Dato che mi è stato richiesto di essere meno ipocrita, cercherò per questa volta di affrontare un argomento più leggero e superficiale, senza assillarvi ancora una volta con i miei pensieri. Il mondo dei backpacker, viaggiatori indipendenti zaino in spalla di cui gli ostelli australiani sono stracolmi, è più che mai variegato e variopinto. Giovani di ogni nazionalità ed estrazione sociale: dai freddi e compassati tedeschi agli infantili ed esuberanti sud coreani; dai benestanti figli di papà in cerca di avventura agli squattrinati figli dei figli dei fiori che vagabondano alla ricerca di qualche dollaro che poi spenderanno in alcool o droghe. La maggior parte dei backpackers incontrati comunque, siano essi francesi o giapponesi, olandesi o cinesi, sono semplici ed educati giovani che amano viaggiare indipendentemente e divertirsi in compagnia. Nonostante questi giovani provengano da culture profondamente differenti l'una dall'altra, l'effetto della globalizzazione è sempre più evidente e lo sarà ancor di più nelle generazioni future.
L'esempio più significativo che mi viene in mente per rappresentare questo processo proviene dallo strumento che probabilmente più di tutti ha contribuito a globalizzare cultura ed informazione: la televisione. Devo premettere che non ho mai amato restare troppo tempo davanti allo schermo, nonostante mi piaccia ogni tanto guardare un bel film o un buon documentario ( soprattutto se relativo a qualche viaggio ... che monotono, vero!?!). Il problema forse è che in Italia la qualità dei programmi trasmessi è molto bassa e l'informazione sempre più incatenata e censurata da un'assurda lotta politica. Ritornando al mio viaggio in Australia, mi è capitato, soprattutto nei periodi in cui lavoravo, di entrare ogni tanto nella sala tv degli ostelli dove vivevo. La stanza in questione restava praticamente deserta (e questo è un bene, meglio scoprire le meraviglie di questo continente che restare chiusi in una stanza che potrebbe essere benissimo quella di casa propria) fino a tardo pomeriggio quando nel giro di pochi minuti era impossibile trovare una sedia libera. Come una sorta di flauto magico che incanta ed ipnotizza, backpackers di ogni nazionalità venivano attirati dalla TV non appena le note della sigla di apertura dei Simpsons raggiungevano le loro orecchie. Questo cartone, trasmesso tutte le sere qui, è davvero una sorta di droga, una malattia che colpisce tutti i backpackers. Durante le pause si discute su quale sia il personaggio più simpatico (Bart e Homer i più gettonati), si parla della puntata del giorno precedente ed i più abili imitano i vari protagonisti. Una volta iniziata la trasmissione cala il silenzio, interrotto spesso dalle risate alle battute ed alle gaffe di Homer e della sua famiglia. Al termine del programma la sala TV torna ad essere quello che era fino a mezz`ora prima: un deserto silenzioso e buio. Anche questo è l`effetto della globalizzazione...
Ultimi commenti