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Maratona dles Dolomites: non si corre a piedi ma con… il cuore

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Si chiama Maratona Dles Dolomites (nella dizione ladina) ma non si corre a piedi bensì in bici, in uno scenario tra i più belli del mondo. Raccoglie ogni anno oltre 9.000 partecipanti di cui la metà stranieri e provenienti da oltre 50 nazioni. Partenza da La villa e arrivo a Corvara, nel cuore della Val Badia.

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Amore in ogni avventura

Ho avuto la possibilità e la fortuna di partecipare a questo evento che ogni anno seleziona i fortunati ciclisti tra 35.000 richieste (e pensare che alla prima edizione nel 1987 parteciparono in 145!). Rigamonti Salumi e il suo team mi hanno accolto e dato la possibilità di vivere questa esperienza indimenticabile, oltre ad avermi coccolato e preso per la gola con i loro prodotti. Rigamonti da oltre 100 anni produce salumi tipici della Valtellina, prima tra tutti la bresaola IGP  tanto apprezzata dagli atleti perché facilmente digeribile, povera di grassi e al contempo ricca di proteine nobili, vitamine e sali minerali.
Il tema della corsa di quest’anno è l’amore:

“È l’amore il punto di partenza di ogni avventura. È l’amore che ci fa essere compagni di questo viaggio” – spiega Michil Costa, patron della manifestazione. E io, vi assicuro,  mi sono innamorato tante volte durante il percorso e vi spiego perché.maratona dles dolomites 05

Partenza da brividi!

Durante la vigilia della gara al bike village per il ritiro pettorale e pacco gara si avverte tensione sui volti dei partecipanti, una tensione dettata dall’attesa: tutti vorrebbero già essere sulla griglia di partenza. Ormai ci siamo e voglio comunque godermi ogni momento.
Le fasi che precedono il via alla gara sono le più stressanti ed esigenti. La sveglia suona presto, è ancora buio alle 4:30, colazione sostanziosa e una capatina fuori dall’albergo. La punta del naso frigge e ti fa capire che la temperatura è bassa, molto bassa, per l’esattezza 4 gradi. L’escursione termica sarà alta una volta sorto il sole per cui, per non sbagliarmi, opto per il più classico abbigliamento a strati, roba che parti vestito da palombaro e arrivi in infradito.maratona delle Dolomiti

In griglia alle 6, il freddo è pungente, le nuvole basse e minacciose e gli abbigliamenti improbabili pre-partenza si sprecano tra le migliaia di ciclisti raccolti in un serpentone colorato. Bici pulitissime e meravigliose, gambe lucide, carbonio scintillante…sembrano tutti fortissimi. In alto gli elicotteri volteggiano per garantire le riprese della corsa che sarà trasmessa sulla rai in diretta. Mi sembra di essere un professionista ma solo per un attimo: svanito il brivido del via torno alla realtà di essere un paracarro di pianura a cui piace soffrire in salita. Mi aspettano quasi 140 km e soprattutto oltre 4200 metri di dislivello.

Un fiume di energia

E’ un fiume di energia collettiva che ti trascina e quasi non ti sembra di pedalare: quasi un effetto magnete che però dopo pochi chilometri, all’attacco del Campolongo, finisce. Si inizia a salire.
Lo spettacolo dei ciclisti e lo scenario mi fanno emozionare, sono unici. Non vado a testa bassa ma osservo tutto, non voglio perdere alcun momento e tanta bellezza va ricordata: ogni tanto mi fermo e faccio foto, ogni momento è speciale. Vorrei scattare sempre come un giapponese impazzito davanti alla fontana di Trevi ma il percorso è lungo, non sono Nibali e se non voglio essere dato come disperso all’arrivo del buio, meglio proseguire.maratona dles dolomites
Il Pordoi sembra la salita perfetta, la temperatura inizia a crescere, pendenza regolare e non troppo impegnativa, “gamba” calda e ancora reattiva e soprattutto i panorami da ogni punto sono emozionanti e arrivati in cima la vista della Marmolada e del Piz Boé ti regalano rinnovate energie. La discesa verso Canazei è una lunga picchiata tecnica tra i boschi, gli abeti  scorrono veloci e la strada si srotola su se stessa in un susseguirsi di tornanti che affronto con grande prudenza, non voglio correre il rischio di chiudere il sipario di fronte a questo spettacolo.

Imbocco il Sella, salita corta e irregolare. Con lo sguardo cerco sulle pareti verticali del passo gli scalatori come facevo da bambino. Li vedo e mi sudano le mani per loro. Poi giù veloce, curve una dopo l’altra e poi si sale per raggiungere il Gardena tutto d’un fiato e ancora il Campolongo come un giro in giostra.

Inizia il bello

E adesso tocca a Re Giau, una delle grandi salite che hanno fatto la storia del ciclismo. Il Giau è severo e non perdona, ti fa immergere nella fatica e le gambe bruciano. Si sente solo il fruscio delle ruote e il passaggio della catena da un pignone all’altro nella ricerca vana di una minore sofferenza. Lo sguardo corre avanti per cercare la fine, la testa guida e travalica lo sforzo, il passo è vicino e ti senti sempre più leggero.maratona dles dolomites
Svalicato il Giau si scende fino a Pocol dove s'incrocia la strada che da Cortina raggiunge il passo Falzarego su pendenze non impegnative ma la fatica si fa sentire e ti morde polpacci e quadricipiti: meglio non pensarci. La strada sale intervallata da falsopiani, godendo del panorama su Tofane, Averau e Lagazuoi fino al passo Valparola che alterna scorci dei “monti pallidi” a passaggi quasi lunari.

Gioia finale

Prima del traguardo di Corvara manca il “Mur del Giat” (muro del gatto),  uno strappo secco di 400 metri al 19 per cento. Le gambe friggono ma la testa ti impone di resistere e di non metter giù il piede, pochi metri che sembrano infiniti tra due ali di persone che ti incoraggiano in vero stile fiammingo, mi sembra di essere sul Paterberg al Fiandre, manca solo il pavè.maratona con vip
Finalmente Corvara, il traguardo. Improvvisamente non avverti più la fatica, ti senti leggero e avvolto da una sensazione di gioia, orgoglio e in fondo gratitudine per aver potuto vivere una giornata indimenticabile.
Ho partecipato a  diverse granfondo sia in Italia che all’estero ma devo ammettere che la Maratona è senza dubbio una delle corse ciclistiche amatoriali più affascinanti del mondo;  è riuscita a mantenere il suo spirito grazie ad una organizzazione perfetta, ad impatto ambientale nullo e soprattutto alla meraviglia che le cime e le guglie delle Dolomiti sanno trasmettere lasciando attoniti in un abbraccio che ti assorbe.

È sicuramente una granfondo dove la fatica si trasforma in magia.

 
 
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