e il ghiaccio delle sue alte rocce.
La valle del Gran San Bernardo è percorsa da un ramo della Via Francigena che incrociamo di tanto in tanto. La salita fuoristrada non mi spaventa ma sono dubbiosa: non so se riuscirò a superare le pendenze esasperate della Via Francigena con una bicicletta così pesante... tentar non nuoce dopotutto! Tagliamo l'asfalto e iniziamo ad inerpicarci sullo scosceso e sassoso fuoristrada della Via Francigena, quella che i pellegrini solitamente percorrono in senso inverso dal Passo del Gran San Bernardo. La E-bike non molla e dopo aver superato il primo strappo impossibile chi mi ferma più?
Fatichiamo di più e, a tratti, stringiamo i denti ma lo sterrato riesce sempre a divertire molto soprattutto quando gli erti strappi terminano tramutandosi in un single tracks di dolci saliscendi. Sassi, radici, pozze di fango (senza un po' di fango che gusto c'è?), un torrente che ci segue (o che seguiamo!) con insistenza, scorci favolosi sul Gran Combin e la vallata sottostante, semplicemente magia...
Ci divertiamo come bambini alla loro prima volta in bicicletta (dopo aver imparato a stare in equilibrio ovviamente!): ci infanghiamo, sudiamo, ridiamo. La casa ospitaliera del Gran San Bernardo sorge a Saint-Oyen, a 1350 metri, la cena viene servita puntuale alle 19, le stanze sono accoglienti e si può utilizzare gratuitamente la wi-fi. La tappa introduttiva del mio primo viaggio in e-bike termina proprio a Sant-Oyen, alla casa ospitaliera del Gran San Bernardo, al cospetto del passo alpino che domani, forse, raggiungeremo...
Il profilo irregolare ma armonioso di vette che non conosco si staglia all'orizzonte tingendosi di rosa, il romantico epilogo di una giornata perfetta!
Se vuoi, puoi proseguire nella lettura del racconto della 2° tappa del viaggio in bicicletta da Saint-Oyen a Martigny e della 3° tappa da Martigny a Chàtel in e-bike.
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