Un incontro da ricordare. Come gia' era stato un paio di anni fa con Ryzard Kapuscinski alla libera università di Bolzano. Il centro per la pace della città ha organizzato un'intervista pubblica con un grandissimo della letteratura internazionale: Luis Sepulveda. Lo scrittore cileno già guardia personale del presidente Salvador Allende (e per questo condannato all'ergastolo commutato poi in esilio dal governo Pinochet) ed iscritto al partito socialista del suo paese ha parlato di se e del Chile. Sono andato ad assistere a questo evento e ve ne voglio raccontare in breve.
L'intervista, condotta da un altro esule cileno, Rodrigo Rivas, ha spaziato dalla vita personale agli interessi politici dell'autore di pilastri letterari quali "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare" o "Patagonia Express-Appunti dal sud del mondo". Cio' che colpisce immediatamente dello scrittore e' l'abilita' e la facilita' di narrativa. L'intervista, durata oltre due ore, ha trattato argomenti molto differenti tra loro e per tutti Sepulveda ha saputo collegare piccoli particolari ad argomenti generali. L'abile regia del giornalista Rivas, il quale avvalorava le sue domande con citazioni dai numerosi scritti dell'amico, ha reso l'incontro molto scorrevole e piacevole da seguire.
Sepulveda prima spiega come egli sia figlio e nipote di ottimi cuochi e proprietari di un ristorante a Santiago e di come però egli sia capitato in europa a guidare camion prima di iniziare a scrivere. Parla del nonno andaluso emigrato in sudamerica, degli indios mapuche che hanno difeso la loro terra, della ricerca della felicita' quasi raggiunta. Non vuole essere definito un intellettuale (splendido il racconto di un incontro del suo ammirato maestro Allende con un intellettuale francese, esperto moralista zittito dal presidente che sosteneva il diritto di portare la prospettiva di vita cilena al pari di quella europea, cose che l'intellettuale ignorava) ma come un intellettuale egli parla, citando date, avvenimenti e prendendo posizioni a volte condivisibili a volte meno. Difende il suo paese e reclama giustizia per i desaparecidos dell'epoca Pinochet. Condanna apertamente il neoliberismo economico che ha portato un Cile sulla via dello sviluppo nei primi anni '70 verso l'oblio e la povertà del 2000. Parla delle frontiere dell'america del sud senza alcun punto cardinale se non il nord: il subcontinente sudamericano confina solo con l'odio. L'odio degli Stati Uniti che hanno supportato il colpo di stato dell'11 settembre 1973 e la dittatura Pinochet. Ritiene il popolo cilenofortunato soltanto perche' gli americani sono impegnati altrove al momento (Afganistan e Iraq, oltre a Venezuela e Nicaragua). Non crede, Lucio, nella possibilta' di un miglioramento nella politica estera del governo a stelle e strisce, nemmeno con un nuovo presidente come Obama (io personalmente non sono d'accordo). Dice di essere un cittadino prima ed uno scrittore poi e si autodefinisce ottimista, ma "ottimista di lungo termine". Le sue immagini felici con la moglie poetessa, i figli ed i nipoti scorrono sullo schermo ed il simpatico scrittore saluta e firma autografi.
Due ore splendidamente condotte in un'aula magna gremita. Un incontro che, come quello con il grande piccolo Kapuscinski, difficilmente dimentichero' a breve.
Di Luis Sepulveda:
Di Luis Sepulveda:
- Il mondo alla fine del mondo. 1989
- La frontiera scomparsa. 1994
- Patagonia express. Appunti dal sud del mondo. 1995
- Storia di una gabbianella e del gatto che le insegno' a volare. 1996
- Jacare'. Hot line. 2002
- Il potere dei sogni. 2007
- Raccontare, resistere.
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