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Beyond The Sea, Mattia viaggia oltre il mare
Mattia sta pedalando Beyond The Sea. L'ho scoperto, come spesso accade, tramite i social network e subito mi sono appassionato al suo viaggio Oltre il Mare, un percorso che unisce ciò che per molti è e resta diviso. Il Mediterraneo. Il mare Nostrum che mai come quest'anno è tornato a far parlare di sé come un confine, netto e marcato, che inghiotte vite e genera odio. Mattia pedala per far sì che questo mare torni a essere un simbolo d'unione e d'appartenenza e per parlare delle tante persone che ci credono e agiscono in maniera concreta per provare a realizzare questo sogno. Abbiamo fatto quattro chiacchiere (virtuali) con Mattia per scoprine di più.
In questo articolo
- Ciao Mattia, ci racconti un po’ chi sei e cosa fai di solito nella vita?
- Oggi invece sei in Marocco, pedalando il tuo Beyond the Sea. Cos’è questo “oltre il mare”?
- Quali sono le associazioni e i progetti che sostieni?
- Hai già avuto occasione di scontrarti con quelle barriere e quei pregiudizi che ci fanno alzare barriere ai confini dell’Europa?
- Come sei stato accolto nei paesi che hai attraversato finora?
- Una domanda un po’ più concreta: come ti sei spostato per bypassare i paesi che oggi risultano inaccessibili?
- Quali sono state le difficoltà maggiori incontrate finora e quali le sorprese più piacevoli?
- Quali sono le tue aspettative sul futuro di questo percorso?
- Come possiamo restare informati sul tuo viaggio e aiutare concretamente le associazioni che sostieni?
Ciao Mattia, ci racconti un po’ chi sei e cosa fai di solito nella vita?
Sono un ragazzo di 45 anni, vivo a Monselice, in provincia di Padova. Amo stare all’aria aperta, adoro la natura e la vivo facendo trekking, andando in bicicletta, o semplicemente sotto una pianta a chiacchierare magari con qualche amico. Ho la passione per i bonsai, che coltivo sul mio terrazzo/giungla ?, e da un po di tempo provo a dipingere e disegnare. Non sopporto molto lo stare chiuso in casa.
Sono fotografo, amo i reportage di viaggio, mi piace entrare, con delicatezza, nella cultura e nella storia delle persone che incontro.
Oggi invece sei in Marocco, pedalando il tuo Beyond the Sea. Cos’è questo “oltre il mare”?
Tornato l’estate scorsa dal cammino di Santiago, ho aperto la mia cartellina dei “sogni” e ho letto Gerusalemme, da sempre il mio sogno era quello di raggiungerla a piedi da casa.
Guardando sulla mappa quanti chilometri sarebbero stati per raggiungerla, ho visto l’insieme di tutti i paesi che circondavano il mediterraneo e li mi son detto dentro perchè non faccio tutto il giro del mediterraneo? Invece di arrivare a piedi solo a Gerusalemme, prendo la bici e pedalo su tutti i paesi che si affacciono sul mare.
Mi sono messo a riflettere e ho notato che tutti i paesi che avrei attraversato erano coinvolti dalle migrazioni di persone, chi per accogliere, chi per scappare. Quindi ho pensato, che con il mio passare in bici, con la mia traccia, potevo unire tutti questi paesi, che tutti noi potevamo essere sia migranti che anime ospitali e lì è nato il nome beyond the sea - oltre il mare, perchè siamo tutti uguali, siamo tutti al di là del mare.
Con questo viaggio voglio andare al di là del mare dei pregiudizi, dei confini, oltre le barriere che bloccano la circolazione di sogni, vite e speranza. Con il mio passaggio vorrei documentare la vita dei migranti e la vita in tutti questi paesi.
Quali sono le associazioni e i progetti che sostieni?
Ho individuato diverse associazioni che operano in Grecia, in Spagna e al confine francese-italiano. L’obiettivo di questi volontari e associazioni è quello di supportare, quanto più possibile, i rifugiati che sono all’interno dei campi, ad esempio fornendo loro assistenza medica, fornendo cibo, aiutandoli a livello legale per ottenere i documenti, dando loro degli spazi dove poter ritrovare una “normalitá” persa lasciando il loro paese, persa dentro ai campi. Insegnando loro lingue, o nuovi lavori che possono sfruttare una volta acquisiti i documenti.
In grecia ho avuto il picere di vedere il cuore e l’impegno di Vasilika Moon, One Bridge to Idomeni, Aletheia RCS e QRT. Poi in Spagna e al confine Italia-Francia, spero di andare a vedere l’operato di No Name Kitchen, che aiuta i migranti anche al di fuori dei campi profughi, portando da mangiare e supporto a ridosso delle frontiere.
Hai già avuto occasione di scontrarti con quelle barriere e quei pregiudizi che ci fanno alzare barriere ai confini dell’Europa?
Ad essere sincero ho visto solo barriere confini, muri, filo spinato, fucili, sbarre, macchine blindate, file per essere ammessi dall’altra parte, ma pedalando fra la gente non ho mai sentito pregiudizi o parole di odio o di razzismo. Le frontiere, io credo, siano create dai governi, da chi è al vertice, per “paura di contaminazioni” da altre culture, altri governi, paura di essere spiati, inquinati.
Le persone che ho incontrato io non sono cosi, ripeto quelle che ho incontrato io. Forse due posti in cui ho sentito tensione sono stati a Sfax in Tunisia, lì si respira tensione fra migranti, popolazione locale e polizia, e Israele con polizia e militari ovunque per le tensioni con la Palestina.
Come sei stato accolto nei paesi che hai attraversato finora?
