C'è chi trascorre una vita tranquilla, godendosi quello che incontra sulla propria strada, senza desiderare nulla di più. C'è chi finisce con l'accontentarsi perché puntare più in alto è faticoso e richiede incredibili energie. C'è chi invece guarda sempre all'orizzonte cercando, giorno dopo giorno, di raggiungerlo e non si ferma finché non ci riesce... almeno un po'. Questa è la storia di un grande viaggio tra le vette dell'Asia centrale, tra fiumi impetuosi e luoghi disabitati, in un'area dove sopravvive ancora il timido leopardo delle nevi e la popolazione è nomade.
Alcuni diventano nomadi per necessità, altri nascono con una forza misteriosa che li spinge a errare per il mondo in cerca di qualcosa, forse di se stessi. Questa energia ti fa sospirare davanti a una cartina geografica del mondo a 10 anni, ti carica un pesante zaino in spalla a 15 e ti fa partire per un anno sabbatico a 18, per continuare quell'infinita ricerca a cui sei destinato. Essere nomade è una condizione innata, alla quale non ci si può sottrarre, uno stato dell'animo che perdura durante l'intera esistenza.
Kyle Dempster, giovane e promettente alpinista americano, era senza dubbio un nomade.
Nell'estate del 2011 il costante anelito dì aria pungente e di orizzonti senza fine che solo una cima può regalare, si è contorta in un folle progetto di viaggio: raggiungere in bici i sentieri di ascesa ad alcuni picchi del Kirghizistan seguendo le vecchie strade sovietiche che attraversavano il paese. Repubblica dell'URSS fino al 1991, il Kirghizistan è uno tra gli stati con la densità abitativa più bassa (nella scala mondiale si piazza al 189° posto), il luogo ideale per un'avventura a stretto contatto con la natura più estrema. Kyle Dempster, con una bici e un carrellino al quale ha affidato tutto il proprio equipaggiamento alpinistico, si è tuffato anima e corpo in questa pazza idea di viaggio.
Ha attraversato fiumi in piena, superato vallate disabitate, pedalato su strade crollate, oltrepassato sentieri percorsi per l'ultima volta decenni prima da chissà chi, pianto e riso, sofferto il freddo e goduto ogni istante al massimo.
Il suo viaggio in bici attraverso il Kirghizistan più remoto è stato intenso come la batteria di Ramble On dei Led Zeppelin, avventuroso come le pagine di un libro di Jack London, travolgente come una poesia di Alda Merini, dolce come una melodia di Agnes Obel.
Durante questa avventura il giovane californiano ha realizzato un lungo cortometraggio, The Road from Karakol, dove racconta se stesso e le forti emozioni di un'esperienza al limite. La telecamera riprende attimi di sconforto e momenti di estrema euforia, nottate in tenda sotto il grande cielo asiatico e Kyle nudo poco prima dell'attraversamento di un corso d'acqua in piena. Un documentario casereccio che trasmette una grande energia e racconta di come quella continua ricerca non si esaurisca mai.
Cinque anni dopo, nell'agosto del 2016, Kyle Dempster e Scott Adamson tentarono un'altra grande impresa: la scalata della parete nord dell'Ogre II, in Pakistan. I due alpinisti furono visti per l'ultima volta mentre si trovavano a metà dell'inviolato muro di roccia. I loro corpi non furono mai ritrovati, ma sono certa che le loro anime nomadi ora vagabondino tra quelle montagne impervie, in uno dei luoghi più incontaminati e meravigliosi della Terra, proseguendo la ricerca...
Gustati questo video come abbiamo fatto noi, magari sognando nuove partenze.
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