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Freni a disco bici: meccanici o idraulici per viaggiare?
Da ormai qualche annetto si sono affacciate sul mercato nuove tipologie di impianto frenante per le biciclette. Il tempo dei cantilever sulle mitiche MTB anni ‘80 e ‘90 è finito, la stessa storia per i V-brake. Più recentemente anche per il reparto strada si sta gradualmente passando al sistema più moderno dei freni a disco bici, quale normale evoluzione della tecnologia. In questo articolo cercherò di spiegarti le differenze che intercorrono tra i freni a disco per bici, meccanico e idraulico.
In questo articolo
Freni a disco bici: dalla strada all'offroad
Come ti ho anticipato, anche nell’impianto frenante di una bicicletta le cose sono cambiate! E ogni cambiamento porta con sé dei vantaggi e ahimè anche degli svantaggi. Ho accennato alle bici da strada e alle mountain bike, ma qui voglio concentrare l’attenzione sul mondo che ruota attorno ai viaggi in bicicletta, quindi alle biciclette da turismo, che ora trovano la loro massima espressione nelle bici gravel e adventure bike
È inutile intrufolarsi nelle classiche discussioni da bar che portano sempre al centro dell’attenzione due mentalità opposte, quella tradizionalista e quella innovatrice; in genere la verità sta nel mezzo e quindi cercherò di riportare nel modo più oggettivo possibile caratteristiche, pregi e difetti dei freni a disco meccanici rispetto ai freni a disco idraulici svincolandomi dalle credenze popolari.
Freni a disco bici: le caratteristiche principali
Ormai i freni a disco sono diventati lo standard di riferimento per il mondo bike in quanto, rispetto ai vecchi freni a pattino, riescono a sviluppare una potenza di frenata superiore e anche più modulabile, soprattutto nelle condizioni più avverse, come con la pioggia o lo sterrato fangoso. Per chi fa strada c’è anche da sottolineare un altro aspetto: la pista frenante sul profilo del cerchio tende a rigarsi se si incastra un sassolino nella mescola del pattino o in genere dopo qualche anno di utilizzo.
Il concetto che sta alla base di tutto è l’attrito che si sviluppa attraverso il contatto tra parti fisse e mobili dei freni bici, generando calore che deve essere dissipato nel minor tempo possibile per non compromettere l‘efficienza nella frenata. Quindi, se prima si rischiava di surriscaldare troppo il cerchio durante lunghe discese sterrate con la bici carica, provocando in genere una sollecitazione molto forte sulle parti meccaniche di tutto l’impianto e, solo nei casi più esasperati, la rottura “per esplosione” della camera d’aria, ora con questi sistemi più moderni si può tirare un sospiro di sollievo.
Prima di entrare nel vivo dell’argomento, è doveroso elencare i vari componenti di cui è costituito un impianto frenante a disco, descrivendone le caratteristiche generali.
Rotore
Per rotore si intende il disco, ovvero quell’elemento metallico di spessore definito montato sul mozzo della ruota, solidale alla ruota stessa. Generalmente i dischi più comuni che vediamo montati sulle biciclette da cicloturismo e sulle bici gravel hanno diametri compresi tra 160 e 180 mm, mentre per attività come l’enduro e il downhill si arriva tranquillamente a dimensioni superiori per garantire frenate più potenti.
I dischi possono avere diversi disegni, dove l’estetica viene ad essere affiancata all’efficienza nella dispersione del calore sviluppato durante la frenata e al peso. Inoltre le geometrie, i materiali e in genere le caratteristiche del mozzo della ruota, sono studiati per opporre una resistenza sufficiente alle azioni meccaniche generate durante una frenata.
Leve del freno
Come da tradizione, per praticità e soprattutto sicurezza, sono montate sul manubrio. La frenata parte da qui, dal momento in cui il ciclista decide di diminuire la propria velocità per fermarsi a un semaforo, evitare ostacoli lungo il sentiero o anche lungo una discesa troppo ripida in cui non è proprio così necessario rischiare, soprattutto lungo un cicloviaggio in cui prevale lo spirito del girovagare con lentezza.
In base alla configurazione del sistema, attraverso una semplice azione con le dita delle mani si mette in tensione un filo metallico inguainato (per gli impianti meccanici) o si manda in pressione l’olio contenuto nell’impianto che fluisce attraverso delle guaine (per gli impianti idraulici).
Pinze del freno
Le pinze sono costituite da un involucro metallico al cui interno sono alloggiate le pastiglie, ovvero gli elementi fondamentali per la frenata. Attraverso un sistema meccanico regolabile o, nel caso di impianto idraulico, attraverso due/quattro pistoni azionati dalle leve del freno sul manubrio, le pastiglie vanno in contatto con il rotore generando quel famoso attrito che è responsabile della frenata.
Le pastiglie dei freni sono costituite da un supporto metallico su cui è presente uno strato di materiale di usura.
Se questo strato è composto da una mescola di resina si parla di pastiglie organiche, che garantiscono una buona frenata a freddo, bassa resistenza al calore, durata limitata e scarsa usura dei dischi. Le pastiglie sinterizzate invece sono più durevoli e garantiscono una buona frenata quando entrano in temperatura. In ultimo le pastiglie semi-metalliche che frenano bene con l’aumentare del calore, durano di più rispetto alle precedenti ma sono più aggressive sul disco.
Freni a disco idraulici
Questi freni a disco nascono per il mondo delle motociclette ma da quando nel panorama internazionale si è affacciato l’utilizzo delle mountain bike biammortizzate (i cui leveraggi e in generale il sistema di svincolo dei carri posteriore e anteriore sono molto simili a quelli delle moto), è nata l’esigenza di utilizzare dei freni che avessero una grande efficacia e una risposta immediata sui terreni sconnessi e sui single trail più aggressivi.
Da qui i freni a disco idraulici, il cui funzionamento è basato su un circuito chiuso dove scorre olio in pressione. Azionando la leva del freno, viene mandato in pressione l’olio – minerale o DOT – contenuto nel piccolo serbatoio posto sul manubrio. Tale olio fluisce nei cavi fino a spingere sui pistoncini (da due a quattro) i quali comprimono le pastiglie mandandole in battuta sul rotore.
È sicuramente un sistema performante e potente, votato a quelle biciclette – le MTB appunto – perlopiù usate su percorsi poco tranquilli, dove la sollecitazione alla frenata è alta. Un’altra caratteristica è la modulabilità e parallelamente la precisione della frenata, molto apprezzate soprattutto quando si percorrono sentieri che da flow diventano tecnici e viceversa.
I dischi idraulici ormai sono utilizzati come standard sulle mountain bike di un certo livello e anche nel mondo dei viaggi si stanno sempre più diffondendo. La maggior parte delle bici gravel monta freni idraulici e ogni anno una buona fetta del mercato delle adventure bike viene erosa da questa tipologia di freno a disco mentre la meccanica resta ancora piuttosto utilizzata sulle bici da cicloturismo più classiche e stradali.
Come ogni cosa, bisogna tener d’occhio che tutto funzioni per il meglio e ogni tanto è doveroso controllare lo stato di usura delle pastiglie: a pastiglie completamente consumate, il metallo dei loro supporti metallici andrebbe in battuta al disco, diminuendo drasticamente la capacità di frenata, rovinando il disco stesso facendone perdere dello spessore e causando un suo eccessivo surriscaldamento, tale da deformarlo nei casi più estremi.
Quindi per evitare di dover sostituire un disco (il cui spessore, nonché la planarità. andrebbero comunque controllati ogni tanto), meglio armarsi di un pizzico di buona volontà per sostituire le pastiglie, operazione abbastanza semplice.
Altro aspetto dolente è rappresentato dalla manutenzione; infatti, in base ai dati tecnici dei produttori e anche a seguito del decadimento delle proprietà dell’olio contenuto nel circuito nel corso del tempo, ogni tanto sarebbe utile effettuare uno spurgo con successivo ricaricamento del circuito (non deve essere presente aria all’interno!). Esistono in commercio dei kit semplici da usare oppure si può tranquillamente dare in mano la bici al meccanico di fiducia.
Freni a disco meccanici
Rispetto all’idraulica che si è diffusa più precocemente nel campo dell'offroad, i freni a disco meccanici trovano la loro collocazione più naturale nel ramo del cicloturismo e dei viaggi in bicicletta. L’impianto frenante è molto più semplice, perché sfrutta le capacità meccaniche di un cavo d’acciaio, praticamente lo stesso che si monterebbe sui classici V–brake.
L’impulso viene sempre dato dal ciclista, che nelle condizioni in cui viene a trovarsi, aziona la leva del freno al manubrio. La leva è collegata al filo metallico, che corre all’interno di una guaina protettiva (e nel telaio nel caso di passaggio cavi interno), fino a collegarsi alle pinze frenanti. Attraverso la frenata viene coinvolto un piccolo leveraggio che, ruotando, permette alle pastiglie dei freni di stringere il rotore.
Come per i freni a disco idraulici, anche per i freni a disco meccanici è fondamentale controllare l’efficienza del sistema. Oltre alle pastiglie dei freni e al rotore, le cui regole sono comuni, va verificata ogni tanto la tensione del cavo d’acciaio.
Per un controllo immediato basta agire sulla leva del freno al manubrio per intuire la risposta della frenata. Se la frenata è troppo lunga (con la leva del freno a fine corsa), il cavo si può essere logorato nel corso del tempo – e quindi in questo caso deve essere sostituito – oppure non è sufficientemente tensionato. Nel caso di frenata troppo violenta (nella situazione di leva del freno dura e che non raggiunge fine corsa) significa che il cavo ha una tensione troppo elevata quindi va allentato per evitare che si tranci durante l’utilizzo ma soprattutto si perda la sensibilità nella frenata.
Come si evince da queste considerazioni, la manutenzione dei freni a disco bici meccanici è molto più semplice rispetto ai freni a disco idraulici, anche e soprattutto se ci si trova in viaggio senza avere a disposizione troppi attrezzi.
Infatti basta un minimo di buona volontà per regolare la tensione del cavo d’acciaio o per sostituirlo. Chiaramente l’assenza di un circuito idraulico facilita notevolmente le cose, ma prima di partire per un viaggio bisogna ricordarsi di fare un check dell’impianto, controllando anche lo stato di usura del disco e soprattutto delle pastiglie (averne di scorta fa sempre comodo).
Quali freni a disco bici per il cicloturismo?
Dopo aver analizzato le tipologie fondamentali di freni a disco per bici, proviamo a rispondere alla domanda: "Quali sono i migliori freni a disco per viaggiare e fare cicloturismo?".
Innanzitutto il termine cicloturismo è molto generico in quanto bisognerebbe distinguere i viaggi in luoghi antropizzati, lungo ciclabili frequentate e serviti da ciclofficine attrezzate dai viaggi – avventura in luoghi remoti, dove è difficile reperire materiale e attrezzature per risolvere i problemi al proprio mezzo.
L’argomento è molto dibattuto ma la tendenza è ormai quella di montare sulle bici da turismo e le adventure bike i freni a disco meccanici, con dischi da 160 mm (in alcuni casi l’abbinamento 180/160 come la Bombtrack Beyond 1) mentre sulle bici gravel prevale l’ottica dell’idraulica con rotori da 160 mm.
Sebbene i freni a disco idraulici siano più potenti rispetto a quelli meccanici a parità di sforzo delle dita della mano sulla leva del freno, in un viaggio potrebbero presentare dei grattacapi, come quello che è successo a Vero sulle Ande, quando nel trasporto aereo ha perso dell’olio dal serbatoio dei suoi freni; in posti in cui è praticamente impossibile trovare un’officina meccanica dietro l’angolo, questo problema potrebbe decretare la spiacevole fine di un’avventura in bici.
Quindi, nonostante la regolazione dell’idraulica avvenga pochissime volte (in occasione dello spurgo) e il sistema chiuso sia di indubbio vantaggio, è decisamente meglio un impianto meccanico, semplice da riparare e con un cavo di ricambio sempre in tasca, chiudendo un occhio sul fatto che si debba regolare il freno con più frequenza nel tempo.
Ho parlato di sistema chiuso e cioè del circuito dove scorre l’olio. Quindi, per le bici gravel in cui i freni a disco bici sono perlopiù idraulici, il sistema non è soggetto a sporcarsi, ad esempio percorrendo le strade bianche toscane, tranne per le pinze! Nei sistemi aperti (quelli meccanici) si sporca tutto il sistema, compreso il cavo, ma onestamente non vedo nessun grosso problema; ci si ferma, si pulisce in modo anche grossolano la zona delle pinze e del cavo e si può continuare a pedalare.
Nelle lunghe discese himalayane in bici è utile preoccuparsi dell’efficienza di frenata; in questi casi può avvenire un surriscaldamento del sistema, che nel caso meccanico è inferiore al suo fratello idraulico. Inoltre, essendo il disco vincolato al mozzo della ruota e non al profilo del cerchio come per i V-brake, non sussiste nemmeno la preoccupazione di una ipotetica esplosione della camera d’aria a causa di una pinzata troppo prolungata. L’intelligenza comunque sta nel fermarsi ogni tanto per far raffreddare i dischi e verificare che tutto sia a posto.
In definitiva, la scelta di utilizzare dei freni meccanici per i lunghi viaggi in aree remote è più che giustificata; è un sistema non complesso, dal costo contenuto, facile da manutenere e con una regolazione della tensione del cavo eseguita senza essere degli esperti; inoltre si ha la possibilità di reperire materiali un po’ ovunque ed eventualmente effettuare delle riparazioni estemporanee con un po’ di fantasia.
L'unica difficoltà oggettiva spesso si ha nel reperire le pastiglie giuste in negozi MTB dove spesso le pastiglie meccaniche non vengono utilizzate. La soluzione più semplice è quella di avere un ricambio sin dalla partenza se si reputa che il viaggio possa essere così lungo da usurarle fino a esaurimento (circa 2-3000 km, in funzione anche dei dislivelli).
Se i tuoi viaggi si svolgono in Europa o in aree abbastanza evolute dal punto di vista ciclistico e prediligi tracciati avventurosi e tecnici per il bikepacking, allora potresti essere più propenso a utilizzare i freni idraulici, più performanti e adatti a terreni sconnessi.
E tu cosa ne pensi? Sulla tua bicicletta monti freni a disco bici meccanici oppure sei più legato a quelli idraulici? Lascia pure un commento qui sotto.
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Leo
ITA - Cicloviaggiatore lento con il pallino per la scrittura e la fotografia. Se non è in viaggio ama perdersi lungo i mille sentieri che solcano le splendide montagne del suo Trentino e dei dintorni del lago d'Iseo dove abita. Sia a piedi che in mountain bike. Eterno Peter Pan che ama realizzare i propri sogni senza lasciarli per troppo tempo nel cassetto, ha dedicato e dedica gran parte della vita al cicloturismo viaggiando in Europa, Asia, Sud America e Africa con Vero, compagna di viaggio e di vita e Nala.
EN - Slow cycle traveler with a passion for writing and photography. If he is not traveling, he loves to get lost along the thousands of paths that cross the splendid mountains of his Trentino and the surroundings of Lake Iseo where he lives. Both on foot and by mountain bike. Eternal Peter Pan who loves realizing his dreams without leaving them in the drawer for too long, has dedicated and dedicates a large part of his life to bicycle touring in Europe, Asia, South America and Africa with Vero, travel and life partner and Nala.
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Ultimi commenti
Oggi con una ebike si possono fare dei percorsi impegnativi fisicamente (per una bici senza motore) ma per quanto riguarda la tecnica non tutti possono fare dei giri tecnicamente difficili.
Io, con i miei 67 anni, cerco giri fino a 1500 m di dislivello, ma non troppo difficili tecnicamente per potermi gustare pienamente i paesaggi e i posti, senza dover rischiare su single trail esposti.
Grazie Enrico