Stefania e Paolo, due cicloviaggiatori piemontesi (o quasi), ci raccontano il loro viaggio in una delle terre che io ho amato di più nei miei viaggi in bicicletta
In questo articolo
- Ci raccontate qualcosa di voi?
- Raccontateci allora un po' cosa è stato questo Marocco?
- Quali sono le sensazioni che si hanno in questi contesti dove veramente sembra di essere i primi a passare?
- Sembra sempre che non ci sia nessuno e poi in realtà qualcuno c'è sempre: anche a voi è capitato?
- Quali sono le differenze principali che hai notato tra marocchini e berberi?
- In questi paesi il primo approccio con la popolazione locale è quello con i bambini, ci raccontate qualche episodio che vi è capitato?
- Qual è stato più o meno il percorso che avete fatto?
- Quali sono le località e i posti che vi hanno entusiasmato e vi hanno trasmesso più emozioni?
- Com'è andata questa prima esperienza extraeuropea? Pensate di ripeterla o basta, la bicicletta l'avete già buttata via?
- Visto che avete programmato già i prossimi 10 anni, partiamo dal prossimo viaggio: dove andrete?
- Mai fidarsi dei cicloviaggiatori, mai!
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Ciao Stefania e Paolo, bentrovati
Ci raccontate qualcosa di voi?
Sì, siamo piemontesi, Stefania d'adozione e Paolo purosangue e lavoriamo tutti e due nel mondo del gelato.
Io (Stefania ndr) ho una mia gelateria e Paolo vende prodotti per gelateria quindi ci siamo conosciuti così, non in bicicletta. Galeotto fu il gelato.
Paolo già viaggiava in bicicletta e io preferivo viaggiare a piedi in backpacking, un viaggio diverso e molto bello anche quello. Quindi mi ha avvicinata Paolo a questa meravigliosa realtà che è il viaggio in bici e da lì è incominciato con viaggi piccolini: la prima volta ho accompagnato per un paio di tappe Paolo in un suo viaggio da Genova fino a Tavernelle che è sotto le Alpi Apuane. Dopodiché io mi sono imbarcata sul primo treno e sono rientrata mentre lui ha proseguito il suo viaggio.
Io (Paolo ndr) avevo fatto il cammino di Santiago che è stato proprio il primo poi ho fatto tutta l'Italia lungo la via Francigena e poi la Croazia e le Alpi francesi
Da lì abbiamo incominciato insieme e abbiamo fatto prima la Puglia, la Calabria e la Basilicata in un bellissimo giro con anche un terzo viaggiatore, il fratello di Paolo, Stefano. L'anno successivo siamo andati in Grecia, da Atene a Durazzo, un altro bellissimo viaggio e l'anno scorso abbiamo deciso di alzare un po' l'asticella portandoci in Marocco, questa terra che ci è piaciuta tantissimo.
Proprio di questo viaggio avete raccontato anche nel vostro racconto sui Diaries.
Raccontateci allora un po' cosa è stato questo Marocco?
In realtà tu hai anche un po' di peso in questa decisione perché è stato d'ispirazione un tuo video fatto qualche anno fa in un tuo viaggio in Marocco. Da lì abbiamo incominciato a pensarci seriamente e abbiamo iniziato a preparare il viaggio che era il nostro primo viaggio un pochino più impegnativo. Non sapevamo benissimo come approcciare quest'avventura, anche per il trasporto della bici in aereo.
Era la prima volta che affrontavamo il problema di riuscire a impacchettare la bici anche per il viaggio di ritorno: questo è un bel problema, è quello che a me dà più stress: il fatto di riuscire a trovare al rientro qualcosa per portare la bici sull'aereo.
Poi abbiamo scritto delle mail alla Decathlon di Marrakech, da dove siamo partiti e rientrati, chiedendo se potevano metterci da parte dei cartoni che avremmo poi recuperato. Ci hanno risposto positivamente e quindi siamo riusciti a trovare una soluzione tutto sommato senza neanche troppi intoppi. In origine però questo processo un po' di stress lo genera.
Inoltre dovevamo acquistare alcune attrezzature: abbiamo cambiato la tenda e un po' di cosine per fare qualche upgrade.
Questa frase tratta dal vostro racconto mi ha colpito: "Non fosse stato per la strada battuta sotto di noi la sensazione tangibile era quella che possono provare due persone che per la prima volta esplorano terre che mai prima di quel momento hanno incontrato uomo"
Quali sono le sensazioni che si hanno in questi contesti dove veramente sembra di essere i primi a passare?
Sei consapevole del fatto che non sia così, perché a livello conscio lo sai. Il punto è che a livello empatico e a livello emozionale tutto cambia: ci sono dei posti talmente lontani dal nostro quotidiano, talmente diversi e talmente coinvolgenti che sei catapultato in un altro mondo, in un'altra dimensione.
Nello specifico questo pezzo che tu hai letto ci riporta nel deserto rosso che è un posto che ci è rimasto nel cuore. Viaggiavamo immersi come in una bolla di colore e di profumi, sembrava non ci fosse nessuno. C'era un silenzio al quale non siamo abituati ed è stato veramente molto intenso.
Stefania hai appena detto sembrava non ci fosse nessuno in realtà almeno la mia sensazione in Marocco è proprio quella.
Sembra sempre che non ci sia nessuno e poi in realtà qualcuno c'è sempre: anche a voi è capitato?
Una sera convinti di essere nel nulla più assoluto e completamente da soli abbiamo piantato la tenda e poi in realtà ci siamo resi conto che questo posto non era così isolato o meglio, era un posto isolato ma non era solitario: il problema è che ce ne siamo resi conto il giorno dopo. La sera in realtà, a un certo punto, sentiamo il rumore di un motorino avvicinarsi sulla strada sopra di noi con dei ragazzi che parlavano ad alta voce come se fossero in festa. Sono passati sopra le nostre teste e si sono fermati a 100 m da noi e anche loro come avevamo fatto noi hanno acceso un fuoco e si sono fermati a bivaccare.
Abbiamo avuto un sacco di perplessità, un sacco di dubbi, ci siamo posti un sacco di domande perché ovviamente non conoscevamo queste persone e non conoscevamo le loro intenzioni. Eravamo isolati e anche vulnerabili perché ci trovavamo in un contesto dove puoi sparire in un istante e nessuno se ne accorge. Quindi c'era un po' di tensione e alla fine abbiamo deciso che forse la cosa migliore da fare era affrontarli: siamo andati a conoscerli ed erano due ragazzi di origine berbera, questo gruppo etnico molto presente in quel territorio e erano lì semplicemente per fare un po' di festa tra di loro e starsene lontani dalla routine anche loro come noi.
Si sono presentati a noi con un fare molto amichevole e questo ci ha inquietato ancora di più perché non riuscivamo a capire se facessero un doppio gioco o se fossero veramente così: hanno voluto anche una foto ricordo. Poi noi siamo crollati dal sonno, eravamo esausti e non abbiamo sentito nemmeno i ragazzi che durante la notte se ne sono andati in totale tranquillità e serenità.
In realtà con uno dei due ci scriviamo ancora adesso perché ci eravamo scambiati i numeri quindi alla fine è stato un bell'incontro
Avete detto che erano di origine Berbera. In Marocco c'è questa differenza tra la popolazione marocchina e il popolo berbero
Quali sono le differenze principali che hai notato tra marocchini e berberi?
Intanto loro sono assolutamente fieri di essere berberi e per chi non lo sapesse il popolo berbero è un popolo veramente molto antico e risiede in quelle zone in quei territorio da epoche lontanissime ancor prima dei Fenici e come ti dicevo sono fieri di essere berberi e non vogliono confondersi invece con gli altri abitanti di quel territorio che sono appunto i marocchini.
La mia esperienza con le persone marocchine è assolutamente positiva perché sono sempre state molto cordiali e molto aperti. Il popolo berbero è sicuramente molto orgoglioso e molto fiero. È un popolo che in parte vive ancora nomade e vivono di pastorizia. Sono persone non soggette alle logiche economiche odierne e si autosostenano.
Poi per quello che è stato il nostro viaggio in Marocco, tutte le volte che abbiamo avuto a che fare con persone di questa etnia abbiamo trovato una grandissima accoglienza e una disponibilità incredibile sia a livello di aiuto tangibile, fisico perché ci hanno anche ospitati nelle loro case, sia a livello emotivo, emozionale perché non sempre siamo riusciti a comunicare con loro, spesso parlano solo il berbero, ma ciò nonostante hanno avuto modo di essere generosi e accoglienti nei nostri confronti dandoci quello che potevano.
La condivisione per loro è fondamentale mentre invece magari il marocchino è un po' più venale. Noi ci accorgevamo di essere in una zona Berbera o una zona marocchina per come ci approcciavano i bambini: loro ti vedono arrivare da lontano e corrono e di solito magari il bambino marocchino è un po' più portato a chiederti soldi perché è più legato all'economia mentre invece il bambino berbero a volte si accontentava anche solo di guardarti e di salutarti incuriosito dal tuo passaggio, di battere un cinque con la mano e gli bastava quello
In questi paesi il primo approccio con la popolazione locale è quello con i bambini, ci raccontate qualche episodio che vi è capitato?
I bambini ci vedevano arrivare da lontano e si preparavano ad accoglierci al nostro arrivo. Ci circondavano, ci fermavano e c'erano anche tanti ragazzini maschi che erano incuriositi dalle nostre biciclette e quindi in un paio di occasioni abbiamo avuto modo di farli salire sulle nostre biciclette belle pesanti e fargli fare magari 50 m andata e ritorno. È capitato a volte che, poveracci, questi bambini provassero a pedalare e poi precipitavano a terra. Però erano talmente divertiti che si rialzavano ridendo.
In queste situazioni poi c'erano le persone più adulte che rimanevano un po' in disparte, osservavano le scene, spesso ridevano sotto i baffi e se la godevano. Se poi avevamo qualche particolare esigenza si avvicinavano e ci aiutavano: ad esempio in un villaggio dove ci siamo fermati arrivavamo da un 60-70 km senza incontrare nulla, avevamo bisogno di comprare qualcosa da mangiare e e di rifornirci di acqua e c'era un unico piccolo negozio dove vendevano tutte cose che in quel momento per noi erano superflue. A noi serviva dell'acqua e del pane, qualche cosa di concreto da mettere sotto i denti.
Per l'acqua c'era un'unica fontana nel centro del villaggio dove le donne riempivano le taniche di plastica per portarla nelle rispettive case. Noi l'abbiamo presa e l'abbiamo filtrata quando ci siamo allontanati dal villaggio per evitare di recare alcun tipo di offesa. Ma la cosa molto bella è che noi in quel piccolo negozietto avevamo chiesto del pane che non avevano, perché loro se lo fanno in casa.
A un certo punto c'era un personaggio, l'unico con una camicia che sembrava un po' il capo villaggio. Lui è andato a parlare con un ragazzo che dopo poco è arrivato con un pezzo di pane che aveva in casa e ce l'ha donato: il pezzo di pane non era intero ma era mangiato per metà, però questo ci ha fatto molto piacere perché ci ha fatto capire che era il pane che aveva per sé in casa e se lo toglieva di bocca per darlo a noi e non ha voluto niente in cambio.
Siam partiti subito a parlare di emozioni e di incontri però non abbiamo neanche raccontato dove siete stati.
Qual è stato più o meno il percorso che avete fatto?
Abbiamo fatto un anello sull'Alto Atlante. Siamo partiti da Marrakesh passando dal passo Tizi Ntichka, passando per Ouzarzate e poi ci siamo persi nei monti fino a arrivare a Imilchil passando poi le gole del Dades per rientrare a nord e tornare a Marrakesh
Abbiamo raccontato un sacco delle popolazioni e dell'accoglienza. Raccontateci un attimo il territorio.
Quali sono le località e i posti che vi hanno entusiasmato e vi hanno trasmesso più emozioni?
Allora il territorio dal punto di vista fisico è assolutamente eterogeneo perché ci siamo ritrovati più volte ad affrontare paesaggi differenti che potevano essere in paesi diversi dal Marocco. Abbiamo evitato di andare in posti turistici, restandoci il meno possibile perché non rientra nella nostra tipologia di viaggio.
Ci sono grandissime gole e canyon, ci sono stati boschi di conifere che ci hanno riportato nelle nostre valli piemontesi, abbiamo attraversato bellissime oasi di palme coltivate lungo i fiumi. Noi pensavamo di trovare un territorio arido, senza acqua ma in realtà hanno tantissima acqua con queste montagne che non conoscevamo anche di una certa altezza. Essendo andati a novembre abbiamo visto anche delle punte innevate, ci sono delle cime che arrivano anche oltre i 4000 m sull'alto Atlante
Usando un termine che per noi è abbastanza significativo quando ci approcciamo a posti belli che ti danno delle emozioni e che visivamente sono affascinanti diremmo che: Ci hanno lasciati con le mosche in bocca facendoci restare spesso a bocca aperta. Il Marocco è veramente un paese, un po' come l'Italia, con tanti paesaggi e tanti panorami diversi, che dietro ogni curva c'è una nuova scoperta.
Com'è andata questa prima esperienza extraeuropea? Pensate di ripeterla o basta, la bicicletta l'avete già buttata via?
No è stra-approvata. Stra-approvato il posto dove siamo stati perché il Marocco è splendido e mi piacerebbe ritornarci magari a fare zone che non abbiamo visitato dato che è un paese molto grande.
E per quanto riguarda i viaggi in bicicletta, beh sono una droga, partiremo adesso, subito! Abbiamo già in programma il prossimo ma stiamo già iniziando a ragionare a 2-3 anni di distanza: facciamo questo, poi andiamo là, poi andiamo dall'altra parte... e non riusciamo assolutamente a pensare a un tipo di vacanza diverso.
Endorfine come se non ci fosse un domani
Visto che avete programmato già i prossimi 10 anni, partiamo dal prossimo viaggio: dove andrete?
Partiremo fra una quindicina di giorni, destinazione Vietnam. Abbiamo allungato il tiro rispetto all'anno scorso e forse l'abbiamo fatta un po' più grande di quello che pensavamo in origine perché abbiamo guardato la traccia e forse abbiamo sparato un po' ai piccioni, perché il nostro viaggio in origine voleva essere solo in Vietnam, poi è diventato Vietnam e Laos e alla fine è risultato essere Vietnam, Laos e Cambogia. E per una questione legata alle zone di confine e ai vari attraversamenti con il visto elettronico, dove non puoi passare in tutti i posti, abbiamo inserito anche un pezzetto di Thailandia: perché no, se stessimo via 6 mesi! Solo che dobbiamo rientrare in un mese...
Quest'anno sarà un viaggio un po' diverso, sarà una combo mezzi di trasporto pubblici treni pullman e bici. La parte dura la faremo poco allenati perché quest'anno per una serie di vicissitudini ci siamo allenati poco o niente ed è la prima parte di viaggio: nei primi 6 giorni ci aspettano 10.400 m di dislivello perché faremo l'Agan loop che si dirige nel nord verso la Cina, dove ci sono le risaie vietnamite.
Dopodiché scenderemo giù, attraverseremo un pezzo del Laos e in teoria negli ultimo 1500 Km ci saranno 6000 m di dislivello, quindi molto pianeggiante. Il famoso tendenzialmente a scendere: l'ultima volta che Paolo mi ha detto: "Mah, domani la traccia è tendenzialmente a scendere", abbiamo fatto 1700 m di dislivello e 120 km: l'avrei ucciso!
Mai fidarsi dei cicloviaggiatori, mai!
Io vi prenoto per il prossimo anno quando rientrerete per fare una chiacchierata anche su questo prossimo viaggio. È stato un piacere, grazie Stefania e Paolo, buoni viaggi e buone pedalate!
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