In più di tre mesi di viaggio posso dire - anche se entrando sempre in nuovi paesi, diversi per lingua, cultura religione - ho sempre sentito come filo conduttore l’accoglienza. Non sempre uguale, questo è vero, ma nei miei confronti, da solo, in sella ad una bici, a migliaia di chilometri da casa, ho sempre ricevuto gesti che mi han fatto sentire a casa, come la gentilezza nel darmi indicazioni quando non sapevo dove andare o dove dormire, regali di cibo o acqua per strada da sconosciuti che vedendomi sotto il sole e in difficoltá mi hanno aiutato con quel che avevano.
Sono stato ospitato in casa senza problemi anche se ero di un altro paese e non sapevano chi fossi. Chi anche solo con un sorriso per strada, un saluto, un come stai? da dove vieni?, piccole cose ma che sono fondamentali quando sei solo, quando non sei a casa. Quando sono stato ospitato son stato trattato come un parente.
Una domanda un po’ più concreta: come ti sei spostato per bypassare i paesi che oggi risultano inaccessibili?
Eh questo sono le barriere che ho dovuto affrontare, anche per me provvisto di passaporto non tutte le strade son percorribili. Infatti in Algeria e Libia non ho ottenuto il visto per attraversarle e quindi ho optato per l’aereo. La Libia l’ho superata prendendo l’aereo dal Cairo e arrivando a Djerba in Tunisia, mentre l’Algeria prendendo l’aereo da Tunisi e arrivando a Marrakech: tutte le frontiere Algeria-Marocco sono chiuse da anni, per problemi politici legati anche all’enorme quantita di migranti che sono bloccati al confine tra i due paesi.
Quali sono state le difficoltà maggiori incontrate finora e quali le sorprese più piacevoli?
La difficoltà maggiore è stata la solitudine. Pedalare 7/8 ore al giorno da soli non è facile. La mia difficoltà maggiore è stata il non poter condividere in real time le emozioni che provavo mentre pedalavo e la mancanza di contatto come abbracci e vicinanza di persone care. Certo quelle volte che ero ospite in casa mi son sentito in famiglia e ha alleviato questo senso di solitudine. Condivido attraverso i social o videochiamate a casa o a chi voglio bene, e ho potuto sperimentare che questo sistema NON sostituisce la comunicazione dal vivo.
Altra difficoltà: il caldo in Grecia e Albania. Sono state settimane roventi con temperature di 40/43°C e per affrontarle ho dovuto fare lunghe pause durante la pedalata, partire prestissimo, bere litri e litri di acqua e bagnarmi spesso la testa.
Ho avuto problemi con i cani randagi in Grecia e in Turchia, branchi allo sbaraglio che si fiondano sui ciclisti. In turchia sono stato morso e ho dovuto fare il trattamento antirabico.
Eh le sorprese piacevoli son quotidiane, spiagge con un mare spettacolare in cui, senza nemmeno togliermi i vestiti mi fiondavo. La gente che mi incita per strada suonandomi il clacson e che mi urla “go go go”, la bellezza di dormire nell natura con la tenda, a volte con il rumore del mare o delle foglie nel bosco. Vedere che la bellezza è ovunque, a volte nascosta, ma c’è bisogno solo di avere occhi e cuore per trovarla. E io l’ho vista sia nei paesaggi della Turchia, nel deserto in Israele, nel mare dell’Egitto e della Tunisia. Come l’ho vista nelle persone che ho incontrato, nei sogni dei migranti, negli occhi dei bambini per strada o degli anziani fuori dalle case.
Quali sono le tue aspettative sul futuro di questo percorso?
Mmm non direi aspettative, ma desiderio, desidero che questo mio viaggio, questo mio passaggio in questi paesi, porti un po' di luce a chi incontro, porti un po' di luce a chi mi segue, possa aiutare queste famiglie, bambini, figli, madri, sorelle che son disposti a morire per cercare un po' di pace, un po' di speranza, un po' di amore che gli è stato strappato, che hanno perso nel loro paese.
Il mio desiderio profondo è che io possa arrivare ai cuori della gente, per far vedere che fuori dalla porta di casa, fuori dalle nostre frontiere, fuori dalla nostra cultura non c'è odio, violenza, terrore, ignoranza, ma ci sono cuori, lingue diverse ma che parlano d’amore come noi, che anche se la pelle e gli occhi son diversi, gli sguardi e i sorrisi son gli stessi.
Come possiamo restare informati sul tuo viaggio e aiutare concretamente le associazioni che sostieni?
Sul mio profilo Instagram ogni giorno pubblico storie dove documento la mia giornata e una volta alla settimana pubblico un post con foto riassuntive dei 7 giorni. Su GofundMe trovate una raccolta fondi il cui ricavato andrà donato alle associazioni che aiutano i migranti. Sull'applicazione polarsteps potete vedere dove sono arrivato nel mio viaggio in tempo reale.
Grazie mille e buone pedalate
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Leo
ITA - Cicloviaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide montagne del suo Trentino e dei dintorni del lago d'Iseo dove abita. Sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, ha dedicato e dedica gran parte della vita al cicloturismo viaggiando in Europa, Asia, Sud America e Africa con Vero, compagna di viaggio e di vita e Nala.
EN - Slow cycle traveler with a passion for writing and photography. If he is not traveling, he loves to get lost along the thousands of paths that cross the splendid mountains of his Trentino and the surroundings of Lake Iseo where he lives. Both on foot and by mountain bike. Eternal Peter Pan who loves realizing his dreams without leaving them in the drawer for too long, has dedicated and dedicates a large part of his life to bicycle touring in Europe, Asia, South America and Africa with Vero, travel and life partner and Nala.
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Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico