fbpx

Unisciti alla LiT Family



Bosnia e Serbia in bici: anello di 400 km 'attorno' alla Drina

Scritto da
Vota questo articolo
(3 Voti)

Ivo Andrić non è il mio autore preferito. A dirla tutta ho letto solo un suo romanzo, tanti anni fa, ma quel libro mi è rispuntato alla mente quando ho scoperto di avere a disposizione una settimana autunnale per esplorare i Balcani. Così ho deciso di scoprire dove si trovasse esattamente Il ponte sullla Drina e da lì sono partito per avventurarmi in un itinerario gravel ad anello di 400 chilometri tra le infinite distese di boschi in Bosnia e Serbia

Life in Travel Diaries
Sono disponibili i Life in Travel diaries, libri fotografici con tanti racconti di viaggio scritti dai cicloviaggiatori per i cicloviaggiatori. Puoi acquistarli singolarmente, in bundle o abbonandoti al piano Esploratore della LiT Family. Che aspetti? Salta in sella con noi!
 

sulle gravel roads balcaniche

Višegrad e il ponte sulla Drina

Ivo Andrić visse la sua infanzia a Višegrad, dove si trasferì a due anni dopo la morte del padre. La piccola cittadina al confine serbo-bosniaco, adagiata sulle sponde del fiume Drina, è caratterizzata soprattutto dalla presenza di un maestoso ponte a 11 arcate realizzato durante il periodo dell'impero ottomano. Il premio Nobel per la letteratura del 1961 celebrò proprio questo ponte nel suo romanzo d'esordio, Il ponte sulla Drina, raccontando storie ed eventi collegati all'imponente struttura architettonica. 

ivo andric statua visegrad

Decido di partire da lì per esplorare un confine storicamente piuttosto tormentato: oggi rappresenta la linea di divisione tra Bosnia e Serbia, un tempo metteva in contrapposizione impero austroungarico e ottomano. Oriente e occidente si incontrano qui e spesso vi si sono anche scontrati. Siamo poco lontani da Srebrenica e qui come lì, la pulizia etnica che portò a uno sterminio dei musulmani-bosniaci in maggioranza all'epoca, venne perpetrata dal 1992 in avanti.

Con nel cuore la curiosità e al tempo stesso la volontà di non di menticare, parto per questo viaggio che alla fine si rivelerà molto più immerso nella Natura di quanto mi aspettassi.

bosnia in bici drina

Già raggiungere la cittadina di confine si rivela un'avventura di circa 15 ore d'auto e così la prima notte dormo un sonno profondo in una delle tante camere disponibili in città, rimandando all'indomani la partenza per il giro in bici. Ho studiato un percorso di circa una settimana ma come sempre mi lascierò guidare dall'istinto di girno in giorno.

Il fiume e la pioggia in Bosnia

Le premesse del viaggio gravel tra Bosnia e Serbia non sono eccezionali dato che la pioggia ha martoriato questa regione nei giorni precedenti il mio arrivo e le previsioni, almeno per altri due giorni, non sono migliori. L'effetto del cambiamento climatico è evidente in questi giorni: la Bosnia in estate ha sofferto una siccità estrema e oggi le regioni centro-meridionali piangono almeno 26 morti a causa di frane e allagamenti sul fiume Neretva. 

bosnia in bici

Al risveglio il cielo grigio non promette troppo bene ma non piove. Un'abbondante colazione e la spesa per due giorni previsti nella Natura preludono alla partenza. 

Lascio Višegrad di buon'ora e mi avvio sulla sponda occidentale della Drina, seguendo la corrente che porta verso Nord. La strada è asfaltata ma subito secondaria e non passa praticamente nessuno. L'umidità mi fa sudare già sulle prime rampe leggere, ma quando giungo tra le quattro case che costituiscono il borgo di Miloševići l'asfalto lascia spazio alla nuda terra e la lingua sterrata si infila nelle pareti rocciose che qui proteggono la Drina. I saliscendi diventano più frequenti e al contempo il paesaggio si fa maestoso: i primi refoli d'autunno hanno colorato i pendii e lo squarcio roccioso della strada serpeggia verso settentrione.

bosnia in bici drina

Tra una sosta fotografica e l'altra mi accorgo d'essere arrivato a Stari Brod: sulle sponde di un'ansa più ampia del fiume è stato eretto un memoriale alle vittime della seconda guerra mondiale. Le 27 sculture che dovrebbero emergere dalle acque, nonostante le forti piogge di questi giorni, sono ancora completamente all'asciutto, a testimonianza della fortissima siccità che la regione ha vissuto. Mi fermo e visito il piccolo museo lasciato aperto ma isolato e remoto. 6000 serbi vennero massacrati qui dai fascisti croati.

memoriale stari brod

È tempo di lasciare le sponde del fiume e iniziare a macinare dislivello. Ritorno sui miei passi per poche decine di metri e questa volta imbocco la sterrata che sale verso monte, lasciando temporaneamente la Drina alla mia destra. Il percorso nel bosco è suggestivo e allo stesso tempo un po' spettrale visto che man mano che mi alzo entro nelle grigie nubi che mi sovrastavano fino a poco prima. Funghi e profumo di sottobosco mi accompagnano sulla ghiaia mentre i tornanti mi fanno toccare i 1000 m di quota. Una gigante fatta animale mi fa accendere la campanella dato che queste zone sono popolate da una discreta quantità di orsi. 

Trovo un porcino e decido di raccoglierlo per cena, poco dopo mi ritrovo a scollinare nei pressi di un altro minuscolo agglomerato di case: Stara Gora. Davanti a me si estende una conca con masi sparsi dai camini fumanti e mi getto a capofitto nella discesa che mi fa riguadagnare l'asfalto.

porcini in bici

Le prime gocce non promettono nulla di buono e il saliscendi successivo mi riporta lontano dall'asfalto.

Una picchiata veloce mi precipita sul torrente Žepa: asfalto e pioggia arrivano in contemporanea e inizio la risalita sotto il diluvio. Un prato sotto piante un tempo coltivate e oggi lasciate alla mercé del muschio mi sembra il posto ideale per fermarmi e così chiedo all'anziano che si affaccia alla finestra. Inzuppato, monto velocemente la tenda e riesco a cucinarmi la zuppa di funghi a cui aggiungo il porcino raccolto fresco prima di infilarmi nel sacco a pelo per riposare dopo una prima giornata tosta ma soddisfacente. 

tenda in bici

La giornata successiva riprende da dove aveva concluso quella precedente: la pioggia scende a scrosci. Riesco a partire senz'acqua ma la pacchia non dura molto e mentre mi arrampico su una bella strada asfaltata ma deserta, verso il punto più alto dell'intero percorso, a 1490 m, il cielo mi riversa addosso tutta la sua rabbia.

06 bosnia e serbia in bici

Decido di lasciare da parte la tenda per un po' e punto a raggiungere la cittadina serba di Bajina Basta per la sera, dato anche che le temperature sono precipitare poco sopra lo zero termico. Il percorso resta straordinario, nel bosco di faggi, olmi, betulle e abeti che variano le loro tonalità dal verde al giallo passando per l'arancio e il rosso.

Ancora una volta l'asfalto si lascia morire tra le braccia di un largo e scorrevole brecciolino che mi fa precipitare nuovamente di quota fino a giungere di nuovo sulle sponde della Drina, non prima di averla ammirata in tutto il suo splendore dall'alto. 

08 gravel roads in bici

La pioggia mi da tregua e se guardo attentamente mi pare anche di vedere qualche spiraglio di azzurro tra le nubi. Tornato sulle sponde del fiume, entro nel parco nazionale Drina in Bosnia e non posso che restare affascinato dalle piccole ma meravigliose casette galleggianti che popolano le due sponde del fiume, sia dal lato bosniaco in cui mi trovo, sia da quelle serbo in cui entrerò a breve, passando il confine sul ponte che mi condurrà a Bajina Basta.

 drina

A cena non riesco a rimediare di meglio che un hamburger, ma mi rifaccio con una buona Zaječarsko pivo.

In Serbia nel parco nazionale di Tara

La cittadina fluviale al mio risveglio è avvolta nella nebbia e l'umidità entra nelle ossa, ma per fortuna dopo qualche ora di risalita verso le alte quote, la coperta grigia si dipana e un cielo azzurro brillante mi sovrasta. Sono immerso nelle foreste del parco nazionale di Tara, un'immensa distesa di boschi ad alta quota che dominano i fiumi Drina, Raca, Brusnica e Derventa regalando belvedere unici e scorci idilliaci nella foresta. 

parco tara

Giunto in quota resto stupito dalle tante meravigliose baite in legno che punteggiano i dolci pendii. Dopo svariati chilometri immerso completamente nella natura, rispunto su asfalto nei pressi del punto panoramico di Osluša, dove trovo un caffè e mi godo la vista sulla Drina e sulle montagne bosniache. Pedalo praticamente solo, seguendo ora uno dei tanti itinerari ciclabili segnalati nel parco, quello ZS-B1 che mi condurrà a Zlatibor dal piccolo agglomerato di Mitrovac. Il percorso è strepitoso, spesso su strade sterrate ben battute e immerse nelle peccete. 

Funghi freschi spuntano un po' ovunque e il silenzio è interrotto solo dalle ghiandaie che urlano al mio passaggio. Una discesa veloce mi fa rapidamente perdere quota per raggiungere una stazione dei ranger del parco non lontana da Kremna. È pomeriggio e mancano ancora parecchi chilometri alla cittadina principale della zona, ma decido di proseguire e infilo l'itinerario ciclabile che da qui in avanti diventa più selvaggio. Il fondo è sconnesso, martoriato dalle forti piogge degli ultimi giorni, ma il saliscendi in costa si apre sulla vallata regalando paesaggi sempre nuovi a ogni curva.

parco nazionale tara

Improvviso e inatteso arriva un sentierino impraticabile in salita. Sono costretto a scendere e spingere la bici ma fortunatamente le rampe sono brevi e in mezz'ora circa raggiungo un panettone prativo che svela panorami profondi verso occidente. Il sole radente emana una luce calda che mi colpisce e mi tocca le corde del cuore. Mi fermo, contemplo l'orizzonte e respiro l'aria frizzante e pura di questi luoghi. La serenità che trasmette stona con i pensieri di guerre non troppo remote combattute qui.

verso zlatibor

tramonto

Lascio la malinconia alle spalle, mi riempio gli occhi degli ultmi raggi di sole che si nascondono dietro la linea montuosa più lontana, infilo l'antivento e parto in discesa. Il buio sopraggiunge presto ma con esso vado incontro anche all'asfalto. Le ultime due ore nel canyon del torrente che conduce a Zlatibor, in leggera ascesa, sono interrotte solo da un gruppetto di cani che si spaventa e mi spaventa, abbaiando rabbiosamente nelle tenebre alle mie spalle. 

givi bosnia

autunno

Zlatibor, la vipera dal corno

Zlatibor è un agglomerato poco significativo. Sembra un po' la Madonna di Campiglio dei Balcani: ci sono due impiantini di risalita, tanti palazzoni e negozi, vuoti e chiusi in questo periodo. Il tutto immerso in un meraviglioso ambiente circostante. La sfrutto solo come città dormitorio e l'indomani parto verso sud. 

Dopo l'arrivo in notturna di ieri oggi me la prendo più con calma e decido di esplorare le strade secondarie del parco di Zlatibor. Presto mi ritrovo nuovamente su gravel roads nel bosco e senza gente attorno: era quello che cercavo in questo viaggio e devo dire che finora sono stato accontentato. Ancora una volta la strada sale e scende sui dolci avvallamenti delle montagne serbe fino a condurmi al lago Ribničko sopra il quale passa la cabinovia che dalla cittadina conduce al monte Tornik.

baite

In bici aggirerò proprio quel rilievo e per farlo inizio una salita asfaltata senza sosta ma con dolci pendenze fino a raggiungere i 1300 m di quota. Passando sul versante occidentale della montagna la strada si dimostra molto panoramica e piacevole. In lontananza si scorgono evidenti anche le alte vette del parco del Durmitor, in Montenegro, meta di un altro mio viaggio in bici nei Balcani risalente ormai al lontanissimo 2009 che mi aveva portato da Trieste a Sarajevo passando per Slovenia, Croazia, Montenegro e Bosnia.

 monte travnik

La discesa successiva si dimostra rapida e veloce ma a un certo punto scorgo un sottile filo sull'asfalto: "Si muove!?!" mi interrogo. Curioso fermo la bici qualche metro dopo averlo superato e risalgo verso quello scuro  ramoscello contorto che non appena mi vede inizia una veloce ritirata sul ciglio della strada. Non faccio in tempo a scattare foto ma solo ad accorgermi che la testolina di quel piccolo serpentello presentava un piccolo corno indicativo sulla sommità. La vipera dal corno è la più pericolosa per l'uomo ma le sole due volte in cui l'ho vista (l'altra fu durante #noplansjourney in Grecia mentre cercavamo un prato dove campeggiare) è fuggita velocemente essendo molto schiva e spaventata. 

discesa

Felice dell'incontro, proseguo nel viaggio e la risalita dal ciglio del torrente che ho raggiunto si rivela estremamente impegnativa. In cima però si raggiunge la strada statale che collega Zlatibor a Nova Varos e trovo un piccolo bar dove ristorarmi, il primo di tutto il viaggio a metà tappa! Le ore successive purtroppo si rivelano poco significative lungo la strada principale, nel traffico gestibile ma a cui non sono abituato. Pedalo veloce e giungo presto a Nova Varos dove mi concedo una mezza serata di relax e riposo dopo queste giornate intense.

autunno

Le gole del fiume Uvec

Una colazione abbondante mi rimette in sesto e sono pronto ad affrontare un'altra giornata sulle strade gravel di Serbia. Oggi è il punto di svolta, raggiungerò la meta più a sud di questo viaggio per poi iniziare a rientrare verso nord-ovest. L'obiettivo di giornata è un punto panoramico strepitoso sulle gole del fiume Uvec ma per raggiungerlo decido di trovare un'alternativa alla trafficata strada che ho pedalato ieri e così mi ritrovo presto ad affrontare avvallamenti su strade di campagna. Il vento sferza le colline quando mi trovo all'apice mentre le foreste fitte di abeti rossi mi proteggono mentre salgo. 

camion bosnia

Una chiesa in legno mi ricorda le meraviglie affrescate della Bucovina in Romania. Agguerrito come sempre, arranco tra le pozzanghere non ancora assorbite dopo tre giorni di tregua delle piogge, mentre mi avvicino alla serpentina di meandri del fiume. La strada però diventa sentiero e tra i prati incolti si perde per un attimo. Scendo e spingo in discesa fino a ritrovare una traccia che man mano mi riporta in carreggiata e mi conduce al punto panoramico Ledeni Vidikovac. Una passerella in legno si sporge sul dirupo e più in basso, sopra l'acqua, grifoni dalle ali enormi volteggiano sulla serpentina accesa dalle chiome di betulle e olmi infuocati. 

chiesa

Lo spettacolo mi rapisce e me ne resto per un tempo indefinito in contemplazione, pensando alle infinite meraviglie che questa Terra ci sa regalare

Da questo punto devo tornare sui miei passi per riprendere la via verso Višegrad ma trovo una strada alternativa per evitare di dover spingere la bici in salita. Il pomeriggio mi regala scorci indimenticabili. Ancora una strada isolata, remota e sterrata, mi conduce verso Prijepolje. Inizialmente si sale dolcemente e la stella cometa, lassù sul valico lontano, questa volta è un minareto che spunta da una piccola moschea dominante. La raggiungo e vengo travolto da un vento gelido che spira da occidente.

 fiume uvec panorama

fiume uvec panorama

In picchiata mi infilo nelle viscere della terra, in una vallata che pare disabitata, ma a un certo punto un'auto che è sicuramente più vecchia di me sopraggiunge e il sorriso sdentato e fugace dell'autista mi fa ben sperare per il futuro del tragitto. L'umidità estrema della foresta mi fa sudare nonostante le temperature fresche di questi giorni e la salita si rivela lunga e impegnativa ma ancora una volta mi ritrovo a stupirmi della bellezza del paesaggio balcanico. Un'ultima discesa mi conduce in città, ma più che il percorso ti vorrei lasciare con il diario di quel giorno che ben rappresenta il sentimento della giornata:

moschea

Questa giornata più di altre ha il profumo di Rumelia addosso.

Un profumo che sa di sigarette fumanti nei ristoranti di Prijepolje affacciati sulle acque trasparenti del Lim. Sa di legna d'abete che brucia nei caminetti accesi, sa di marmellata di rosa canina fatta bollire lentamente, sa di letame sparso nei campi messi a riposo per l'inverno. Questa giornata ha il profumo della malinconia di queste terre di confine, con un piede in Europa e l'altro proteso verso l'Asia.

Ha il profumo del cardo selvatico che popola i cigli delle strade; dei porcini appena cresciuti nel sottobosco umido. Ha il profumo delle more mature lasciate marcire sulla pianta, delle mele cadute che fermentano sull'asfalto.

Questa giornata brilla di luce propria, fatta incendiare dal meraviglioso panorama sul fiume Uvac presidiato dai grifoni che popolano i suoi cieli.

Questa giornata, da sola, vale il viaggio lungo una frontiera baluardo che ha voglia di andare oltre e lasciarsi alle spalle secoli di acredine e rancori

 rosa canina

Terra di nessuno e rientro in Bosnia

Riparto dalla cittadina dal nome impronunciabile per ritrovarmi subito su una strada remota e sterrata. Decine di auto della polizia presidiano il suo ingresso e un agente mi ferma chiedendomi dove sto andando. Gli mostro la mappa e lui annuisce, un po' spaesato: "Buon viaggio" augura.

Non so nemmeno io dove sto andando e perché ma la rampa che oltrepassa la ferrovia mi fa sputare sangue e pentirmi del tragitto scelto. Fortunatamente dura poco e più avanti mi ritrovo di nuovo sul percorso di fondovalle del fiume Lim. Trovo la città termale di Priboj e mi fermo per un caffé prima di avvicinarmi al confine che mi farà rientrare in Bosnia. Gli ultimi chilometri nel traffico mi conducono alla frontiera.

castello diroccato

Saluto il militare serio e composto che mi ha appena controllato la carta d'identità. Lui mi fa un cenno alzando la testa: "Vai, e in fretta prima che cambi idea" sembra voler dire.

Portafoglio e carta d'identità in mano, salto in sella, pedalo via veloce e alzo lo sguardo verso il ponte sul fiume Uvac - sì, lo stesso dei meandri straordinari fotografati ieri - che qui fa da confine. Sono nella terra di nessuno, in quel limbo apolide che ogni frontiera sottende e Dominik mi viene incontro sulla sua gravel leggera vestita di borse striminzite. Si sposta sulla mia corsia e ci fermiamo lì a chiacchierare: lui appena uscito dalla Bosnia e non ancora entrato in Serbia, io viceversa.

Partito da Sarajevo, in un paio di settimane, dopo aver attraversato parte della Bosnia dovrà:

  • attraversare la Serbia verso sud
  • entrare in Montenegro
  • pedalare l'Albania da nord a sud
  • entrare in Grecia
  • traghettare a Corfù
  • raggiungere Ancona dopo aver girato l'isola
  • finire il viaggio in Toscana dove lo attende la famiglia

Sarà un'avventura la sua, ne sono certo, nonostante si mantenga sulle rotte asfaltate. Ci scambiamo impressioni e suggerimenti sui chilometri futuri, mi parla della casa in Toscana e scopro che ha fatto il suo dottorato a Trento. Dopo un po' ci accorgiamo dell'assurdità della situazione: noi in viaggio per esplorare luoghi, qui, sospesi in un non-luogo a chiacchierare di viaggi, paesi e città.

Con un sorriso ci salutiamo e riprendiamo le nostre vie, rientriamo nei rispettivi paesi di destinazione.

Per Dominik ci sarà ancora tanto da pedalare, per me è un finale dolce, liscio come l'asfalto che mi riporta a quel ponte che mi ha trascinato qui. Raggiungo Visegrad all'ombra della sera e mi rifugio in un ristorantino dove non posso che chiudere questo percorso con un piatto straripante di cevapi e somun.

  • ponte di Mehmed Paša Sokolović: il ponte narrato da Andric è il principale motivo per visitare Visegrad
  • Stari Brod memorial: il memoriale dedicato alle vittime della II Guerra Mondiale sulle sponde della Drina
  • Parco Nazionale Drina (Bosnia) e Tara (Serbia): i due parchi contigui separati dal fiume che si attraversano con il percorso e regalano panorami splendidi soprattutto in autunno
  • Punto panoramico Ledeni Vidikovac: passerella in legno che concede una vista splendida sui meandri del fiume Uvec
  • Come raggiungo Višegrad in Bosnia Herzegovina? Non è facile raggiungere la cittadina: il modo più comodo è prendere un bus da Sarajevo oppure raggiungerla in bicicletta. L'alternativa che ho seguito anche io è quella di raggiungere la cittadinia in auto.
  • L'itinerario è segnalato? No, solo parte dell'itinerario in Serbia è segnalato da indicazioni nel parco nazionale di Tara, per il resto ti suggerisco di scaricare le tracce GPS di questo anello che ho studiato personalmente.
  • Sono presenti fontane o fonti d'acqua in generale? Non sono presenti molte fonti d'acqua lungo il tracciato anche se qualche fontana si trova e è semplice chiedere "Voda" agli abitanti che saranno felici di aiutarvi. Personalmente, essendoci stato in autunno e senza sole, non ho avuto problemi perché ho bevuto pochissimo
  • Com'è la qualità delle strade dell'itinerario? Il percorso si svolge per metà su asfalto e per metà su sterrati di vario livello ma quasi tutti definibili gravel roads. C'è un solo tratto a spinta di circa mezz'ora per collegare due strade nel parco di Tara anche se i tanti lavori fanno presupporre che presto ci sarà anche un collegamento stradale. L'unico tratto trafficato sono gli ultimi 30 km della tappa tra Zlatibor e Nova Varos
  • Documenti necessari: per entrare in Bosnia Erzegovina e Serbia è sufficiente la carta d'identità in corso di validità
  • Seguendo le tappe da me affrontate l'unica notte scoperta da alloggi è la prima: non ci sono posti dove dormire tra Visegrad e Bajina Basta. Per il resto, in tutte le città dove ho pernottato ci sono svariate opzioni di alloggio, per tutte le categorie.
  • Il campeggio libero è tollerato ma fai attenzione a chiedere se ti troverai a campeggiare in un prato privato e se starai in mezzo alla natura scegli con cura il luogo e cerca di tenere il cibo lontano dalla tenda di notte in quanto le foreste serbo-bosniache sono l'habitat anche di orsi e lupi, che è rarissimo però incontrare
  • Cosa mangiare lungo l'itinerario? Stufati e cevapi sono i piatti più classici e non è facile trovare nei ristoranti pietanze vegetariane: la carne è l'alimento alla base di ogni piatto tipico locale. 
  • Dove mangiare lungo l'itinerario? Nella maggior parte delle tappe le uniche zone dove è possibile trovare cibo sono alla partenza e all'arrivo quindi assicurati di avere con te almeno gli alimenti per la giornata in sella
 
 
Scrivi qui quel che pensi...
Log in con ( Registrati ? )
o pubblica come ospite
Carico i commenti... Il commento viene aggiornato dopo 00:00.

Commenta per primo.

Leo

ITA - Cicloviaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide montagne del suo Trentino e dei dintorni del lago d'Iseo dove abita. Sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, ha dedicato e dedica gran parte della vita al cicloturismo viaggiando in Europa, Asia, Sud America e Africa con Vero, compagna di viaggio e di vita e Nala.

EN - Slow cycle traveler with a passion for writing and photography. If he is not traveling, he loves to get lost along the thousands of paths that cross the splendid mountains of his Trentino and the surroundings of Lake Iseo where he lives. Both on foot and by mountain bike. Eternal Peter Pan who loves realizing his dreams without leaving them in the drawer for too long, has dedicated and dedicates a large part of his life to bicycle touring in Europe, Asia, South America and Africa with Vero, travel and life partner and Nala.